Tutto sugli Asperger

  • Fino a neanche un mese fa per me l'autismo era una condizione totalmente estranea alla mia vita, me la immaginavo come rappresentata nei film, con i bambini che sbattono la testa al muro e si tappano le orecchie. Essendo una condizione genetica (?), o comunque congenita, non mi ero mai preoccupato di approfondirla, dato che non mi avrebbe mai interessato direttamente. Ho iniziato a colmare parzialmente la mia ignoranza senza neanche volerlo, grazie alle testimonianze di alcune persone ospitate in video o live di chi già seguivo.

    I test in auto somministrazione li ho già fatti, ma per quanto ben strutturati restano comunque poco attendibili; tuttavia, i termini e le preposizioni che descrivevano certi comportamenti mi hanno colpito particolarmente, perché in un certo senso mi hanno "normalizzato"; cose che pensavo fossero solo mie intime peculiarità da mantenere riservate, abitudini che infatti non ho neanche mai pensato di condividere nemmeno con psichiatri e psicologi: perché dovrei dire allo psichiatra che passo ore assorto nei miei pensieri o a raccogliere dati e informazioni tecniche su cose che nemmeno mi riguardano lavorativamente, hobby, o che comunque non concretizzerò materialmente?

    Mi sono accorto di aver fatto, e di continuare a fare, una marea di assurdità, alcune mi appagano e altre riconosco essere decisamente deleterie (anche nei confronti degli altri). Per certo non ho una condizione grave, nel male comunque tiro avanti, e non ho particolari doti cognitive, mi sento normale da quel punto di vista.

    Vale la pena approfondire questi miei sospetti? Perché da quello che testimoniano certi soggetti sembrerebbe essere utile, anche per escludere una neurodivergenza, in modo da individuare una eventuale condizione psichiatrica, sicuramente più a rischio di "degenerazione".

    Gli elementi che ho raccolto sono davvero tanti, poi si aggiunge la storia familiare che pullula di stranezze... veramente tanto strane :D, ma che ho sempre interpretato come elementi distintivi che un po' tutti hanno.

    Io so già che finirò per approfondire, così come faccio con tutte le cose in cui mi ci chiudo pesantemente.

    Non penso ci sia molta neurotipicità nel guardare i manuali dei puntelli edili, o su come eseguire la cerchiatura dei travi, o provare a imparare a memoria l'amperaggio dei fusibili della macchina, solo per fare qualche esempio di ciò che faccio e non dico mai a nessuno perché mi sento veramente un cogli*ne, dato che sono lontani anni luce dal mio lavoro.

    Nella mia esperienza nei servizi sociali, anziché concentrarmi a fare relazioni esaustive, passavo la maggior parte del tempo a guardare la distribuzione demografica del territorio o analizzare le relazioni della neuropsichiatria su specifici eventi, spesso poco rilevanti.

    Sul momento neanche me ne rendevo conto, ma sono comportamenti disfunzionali e potenzialmente dannosi anche per gli altri.

    Queste criticità le avverto anche nel quotidiano, andando a sindacare su dettagli, spesso sbagliando.

    La sensibilità sensoriale l'ho sempre avuta, giustificandola in una infinità di modi diversi, dalla visual snow per la sensibilità alla luce, o chissà quali problematiche uditive ereditarie per i suoni. Metto le cuffie antirumore da cantiere anche per passare l'aspirapolvere in casa, ed è stata una grazia divina quando ho scoperto la protezione occhi per il PC, quella che ingiallisce lo schermo per capirci... perché sì, usavo gli occhiali da sole per stare al computer.

    Relazioni sociali memorabili per quanto rare...

    Poi può essere un insieme di sfighe riunite insieme da una genetica pessima e da un contesto pessimo, ma vorrei capirci qualcosa in più.

  • L'empatia cognitiva è la capacità di mettersi metaforicamente nei panni degli altri e vedere quindi la realtà secondo una prospettiva differente, mentre l'empatia affettiva consiste nella capacità di condividere le sensazioni ed i sentimenti di altre persone. Per fare un esempio: un amico ti chiama perché ha perso il lavoro, tu gli manifesti il tuo dispiacere e gli dici che comprendi bene come possa sentirsi e che sei disponibile per qualunque necessità dovesse avere. Questa è empatia affettiva, condividere emozioni e fornire supporto. Nella stessa situazione, l'empatia cognitiva consisterebbe nel valutare l'accaduto come se fossi al suo posto, cercando di capire le implicazioni sia mentali che pratiche della perdita del lavoro, e come potrebbe influenzare negativamente la sua vita, come se fosse la tua. Mettersi quindi "nei suoi panni".

    Ciao, domanda OT: se uno ha entrambi i tipi di empatìa, ma l'amico in questione che ha perso il lavoro, si prendeva intere settimane di malattìa per "marciarci", al lavoro si "imboscava" e cose del genere, e sappiamo che questo è stato il principale motivo per cui ha perso il lavoro, e quindi in questo caso non riusciamo a metterci nei suoi panni perchè noi in quella situazione immaginiamo non ci saremmo trovati: è mancanza di empatìa o cosa?


