Messaggi di danielegb

    Ciao Daniele, i tuoi ragionamenti mi hanno incuriosito e sono utili. Però secondo me la domanda "da dove viene la depressione?" è molto ardua da porsi ed a volte richiede troppe energie da mettere in gioco in determinati stati d'animo.

    Vado un po' OT: tu/voi avete trovato risposte a questa domanda? Come l'avete affrontata?


    (Forse aprirò un thread a riguardo, qui è OT)

    Sì, ti conviene aprire un thread tutto tuo ;-)

    ci sono delle situazioni oggettive che nei tempi attuali creano malessere

    Verissimo, e credimi che ti capisco perché ci sbatto la testa continuamente.


    Ma al posto di subire queste situazioni usale per migliorarti, perché come detto se qualcosa ti infastidisce è perché tocca in te delle corde che suonano male.

    Per esempio conosco persone che se gli viene detto "sei un incapace" non si smuovono di un millimetro, non li tocca proprio

    Se dovessero dirlo a me me la prenderei parecchio.

    Ma perché queste differenze?

    Semplice, io ho una bassa autostima, e sentirmi dire che sono un incapace da voce a quella vocina che a volte lo pensa davvero.


    Quindi chi è la causa del malessere di fronte alla frase "sei un incapace"? Solo me stesso, che ci credo e rafforza i miei dubbi.

    Poi se uno è o non è incapace diventa in secondo piano paradossalmente.


    Puoi fare questo discorso con tutto ciò che accade.

    Altro esempio io non sopporto l'ingiustizia, me la prendo tantissimo quando qualcosa non va nel modo giusto, se le cose sono mal organizzate, ecc. E guarda caso salta fuori che ho una forte tendenza al controllo.

    Se non volessi controllare tutto nella mia vita le mie reazioni sarebbero molto più leggere, e magari non mi accorgerei nemmeno.


    La vita è come fare esercizi in palestra, se un esercizio particolare ti fa sentire dolore, non è colpa dell'esercizio, ma ti aiuta a capire che in quel particolare contesto qualcosa non va nel verso giusto dentro di te.


    Poi evidentemente non è sempre detto che dobbiamo cambiare sempre noi, è giusto e normale cercare situazioni più vicine al nostro essere, ma questo va fatto come ulteriore miglioramento.

    L'importante è migliorarsi continuamente, senza soffrire troppo, se la sofferenza è troppa ovviamente va ridotto lo stimolo.

    Così come gli esercizi in palestra, non eviti l'esercizio, ma lo riduci.


    Ciò non toglie che tu possa cambiare lavoro per evitare la sofferenza, l'importante è farlo abbinandolo ad un cambiamento interiore e non solo esteriore. Altrimenti ti porti dietro tutto nuovamente.


    Ma ti comprendo benissimo, perché malgrado io sappia che quanto sto dicendo è vero, passo molto tempo a lamentarmi del lavoro, di come vanno le cose e dando la colpa agli altri. E' più facile dare la colpa ad altri e non a se stessi, e da anche più soddisfazione sul momento, ma non fa altro che prolungare la sofferenza.

    danielegb è la verità quella che scrivi?! Si in un mondo ideale sicuramente, sui tempi attuali purtroppo no..

    Non esiste un mondo ideale, cosi come un lavoro ideale.

    Cosa cambia il fatto che per alcuni qualcosa è ideale e per altri no? L'atteggiamento mentale.


    Vorrei poterti dire di avere l'atteggiamento giusto e di vivere serenamente, ma mentirei.


    Conoscere la via non significa per forza riuscire a percorrerla, a volte può essere ancora più frustrante di non conoscerla perché ti rendi conto di vedere la soluzione ma non sai proprio come arrivarci.


    Nella mia vita ho cambiato spesso posto di lavoro, sempre convinto che il prossimo mi avrebbe dato più soddisfazione.

    Eppure nulla è cambiato, malgrado abbia raggiunto un buon livello sia economico che di "tranquillità" lavorativa.

