Ciao Pietro, io posso raccontarti una mia esperienza diretta e indiretta che magari può esserti utile.
Anche a me è capitato di innamorarmi di una città (stile di vita, servizi, tutto), dopo averci passato parecchie settimane in ferie, per anni.
Però parlando con una ragazza italiana che vive lì da tempo col suo ragazzo è emersa una realtà un po' meno idilliaca, mi ha confermato che per capire esattamente un posto lo si deve vivere in un contesto normale, non in "vacanza", anche se davvero ci passi tanto tempo e ti mescoli con la gente locale.
Loro stavano pensando di tornare in Italia.
Io sinceramente partirei dalla variabile lavoro, fossi in te. Non andrei via senza aver prima trovato un lavoro là.
In quella città che piace tanto a me la vita è cara, quindi vivi bene solo se guadagni bene.
Quella ragazza stava in un paesino vicino (che potremmo definire periferia della grande città) in affitto ad un prezzo che qua da noi paghi in centro, per dire... e non era lavapiatti ma diciamo qualcosa di analogo ad una segretaria/impiegata.
Non dappertutto è così ma forse anche in Finlandia il costo della vita è piuttosto alto, non so... so solo che si mangia malissimo per i miei standard hehe 
In bocca al lupo qualsiasi cosa tu decida! 
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Grazie per il tuo contributo. Certo che è utile. 
Guarda, la persona in questione non è finlandese, è italiana, vive lì da 4 anni e, conoscendola ormai da 1 anno e mezzo, mi ha reso spesso partecipe delle sue difficoltà che ci sono eccome. Però lei ha deciso di rimanerci perché si vive davvero bene.
Premetto che per me il clima non sarebbe un problema, anzi, sarebbe un sogno, perché detesto il caldo mentre adoro il freddo e soprattutto la neve. Anche il cibo non è un problema, la cucina europea in stile tedesco mi piace un sacco. Credo che ciò di cui sentirei maggiormente la mancanza sarebbe la pizza. 
Rispetto all'Italia, ciò che costa davvero di più è la "vita mondana" (per dire, una birra media al pub costa 7/8 euro). Per il resto, il costo della vita (casa, bollette, supermercato, sanità, trasporti) sommando tutto è leggermente più alto del nostro, ma con stipendi in proporzione più alti. Il RAL medio di un finlandese è sui 40k euro lordi annui, corrispondenti a circa 30k netti (eh sì, le tasse sono più basse delle nostre), e un finlandese con 2.5k netti al mese ha un buon tenore di vita; povertà non ce n'è, in generale. Considerando poi le varie agevolazioni, per esempio se si fanno dei figli.
Gli immigrati europei sono visti molto bene perché si tratta di un paese in generale anziano, poco popolato e con basso incremento demografico, se decidi di trasferirti in Finlandia lo stato ti offre gratuitamente la scuola di lingua finlandese e ti dà anche una piccola retta mensile per aiutarti, più altri contributi vari (lei per esempio quando frequentava la scuola di finlandese a tempo pieno riceveva un rimborso pari al 70% dell'affitto).
Certamente non partirei mai senza un lavoro, ma ci sarebbe da conciliare le due cose (lavoro e apprendimento della lingua, appunto). Insomma no, non sarebbe una passeggiata. Specialmente considerato ciò che mi lascerei dietro.
È sicuramente un passo molto molto lungo da fare.
Al momento, nessuna delle motivazioni, sembra sufficientemente forte da prevalere sull'altra. Infatti non è chiaro se tu sia attratto più dalla persona o dal Paese che hai visitato e quale dei due "completa" l'altro. Direi che al momento in entrambi i casi sei in una fase di idealizzazione: Potrebbe funzionare con la persona ma scopri che invece il luogo ti piace molto meno oltre il primo impatto, oppure non funziona con la persona e confermi che il luogo è la città della tua vita ma poi verrebbe a mancare la motivazione a sostegno per cui starci.
A mio avviso, di fronte una scelta del genere, il motivo centrale non deve risiedere nella persona o nella città che sono elementi esterni ... Ma nella ragione più profonda e interna che ti sta spingendo verso questo cambiamento, sempre che ci sia ovviamente. Per ragione profonda intendo se questa "attrazione" per una dimensione diversa e totalmente nuova, non sia un bisogno inconscio di rompere il proprio guscio, di aprirsi ad altro. Molti cambiamenti vengono sotto forma di persone o richiami verso luoghi sconosciuti ma di cui abbiamo attrazione, o tutte e due, per il resto nulla è definitivo: Le relazioni finiscono, la città si può sempre cambiare (dipende anche dall'elasticità che offre il lavoro) ciò che rimane invece è il vissuto, l'esperienza. Per cui, se al di là dei fattori "incerti" credi che possa essere giunto il tempo di vivere un'avventura, qualcosa che può aprirti a cose nuove, nel bene come nel male, puoi provarci. Evitando di andare a cercare quindi "nuove sicurezze", perché, non penso che questo genere di esperienze possa soddisfare da quel punto di vista.
