Arte moderna dal 900 in poi. E' vera arte?

  • Penso che l'arte nasca da una duplice radice: il desiderio di mostrarsi ed il desiderio di condividere.
    Dunque c'è sia un'attenzione rivolta a se stessi che una rivolta agli altri. Da artista ad artista cambia la percentuale dell'una e dell'altra.
    Nelle poesie ad esempio mi sembra evidente che ci sono scrittori più criptici, come Rimbaud e Verlaine, e scrittori più immediati, come Tagore e Ungaretti. I primi mi sembrano più incentrati sul desiderio di mostrarsi, i secondi più interessati a condividere il loro messaggio. Non a caso Tagore era anche un filosofo ed un teologo.

  • Siiete mai stati ad una mostra di arte moderna?
    Che impressione vi ha fatto? Cosa vi dice un quadro di Fontana o una composizione astratta, fatta solo di macchie colorate?

    A me il surrealismo piace tanto, sia a livello poetico che nelle altre forme artistiche.

    Dalì o Eluard, per citarne due famosi...mica pizza e fichi?

    La lista potrebbe allungarsi, perché il 900 è stato un periodo abbastanza fecondo per l'arte. Per la musica non ne parliamo :hail:

    Ho visto diverse gallerie di arte moderna e contemporanea e devo dire che in genere mi sono piaciute più di altre, però credo che moltissimo conti la qualità dell'installazione, gli spazi, le luci. Purtroppo molti capolavori antichi sono esposti in edifici storici ma architettonicamente non adeguati e che non rendono giustizia alle mostre allestite, penalizzando notevolmente la fruizione.

    In realtà ho un po' di difficoltà ad inquadrare il 3d, perché se si parla di arte moderna riferirsi al 900 è riduttivo. Immagino tu ti riferissi a quella contemporanea in senso stretto, anche se esiste comunque una differenza tra un kandinsky e una lattina di pomodori.

    Ho visto un paio di installazioni di arte contemporanea di quelle proprio contemporanee contemporanee, per capirci quella roba che puoi trovare in una speciale al centre pompidou (artisti e opere dell'ultimo decennio insomma) e devo dire che le ho trovate simpatiche, anche divertenti per certe trovate e un certo umorismo di fondo. Non mi prende molto, non so se dipende da me o è semplicemente che l'arte concettuale va su binari diversi, però alcune cose le ho trovate geniali, altre :?: Ma forse non vogliono "prendere", non nel senso dell'arte classica.
    Di sicuro è più meno impegnativo che girare in altri luoghi, almeno IMHO.

    Alla fine l'arte è anche un messaggio, e se arriva in modo meno diretto può essere ugualmente geniale. Se non arriva, chissà, forse la responsabilità è in mezzo oppure non ha senso parlare di colpe, semplicemente non ci si intende.

    Più che alcune tele mi fanno sorridere alcuni commenti di chi sarebbe capace, di fronte ad un punto nero in un quadro, di tirar fuori una critica allucinantemente colta o alta. Sarà che mi ha traviato questo film, ma certe critiche sempre mi fanno sorridere, anche perché le ho viste esprimere praticamente sempre dallo stesso tipo umano.

  • anche, perchè no, l'intera storia dell'arte come estetica cristologica, transito pasquale dalla "figura", prima innocenza paradisiaca, alla "sfigurazione" e discesa agli inferi del '900, per approdare alla trans-figurazione dell'icona, del male e delle piaghe luminose ma non cancellate del Risorto

    Cosa fa dire qualche neurotrasmettitore in eccesso...

    L'arte deve essere incomunicabile, deve solamente superare se stessa. Ecco perchè tocca a noi, una volta fuori di noi, essere un capolavoro,

    Condivido l'impostazione di costui. In fondo l'arte, qualunque cosa sia, è espressione do ognuno, per cui e' un frammento del capolavoro da cui deriva, che e' il soggetto creativo.
    Da Mose' e compagni, che hanno creato dal nulla una religione, a Bertoldo e la sua artistica arguzia, l'arte rappresenta l'artista e il suo mondo interiore, quando è spontanea. Le sue idee, le sue convinzioni, le sue attese, speranze, frustrazioni, i suoi sogni e la loro proiezione all'esterno in un gesto, un artificio, un manufatto.

