Incontro con l'amante della moglie

  • Non mi sono mai ritrovato in una situazione così esplicita ma a me quando è capitato di vedere persone con cui sono stato cornificato da mie ex non ho avuto alcuna reazione di questo tipo, perché se una donna mi cornifica al massimo me la prendo con lei, non con lui (come si suol dire, il diavolo esiste, sta a noi non farci tentare). E, sia chiaro, lo stesso discorso lo farei a parti invertite al di là che sia l'uomo o la donna a tradire.


    Premesso questo, in una situazione del genere boh, manterrei un atteggiamento cordiale e sereno, dialogherei con lui senza nemmeno rivolgere la parola a lei, come se non esistesse, e chiederei con gentilezza a lui di andarsene entrambi o di trovare un accordo in modo da poter fruire entrambi separatamente della casa. Arrivare a discutere per una ex che mi ha messo le corna non ci perderei neanche del tempo, non lo varrebbe. :)

  • Sono d'accordo con le argomentazioni di Gloria poiché abbracciano quella che è la mia visione, ed è cio' che stavo cercando di indicare.


    Volevo riavvolgere il nastro, e partire dalla risposta che non ho "argomentato", anche perché non credo che pregiudizi e scorrettezze argomentative, quali spostare l'attenzione per buttarla sul maschilismo facciano parte di me.


    Dunque, comiciamo, sarà lunga (e per tanto volevo evitarlo) ma non posso fare altrimenti


    In teoria, il ragionamento che fai, Juniz, fila perfettamente e, una volta ottenuto il riconoscimento dell'addebito di responsabilità, dovresti sentirti soddisfatto.

    Nel ragionamento che ho fatto non voglio indicare questo.
    Sulla stessa linea della huesera, io separo molto nettamente questione processuale dalla questione "umana/morale/sentimentale".


    Sono due livelli diversi, e il "percorso" che si ha in tribunale, è un altro rispetto al percorso che poi la persona farà emotivamente, SE la stessa si dà l'opportunità di farlo. Dal lato giuridico puoi vincere, ma di fatto, bisogna occuparsi della perdita "emotiva": Confrontarsi con il fallimento di tutto cio' in cui si era creduto: E questo, volente o nolente, espone ad andare oltre le punizioni dei giudici.


    Per cui, no, vincere una separazione non significa sentirsi "soddisfatti", affatto.

    La buona sentenza non ti spiega perché l'idea dell'amore, con la quale ti sei sposato, non ha funzionato, generando un disastro colossale, portando i partner a comportarsi come dei Caini e svelando le parti più "basse" della loro personalità.


    Ma gli esseri umani sono più complicati di come ce li immaginiamo. Sempre succede così: ci sono le regole e ci sono le eccezioni.

    L'aver vinto in sede di separazione (con le conseguenze che ci sono) è una forma di "vendetta" statale che si sostituisce a quella dell'individuo. Dovrebbe garantire l'ordine sociale, mettere fine al contenzioso.

    Io sinceramente non lo penso e non l'ho affermato, nel caso tu l'avessi puntualizzato come per dire "Sì, in effetti dovrebbe essere finita ma non lo è" ... Io non ho scritto che a seguito della sentenza dovrebbe finire ogni rancore così automaticamente, anzi, mi pare di aver indicato proprio la direzione opposta!


    Ho scritto che "c'è un tempo" per lottare, poi c'è un tempo per fare "l'altro" percorso, quello interiore.

    Se il tuo amico aggira questa parte, rimanendo aggrappato ai torti e ragioni, di fatto della sua ragione se ne fa poco a livello "umano e morale".


    Esiste, però, la corrispondenza (usando SMS, e-mails, WhatsApp) che consente alle persone di continuare a provocare l'altro e, purtroppo, in questa triste storia se n'è fatto largo uso ... ed abuso.

    Appunto.
    Il fatto che loro due si facciano ancora la guerra è sintomo che forse da entrambe le parti, nulla è cambiato, perché evidentemente sono ancora disposti, entrambi, a raccogliere provocazioni e rivangare il passato.

