Panico con agorafobia

  • mentre assolutamente mai potrei percorrere a piedi un sentiero in aperta campagna. Mi è capitato di agitarmi moltissimo anche nel percorrere in auto strade con lunghi tratti senza case.


    Ehhh... una delle "resistenze residue" della mia ansia... tra l'altro capita che impegni di lavoro mi costringano a questo genere di scenari.


    Trovarmi in una posizione lontana da presidi di assistenza (anche un banale bar) e/o priva di "via e numero civico" (difficilmente comunicabile a terzi) mi fa scattare nella mente quella tempesta di "e se capita..." propedeutica all'attacco di panico o comunque ad un forte disagio di tipo ansioso.


    E' assolutamente disfunzionale che una persona in piena salute si metta a pensare in questi termini... perché mi dovrebbe accadere qualcosa ?... non ci sono i presupposti... ed infatti nella realtà non accade mai nulla... ma il non avere il piano B ad uno dei tanti improbabilissimi scenari degli infiniti potenzialmente possibili mi manda in crisi...

  • ma il non avere il piano B ad uno dei tanti improbabilissimi scenari degli infiniti potenzialmente possibili mi manda in crisi...

    penso sia una cosa tipica di tutti gli ansiosi, io per esempio quando ho momenti di ricomparsa dei sintomi ansiosi mi parte sempre la sensazione "sono in trappola" "Dove posso trovare una via di fuga" "Oddio non c'è"→ansia. Ho questa ossessione del controllo che in questo periodo è tornata. Di solito i miei punti di riferimento nei momenti peggiori sono casa mia o di mia mamma/ macchina, il mio compagno mi dice che dovrei una volta fare una mega esposizione e scardinare questo meccanismo: prenotare un biglietto aereo per Australia( o qualunque posto molto lontano) e partire da sola... So che ha ragione ma il solo pensiero mi provoca sintomi da attacco di panico.

  • il non avere il piano B ad uno dei tanti improbabilissimi scenari degli infiniti potenzialmente possibili mi manda in crisi...

    Idem, proprio preciso, per me.

    Il problema è che non vedo soluzione a questo. Non l'avevo mai inquadrata come possibile agorafobia, ma comunque la inquadri mi sento proprio che la soluzione almeno per me sembrerebbe non esserci.

    Poi, per carità, mai dire mai. Da bambina avevo il terrore del soprannaturale, e fino da adulta e persino da neomamma non avrei potuto dormire da sola e a luce spenta. Proprio impensabile. E poi è venuto da solo il giorno che ho provato solo sollievo a dormire da sola e al buio. Mica fatto niente...è venuto da sè...


    Dell'agorafobia mi fa riflettere che le situazioni che la determinano hanno in comune il sentire l'impotenza di comunicare, che di sicuro vale laddove altri umani non ci sono (spazi aperti e solitari), ma vale ugualmente laddove ci sono folle suscettibili di essere percepite come muraglie umane accomunate da qualunque piccolo istinto e in cui si annulla la percezione del singolo individuo. E infatti provo orrore al pensiero che molte morti connesse a eventi sportivi o musicali rivelatisi tragici...siano dovute, tra il pubblico, all'incredibile fenomeno di umani che ne calpestano altri per fuggire...

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Non l'avevo mai inquadrata come possibile agorafobia


    Io non la definirei agorafobia.


    E' oggettivo che se ti trovi in aperta campagna, a decine di Km dal primo avamposto "civile", ricevere soccorsi tempestivi diventa meno facile ed immediato rispetto al trovarti dentro una città. Anche solo per la difficoltà di comunicare la tua posizione.


    La domanda però è. Perché il nostro cervello pensa, senza un'altrettanto oggettiva ragione, al bisogno di soccorsi senza che ve ne sia la minima ragionevole previsione ? E' questo il punto. Il disturbo è temere uno scenario estremamente remoto, solo per il fatto che se si dovesse palesare con probabilità infinitesimale non avremmo il controllo della situazione...

  • La domanda però è. Perché il nostro cervello pensa, senza un'altrettanto oggettiva ragione, al bisogno di soccorsi senza che ve ne sia la minima ragionevole previsione ? E' questo il punto. Il disturbo è temere uno scenario estremamente remoto

    Non esattamente: il disturbo è farsi venire una crisi incontrollabile temendo quello scenario , che magari potrebbe non essere nemmeno tanto remoto.

    Se vado a fare trekking in montagna (sentiero impervio) in un posto poco frequentato e magari in un giorno che non è sabato né domenica, posso in qualunque momento inciampare/scivolare e farmi molto male e il cellulare potrebbe non prendere in quel preciso punto.

    Non è affatto una eventualità remota.

    Il cervello umano però è progettato per essere un po'... incosciente, quel tanto che è indispensabile per vivere.

    Le battute di caccia degli uomini primitivi erano moooolto pericolose!


    Germano

  • Anche io ho attacchi di panico su base ipocondriaca.