In ogni caso eviterei di trasferirmi subito ma prima sarebbe opportuno fare altri soggiorni per non decidere in piena fase di idealizzazione.
Il tuo punto di vista è particolarmente illuminante. 
Ad oggi no, non c'è una motivazione che prevale sull'altra, sono a un 50 e 50. Abbiamo anche pianificato un suo eventuale ritorno in Italia per provare ad avere una relazione e ci siamo già messi in movimento con documenti e burocrazia; da un punto di vista strettamente oggettivo, avrebbe più senso agire così dato che la mia situazione lavorativa in Italia è molto più stabile della sua in Finlandia.
Ma da un punto di vista soggettivo (condiviso da entrambi), l'amore per la Finlandia vincerebbe. È anche per questo che cerco di rimanere il più possibile con i piedi per terra, diciamo, e che trovo utile confrontarmi qui: i punti di vista troppo soggettivi rischiano di oscurare dell'altro che magari, in un periodo di piena idealizzazione, non vedi. 
Nella mi vita sono già 3 volte che cambio città; la prima è stata quella dove sono nato e cresciuto, la seconda è stata quella dove ho fatto l'università, la terza è quella dove lavoro. Un quarto cambiamento, lasciandosi alle spalle le certezze del presente, non è sicuramente una passeggiata. In questo momento mi sentirei abbastanza disposto a farlo, ma valuterò il discorso idealizzazione, che come ti dicevo, è molto illuminante.
Grazie. 
Un detto dice: non cambiare la via vecchia per la via nuova ma a mio parere la vita è anche una sola per cui a volte bisogna anche assumersi dei rischi. Tuttavia secondo me a 40 anni non si è dei ragazzini ed occorre assumersi anche delle responsabilità, ad esempio: se andasse male dopo di cosa campo? se hai le spalle coperte sei avvantaggiato nei rischi altrimenti devi pensarci su 2 volte anche se da come ti descrivi hai buone possibilità di reinserimento ma la scelta è soltanto tua. Io ho sempre pensato ad una scelta del genere ma alla fine ho sempre pensato restare a casa mia.
Esatto, l'ago della bilancia è proprio lì: mi tengo le certezze del presente o provo a fare questa specie di follia pur non avendo più trent'anni? Paradossalmente, forse, se avessi una situazione economica più incerta sarei più spedito, invece l'idea di abbandonare il mio presente mi frena un po'. Si insomma, non vorrei che fosse un atto di presunzione da parte mia, un po' come l'altro detto che "chi troppo vuole nulla stringe", ecco.
Grazie anche a te per il tuo contributo. 
In parole spicciole ti trasferiresti per una donna.
Ti faccio due domande: in caso di licenziamento come sono le possibilità che tu riesca a trovare di nuovo lavoro in Italia?
Vivere all'estero non è facile (esperienza provata sulla mia pelle), ci sarebbe da parlare per ore e tutte le nostre esperienze sarebbero comunque diverse e differenti.
Mmm... No. 
Come scrivevo poc'anzi, l'ipotesi per ora prevalente è quella che sia lei a rientrare in Italia, ma io sto valutando l'ipotesi opposta perché la Finlandia è un paese che, per ciò che ho visto, per me ha quasi soltanto lati positivi (clima, benessere, senso civico, servizi, possibilità lavorative, eventuale futura famiglia). Ho visitato un po' di Paesi europei negli ultimi anni, sia per vacanza che per trasferte lavorative, e nessuno mi aveva mai colpito così tanto, nemmeno la Germania.
Se ti va di scambiare due chiacchiere sulla tua esperienza di vita all'estero mi farebbe molto piacere. Se ti va, ovviamente. 
Per rispondere alla tua domanda: allora, nel caso in cui andasse male e rientrassi in Italia, le possibilità di ritrovare lavoro sarebbero comunque abbastanza buone. L'incognita sarebbe il dove andare a lavorare, perché se lascio la città dove vivo ora lascio tutto: la mia famiglia originaria (ciò che ne rimane) si trova nel mio paese di origine, dove a livello lavorativo non avrei sbocchi e, quindi, non potrei tornare a vivere. Dovrei ricominciare da capo una quinta volta.