    E questa cosa puo' andare avanti anche all'infinito SE non si decide di prendere una posizione, smettendo di "reagire" automaticamente al partner "tossico" o alla situazione diventata tossica.


    Solo che ho cercato di convincere il mio amico, che era stato realmente innamorato della moglie, che quel tipo di partner è meglio perderlo che averlo al proprio fianco. Che andava "punita" attraverso i rimedi che lo Stato offriva e poi andava fatto un accordo economico che chiudesse una volta per tutte la vicenda, tagliando ogni rapporto. Quella era la soluzione moralmente corretta secondo me, perché ognuno deve rispondere delle azioni che compie in violazione degli impegni che assume. Ma ogni storia deve trovare la sua fine ... normalmente.


    Invece, il mio amico ha sofferto il tradimento più della media degli uomini ... traditi (nella quale media mi ci metto pure io). E' l'eccezione che conferma la regola. Ma è l'eccezione ...

    Dalla tua narrazione si evince questo:


    Lei, con ogni mezzo, ha voluto infierire contro il marito.
    Il tuo amico era solo un uomo innamorato.

    Il tuo amico non è riuscito a riprendersi da questa dura serie di colpi ricevuti con inaudita cattiveria.


    Soluzione: Difendersi con i mezzi legali a disposizione, intascare la propria rivalsa "morale" e chiudere il rapporto e andare avanti candidamente.


    Passiamo al lato psicologico adesso:

    Tutte queste dinamiche di manipolazione e prevaricazione non si sono sicuramente "prodotte" dall'oggi al domani, il loro matrimonio era già PRIMA un gioco di potere, anche se non manifesto, che evidentemente, sotto ad un velo offuscato chiamato "ammmore" ancora tirava avanti. Ora, dal modo in cui lei si è comportata, o è una narcisista (e non si diventa narcisisti perché si ha l'amante, l'ha sposata già così) oppure nel loro matrimonio si sono create una serie di dinamiche, che nemmeno tu puoi conoscere, perché se di queste si diventa "vittime" vuol dire che per definizione sei "inconsapevole", cioè non le vedi anche se le vivi: Dinamiche che hanno portato queste due persone a stare sotto lo stesso tetto a fare figli ma a essere due complete estranee che forse nulla avevano da spartire: Se non appunto, l'idea "abbozzata" e fondata su qualche luogo comune o convinzione sul matrimonio, che evidentemente, non ha retto.


    Se invece lui è vittima di narcisismo: Il fatto che dica all'amante mi hai rubato moglie e famiglia, si evince che non ha capito che il suo rapporto era malsano. Non era "innamorato", era sotto l'effetto di una convinzione che non sta né in cielo né in terra. Ha fatto figli con una donna che ancora non ha capito "chi è". Altrimenti avrebbe preso consapevolezza di essere vittima di una situazione tossica.


    Oppure, un altro scenario plausibile: Questi due si sono sposati nell'inconsapevolezza più totale e con la già inconscia idea di sfruttarsi a vicenda, lui pensava di aver trovato una "moglie" e lei pensava che il matrimonio con il tuo amico fosse una buona scelta. Sicuramente ci saranno stati anche dei condizionamenti famigliari, culturali che li hanno spinti a credere ciecamente alla "farsa".

    Per poi scoprire che tutto cio' è insopportabile, e probabilmente se n'è accorta prima lei, che si è fatta un'amante. Quindi lei "a modo suo" ha reagito a un qualcosa di sbagliato di fondo, lui invece, nonostante l'amore, non è riuscito a "radiografare" la situazione, rimanendo afferrato con denti e unghie all'idea di un matrimonio rovinato da esterni.


    In ultima analisi: Da entrambe le parti manca amore, manca un reale "affetto", si evince che c'era il progetto, c'erano i mezzi economici, c'erano i ruoli, la scenografia pronta e i copioni alla mano da recitare: ma non c'era l'ingrediente autentico.


    Non si vogliono conseguenze se l'unione della coppia non funziona ? Basta scegliere una convivenza non regolamentata. Perché insistere nel pretendere un matrimonio se lo si vuole svuotare di ogni contenuto ?


