Messaggi di PietroR

    Domanda secca richiede risposta secca: per me no. :)


    Conosco persone poliamorose che ci riescono e sono felici. Non le comprendo, ma non le biasimo affatto, è tutto consenziente e contraccambiato, non fanno nulla di male.


    Io non ce la farei mai, ho bisogno di un legame esclusivo e biunivoco.


    Perché? Eh non lo so perché, sono fatto così. :)

    Mi sembra che la tua situazione non presenti blocchi importanti al tentare di costruire altrove la tua vita futura. Indubbiamente poiché non hai costruito nulla qui (al di lá del lavoro) non vedo ostacoli al tentare altrove; anzi, diciamo che se tu riuscissi a creare una famiglia in un paese come la Finlandia offriresti ai tuoi figli chance di crescita personale molto maggiori che qui. Certo è un bel cambio di vita e devi avere le energie per farlo, questo si. Quali sono i tuoi veri dubbi?

    Grazie anche a te. :)


    Si, ci avevo pensato, l'eventualità di avere dei figli in Finlandia ha molti lati positivi, anche per i contributi e le agevolazioni che ti dà lo Stato.


    Sostanzialmente qui mi sono costruito una buona posizione lavorativa, ho un bel giro di amicizie, insomma si, mi sono integrato. Mi trovo anche bene nella città dove sono, ma magari potrei avere ancora di meglio.


    I miei veri dubbi... Se mollo qui mollo davvero tutto, appunto perché vivo in una città che non è la mia... Non vorrei rischiare di fare il passo più grande della gamba... Cambiare vita una quarta volta non mi spaventa più di tanto, è che stavolta sarebbe un cambio dove lascio qualcosa di positivo e ben costruito, a differenza delle altre volte dove di concreto non avevo costruito ancora nulla. Probabilmente è solo questo...


    Ma d'altronde, finché non c'è una famiglia di mezzo, forse un vero ostacolo non c'è...

    Che strano, a me risulta che lo hai letto.

    Difatti si, posso leggere, ma non posso né rispondere a una conversazione (non ho nessun pulsante per farlo), né avviare una conversazione nuova (se ci provo mi compare sempre un messaggio di errore del tipo "permessi insufficienti"), non so perché... Chiederò lumi a un mod o a un admin...

    Grazie Michele! :)


    Grazie anche a te Sara, ma ahimè, ho la casella dei messaggi privati inaccessibile già da qualche settimana e non so perché, magari poi scriverò a un mod per capire se ho qualche problema...


    Ebbene si, la fanciulla è italiana; confermo esattamente quello che dici tu, io di lavoro sono ingegnere elettronico e l'unico aspetto negativo che ho trovato per ora in Finlandia è che la birra costa parecchio... :D

    Grazie per il tuo contributo. Certo che è utile. :)


    Guarda, la persona in questione non è finlandese, è italiana, vive lì da 4 anni e, conoscendola ormai da 1 anno e mezzo, mi ha reso spesso partecipe delle sue difficoltà che ci sono eccome. Però lei ha deciso di rimanerci perché si vive davvero bene.


    Premetto che per me il clima non sarebbe un problema, anzi, sarebbe un sogno, perché detesto il caldo mentre adoro il freddo e soprattutto la neve. Anche il cibo non è un problema, la cucina europea in stile tedesco mi piace un sacco. Credo che ciò di cui sentirei maggiormente la mancanza sarebbe la pizza. :D


    Rispetto all'Italia, ciò che costa davvero di più è la "vita mondana" (per dire, una birra media al pub costa 7/8 euro). Per il resto, il costo della vita (casa, bollette, supermercato, sanità, trasporti) sommando tutto è leggermente più alto del nostro, ma con stipendi in proporzione più alti. Il RAL medio di un finlandese è sui 40k euro lordi annui, corrispondenti a circa 30k netti (eh sì, le tasse sono più basse delle nostre), e un finlandese con 2.5k netti al mese ha un buon tenore di vita; povertà non ce n'è, in generale. Considerando poi le varie agevolazioni, per esempio se si fanno dei figli.