    Paradossalmente, sto molto meglio sola e nella natura. Infatti credo di avere una sorta di ansia sociale. È facile che mi venga un attacco ansioso a lavoro, in situazioni da cui non posso scappare ma comunque dove ci sono persone. Ho capito col tempo di avere paura di essere vista fragile e imperfetta dagli altri

  • La domanda però è. Perché il nostro cervello pensa, senza un'altrettanto oggettiva ragione, al bisogno di soccorsi senza che ve ne sia la minima ragionevole previsione ? E' questo il punto.

    :/ Non lo so...ho dei dubbi che il nostro cervello, nel profondo, segua davvero quel percorso. La vedo più come una razionalizzazione che ne tentiamo ex post, che non come la sua ragione profonda. Ma, appunto, non lo so.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Cari tutti, grazie infinite per queste risposte. Vi ho letti con grande interesse e mi ritrovo soprattutto in quanto è stato detto sul non avere un piano B sempre pronto in caso qualcosa potesse andare storto...io ad esempio fatico moltissimo ad uscire da sola per lunghi tratti senza avere nelle vicinanze un “luogo sicuro” in cui rifugiarmi (la macchina, la casa). Se non ho “ancore” vicino mi sento persa in un oceano di possibilità orribili e questa sensazione si acuisce quando devo attendere qualcosa (coda al supermercato, coda alla cassa ecc). Grazie alla terapia è emerso che purtroppo ho una forma di dipendenza affettiva legata ad aspettative mai soddisfatte del tutto, in cui sono sempre stata messa in attesa di cose da me tanto desiderate senza però che venissero realizzate. Questo ha fatto scatenare panico e agorafobia. Magari anche a voi è successo di avere aspettative disattese, frustrate, che vi ha generato stress? Vi mando un abbraccio e tanti auguri di pronta guarigione da questo incubo.

  • Sono felice di poter essere stata d’aiuto. Al momento sto seguendo una terapia psicodinamica, transazionale. Ho iniziato da pochissimo e mi è stata consigliata visto che tante istruzioni da cognitivo comportamentale sono riuscita a metterle in atto già da sola, ma non sono bastate. Purtroppo di recente ho avuto un trauma emotivo forte (allontanamento improvviso da parte della persona amata quando ho spiegato di avere questo problema, dopo un anno di relazione fondata sul sostegno e la fiducia) e questo mi ha creato un colpo enorme. Autostima a pezzi, senso di impotenza alle stelle. Oggi ho provato ad entrare in un bar e tremavo, poi mi sono imposta di non fuggire da lì: mi sentivo morire, ho avuto una crisi di pianto e poi poco per volta mi sono ripresa. Questo problema penso nasca spesso un po’ dalla nostra indole sensibile alla nodtre sensazioni e agli stimoli esterni, e gran parte come reazione spropositata a certi vissuti. Io ad esempio ho capito di avere un forte conflitto nato da imposizioni genitoriali forti, di cui mi ero assunta la responsabilità mettendo a tacere le mie emozioni per tanto tempo. Tu che terapia segui, se posso chiedertelo?

    Ciao, scusami se rispondo solo oggi. Come stai?

    Conosco questo senso di impotenza ed è veramente brutto. Hai la patente? Riesci a guidare?

    Anche io sono una persona molto sensibile e hai ragione. Quando si ci mettono di mezzo anche i problemi familiari è tutto ancora più complesso. Anche sotto questo punto di vista ti capisco bene...

    Io sto seguendo una terapia breve strategica.

  • Ciao, scusami se rispondo solo oggi. Come stai?

    Conosco questo senso di impotenza ed è veramente brutto. Hai la patente? Riesci a guidare?

    Anche io sono una persona molto sensibile e hai ragione. Quando si ci mettono di mezzo anche i problemi familiari è tutto ancora più complesso. Anche sotto questo punto di vista ti capisco bene...

    Io sto seguendo una terapia breve strategica.

    Ciao! Grazie per la tua attenzione. Come ti trovi con la terapia breve? Hai avuto miglioramenti? Mi sarebbe interessato tanto sapere che esercizi ti vengono fatti fare. Stai meglio in questo periodo?

    Io purtroppo non ho la patente, tra studio e impegni vari non l’ho mai fatta. Inoltre ho avuto un lutto familiare causa incidente stradale e mia madre mi ha sempre indotto ad evitare, questo ha inciso...in questi giorni sono stata un poco meglio ma a volte mi capita di avere incubi in cui mi trovo da sola in una città o in un supermercato. L’idea mi terrorizza. Ad oggi non riesco neanche a passeggiare sola a piedi per oltre un tot dalla mia abitazione. Se mi accompagna qualcuno riesco, ma ci deve esseee sempre nelle vicinanze una via di fuga rapida (macchina, casa). È una sensazione orribile e sto cercando di capire come uscirne. A volte non sai perché la mente ti sabota così, accade e basta, nel mio caso evidentemente il bisogno di un affetto che non si è potuto realizzare ha scatenato in me un’ansia così grande che si è tramutata in sintomi agorafobici.

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