    Ci si sposa perché si crede (entrambi) di avere controllo sull'altro, non essendo in grado di sviluppare "autonomia" di pensiero, emotiva, ed esistenziale soprattutto. Mi sposo "perché così funziona quando due stanno assieme".


    I risultati li conosciamo.
    C'è chi di questa esperienza, ne fa "tesoro", e inizia a recuperare sull'autonomia (di pensiero, emotiva, esistenziale) che MAI e poi MAI il solo ficcarsi sotto ad un tetto condividendo bollette e mutuo potrà assolvere, c'è chi questo percorso non riesce a farlo e non è certo una colpa.


    Però nemmeno si puo' dare la colpa al partner perché vittime di una colossale "illusione" culturale.


    Da questo punto di vista, il fatto che lui stando a ciò che racconti sia "un uomo innamorato" e lei "la colpevole di tutto e di più" ... Presuppone quindi che il problema sia di natura femminile e di ruolo ... piuttosto che di natura filosofico, psicologico, culturale, generale. Ripeto ancora una volta: Ammesso e non concesso che sia una narcisista per cui è oggettiva una certa cattiveria recidiva, ma anche se fosse così: il tuo amico non vuole sentirci da quell'orecchio e quindi ?


    Io non ho pregiudizi, è che tutte le analisi lette fino ad ora hanno un che di "responsabilità femminile" o si basano sul presupposto non espressamente dichiarato ma abbastanza presente in ogni chiave di lettura che "anche in tempi non sospetti" il problema fosse sempre e comunque LEI.


    Da dove lo si capisce ? Beh, dal fatto che parli di pretendere matrimonio e poi non assolvere all'impegno.


    Per caso l'ha portato sull'altare con la pistola ?

    L'ha messa incinta e il padre di lei l'ha inseguito con la lupara?


    Se la risposta è no: In un certo qual modo sono vittime di un "sistema", semmai.


    Spero di aver spiegato il perché della mia uscita sulla "bottana" stile Mimì metallurgico ferito nell'onore.


    Questo si sta indicando, semplice, lineare.
    Solo questo.

    DALI :hibiscus:

  • Ogni storia di fallimento di coppia è un romanzo diverso dagli altri.

    Ed è pure chiaro che nessuno dei due partner ha ragione al 100 %.

    Poi, dall'esterno, mi accorgo che ciascuno interpreta quelle poche informazioni disponibili secondo propri schemi interpretativi, dove si applicano opinioni, presunzioni, persino convincimenti ideologici. Me ne sono reso conto leggendo gli interventi di tutti: ciascuno ha dato la propria lettura, in qualche modo estremizzando la situazione, ha applicato la propria chiave di lettura ed ha costruito una serie di sviluppi narrativi che finiscono con il discostarsi dalla realtà.


    Quando ho aperto il post volevo, in qualche modo, esprimere il sollievo del superamento di una potenziale situazione critica, dagli esiti imprevedibili. La prima cosa che ho pensato, meno male che nessuno aveva un'arma a disposizione o ha pensato di usarne una (tipo coltello, cacciavite, ecc.). Come succede per strada per una precedenza non concessa o una strana manovra alla guida.


    Ho risposto alla domanda di Juniz (per carità, pienamente legittima ed innocente) se il fatto che riferivo riguardasse il "famoso" amico di cui ho parlato altre volte e mi sono fatto prendere la mano, fornendo particolari a metà, nel timore di violare la privacy delle persone.

    E se proseguissi a fornire particolari, sugli atteggiamenti dei figli, sui rapporti tra padre e figli o tra madre e figli, su tante piccole schermaglie ed episodi, non si finirebbe più ....

    Non posso e non voglio farlo.


    Manco quando conosci tutti i dettagli di una storia che riguarda te stesso, hai una certezza morale assoluta. Figuriamoci quando si tratta di altri da te.


    Ogni fallimento di un'unione (matrimoniale o non) è comunque una sconfitta per entrambi i partners coinvolti. E le responsabilità sono sempre difficili da definire compiutamente.