    Gli immigrati europei sono visti molto bene perché si tratta di un paese in generale anziano, poco popolato e con basso incremento demografico, se decidi di trasferirti in Finlandia lo stato ti offre gratuitamente la scuola di lingua finlandese e ti dà anche una piccola retta mensile per aiutarti, più altri contributi vari (lei per esempio quando frequentava la scuola di finlandese a tempo pieno riceveva un rimborso pari al 70% dell'affitto).


    Certamente non partirei mai senza un lavoro, ma ci sarebbe da conciliare le due cose (lavoro e apprendimento della lingua, appunto). Insomma no, non sarebbe una passeggiata. Specialmente considerato ciò che mi lascerei dietro.


    È sicuramente un passo molto molto lungo da fare.

    Al momento, nessuna delle motivazioni, sembra sufficientemente forte da prevalere sull'altra. Infatti non è chiaro se tu sia attratto più dalla persona o dal Paese che hai visitato e quale dei due "completa" l'altro. Direi che al momento in entrambi i casi sei in una fase di idealizzazione: Potrebbe funzionare con la persona ma scopri che invece il luogo ti piace molto meno oltre il primo impatto, oppure non funziona con la persona e confermi che il luogo è la città della tua vita ma poi verrebbe a mancare la motivazione a sostegno per cui starci.


    A mio avviso, di fronte una scelta del genere, il motivo centrale non deve risiedere nella persona o nella città che sono elementi esterni ... Ma nella ragione più profonda e interna che ti sta spingendo verso questo cambiamento, sempre che ci sia ovviamente. Per ragione profonda intendo se questa "attrazione" per una dimensione diversa e totalmente nuova, non sia un bisogno inconscio di rompere il proprio guscio, di aprirsi ad altro. Molti cambiamenti vengono sotto forma di persone o richiami verso luoghi sconosciuti ma di cui abbiamo attrazione, o tutte e due, per il resto nulla è definitivo: Le relazioni finiscono, la città si può sempre cambiare (dipende anche dall'elasticità che offre il lavoro) ciò che rimane invece è il vissuto, l'esperienza. Per cui, se al di là dei fattori "incerti" credi che possa essere giunto il tempo di vivere un'avventura, qualcosa che può aprirti a cose nuove, nel bene come nel male, puoi provarci. Evitando di andare a cercare quindi "nuove sicurezze", perché, non penso che questo genere di esperienze possa soddisfare da quel punto di vista.


    In ogni caso eviterei di trasferirmi subito ma prima sarebbe opportuno fare altri soggiorni per non decidere in piena fase di idealizzazione.

    Il tuo punto di vista è particolarmente illuminante. :)


    Ad oggi no, non c'è una motivazione che prevale sull'altra, sono a un 50 e 50. Abbiamo anche pianificato un suo eventuale ritorno in Italia per provare ad avere una relazione e ci siamo già messi in movimento con documenti e burocrazia; da un punto di vista strettamente oggettivo, avrebbe più senso agire così dato che la mia situazione lavorativa in Italia è molto più stabile della sua in Finlandia.


    Ma da un punto di vista soggettivo (condiviso da entrambi), l'amore per la Finlandia vincerebbe. È anche per questo che cerco di rimanere il più possibile con i piedi per terra, diciamo, e che trovo utile confrontarmi qui: i punti di vista troppo soggettivi rischiano di oscurare dell'altro che magari, in un periodo di piena idealizzazione, non vedi. :)


    Nella mi vita sono già 3 volte che cambio città; la prima è stata quella dove sono nato e cresciuto, la seconda è stata quella dove ho fatto l'università, la terza è quella dove lavoro. Un quarto cambiamento, lasciandosi alle spalle le certezze del presente, non è sicuramente una passeggiata. In questo momento mi sentirei abbastanza disposto a farlo, ma valuterò il discorso idealizzazione, che come ti dicevo, è molto illuminante.


