Gloria, io onestamente non lo so, ci credo che una opinione facciate fatica a farvela perché sono io la prima a non sentirmi lucida. Mi rendo conto che sono piena di contraddizioni e non riesco a capire cosa provo per l'uno e per l'altro. È un continuo tira e molla tra tutti e due. Non riesco a stare con il mio compagno in maniera stabile e quando mi ci impegno vorrei tornare da mio marito anche se non ne sono innamorata, però in quei momenti sento proprio il bisogno di tornare a casa con la mia famiglia, vivere la mia vita di famiglia, salvo poi tornare sui miei passi perché il mio compagno mi manca e voglio stare con lui. Ieri sera per esempio siamo usciti, siamo stati benissimo, io però PRIMA di vederlo mi sono sentita piena di ansia, da stare veramente male. Poi quando siamo insieme sto bene, però poi oggi non ci sentiremo perché io ho proprio bisogno di sapere che lui è sempre ad una certa distanza, sennò mi sento troppo invasa. Lui dovrebbe essere una parentesi della mia vita e basta, che decido io quando aprire e quando chiudere. Mi rendo conto dell'anormalità della cosa, però è così che mi sento. E quando me lo fanno notare sto peggio, perché mi sento inaiutabile. E' come se io stessi bene con lui però questo mio sentire è anche la causa del mio malessere....so che non è facile capire, io però sto veramente male, la testa pesante e soprattutto non dormo. Io penso che lui sia davvero innamorato, lo sento...anch'io ho ipotizzato quello che hai scritto prima, ne abbiamo anche parlato, del fatto che mi vedesse come la donna che lo riempie di orgoglio perché comunque sono una bella donna mentre lui non è un uomo proprio attraente. Magari la mia presenza gli fa aumentare l'autostima, non lo so...ma non penso arrivi fino al punto di tollerare 8 anni di altalena solo per questo. È un uomo intelligente e sensibile, potrebbe benissimo trovare altro, quantomeno una persona stabile.
Una relazione senza problemi non è più una relazione, la cura e l'assestamento di una relazione a mio avviso è una constante, non c'è mai un punto di arrivo, se quindi si vuol vivere "seramente" (sapendo che la serenità assoluta è fatta di momenti transitori in un grafico di alti e bassi) e dei lati del partner che magari non sono (e mai saranno) complementari ai nostri, dobbiamo necessariamente curare la relazione con noi stessi. Non c'è altra strada per come la vedo io, tutte le altre, portano all'inferno.
In altre parole per un 50% si deve fare un lavoro -costante- su se stessi al fine di mantenersi emotivamente stabili di base, lavoro che dovrebbe essere una postura di vita per vivere un'esistenza migliore anzitutto per se e non per fare una cortesia all'altro, e il restante 50% invece si può osservare, valutare, analizzare la personalit dell'altra persona e del suo contributo nel bene e male alla relazione ... Perché il partner è uno specchio e ci rimanda a che punto di evoluzione emotiva siamo della nostra vita, quali paure non abbiamo superato, di quanta auto-responsabilità siamo in grado. Cio' che dico potrebbe essere scambiato per un "Allora bisogna accettare tutto, anche un traditore seriale?" ... Assolutamente no, ma, quando si è responsabili di se stessi e delle proprie emozioni e del proprio percorso di vita, l'altro, anche avesse comportamenti eccessivi e discutibili... non ti trascina con se, perché il padrone di te stesso, della tua vita, sei Tu.
Semplicemente si capisce che il percorso con l'altro non è un percorso in linea con il nostro, non c'è niente da imparare da quella persona, le sfide, le lezioni offerte da quella relazione sono consapevolezze acquisite e superate (non senza sofferenza e tribolazione) proseguire significherebbe ripetere. Questo in un eventuale postura di vita che vede la relazione come palestra personale. Altrimenti, la propria sofferenza e propri irrisolti, la sofferenza dell'altro e i suoi irrisolti, come stampella e piede rotto si trovano perfetti assieme, con il problema che ad un certo punto non si riesce né a camminare decentemente né a mollare la stampella ... la classica relazione conflittale sia con se stessi (non sapendo cosa fare, nella perenne insoddisfazione e confusione) e con l'altro (tira e molla) ...
Tutti cercano di inserirsi nelle relazioni recitando il ruolo che conoscono e che hanno ereditato nella loro costellazione famigliare (alcuni nel ruolo di salvatori, altri nel ruolo di crocerossini, chi nel ruolo di vittima << Le donne sono tutte cattive, meno male che ho conosciuto te, che sei diversa!>> ... Questi ruoli non bisogna nutrirli, anzi, è bene recidere le loro radici così che secchino potenziali fronde, perché nel momento in cui, ad esempio, un uomo che Ti tiene accando con dimostrazioni e conferme ti pone per riflesso nel ruolo complementare di bambina, e tutte le volte che "qualcosa non va", automaticamente si cerca fuori la stabilità, la sicurezza e la serenità e non nell'unico luogo dove essa ha orgine cioè all'interno di se stessi: Ecco perché poi è difficile lasciare anche una persona con cui si sta male. Non si migliora la relazione, non si migliora se stessi. Nel momento in cui non fosse possibile per vari motivi migliorare la relazione perché l'altro non è pronto, non è maturo, ha i suoi caxxi e irrisolti, si puo' quantomeno scegliere e di conseguenza alla scelta aver fatto qualcosa si buono almeno per se stessi.
Saranno anni (8) che lo analizzi e ti poni domande su di lui e a questo punto ... A quali risultati ti ha portato se non a girare su stessi dubbi, domande, a anche giudizi trancianti sul suo essere un traditore ... (in otto anni e con questa instabilità se avesse voluto avere un'altra penso sarebbe già successo e te ne saresti accorta).
Secondo me la vita attraverso questa relazione l'ansia e la sofferenza ti sta mandando dei segnali, come per dirti guarda le cose più profondamente, cambia gli occhiali con cui osservi il tutto da anni, ciò che accade può avere un altro senso, può essere addirittura un aiuto (da parte della vita) a divenire più forti, più liberi di amare o di lasciare andare (che è sempre amare) ... Devi inziare da te e con l'aiuto di un terapeuta serio ... Se l'analisi diventa uno sfogatoio, un lamento, un luogo di compatimento dove si dicono cose politicamente corrette, non sei sulla strada giusta ... fidati di chi puo' dirti cose che ti danno fastidio... anzi ti direi apriti al fastidio ...