    E pure il matrimonio fallito del mio amico non sfugge alla regola: entrambi i partner hanno delle responsabilità, poi, se si vuole usare il bilancino, qualcuno ne avrà di più, qualcuno di meno.

    Se si riesce a lasciarsi, non dico decentemente, ma senza troppa acrimonia e si cerca di guardare al futuro alla fine si superano le crisi e si trovano modi di coesistere, anche di sentirsi da lontano (senza frequentarsi, come mi è capitato) giusto per occasioni speciali.


    Credo, in ultima analisi, che tutti noi che abbiamo dibattuto, con alterne capacità interpretative, questa vicenda, abbiamo tralasciato un fattore importante per capire l'esasperazione dei personaggi.

    Ho intuito stamani presto, appena svegliato, che entrambi i coniugi della storia debbono fare i conti con i loro demoni personali, con l'incubo di non avere davanti a sé tempo sufficiente per metabolizzare e superare la crisi. Un conto è chiudere una storia a 30 anni, a 40 anni, un altro conto è farlo a 50, 60 o addirittura 70 anni.


    Lui non pensava di doversi ricostruire una vita. Era già solo da tempo, ma non lo sapeva (perché aveva accanto un simulacro di moglie, che gli dava un bacetto quando lui usciva presto per andare al lavoro. Poi lo tradiva quando era in ufficio). E lui si cullava su quel tran-tran consuetudinario, che lo rassicurava.


    In questa vicenda, il fattore età deve aver contato moltissimo, in modo egoistico, intimamente personale: potrò veramente avere un futuro, persino socialmente presentabile ? Deve essere una vera ossessione.

    Intuisco che sia stato un fattore inconscio, non dichiarato, ma decisivo nell'esasperare i comportamenti. Tutto sommato, riempirsi di cose da fare, di hobbies da coltivare, gestire un cane o un millepiedi addomesticato, serve a non pensare, a non preoccuparsi.


    Per il mio amico (buon conoscente, in fondo, non di più) forse il crogiolarsi nel coltivare progetti di vendetta e rivalsa lo aiutano a non pensare ad un futuro che, nel suo intimo, lo spaventa. Anche se avrà l'affetto dei figli, i figli prima o poi si allontanano, vanno giustamente per la loro strada.


    Sinceramente, è l'unica spiegazione plausibile per andare ancora dietro ad una ex moglie della quale avrei orrore, e comunque non riterrei di poter più frequentare (come è capitato con mia moglie).


    La paura di non sapere come sarà un futuro e se ce ne sarà uno disponibile.


    (----------- :/ -----------)

    Ogni cosa umana ha un inizio ed una fine: il lavoro finisce, l’amore muore, l’esistenza arriva alla fine, eppure ci affanniamo a considerare eterne cose e sentimenti che non lo sono e soffrire per la loro caducità. Irrazionalità umana, per fortuna.

    Modificato una volta, l'ultima da Pivaldo ().

  • Lui non pensava di doversi ricostruire una vita.

    Non mi è chiaro se tu qui riferisca una sua amarezza confessata o invece una tua lettura.

    Concordando pienamente sul rilievo che ognuno, inevitabilmente proietti del proprio...scusami ma - nel proiettare del mio - ho sempre trovato preoccupante la frase "ricostruirsi una vita".

    Mi ha sempre dato l'idea di una visione della vita...al contempo rigida e fragile quanto un fortino costruito con i Lego.

    Ma non è questa la frase che pronuncerebbe mai chi della vita ha una visione fluida, che è quella di chi sulle macerie sale, conquistando un punto di vista più elevato, piuttosto che passare la vita a rimestarle imprecando e disperando per quanto ha "perso".


    E infatti:

    In questa vicenda, il fattore età deve aver contato moltissimo, in modo egoistico, intimamente personale: potrò veramente avere un futuro, persino socialmente presentabile ? Deve essere una vera ossessione.