    Ma quindi perché non sono soddisfatto? Perché mi piacerebbe trovarmi altrove?


    Semplicemente perché il problema sono io, non il lavoro.

    Certo, il lavoro fa emergere i miei problemi, ma sono miei problemi. il lavoro non è la causa.


    La soluzione quindi è lavorare su se stessi, sul nostro atteggiamento, sulle nostre aspettative, in modo da poterci trovare a nostro agio in qualunque situazione.


    Utopico? non penso, ma sicuramente non facile.

    Sì perché gli ansiosi sono forti, presenti, sempre sul pezzo. Nella vita privata, nella vita lavorativa, nel tram tram quotidiano, splendono. Spesso sono punti di riferimento.

    Vero, questo succede molto spesso.

    Gli altri mi vedono così, sempre pronto, sempre rilassato, disponibile, sempre sul pezzo, come dici un punto di riferimento.

    Malgrado non si riesca ad aiutare se stessi si prova il desiderio di aiutare gli altri.


    È per questo che mi chiedo come sia possibile sentirsi così fragili pur dando forza agli altri. Diamo troppo? Fingiamo troppo? Si tratta di accettare le proprie debolezze? O troppo bravi a fingere? Me lo chiedo spesso.

    Io ho sempre pensato che fosse una maschera, per fingere, per non essere "scoperti" e quindi giudicati.


    Eppure togliere questa maschera non può che far bene.

    Mettere una maschera vuol dire non accettarsi, e quindi non essere in grado di affrontare i nostri problemi.

    Cominciare a togliere la maschera, anche se non necessariamente doversi subito accettare, è un passo fondamentale.

    ho capito di avere una fortissima ossessione per il controllo. Devo avere tutto monitorato, devo sapere che va tutto bene, devo sapere che a fronte di un problema A, c'è la soluzione B. Questo in ogni ambito, ipocondria, lavoro, vita normale. Devo avere delle certezze, altrimenti vado in agitazione... l'agitazione dopo poco si trasforma a livello di inconscio a sentire tutti i miei malesseri interni, che ovviamente, in qualche modo, reagiscono somatizzando da qualche parte.

    La mia fotocopia, ti comprendo benissimo.


    Io non ho mai ritenuto di essere avere un'ossessione per il controllo, ma con il tempo e la terapia mi sono reso conto che invece è proprio così.

    Non faccio mai niente se non ho prima valutato tutto quello che potrebbe accadere, e questo costa molta fatica.

    Senza contare che spesso si rinuncia perché le possibilità che può andare male è (apparentemente) maggiore.

    Ma nel quotidiano questo potrebbe pesare meno, il problema è quando viene colpita la salute, il controllo del corpo è evidentemente impossibile e questo è devastante.


    Il mio obiettivo è capire che non posso avere il controllo di qualsiasi cosa

    Vorrei riuscirci pure io, sto provando con la mindfulness, da qualche mese.

    Ma non mi aspetto che la pratica porti benefici, perchè non è lo scopo primario, i benefici sono degli "effetti collaterali" in realtà.


    Poi a volte sono più lucido e ci arrivo che non è nulla

    Questa è la cosa che più detesto, è incredibile come nei momenti di lucidità è tutto così irrilevante, ma nei momenti peggiori si cade in un vortice senza uscita, nulla può convincerti del contrario. E se penso che quando sono lucido la vedo differentemente subito la mente mi dice "ma questa volta è diverso".


    Io ho anche il timore di giustificare con l'ipocondria qualcosa di serio, cosa che effettivamente può accadere, e questo mi fa paura.

    Ciao, mi rivedo molto in quello che hai scritto. Posso chiederti che sintomi hai? Hai escluso tutte le patologie organiche? Quanti anni?

    Scusa per la paternale, è solo per capire con chi parlo :)


    Vorrei evitare che il thread si basi sui sintomi, non sarebbe per niente produttivo.