    E se commentando con un altro amico, che ci dice povero Mario ha perso il lavoro, e noi non riusciamo, in questo caso, a dire altrettanto ("povero"): è mancanza di empatìa? Di sensibilità? E' una cosa "stramba"?


    Ciao.

  • Ciao, domanda OT: se uno ha entrambi i tipi di empatìa, ma l'amico in questione che ha perso il lavoro, si prendeva intere settimane di malattìa per "marciarci", al lavoro si "imboscava" e cose del genere, e sappiamo che questo è stato il principale motivo per cui ha perso il lavoro, e quindi in questo caso non riusciamo a metterci nei suoi panni perchè noi in quella situazione immaginiamo non ci saremmo trovati: è mancanza di empatìa o cosa?


    E se commentando con un altro amico, che ci dice povero Mario ha perso il lavoro, e noi non riusciamo, in questo caso, a dire altrettanto ("povero"): è mancanza di empatìa? Di sensibilità? E' una cosa "stramba"?


    Ciao.

    Provare empatia non significa necessariamente approvare o giustificare sempre le azioni altrui, quanto piuttosto cercare di comprendere le motivazioni e i sentimenti sottostanti. Anche chi commette errori può meritare supporto, comprensione e compassione, soprattutto da chi considera un amico sincero su cui contare. Oltre a questo penso sia importante tenere in considerazione anche il contesto etico-morale in cui si è sviluppata la situazione. Ad esempio, un ladro potrebbe provare empatia per un "collega" amico che ha fallito un colpo, pure se l'azione in sé sarebbe da considerare reprovevole.

  • Qualcuno sa che rapporto hanno gli asperger con le droghe e con il suicidio?

    Presumibilmente, essendo persone come le altre, cambierà a seconda della persona.

    Da ignorante lo dico, ma che io sappia questa neurodivergenza non cambia la tendenza al suicidio o alle dipendenze.


    Spero di aver espresso la mia opinione in maniera comprensibile.

    "Io vorrei rinascere come quelle persone belle e ignoranti, che vivono come le piante, senza pensieri".

  • Qualcuno sa che rapporto hanno gli asperger con le droghe e con il suicidio?

    Nella letteratura finora da me letta non ricordo studi e ricerche inerenti alla sindrome di Asperger e droghe. Questo però non vuol dire che non siano stati fatti: se vengo a conoscenza di qualcosa aggiorno.


    Riguardo il suicidio ragazzi e adulti con AS sono predisposti a sviluppare depressione e ansia (ma questo lo leggiamo già nello specchietto del DSM-V, che raccoglie i sintomi più comuni); nell'ambito della ricerca gli studi condotti sul suicidio nelle persone con autismo ad alto funzionamento sono pochi. Bisogna ricordare che abbiamo più ricerche e studi condotti sui i bambini e gli adolescenti con neurodiversità che sugli Asperger adulti.

    DALI :hibiscus:

  • Qualcuno sa che rapporto hanno gli asperger con le droghe e con il suicidio?

    Sul suicidio ho trovato questo articolo:


    [...] Uno studio di coorte condotto dall’University of Cambridge ha evidenziato la maggior presenza di pensieri suicidi negli Asperger piuttosto che nella popolazione neurotipica. Una conclusione piuttosto scontata per chi vive questa condizione di neurodiversità e forse anche per le persone a lui più vicine. [...]


    https://www.stateofmind.it/2014/11/asperger-pensieri-suicidari/

  • Intervengo per contribuire con quella che ritengo essere una doverosa precisazione, poiché ho letto più volte come si dia quasi per scontata un'origine esclusivamente genetica dell'Asperger e, in generale, degli altri disturbi legati allo spettro autistico. L'aspetto genetico riguarda fattori di suscettibilità in geni vulnerabili, ciò significa che sono gli aspetti ambientali ad attivare una risposta anomala di questi geni, inducendo stress ossidativo e stati infiammatori con conseguente disregolazione dell'attività immunitaria.


    È importante considerare la normale variabilità fisiologica nell'espressione di questi geni vulnerabili tra individui. Questa variabilità può essere influenzata da polimorfismi genetici, modifiche epigenetiche e regolatori non codificanti, come i microRNA. Questi fattori possono modulare la sensibilità individuale agli agenti ambientali, contribuendo a diverse manifestazioni cliniche nei disturbi dello spettro autistico. È cruciale sottolineare che anche senza quadri patologici a livello genetico, la semplice variabilità fisiologica può rendere alcuni individui più suscettibili agli effetti dannosi degli agenti ambientali.


    Le influenze ambientali moderne, come l'inquinamento atmosferico e le sostanze chimiche industriali, giocano un ruolo determinante nell'attivazione di questi geni vulnerabili. Ad esempio, l'esposizione a tossine ambientali può indurre stress ossidativo e infiammazione, esacerbando le risposte immunitarie in individui maggiormente predisposti. Tra gli inquinanti e le sostanze chimiche maggiormente implicate vi sono il glifosato, un erbicida ampiamente utilizzato, il mercurio e l'alluminio, entrambi presenti in vari prodotti industriali, il paracetamolo (Tachipirina) e l'associazione amoxicillina/acido clavulanico (antibiotico noto come Augmentin).