    Tu ne derivi questa conclusione, su cui vale lo stesso dubbio di prima : è una sua confessione o è una tua lettura ?

    Se vuoi aiutare l'amico penso sia essenziale capirlo.

    Mi permetto di dirlo perchè trovo che questa proiezione non abbia nulla di universalizzabile.

    Nello specifico personale, ad esempio, l'ho riletta più volte perchè pensavo di aver letto male; ma insomma...di separati e divorziati ne conosco a carrettate, di qualunque censo, di "traditi e tradite" ancora di più, ma GIURO di non aver mai sentito nessuno temere di "non avere un futuro" o addirittura dubitare di essere divenuto "socialmente impresentabile" a causa di una separazione o del tradimento del coniuge. Questo sì, mi sa di una rigidità talmente rara, se non unica, da non poter davvero essere presunto in nessuno, salvo che sia il protagonista a dichiararlo. E nel caso andrebbe davvero aiutato a recuperare elasticità, nel suo interesse.

    forse il crogiolarsi nel coltivare progetti di vendetta e rivalsa lo aiutano a non pensare ad un futuro che, nel suo intimo, lo spaventa

    Ma...ti sembra un modo consigliabile o solo "comprensibile" di reagire agli eventi ?

    Io ci vedo solo una tendenza ossessiva che di sicuro non porta salute al tuo amico. E di quel tipo di ossessività che, nei casi più gravi, davvero potrebbe delirare con trionfo in cronaca nera, qualora le sue frustrazioni dovessero malauguratamente acuirsi e restare a braccetto con l'autoconvinzione che "è tutta colpa della fedifraga".

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Io non credo che l'amico di pivaldo potrà mai "farcela", cioè che potrà mai uscire da questa visione e lettura della sua vita per aprirsi ad altro.


    Sarà anche una combinazione di fattori: età, cultura, educazione, geografia....e tanto altro ancora.


    Semplicemente perché non tutti ce la possono fare, da un lato perché non hanno gli strumenti, dall'altro perché la vita non li costringe a rivedere le proprie posizioni.


    Nei tradimenti questa dinamica è molto frequente e ci sono interessanti riflessioni di esperti in merito. C'è chi ha analizzato e catalogizzato le reazioni ai tradimenti, distinguendo tra quelli che permettono un'evoluzione che emancipano e quelli che bloccano. La vendetta, la negazione (del valore del partner), il tradimento (di sé), il cinismo....questi sono i comportamenti che per esempio J.Hillmann individua come i più frequenti.


    Cosa potrebbe aiutare l'amico di pivaldo concretamente? A questa domanda io.non ho risposta, potrei fare delle ipotesi ma poi mi chiedo, in generale: se una persona "sceglie" di vivere in un determinato modo perché dovremmo fargli cambiare idea?

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Cosa potrebbe aiutare l'amico di pivaldo concretamente? A questa domanda io.non ho risposta, potrei fare delle ipotesi ma poi mi chiedo, in generale: se una persona "sceglie" di vivere in un determinato modo perché dovremmo fargli cambiare idea?

    Un altra donna, che sia davvero innamorata di lui e fedele.
    Il problema è che quando si entra in questi loop mentali, è assai improbabile incontrare altri partner.

  • Io non credo che l'amico di pivaldo potrà mai "farcela", cioè che potrà mai uscire da questa visione e lettura della sua vita per aprirsi ad altro.

    Razionalmente sono convinta della stessa cosa.


    Eppure...credo fermamente che per ognuno di noi ci possano essere "illuminazioni sulla via di Damasco" che possono rigenerare (miracolo!) addirittura emotività e razionalità all'unisono.


    E' l'ennesima volta che lo cito e credo che non mi stancherò mai, perchè per me (in ammmmore) vale più di qualunque psicofarmaco o psicoterapia.


    E' il verso della Merini, di Lucidità stratosferica, in cui dice "non mi manchi tu. Mi manca quel che pensavo tu fossi".


    Poi...certo...presuppone l'esistenza di un io.