    Ti cito solo i principali che mi mandano più in ansia, senso di sbandamento, senso generale di malessere, fastidi vari a livello stomaco e cuore.

    Se dovessi fare esami per escludere tutte le patologie mi dovrei trasferire dal medico.

    Ma come detto condividere i nostri sintomi non aiuta, quindi vorrei che la discussione sia su come affrontare queste paure.


    Ho 45 anni e penso di essere ipocondriaco da 25-30, o forse da sempre.

    Periodi dove sparisce quasi, anche per anni, periodi come gli ultimi mesi che in certi giorni è devastante.

    Negli ultimi tempi l'ipocondria si sta facendo sentire parecchio.


    Vivo costantemente ascoltando ogni segnale del mio corpo.

    Segnali che a volte sono reali e a volte (forse) sono immaginati.

    In realtà ciò che sento sono sicuro che è sempre reale, ma è l'interpretazione che è errata.


    Purtroppo mi rendo conto che qualunque "anomalia" sia fisica che esterna mi scatena uno stato ansioso.

    Mi basta cambiare le scarpe e sentirmi più alto o più sbilanciato per causarmi fastidio e minare la mia stabilità mentale.

    Anche guardare uno schermo che improvvisamente "sfarfalla", prima di rendermi conto che sia lo schermo per quel breve istante si attiva l'allarme sintomo strano.

    Pure semplicemente sdraiarmi a letto in certe posizioni e sentire il cuore battere mi allarma.

    Ogni evento interno o esterno che modifica la mia percezione fa scattare l'allarme.


    I peggiori allarmi sono quelli interni, quei disturbi, a volte anche se lievi, che ti fanno immaginare chissà cosa.

    La paura che possa essere l'inizio di qualcosa di grave è devastante e non lascia vivere.


    E purtroppo non è possibile "non pensarci", nemmeno per breve tempo. non è come un problema di lavoro che se fai altro ti svaghi. I sintomi legati al corpo te li porti dietro ovunque vai.


    So che la via è "non ascoltarsi" troppo, ma non so come fare, non sono mai riuscito e non so se riuscirò mai.

    Anche perchè i sintomi sono molti e spesso appaiono all'improvviso.

    E sono costantemente presenti, un malessere generale.


    Malgrado so che si tratta di ipocondria non riesco ad evitare il pensiero che uno dei tanti sintomi possa essere qualcosa di serio.

    Invecchiando poi il corpo inevitabilmente darà sempre di più segni di decadimento, cosa che non aiuta.


    Andare dal medico non aiuta, anche se esami risultano negativi non potrò mai fare esami approfonditi solo perchè "ho una sensazione strana".

    Perchè spesso sono "sensazioni" che però le vivo come un forte malessere che mi tiene prigioniero nella mia vita.


    Ovviamente sono consapevole che non esistono soluzioni "generali", ma ognuno ha la sua storia, ma mi piacerebbe sentire chi ha affrontato positivamente l'ipocondria o chi la sta affrontando e cosa fa a riguardo.


    Grazie in anticipo a chiunque voglia intervenire :hugging_face:

    per me uno dei grossi problemi è la libertà che mi viene tolta in cambio di una retribuzione che non ritengo congrua per il lavoro che svolgo

    Credimi che la retribuzione non è motivo della tua sensazione di disgusto, io ho un lavoro ben pagato (non abito in Italia), orari decenti, eppure provo le tue stesse cose.

    Una retribuzione migliore, orari migliori, serviranno solo a tamponare leggermente il tuo disgusto.


    Altra cosa, c'è molta ignoranza e volgarità tra la gente (il pubblico). Un imbarbarimento costante che per chi lavora come me a contatto col pubblico ha notato negli ultimi anni

    Ecco, il punto è questo, il costante decadimento della società.


    Ti faccio una domanda, vorresti poter cambiare gli altri? la società?

    senti uno stimolo a voler fare la differenza ?