Arte moderna dal 900 in poi. E' vera arte?

  • Ormai Fontana aveva accettato l'idea del nulla; e dal 1964 al 1968 avrebbe preso forma il ciclo dei Buchi. Nella sua opera emerge precisa come i tagli sulla tela bianca la consapevolezza della natura abissale e dionisiaca dell'essere.

    Shakti, quando citi Massimo Donà, non sarebbe male attribuirle la proprietà intellettuale no?

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • La nostra civiltà ha allenato il concetto di legalità.

    Ha allenato il concetto di stato di diritto.

    Ha allenato il concetto di sensibilità ed emozione.

    Ha allenato anche visione e percezione.

    Così come in uno sport ci sono persone più o meno allenate, troviamo popoli e cittadini meno allenati alla assimilazione della civiltà o stato di diritto.

    Lo stesso accade con la percezione, la sensibilità e la elasticità del pensiero.

    Ci sono persone più o meno allenate. Se io corro a 7 km all'ora è ovvio che verrò guardata con condiscendenza da chi di chilometri in un'ora ne fa 20.

    Tuttavia, lo sforzo fisico ha una cerca rigidità (salvo casi limiti in situazioni d'emergenza), mentre lo sforzo mentale ed emotivo è soggetto a magici pichi di illuminazione e distorsioni cognitive: è trasversale.

    L'arte dal 900' in poi ha fatto movimenti che le menti allenate sono riusciti a cogliere al balzo, sono movimenti verso l'eliminazione di barriere concettuali alle quali era legato l'atto artistico fino a quel periodo.

    Alcuni individui sono riusciti a cogliere buona parte delle sfumature di questi movimenti ed ad accettarle, accettarle non vuol dire apprezzare. A questi individui può piacere o non piacere Kline o Odd Nerdrum, possono invece stravedere per Haring, ma accettono le loro diverse manifestazioni come forme valide di espressione creativa, al pari di un Renoir o un Tintoretto.

    Il gesto artistico provocatorio mira in genere a far riflettere sulla capacità o meno di comprensione o assimilazione. Il poeta, il pittore, lo scultore attinge a sè il DOVERE artaudiano di scuotere cuori e menti, anche attraverso la repulsione o la derisione. Personalmente penso che artisti come Claes Oldenburg, Christo o Duchamp hanno avuto un bel paio di p***e a rinunciare a priori all'accettazione, per piantare un bell'interrogativo al centro stesso del nostro percepire.*


    *se guardiamo "Donna che scende dalle scale" o "Transition of virgin into a bride" di Duchamp e comprendiamo il suo enorme talento pittorico, non possiamo metterci di fronte al suo "Orinatorio" o "Bottle Rack" senza un atteggiamento complesso e profondo.

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • Penso che la grande difficoltà che molti riscontrano nel comprendere l'arte contemporanea (dall'inizio Ottocento in poi è più corretto parlare di arte contemporanea ;) ) dipenda dal suo allontanarsi dalla mimesi.
    Se osserviamo la grande arte del Rinascimento, notiamo che essa tende a riprodurre fedelmente la Realtà - poiché ciò che ci circonda è opera di Dio, e, in quanto tale, è visto come perfetto e degno di essere indagato e riprodotto.
    Si tratta quindi di un'arte mimetica, che imita la realtà, che mi pone davanti a ciò che vedo naturalmente attorno a me: la perfezione della natura e delle sue creazioni.
    Con l'avvento della contemporaneità, pian piano, questo processo di mimesi viene meno - e ciò, naturalmente, è dovuto anche alle scoperte che l'uomo compie nei vari campi del sapere, perché, ricordiamolo, l'arte non è un mondo a sé, ma condiziona ed è condizionata da tutto ciò che la circonda.
    E' verso la fine dell'Ottocento che, ad esempio, Freud utilizza per la prima volta il termine "psicoanalitico" - e in questi stessi anni prende il via la fascia fauve-espressionista, che attraverso tratti violenti e colori febbrili, che ben poco hanno di mimetico, tenta di esprimere i tormenti dell'inconscio.

    L'arte contemporanea è quindi, secondo me, fautrice di una sfida. Chiede allo spettatore di non fermarsi all'apparenza, alle belle forme che hanno caratterizzato l'arte del periodo precendente, ma di andare oltre, di indagare, di porsi degli interrogativi, di non accontentarsi soltanto della vista esteriore, ma di sviluppare anche quella interiore.
    Se per godere di un'opera d'arte rinascimentale mi è sufficiente la vista (anche se ovviamente, come per tutte le cose, un suo studio più approfondito mi permette di coglierne e apprezzarne ulteriori aspetti), di fronte ad un'opera contemporanea la vista da sola non basta, perché spesso mi trovo di fronte a qualcosa che non riproduce la realtà visibile, ma i suoi aspetti nascosti e reconditi.
    Si tratta quindi di un'arte che richiede uno sforzo allo spettatore, che non gli permette semplicemente di rilassarsi davanti alla bellezza della forma.

    L'arte contemporanea quindi sì, per me è arte. E' un'arte che incita alla domanda, alla riflessione.