    E magari resta incomprensibile a chi delega l'io alla riuscita di proprie proiezioni eteroindotte e formali da "parata sociale"... :|

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)


  • Chiarisco che le prime due citazioni si riferiscono a frasi e/o concetti provenienti dal mio amico.

    La terza è una mia valutazione.


    Manifesto la mia ignoranza sulla sua concezione della vita, rigida o fluida, perché mi riesce difficile generalizzare. Nella mia esperienza, l'atteggiamento nei confronti della vita è vario, fluido o rigido, a seconda dei momenti.


    Intuisco, proprio per sensazione personale, che si tende ad irrigidire con l'avanzare dell'età: è quello che credo mi sia successo e forse successo ad altri. Ma potrebbe essere temporaneo. Se risolvessi alcuni problemi fisici che mi affliggono, probabilmente sarei più flessibile (e ottimista)


    Il mio amico è più grande (anziano) di me. E' un uomo con una vita di successo alle spalle, non ha problemi economici, è intellettualmente dotato ma non ha saputo gestire accettabilmente le fasi di "uscita" (dalla relazione con la moglie e dal lavoro), segno che tende a contare sulla stabilità e poco accetta i mutamenti.


    Siamo molto diversi, io vivo piuttosto nella instabilità e varietà emozionale e sono più abituato ad affrontare l'imprevisto. Nonostante il prodotto che vendo alla gente sia la sicurezza.


    In questo senso, sì, probabilmente lui è piuttosto rigido.


    (-------------- 8) ---------------)

    Ogni cosa umana ha un inizio ed una fine: il lavoro finisce, l’amore muore, l’esistenza arriva alla fine, eppure ci affanniamo a considerare eterne cose e sentimenti che non lo sono e soffrire per la loro caducità. Irrazionalità umana, per fortuna.

  • Me ne sono reso conto leggendo gli interventi di tutti: ciascuno ha dato la propria lettura, in qualche modo estremizzando la situazione, ha applicato la propria chiave di lettura ed ha costruito una serie di sviluppi narrativi che finiscono con il discostarsi dalla realtà.

    Per quanto mi riguarda, hai confermato un buon 90% di cio' che avevo scritto nel mio post.


    Avevo detto che avrebbe affondato i denti come un cane con l'osso nella sofferenza e in questa precisa circostanza dell'incontro in montagna ... E adesso leggo che secondo te si tiene impegnato nel coltivare vendette e simili per paura del futuro ...


    Il mio parere è che a parte scenari che sono stati dichiarati come "ipotesi" più probabili, che riguardano il ruolo della moglie, e alcune dinamiche nel loro rapporto che non sapremo mai, che comunque vanno intese con il beneficio di "sfumature" e non certezze assolute, che nessuno qui ha, non mi pare che ci si è discostati pesantemente dalla realtà per quanto riguarda la "Sostanza".

    Anzi, vedo che la sostanza è stata subito fotografata e messa sul tavolo da tutti: Il tuo amico si è perso in un loop perché non riesce a reagire.


    Tutto il resto è una distribuzione di pesi a colpe "esterne", ma le colpe "esterne" (moglie, età) di fatto non cambiano il suo stato.


    Detto con la consapevolezza che nessuno puo' vedere la realtà sotto luce diretta ... ma sempre soggettivamente. Pero' i dati raccolti dicono che siamo molto più d'accordo di quanto non si è voluto ammettere.

    DALI :hibiscus:

  • Dopo essere diventato da anni la persona che conosce di più i suoi problemi e, in sostanza, il suo consigliere, temo che abbia poche probabilità di farcela, anche se non si può mai dire.

    Un'occasione di cambiamento può venire fuori quando meno te lo aspetti, a qualsiasi età.


    Non so come aiutarlo ad aiutarsi, se non offrendo una spalla sulla quale appoggiarsi.


    (-------------- 8) --------------)

    Ogni cosa umana ha un inizio ed una fine: il lavoro finisce, l’amore muore, l’esistenza arriva alla fine, eppure ci affanniamo a considerare eterne cose e sentimenti che non lo sono e soffrire per la loro caducità. Irrazionalità umana, per fortuna.

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