Il collega

  • Ma il tuo problema qual è? La dipendenza affettiva o il fatto che vorresti una relazione stabile, duratura e appagante (esiste?) e non riesci a trovarla? Mi rendo conto che la domanda appare stupida ma, basandomi solo su questo thread (gli altri tuoi non li ho letti), non vedo niente che non vada in te, se non una forte necessità di attenzioni dal partner che, comunque, mi pare legittima e comprensibile, forse un pochino più "alta" rispetto alla media, ma assolutamente non "patologica".

    Tutti i dubbi che tu hai nella relazione, dal tuo punto di vista, sono legittimi: il fatto che lui potrebbe frequentarti per interesse economico, il fatto che siete diversi, che si sia fatto licenziare invece di tenersi stretto un lavoro che, a detta sua, gli piace, il fatto che sia sfuggente. Non ti nego che avrebbero dato fastidio anche a me. Poi io, di carattere, ci metto tanto tempo per innamorarmi e sono più distaccata dal partner, e due o tre mesi di frequentazione non li avrei considerati un vero rapporto, te lo dico sinceramente, e non avrei cercato chiarimenti. Vai due mesi in Africa? Ok. Non mi chiami? Non ti chiamo neanche io.

    Qui solo tu sai se lui è preso da te come tu da lui, e dentro di te la risposta te la sei già data, anche se non sappiamo se sia la realtà.

  • Ma infatti mi pare di aver scritto "spesso" nel mio messaggio, e non "sempre". E c'è una bella differenza.

    Sta di fatto che le probabilità che tu possa andare incontro ad incompatibilità culturali, sociali ed economiche sono molto più alte con persone provenienti da aree povere del mondo. Ed è normale che sia così, le loro priorità sono spesso diverse dalle nostre.

    Discorso diverso se queste persone vivono in Italia da tanti anni ed hanno 'assorbito' la nostra cultura, lì il problema non si pone.

    Io capisco entrambi i vostri punti di vista, però faccio una piccola riflessione che non mi pare OT.


    Anche noi italiani siamo considerati terzo mondo per altre realtà, io l'ho vissuto in prima persona: da italiana all'estero mi sono sentita dire che ero una scimmia perché italiana, ho subito interrogazioni anormali dove volevano farmi dire che io stavo solo cercando i soldi dal mio partner, ad una festa hanno detto al mio fidanzato "Se la sposi poi che succede? Lei prende la cittadinanza?", sono stata data per scontata del tipo "Te la sei presa per una sc∙∙∙ta no? Perché la fai conoscere ai tuoi?".


    Io sono una persona a modo, pulita, al tempo avevo più soldi io che il mio partner e pagavo. Discriminazioni infondate se non per la mia provenienza.


    Comunque non è sempre il "povero" che frega il "ricco". Io sono stata fregata da un americano più abbiente di me, mi cornificava mentre io pagavo per le nostre uscite per non farlo sentire usato (mi diceva che aveva paura di uscire con me perché potevo volere solo i soldi).

    Una volta un manager coreano con cui avevo buoni rapporti ma che non conoscevo da molto mi chiese di sposarlo perché "Con te i bambini uscirebbero belli e io ti posso fare tutti i regali che vuoi". Chi voleva usare chi?

    Il mio primo amore fu un ragazzo del sud che lavorava al nord. Un giorno ha deciso di tornare al sud per "problemi di salute", aveva detto che dopo i controlli tornava. Ci ho creduto, ho aspettato mesi, poi mi sono arrabbiata e finalmente mi ha detto che non voleva più tornare. Italianissimo, mica un africano.


    Questo per dire che il problema di Maeva non è lo stare con un ragazzo africano, poteva essere anche un giapponese o norvegese che poi andava via. Poteva essere un italiano che dal nord tornava al sud. Il problema è che lei va con quelli che non hanno i suoi medesimi valori, obiettivi e che non sono caratterialmente compatibili. Se lei ha bisogno di rassicurazioni vada con uno che ha tendenze più premurose. Se lei ha paura della distanza vada con quelli più affezionati all'area geografica dove risiede e che hanno meno voglia di spostarsi e viaggiare, o comunque se lo fanno lo fanno con la partner e stop. Uomini possessivi che vogliono fare tutto con te ci sono, in Italia poi ci sono di quelle colle che ad un certo punto ti viene voglia di dire "Ma lasciami respirare".