    Grazie. :)

    Un detto dice: non cambiare la via vecchia per la via nuova ma a mio parere la vita è anche una sola per cui a volte bisogna anche assumersi dei rischi. Tuttavia secondo me a 40 anni non si è dei ragazzini ed occorre assumersi anche delle responsabilità, ad esempio: se andasse male dopo di cosa campo? se hai le spalle coperte sei avvantaggiato nei rischi altrimenti devi pensarci su 2 volte anche se da come ti descrivi hai buone possibilità di reinserimento ma la scelta è soltanto tua. Io ho sempre pensato ad una scelta del genere ma alla fine ho sempre pensato restare a casa mia.

    Esatto, l'ago della bilancia è proprio lì: mi tengo le certezze del presente o provo a fare questa specie di follia pur non avendo più trent'anni? Paradossalmente, forse, se avessi una situazione economica più incerta sarei più spedito, invece l'idea di abbandonare il mio presente mi frena un po'. Si insomma, non vorrei che fosse un atto di presunzione da parte mia, un po' come l'altro detto che "chi troppo vuole nulla stringe", ecco.


    Grazie anche a te per il tuo contributo. :)


    In parole spicciole ti trasferiresti per una donna.

    Ti faccio due domande: in caso di licenziamento come sono le possibilità che tu riesca a trovare di nuovo lavoro in Italia?

    Vivere all'estero non è facile (esperienza provata sulla mia pelle), ci sarebbe da parlare per ore e tutte le nostre esperienze sarebbero comunque diverse e differenti.

    Mmm... No. :)


    Come scrivevo poc'anzi, l'ipotesi per ora prevalente è quella che sia lei a rientrare in Italia, ma io sto valutando l'ipotesi opposta perché la Finlandia è un paese che, per ciò che ho visto, per me ha quasi soltanto lati positivi (clima, benessere, senso civico, servizi, possibilità lavorative, eventuale futura famiglia). Ho visitato un po' di Paesi europei negli ultimi anni, sia per vacanza che per trasferte lavorative, e nessuno mi aveva mai colpito così tanto, nemmeno la Germania.


    Se ti va di scambiare due chiacchiere sulla tua esperienza di vita all'estero mi farebbe molto piacere. Se ti va, ovviamente. :)


    Per rispondere alla tua domanda: allora, nel caso in cui andasse male e rientrassi in Italia, le possibilità di ritrovare lavoro sarebbero comunque abbastanza buone. L'incognita sarebbe il dove andare a lavorare, perché se lascio la città dove vivo ora lascio tutto: la mia famiglia originaria (ciò che ne rimane) si trova nel mio paese di origine, dove a livello lavorativo non avrei sbocchi e, quindi, non potrei tornare a vivere. Dovrei ricominciare da capo una quinta volta.

    Perche' chiedi un opinione agli altri? Cosa pensi che abbiano in comune con te le persone che risponderanno in questa discussione? E' una domanda seria. Se hai dei dubbi specifici, magari concentrati su quelli. Non credo ti interessi sapere che io non ci penserei nemmeno a trasferirmi in Finlandia, perche' io ho i miei motivi che sono diversi dai tuoi. Comunque in Finlandia fa freddo, tu sei a petto nudo nella foto profilo, inizia a prepararti mettendoti un maglione. :D

    Beh... Siamo su una piattaforma di discussione, sulle piattaforme di discussione si parla, si cerca confronto e si cercano punti di vista, soprattutto diversi dal proprio, come il tuo, che a me invece interesserebbe eccome proprio perché diverso dal mio. Ma se non ti va di esporlo non c'è nessun problema. :)

    Non so se sia la sezione giusta, ma mi sembrava la più appropriata.


    Dunque... Facciamo che vi trovate in questa situazione qua.


    Nell'ultimo anno, trascorrete (più di una volta) un po' di giorni in un Paese estero, ospitati da una persona con cui probabilmente sta nascendo una relazione, e vi innamorate di questo Paese al punto tale da desiderare di trasferirvi lì. Al di là di questa possibile relazione che potrebbe svilupparsi; si, potrebbe essere un ulteriore punto per provarci, ma questo desiderio nasce proprio dal fatto che il Paese che avete visitato lo trovate fantastico sotto ogni punto di vista, e credete che lì potreste avere una vita migliore.