    Siamo tutti artisti in potenza, essendo anche capolavori, in quanto unici e irripetibili.

    Ma ultimamenete si vede che come artisti siamo un po' degenerati nell'innaturale, e il nostro mondo interiore somiglia sempre più a quello esterno: un caos in cui si sono persi i punti cardinali e non si ha voglia di cercarne altri.

    Ecco perchè l'arte attuale, salvo riproposizioni del passato non facili da perseguire, si volge ad un futuro che non c'è, e che perciò non riesce a rappresentare nessuno se non se stesso.
    Un egocentrismo e autoreferenzialita' fisiopatologica, che tende a salvaguardare il nucleo vitale individuale, ma cosi facendo spezza ogni legame con l'insieme.

    E' la catatatonia ebefrenica, il narcisismo esibizionista, la schizofrenia che si dissolve in frammenti slegati, come la personalità,che perde il fili logico della sua essenza, l'autismo impermeabile al mondo,l'ossessione monotona dell'idea fissa come ancora di salvezza per un mente che si sfalda, l'entusiasmo maniacale di chi vuole annullarsi nel mondo per farne finalmente parte e il crepuscolo dell'essere che rinuncia a vivere per paura dell'esistenza, che non sa affrontare.

    Alla fine l'arte è anche un messaggio, e se arriva in modo meno diretto può essere ugualmente geniale. Se non arriva, chissà, forse la responsabilità è in mezzo oppure non ha senso parlare di colpe, semplicemente non ci si intende.

    Fatto salvo che hai ragione, e sarebbe più giusto riferirsi alla contemporaneita' [ma allora le avanguardie 900esche sono ancora contemporane?] ho parlato di modernita' in quanto più usata nel linguaggio comuni.

    Circa il messaggio, ne abbiamo già parlato. Come due corde di chirarra che vibrano all'unisono sulla stessa nota, cosi chi esprime qualcosa che viene additata come arte, deve trovare un ricevente che vibra solo su quella frequenza d'onda.
    Ma se mostrare le emozioni e i sentimenti fanno vibrare i neuroni della maggioranza, per simpatia o empatia , evitare di mostrarli nascondendoli, impedisce ai più di fruire dell'oggetto, anche perchè forse li non c'e' nulla di cui valga la pena di fruire, se non la pena stessa.

  • @ Faust

    Qualche neurotrasmettitore in difetto :D ti ha fatto incartare nella contraddittoria lettura di un'arte contemporanea che da un lato vuoi espressione di egocentrismo parossistico e dall'altra ricerca di annichilimento. Piuttosto l'artista, votato più che mai alla solitudine, cerca una specie di "sur-realtà" perchè per lui la realtà pura e semplice non è più direttamente esprimibile. Eroicamente ma disperatamente, egli si sforza di ritrovare quell'aspetto segreto che è stato espulso dalle cose di questo mondo. Volendo conoscere l'oggetto secolarizzato, si perde il suo mistero; per contro, la ricerca per reazione, per disperazione, soltanto di questo mistero, fa perdere la cosa e conduce all'astrazione docetica, al gioco fantasmagorico delle ombre senza corpo. Per la coscienza moderna "frantumata", l'oggetto non esiste nella sua forma unica ma riveste molteplici aspetti. Prima di scomparire, l'oggetto si impenna in un'ultima agonia, sembra contorto e convulso. E tuttavia non di egocentrismo nè di nichilismo si tratta ma semmai di una sorta di ricerca a tentoni dell'eccedenza di ogni fondamento oggettivato, della discesa nella notte, nella morte della forma oggettivata per ritrovarne l'aspetto essenziale, scarnificato da ogni materialità, "iconico". Come in Malevic si cerca l'intensità suprema dell'assenza e lo spazio liberato da ogni trama diviene una forma aprioristica pura senza soggetto nè oggetto. E' un'astrazione condotta al limite che trova il suo segno in un quadrato nero su fondo bianco e parla del mondo dell'idealità pura spogliata di ogni realtà rappresentabile.