    "E miracolosamente non ho smesso di sognare E miracolosamente non riesco a non sperare E se c'è un segreto è fare tutto come se vedessi solo il sole" Elisa - Qualcosa che non c'è

  • Non so se sto per esprimere una c∙∙∙∙∙a colossale o cosa.
    Io ritengo l'arte la più alta forma artistica di egoismo. Chi la fa, non la fa mai per gli altri ma per sfogare la propria creatività, e probabilmente anche la propria frustazione, il proprio sgomento e/o tristezza ecc ecc. Alla fine tutto è arte,e non può davvero essere classificata.
    Tutti noi siamo artisti, e non lo dico per romanticismo ma per puro pensiero logico.
    Ritengo che sia davvero un buon metodo di sfogo, indi per cui ben venga qualsiasi tipo d'arte. Che siano macchie sul muro, che sia digitale o ad acquerello ecc ecc

    E non c'è niente niente al mondo che mi salva.

  • Può essere anche una forma estrema di altruismo.
    Dipende dalla motivazione per cui si fa.

    La questione in verità sta più a monte: le persone sanno essere altruiste o quando fanno qualcosa lo fanno sempre per un tornaconto personale? Tu ti sei risposta con la seconda opzione.

  • Shakti, quando citi Massimo Donà, non sarebbe male attribuirle la proprietà intellettuale no?

    Ma io non cito Massimo Donà, sono Massimo Donà.. :D . E per piacere non cascarmi anche tu nell'equivoco della proprietà intellettuale, dell'essere "autori" o "soggetti" di qualsivoglia discorso. Non a caso si sta (stra)parlando dell'opera d'arte novecentesca, della fine di ogni soggettività ed oggettività, della forma (proportio e claritas), di una sorta di discesa agli inferi sino agli elementi caotici della creazione, di una genesi perenne. Paradigmatico il buon Bacon, insuperabile....

  • Se sei Massimo Donà non citarti addosso.

    Se non lo sei, dovresti conoscere la differenza fra concettualizzazione estetica e status giuridico.

    Su ciò che si stia discutendo, si sta appunto discutendo. Quando si è finito di discutere ad altri livelli e si è fatto una legge in parlamento, sia essa giusta o sbagliata, resta da rispettarla. C'è una legge sul diritto d'autore. Basta fare una citazione all'autore di una breve copia di un paragrafo.

    Scrivere come proprie parole di altri, in un ambito non perseguibile non mi sembra da gentiluomini o gentildonne, più che altro, da persone senza immaginazione o idee proprie.

    Detto questo, se sei Massimo Donà, trovo i tuoi scritti noiosi, pesanti, riduttivi, monotoni e plumbei.

    Ciao.

    Effimero

    "Io tento una vita, ognuno si scalza e vacilla in ricerca" S.Q.

  • Si tratta quindi di un'arte che richiede uno sforzo allo spettatore

    Infatti a furia di sforzarsi si finisce per cacare :pinch: :D
    L'arte non puo' richiedere uno sforzo, altrimenti non e' arte.
    L'arte trasmette qualcosa di emotivo in maniera automatica ed inconscia. Infatti uno "sforzo" viene fatto solitamente solo quando si tenta di spiegare perche' un certo lavoro artistico ci piace oppure no, appunto perche' il processo e' inonscio ed esternarlo richiede uno sforzo di osservazione di se'. Ma non si puo' "sforzarsi" di capire l'arte, o di farcela piacere. Non ha senso, perche' non e' un processo di cui siamo coscienti. Non vorrete mica dirmi che se non mi piace Gigi D'Alessio e' perche' non mi sono sforzato abbastanza per capire la sua grandissima arte moderna? Volete dirmi che se mi sforzassi abbastanza riuscirei finalmente a capire ed apprezzare la grandissima arte che sta dietro ai cinepanettoni o a serie televisive tipo Beautiful? No! Non devo sforzarmi. Mi fanno semplicemente c∙∙∙∙e e basta, punto. L'unico risultato che otterrei sforzandomi, come ho detto prima, sarebbe semplicemente la presa di coscienza esplicita dei motivi per cui mi fanno schifo. Ma continuerebbero a fare schifo, magari piu' di prima.

    Quindi l'arte non puo' richiedere uno sforzo, per lo stesso motivo per cui una barzelletta non puo' richiedere una spiegazione. Una barzelletta che richiede sforzo per essere capita non e' una barzelletta. Non tutti hanno lo stesso senso dell'umorismo, che comunque non potrebbe essere insegnato o modificato a piacimento. Lo stesso vale per l'arte: qualcosa piace o non piace a seconda del senso artistico personale inconscio, e non c'e' nulla da fare.

    Attenzione: i miei post possono provocare vertigini, nausea, visione offuscata, allucinazioni.

  • Interessanti le tue riflessioni sull'arte, un contributo fondamentale. A parte l'arrampicata sugli specchi tra concettualizzazione estetica e status giuridico resta divertente la tua ingenuità. "Scrivere come proprie parole di altri etc.etc"...credi di aver fatto "altro"? Davvero così sprovveduta da pensare che ciò che hai detto sia roba tua? Di essere il soggetto di questi sfiati che ti attraversano tuo malgrado, senza alcun diritto d'autore? Ancora tutta asservita alla (ver)gogna di un'immaginazione ed idee "tue" che rendono il tuo mai tuo dire ( o esser dis-detta) ben più noioso, pesante, riduttivo, monotono e plumbeo di (un) qualsiasi Massimo Donà ci attraversi.....Dai, è andata maluccio, riprova....

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