Messaggi di danielegb

    Purtroppo provare disgusto per il proprio lavoro è quasi la normalità.


    Ma bisogna fare un importante distinzione, provi disgusto per il lavoro, per l'ambiente di lavoro, per i colleghi, o per altro?


    Anche io dico sempre che non mi piace il mio lavoro e che se potessi tornare indietro farei altro, ma in realtà non è che non mi piace il lavoro in sé (essendo molto curioso penso che mi piacerebbe fare qualunque cosa in realtà), non mi piace il posto di lavoro, cosa che poi si ripercuote sul lavoro.


    Come succede a me troppo spesso vorrei fare altro, ma poi anche se potessi cambiare professione mi potrei trovare comunque in una situazione sul posto di lavoro (e non il lavoro in sé) che mi possa far odiare il lavoro.


    Ovviamente a questo punto non odiando il lavoro, ma il luogo, allora bisogna cercare un approccio differente.

    Capire perché si odia il posto di lavoro, cosa ci urta a tal punto da provocarci questo odio.


    Spesso e volentieri ci danno fastidio situazioni che toccano un problema nostro, un qualcosa di non risolto.

    Tutto quello che disturba non è un vero problema, ma semplicemente fa emergere qualcosa che dovremmo affrontare.


    Per dirla in breve, una persona totalmente equilibrata (esistono?) potrebbe fare qualunque lavoro senza provare disprezzo.


    Ma questo meccanismo accade per ogni cosa, quando qualcosa ti da fastidio cerca di capire perché ti da fastidio e non la causa (apparente) scatenante.

    Praticamente in videoconferenza. Prima esponi il tuo problema in generale poi, in base a quello, ti fornisce una diagnosi, dopodiché nelle varie sedute consigli, suggerimenti, eventualmente esercizi da seguire e suggerimenti per stili di vita, ma la cosa più rilevante è che conversando è riuscita a tirarmi fuori sofferenze che avevo rimosso ed a farmi piangere. Piano piano ho iniziato a stare meglio anche perché sapevo che c’era qualcuno che capiva quello che stavo dicendo ed i sintomi che avevo.


    L'ultimo incontro mi ha detto che non avevo più bisogno di lei, che ormai sapevo come comportarmi se sotto stress si fossero ripresentati i sintomi, però ieri mi sono visto perso, erano più di tre mesi (dopo due anni) che praticamente non avevo più sintomi e li avevo quasi dimenticati. Ora voglio sperare che si sia trattato solo di un evento occasionale, ma al momento ancora non mi sento così sicuro e sono un po' preoccupato, però so anche che come mi ha detto lei più mi preoccupo e maggiormente i sintomi si faranno sentire, perché è un circolo vizioso. Spero di averti dato qualche delucidazione. Tu ne soffri?

    Scusa ma non capisco. Parli di audiologist americana, quindi un'audiologa?


    E come ha fatto a fare una diagnosi in videoconferenza?

    E in che senso sedute? Sembra che parli di psicoterapia ma un audiologo che c'entra.


    Sono un po' confuso...


    Sì, anche a me capita di avere periodi dove ho sensazione di sbandamento.

    tra una settimana circa mi sposo

    Auguri!


    Ti consiglio di non darti aspettative per la giornata del matrimonio. Vivi la giornata pensando che qualunque cosa succeda andrà bene, tu sei così ed è ok che sia così.

    La tua futura moglie ti supporta e capisce (il che non è scontato) e non sarai quindi solo, siete un tutt'uno. Anche se siete circondati da altri quello che conta siete solo voi.


    Ancora tanti auguri e raccontaci come è andata. :hugging_face:

    La mente per definizione non può produrre felicità. La felicità è oltre la mente.

    Certo, ma non crea nemmeno infelicità.


    Ma il ragionamento non era per capire cosa crea felicità o infelicità, mente, pensiero, cervello, o altro.

    Volevo capire se un individuo potendo soffrire in modo patologico, possa quindi anche provare in modo patologico l'opposto.