    L'esposizione a mercurio e alluminio può essere particolarmente pericolosa per i neonati, il cui sistema nervoso è in fase di sviluppo. Queste sostanze possono attraversare la barriera ematoencefalica, accumularsi nel tessuto nervoso e provocare danni neuronali. Il mercurio, in particolare, è noto per le sue proprietà neurotossiche, mentre l'alluminio può indurre infiammazione cerebrale e stress ossidativo, condizioni che possono alterare significativamente lo sviluppo neurologico e contribuire alla manifestazione dei disturbi dello spettro autistico.


    Inoltre, è importante considerare i rischi associati all'assunzione di certe sostanze dannose durante la gravidanza. Ad esempio, studi recenti hanno suggerito una possibile associazione tra l'uso di paracetamolo (acetaminofene) in gravidanza e un aumentato rischio di sviluppare disturbi dello spettro autistico nei bambini. Il paracetamolo può attraversare la placenta e influenzare lo sviluppo cerebrale del feto, potenzialmente inducendo alterazioni neurochimiche e infiammazione in grado di contribuire all'insorgenza di tali disturbi.


    L'uso di antibiotici come l'Augmentin (amoxicillina/acido clavulanico) durante la gravidanza è stato anche associato a rischi per lo sviluppo neurologico del feto. L'esposizione agli antibiotici può alterare il microbioma intestinale della madre e del bambino, influenzando indirettamente lo sviluppo del sistema immunitario e nervoso del feto, con possibili conseguenze a lungo termine.


    È essenziale quindi sottolineare come la sola variabilità genetica, in assenza di questi elementi scatenanti ambientali, non porterebbe alla manifestazione di disturbi dello spettro autistico così come stiamo attualmente sperimentando. In altre parole, la predisposizione genetica rappresenta solo una base di vulnerabilità che, senza l'intervento di fattori ambientali specifici, non sarebbe sufficiente a causare quella che è ormai configurabile come una "epidemia epigenetica", provocata da agenti ambientali pervasivi che, alterando l’espressione di geni vulnerabili, inducono biochimiche di stampo autistico.


    Alcuni link a studi relativi agli argomenti sopra discussi:


    https://knowthecause.com/wp-co…2016EnvironmentAutism.pdf


    https://goodneighboriowa.org/w…ociations-with-autism.pdf


    https://www.researchgate.net/p…_based_case-control_study


    https://hh-ra.org/wp-content/u…ta-and-neurological-e.pdf

  • Diagnosticata da quasi 15 anni, quando ancora si chiamava sindrome di Asperger.

    Non mi ritrovo proprio in tutte le caratteristiche, ma sono arrivata a chiedere la diagnosi a causa di una mia generalizzata incapacità nelle relazioni sociali. Ho rinunciato da un pezzo all'impresa titanica di mantenere delle amicizie e il lavoro è un supplizio (per le persone, non per il lavoro in sé). Sull'amore sorvoliamo, alla fine risulta sempre che sono io quella strana e sbagliata e vengo piantata (o me ne vado io per esasperazione).

  • Diagnosticata da quasi 15 anni, quando ancora si chiamava sindrome di Asperger.

    Non mi ritrovo proprio in tutte le caratteristiche, ma sono arrivata a chiedere la diagnosi a causa di una mia generalizzata incapacità nelle relazioni sociali. Ho rinunciato da un pezzo all'impresa titanica di mantenere delle amicizie e il lavoro è un supplizio (per le persone, non per il lavoro in sé). Sull'amore sorvoliamo, alla fine risulta sempre che sono io quella strana e sbagliata e vengo piantata (o me ne vado io per esasperazione).

    Conosco molto bene il disagio... Io trovo frustrante spiegare i motivi del mio essere strano e disfunzionale, perché ho la sensazione di non venir compreso.

    Prese singolarmente sono caratteristiche/comportamenti tutto sommato normali, anche molto comuni, ma se combinate insieme devastano l'esistenza, una combo di disagio.

    È brutto passare come persone cattive e appestate, ed è comprensibilissimo se visto da occhi esterni, neanche io mi frequenterei :D.

    Sto per licenziarmi anche da questo lavoro, e il motivo principale è l'interazione con le persone, cosa che mi logora profondamente, mi prosciuga totalmente le energie già solo dover salutare i colleghi, mi viene da piangere quando devo usare o rispondere a frasi e domande di circostanza.

    Non so mai che parole usare per comunicare i miei disagi ai superiori nella speranza di trovare una mansione adeguata a me, risulterei probabilmente come un frignone...

    Negli altri ambiti di vita non potendo pretendere comprensione da parte degli altri, mi limito a risparmiare loro un disagio assicurato. In passato ho sempre avuto relazioni particolari con persone altrettanto particolari, tutte fallite.

    Ricerco la solitudine ma allo stesso tempo vorrei socializzare e unirmi a qualcuno, a volte ci provo ma mi passa subito la voglia, facendo ghosting.

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