Diario condiviso della giornata lavorativa

  • Non capisco di cosa rabbrividisci; è possibile che il suo dottorato sia in un ambito utile al suo lavoro, è anche possibile non fosse spendibile direttamente nel mondo del lavoro, così come è anche possibile e verosimile che pensasse di fare una carriera da ricercatore/professore universitario e abbia cambiato idea lungo la strada per via della lunghezza e difficoltà del percorso.

    Insomma le motivazioni possono essere le più varie...di certo è sempre bene avere delle qualifiche, ma è compito nostro trovare il modo di spenderle, nessuno viene a cercarti a casa solo perchè hai una laurea, un master o un dottorato.

    Oltre al fatto di aver detto che dietro un dato (il dottorato in questo caso) ci possa essere un mondo di ragioni, tutto ciò che hai scritto lo hai dedotto sulla base di cosa esattamente?

    Io ho semplicemente scritto che una persona con una qualifica accademica che risponde al telefono e alle email nell'ambito dell'assistenza al cliente mi perplime. Non è la sola, conoscevo anche un'altra ragazza che con un dottorato di ricerca in filologia italiana lavorava come bidella (ma lì c'erano delle ragioni psichiche che sono emerse negli anni ed è un'altra storia).

    Dico solo che, al di là delle ragioni specifiche, una cosa del genere mi lascia sgomento...tutto qui.

  • Il problema è a monte: certe discipline e corsi di laurea di nicchia dovrebbero essere i primi ad avere il numero chiuso, perché i posti "a bando" nel mondo del lavoro, e in certi ambiti, sono molto pochi. E l'ovvia conseguenza è che si crea un'abbondanza di laureati anche estremamente validi e preparati che dovranno andare a svolgere lavori che nulla hanno a che vedere con il loro percorso di studi. Sicuramente il fatto in sé avvilisce, ma non dovrebbe sorprendere più di tanto.

    In qualunque ambito della vita viene scelto chi serve e chi risponde a determinate esigenze, tutti gli altri tirano a campare.

  • Il problema è a monte: certe discipline e corsi di laurea di nicchia dovrebbero essere i primi ad avere il numero chiuso, perché i posti "a bando" nel mondo del lavoro, e in certi ambiti, sono molto pochi. E l'ovvia conseguenza è che si crea un'abbondanza di laureati anche estremamente validi e preparati che dovranno andare a svolgere lavori che nulla hanno a che vedere con il loro percorso di studi. Sicuramente il fatto in sé avvilisce, ma non dovrebbe sorprendere più di tanto.

    In qualunque ambito della vita viene scelto chi serve e chi risponde a determinate esigenze, tutti gli altri tirano a campare.

    Esattamente. Può piacere o meno ma funziona così. Può sembrare un discorso cinico ma anche a mio avviso certi ambiti di studio vanno affrontati con la consapevolezza, sin dall’inizio, che apriranno poche porte nel mondo del lavoro.

    Arrabbiarsi a posteriori è umano e comprensibile ma serve a poco purtroppo.

    Il numero chiuso non so se sarebbe la soluzione, credo siano comunque formative a livello di cultura personale.

    Ho un amico da sempre patito di storia dell’arte che, consapevole di ciò, ai tempi si laureò in ingegneria e poi, pian piano nel tempo libero, prese la seconda laurea proprio in storia dell’arte.

    Consultando abbastanza esperti puoi trovare conferma a qualsiasi opinione.

  • Zaraki il fratello di un mio amico è laureato in fisica teorica, nel primo anno subito dopo la laurea ha inviato moltissimi CV, in Italia gli enti di ricerca lo pagavano con delle borse di studio per niente allettanti considerando che lui doveva spostarsi e sostenere vitto e alloggio.

    Ambito industria più o meno lo stesso, alla fine non ha rinunciato per mancanza di offerta ma perché si sentiva "usato" facendosi due conti ha preferito attendere un'offerta migliore, all'estero era richiesto ma non ha mai avuto la mentalità giusta per quel passo, in Italia questa famosa offerta non è mai arrivata..oggi lavora principalmente nell'azienda di famiglia che produce borse e fa ripetizioni, poi chissà.

  • Buongiorno. Forse sfugge un particolare, qui sto parlando di dottorato di ricerca, non di laurea. La laurea è accessibile a tutti (a parte i corsi a numero chiuso. Il mio era a numero chiuso e si è visto che gran risultato), il dottorato di ricerca no. C'è un concorso da vincere, pochissimi posti a disposizione e tanti requisiti non scritti da rispettare. Capirei se si parlasse di triennaline in scienze delle merendine o nuove c∙∙∙∙e che si sono inventati tipo scienze gastronomiche, ma qui parliamo del più alto grado di istruzione esistente al mondo! Se poi in questo schifo di Paese tutto ciò non viene considerato è un altro paio di maniche, ma far passare la cosa come "normalità" quando in altri paesi gente non laureata prende stipendi da invidiare, metterebbe quasi in discussione intraprendere un percorso accademico (vedi l'esperienza dell'amico di Giak).