    Se il cervello subisce modifiche che provocano depressione e ansia, quindi un estremo, è possibile che altre modifiche possano provocare un opposto estremo?


    Il termine entropia usato da Garden è più corretto del mio "gravità".

    In questo caso si spiega perché esiste solo il "peggioramento" e non l'opposto.

    Per rallentare l'entropia mentale è necessario quindi un costante lavoro mentale.

    Se l'universo intero è soggetto all'entropia lo deve essere anche la mente.

    Oppure no... Mah.... :/

    Ormai sono abbastanza chiari i meccanismi che portano una mente ad avere pensieri negativi e quindi provocare vari disturbi.

    Ma mi sto chiedendo, può accadere il contrario?


    Intendo persone che per una disfunzione sono sempre felici, se i pensieri portano la mente a sprofondare perché i pensieri non possono fare il contrario? Così come un depresso è incapace di mostrare felicità ad un compleanno, un "felice patologico" non potrebbe mostrare tristezza ad un funerale.


    Il fatto che un pensiero negativo ti fa sprofondare molto facilmente ma un pensiero positivo è molto difficile che ti faccia rialzare mi fa pensare che anche la mente è soggetta ad una sorta di "forza di gravità mentale", che trascina tutto verso il basso non appena ci si lascia andare.

    Ho sempre immaginato la mente come un qualcosa che "fluttua" e si sposta in alto o in basso in relazione ai pensieri.

    Ma lo sforzo per salire è nettamente maggiore di quello per scendere.


    :/ :S Ok, mi rendo conto della pippa mentale che ho scritto solo quando sono arrivato alla fine del post, ma invio comunque 8o

    Ciao danielegb, hai mai provato a leggere Il Potere è adesso di Tolle? Non sarà la soluzione di tutti i tuoi mali, ma ti può aiutare a focalizzarti sul qui e ora, ovvero sugli unici momenti che vale la pena di vivere pienamente. Tanti psicoterapeuti battono su questo: l'importante è come vivi il presente. Poi lo so che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, però potrebbe essere un buon punto di partenza.

    Certo, letti tutti i suoi libri :)

    Per un periodo ero riuscito a mettere in pratica un po', ma ultimamente mi è sempre più difficile.

    ha molta ragione anche Aiden il venerabile quando dice che l'arte ha un suo senso che è indipendente dal pubblico e dal riscontro del pubblico, ci si esprime per la voglia di esprimersi e non solo per un pubblico pagante.

    Io sono esigentissima con me stessa in tutto, vivo un po' controllando un mio bisogno di perfezione che so essere deleterio e con cui ho imparato a convivere, ma anche io ho questa percezione di non essere meritevole ad esempio che qualcuno mi ascolti.

    Verissimo, l'arte è l'espressione di se stessi che non ha alcun scopo di mostrarsi o appagare altri. La bellezza o meno del risultato è unicamente una conseguenza, che purtroppo viene troppo valorizzata economicamente facendo perdere ogni senso all'arte stessa.


    E forse siamo cresciuti con questa idea distorta, che l'arte sia qualcosa di valore, qualcosa che se non "piace" non vale nulla.

    Da qui nasce la paura che ciò che creiamo non siano all'altezza.

    Visto che la creazione artistica rispecchia noi stessi, se non abbiamo un buon rapporto con noi stessi, allora non possiamo fare altro che vedere le nostre creazioni non perfette e non meritevoli, cosi come ci vediamo noi stessi.


    Forse bisognerebbe cominciare a rieducare i giovani e meno a cosa sia l'arte, a non farla vedere come qualcosa che solo pochi sono in grado di creare, tutti lo siamo.

    Che poi in realtà non è importante il risultato, è importante ciò che esprime il nostro essere.


    Tu forse sei più giovane, magari puoi trovare una quadra migliore, per me è tardi


    Ho 45 anni, come si dice c'è sempre tempo, ma per dirottare la vita in qualcosa totalmente diverso è tardi pure per me.

    Introdurre invece qualcosa è possibile fino all'ultimo.