    La vostra situazione è questa.

    - Avete 40 anni.

    - Vivete da soli, siete celibi/nubili e non avete figli.

    - Avete già un buon posto di lavoro a tempo indeterminato con stipendio sopra la media nazionale.

    - Avete un'esperienza lavorativa e un titolo di studio che vi garantiscono delle buone referenze nella ricerca di un nuovo posto di lavoro.

    - Vivete in una città di cui non siete originari ma in cui tutto sommato vi trovate bene e siete integrati anche a livello di contatti/amicizie, nonostante la vostra famiglia originaria (genitori/fratelli/sorelle ecc.) viva a 500 km di distanza, nel vostro paese di origine.

    - Parlate inglese ma non conoscete neanche una parola della lingua del Paese di destinazione (nel quale però l'inglese è diffusissimo e la sola conoscenza dello stesso vi aprirebbe diverse possibilità lavorative).


    Insomma, non ve la passate poi malaccio, ecco. Non si tratta di un "qui non so più che fare, mollo tutto e vado a cercare fortuna all'estero", perché avete già una certa stabilità.


    Voi che fareste? Ci provereste? Valutando tutti gli imprevisti del caso... Per esempio:

    - Se la relazione va male cosa faccio?

    - Se decido di tornare in Italia poi dove vado, dato che abbandono la città dove sono adesso ma la famiglia non ce l'ho lì e dato che nel mio paese di origine non ho possibilità lavorative?

    - Se mi trasferisco in quel Paese e avrò dei figli cresceranno lì ed io invecchierò lì?


    Non so se sia rilevante ai fini della discussione, ma il Paese in questione è la Finlandia.


    Ringrazio in anticipo chiunque voglia darmi un contributo... :)

    Personalmente non ce la farei, nonostante sia un praticante BDSM e quindi di fantasie alternative ne abbia tante; il rapporto a tre per me è un limite, e quando mi è stato proposto ho sempre declinato. Su alcuni limiti può capitare di tollerare eccezioni, su questo non riesco proprio.


    Ma: se è una fantasia condivisa da entrambi in maniera pienamente consenziente, trovo che non ci sia nulla di male a metterla in pratica, e trovo anche che non sia nemmeno una cosa di cui doversi "giustificare", come dire. :)


    Io stesso conosco coppie che lo fanno.


    Quanto al capire il perché di determinate fantasie... Beh si, anch'io in passato ho provato a cercare i motivi delle mie inclinazioni, ma poi ho smesso di farlo; mi sono detto: ok, le ho, non sono parafilie, posso trovare partner che le condividano con me, ergo lo faccio. Nel senso; con gli anni ho smesso di focalizzarmi sul "ma perché sono così?" e ho dato più importanza al "ne ho bisogno? ok, lo accetto e vivo serenamente la mia sessualità".


    In ogni caso per avere determinate risposte ci vorrebbe, come già consigliato, un percorso di psicoterapia. :)

    Se ti va: quali erano quelle difficoltà verso la fine del rapporto?

    Nulla di correlato alla differenza di età, semplicemente lei mi stava riempiendo di corna e si inventava cavolate per farmi capire che non mi amava più ma non c'era nessun altro e bla bla bla. <3


    Solite cose. :)

    :D


    Si, appunto, io a 20 anni tra le varie preoccupazioni avevo quella di fare serata, ridurmi a bidone e trovare l'aiuola in cui sboccare a fine serata, sono tappe che vanno vissute e che io dall'alto dei miei 35 anni e di chi 20 anni li aveva già avuti non potevo e non volevo negarle. :)


    La differenza di età non è mai stata un grosso problema, qualcosa al riguardo è iniziata ad emergere verso la fine del nostro rapporto (ma non è stato comunque quello il motivo per cui si è concluso).