  • Premetto che sono appassionato di arte del '900 e contemporanea.
    A me è piaciuta la risposta che dà alla questione De Crescenzo ne "Il mistero di Bellavista". L'uomo è misura di tutte le cose, almeno per l'uomo stesso, e ciò vale anche per l'arte, nel senso che considerare qualcosa 'arte' dipende dal soggetto: se a te un quadro di Fontana ti dà delle emozioni, diceva De Crescenzo nel film, allora per te è arte, se a me invece non dà emozioni e mi piace Caravaggio, allora Caravaggio è arte per me e non Fontana. Ma sempre 'per me'.

    In realtà questo presuppone una definizione di arte, che suonerebbe, pressappoco, come "un manufatto che dà emozioni alla sola contemplazione estetica". Altre sono possibili, quindi in ultima analisi cosa sia arte ('per me') dipende dalla definizione che dò alla parola arte. Se arte è "un manufatto che dà emozioni", allora ciò cambia di persona in persona. Se arte è "un manufatto che stimola delle riflessioni", allora lo sarà più difficilmente un ritratto antico o una natura morta realistica o un informale gestuale, piuttosto che un quadro geometrico o astratto o concettuale. Se arte è "un manufatto tecnicamente difficile da produrre e che riproduce bene la realtà", allora una natura morta iperrealista sarà sommamente arte e un taglio di Fontana sarà spazzatura. Se arte è "un manufatto che descrive visivamente una storia", allora un bassorilievo biblico medievale sarà arte e un semplice ritratto o nudo o figura intera di qualsiasi epoca e stile non lo sarà. E via dicendo.

    Personalmente opterei per una definizione PLURALE di arte dove è arte un manufatto o una performance (non rivolta a fornire un servizio ma rivolta specificamente alla contemplazione estetica/intellettuale) che è difficile da un punto di vista tecnico (ma non solo e necessariamente, perché questa per me sarebbe la definizione di artigianato, e un falso d'autore secondo questa definizione sarebbe più artistico dell'originale), ma anche che stimola riflessioni sottili e profonde, filosofiche, e/o che dà emozioni a pelle, ma che esprime un particolare punto di vista e una particolare interiorità, e che comunica e veicola in generale un messaggio specifico (una storia ma non necessariamente: anche un concetto, un'emozione singola, una situazione, un'atmosfera, un'impressione psicologica, un valore, una speranza, un sogno etc.).

    Secondo tale definizione plurale, è sicuramente arte Michelangelo, ma anche Caravaggio, ma anche Picasso, Van Gogh, ma anche Cattelan, Fontana, Manzoni, Biasi, Pollock, Mathieu etc.etc., ma anche le pitture rupestri preistoriche, ma anche un romanzo ben scritto, un film intenso e memorabile, ma anche un cortometraggio sperimentale, una notevole sinfonia, ma anche un 'manifesto' poetico provocatorio, un'installazione museale di body art o di Christo, ma anche una performance teatrale, magari anche avantgarde/concettuale, e via dicendo. Altre definizioni più restrittive rischiano di non riuscire a rendere conto di tutte le manifestazioni artistiche che l'uomo produce e/o di non riuscire a distinguere l'arte dal semplice artigianato. Ma, ovviamente, ciascuno definisce 'arte' come ritiene opportuno.

    and maybe I will see a different destiny like knowing you at all was only a bad dream.

  • Paul,
    così si cade in una situazione in cui tutto può essere arte. E dove tutto è arte, niente è arte.
    E' necessario che ci siano dei canoni che diano dei confini all'arte, perchè l'arte resti tale.
    Altrimenti raccolgo anche io una mia c∙∙∙∙a e la presento come m∙∙∙a d'artista :D

  • E' possibile che serva una maggiore conoscenza dell'arte contemporanea per avere gli strumenti adeguati ad apprezzarla.
    Ma è un dato di fatto, confermato dalle risposte di molti qui, che molte persone non si sentono attratte da essa e non la ritengono neanche arte.
    Cosa che non credo fosse possibile di fronte alle opere dell'arte classica.
    Quindi qualcosa di problematico nell'arte contemporanea c'è. A mio avviso si è rotto il legame tra artista e fruitore dell'opera d'arte, come ho già sostenuto.
    Lo spettatore può osservare soltanto la forma, e la forma appare brutta. Dietro l'opera vi è un intero apparato concettuale dell'autore, ma lo spettatore non può venirne a conoscenza e dunque non può rintracciare il senso dell'opera d'arte.

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