  • Curioso che nel paese con il patrimonio culturale di gran lunga più ricco del mondo le lauree umanistiche siano considerate inutili nel mondo del lavoro... la dice lunga su quanto siamo lungimiranti. Un paio di amici di mio figlio, uno laureato in filosofia e con dottorato e uno non mi ricordo in cosa (umanistica comunque), sono emigrati in Germania e hanno un ottimo lavoro.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Io ho semplicemente scritto che una persona con una qualifica accademica che risponde al telefono e alle email nell'ambito dell'assistenza al cliente mi perplime. Non è la sola, conoscevo anche un'altra ragazza che con un dottorato di ricerca in filologia italiana lavorava come bidella (ma lì c'erano delle ragioni psichiche che sono emerse negli anni ed è un'altra storia).

    Dico solo che, al di là delle ragioni specifiche, una cosa del genere mi lascia sgomento...tutto qui.

    Io ho risposto precisamente a questo, infatti non vedo motivo di perplessità. Forse non mi sono spiegata: un dottorato, come una laurea o un master, non è detto che sia spendibile con profitto nel mondo del lavoro. Bisogna vedere in cosa si è specializzata la persona. Uno può anche specializzarsi in divinità sumeriche, lo troverei sinceramente affascinante, ma poi trovare un lavoro nell'ambito non sarebbe affatto banale e non mi stupirebbe per niente se lavorasse in un call center.

    Io conosco personalmente un avvocato (laureato col massimo dei voti) che fa il vigile urbano. Del resto, leggevo che in Italia, a Roma, ci sono tanti avvocati quanti in tutta la Francia, e la laurea in legge non è per nulla semplice da utilizzare. Dopo il praticantato ha preferito usare la laurea per un concorso pubblico e l'ha vinto. La sua idea è fare poi dei concorsi interni per crescere. Ovviamente, se si fosse informato prima sulla spendibilità della laurea, non avrebbe fatto legge.

    Questo è solo un esempio. Ognuno costruisce la sua storia, ma poiché il mondo del lavoro è molto complesso, non si devono fare valutazioni affrettate.

  • Tutti laureati in "Se mi paro io il didietro gli altri possono anche morire" vedo ^^. L'Italia ha la più bassa percentuale di laureati sul totale della popolazione, ma a sentire certi sono ancora troppi, e allora veleggiamo tranquillamente verso il terzo mondo, basta che i "premiati" dal sistema stiano bene... D'altronde è sufficiente vedere che tipo di laureato abbiamo come Ministro della cultura, deve essere colpa dell'infosfera globale :D .

  • Mi dispiace essere un po' volgare su questi argomenti, ma c'è molta più volgarità dietro ai discorsi che minimizzano il problema di tutti i laureati che in Italia non trovano una sistemazione lavorativa adeguata al proprio livello di istruzione. Quando uno fa notare un'ingiustizia, è un vero insulto alla sua intelligenza fargli intendere "svegliati, è così perché è così che va". Fin lì ci arriviamo tutti.

    Le cose sono come sono perché sono come sono.

    Ma un'ingiustizia rimane un'ingiustizia, anche se tutti constatiamo che esistono e vanno possibilmente schivate.

  • Mi dispiace essere un po' volgare su questi argomenti, ma c'è molta più volgarità dietro ai discorsi che minimizzano il problema di tutti i laureati che in Italia non trovano una sistemazione lavorativa adeguata al proprio livello di istruzione. Quando uno fa notare un'ingiustizia, è un vero insulto alla sua intelligenza fargli intendere "svegliati, è così perché è così che va". Fin lì ci arriviamo tutti.

    Le cose sono come sono perché sono come sono.

    Ma un'ingiustizia rimane un'ingiustizia, anche se tutti constatiamo che esistono e vanno possibilmente schivate.

    Perdonami, ma di quale ingiustizia parli? Semplicemente la domanda deve incontrare l'offerta, e questo vale per ogni settore!

    Al limite la si può considerare un'ingiustizia se pensiamo che chi avrebbe dovuto vigilare sul corretto equilibrio tra domanda e offerta non l'ha fatto e/o se n'è bellamente fregato. Ma prima di intraprendere un percorso formativo ci si domanda se esso garantirà un lavoro soddisfacente e decentemente remunerato.

Unisciti a noi!

Non sei ancora iscritto e vorresti partecipare? Registrati subito ed entra a far parte della nostra comunità! Ti aspettiamo.

Thread suggeriti

    1. Topic
    2. Risposte
    3. Ultima Risposta
    1. Ho perso il mio lavoro 13

      • Alpaca99
    2. Risposte
      13
      Visualizzazioni
      395
      13
    3. Andre73

    1. Pensione ancora lontana 12

      • cuphead
    2. Risposte
      12
      Visualizzazioni
      333
      12
    3. LeggeraMente

    1. Diario condiviso della giornata lavorativa 1.4k

      • Saritta
    2. Risposte
      1.4k
      Visualizzazioni
      61k
      1.4k
    3. Saritta

    1. Periodo lavorativo molto difficile 37

      • Zeta Reticuli
    2. Risposte
      37
      Visualizzazioni
      2.1k
      37
    3. Zeta Reticuli

    1. Atteggiamento strano di una collega 14

      • Tanja
    2. Risposte
      14
      Visualizzazioni
      624
      14
    3. Crisantema

    1. Mi sento in gabbia sul lavoro 2

      • Flavio10
    2. Risposte
      2
      Visualizzazioni
      224
      2
    3. Flavio10