    Ci vuole un po' di pazienza, esperienza in cui si cade e ci si rialza, cercare di affinare il tiro. Non è che la vita va sempre male, è che va spesso male e il bene si deve cercare con impegno e fiducia.

  • Ma il tuo problema qual è? La dipendenza affettiva o il fatto che vorresti una relazione stabile, duratura e appagante (esiste?) e non riesci a trovarla? Mi rendo conto che la domanda appare stupida ma, basandomi solo su questo thread (gli altri tuoi non li ho letti), non vedo niente che non vada in te, se non una forte necessità di attenzioni dal partner che, comunque, mi pare legittima e comprensibile, forse un pochino più "alta" rispetto alla media, ma assolutamente non "patologica".

    Tutti i dubbi che tu hai nella relazione, dal tuo punto di vista, sono legittimi: il fatto che lui potrebbe frequentarti per interesse economico, il fatto che siete diversi, che si sia fatto licenziare invece di tenersi stretto un lavoro che, a detta sua, gli piace, il fatto che sia sfuggente. Non ti nego che avrebbero dato fastidio anche a me. Poi io, di carattere, ci metto tanto tempo per innamorarmi e sono più distaccata dal partner, e due o tre mesi di frequentazione non li avrei considerati un vero rapporto, te lo dico sinceramente, e non avrei cercato chiarimenti. Vai due mesi in Africa? Ok. Non mi chiami? Non ti chiamo neanche io.

    Qui solo tu sai se lui è preso da te come tu da lui, e dentro di te la risposta te la sei già data, anche se non sappiamo se sia la realtà.

    Il mio problema penso sia la dipendenza affettiva e il fatto che scelgo sempre partner sbagliati. Credo da sempre. Se ci penso rivedo proprio uno schema fisso nella mia scelta dei partners: o li scelgo perchè mi attraggono fisicamente o per ragioni "superficiali", ma capisco che per tutto il resto siamo agli antipodi, oppure li scelgo perchè sembrano darmi quella presenza e quella continuità che mi rassicura, ma poi emergono altre problematiche importanti.

    Insomma, non è solo "sfortuna" nel trovare gli uomini sbagliati. Inoltre finisco per legarmi in maniera spropositata alla persona, divento molto insicura e bisognosa. E pur vedendo che non sto bene in quel rapporto vado avanti. Se il lui di turno è un minimo sano a una certa mi lascia, se è tossico portiamo avanti una relazione super tossica fino al collasso o fino a che io non capisco che bisogna chiudere per esasperazione.

    Insomma, credo che ci sia qualcosa su cui io abbia da lavorare. Con l'attuale psicologa non mi pare di riuscire a sbloccare più di tanto la questione.

  • Il problema è che lei va con quelli che non hanno i suoi medesimi valori, obiettivi e che non sono caratterialmente compatibili.

    Esatto, il problema di fondo è questo.

    Diventa quindi inutile, secondo me, insistere. Le persone sono così, non le puoi cambiare. O ti vanno bene o non ti vanno bene.

    Qualcosa lo si può smussare certo, ma cose di poco conto.

    Se, ad esempio, un uomo è poco affettuoso e lo vuoi più affettuoso, allora quell'uomo non fa per te.

    Inutile che lo pressi perchè vuoi più affetto. Otterresti l'effetto contrario.


    Qui non si fa certo una questione se uno è europeo, africano o asiatico.

    Credo però che siamo tutti d'accordo che, in linea generale, relazionarsi e rapportarsi con un uomo culturalmente molto diverso da noi con l'intento di costruire un rapporto serio, sia decisamente più complicato.

    Bisogna mettere insieme ed amalgamare idee diverse, sistemi di vita diversi, tante diversità, affinché il rapporto funzioni.

    Inoltre, sempre per fare un esempio: Maeva non può avere l'ansia che un suo potenziale fidanzato che rientra in Africa per raggiungere la famiglia, vada là in realtà per sposarsi!!

    Per me questo è un pensiero che se te lo poni, non c'è proprio un minimo di fiducia basica (in effetti poi, lo ha detto che non si fida).

    Poi, "farfalloni" raccontafrottole ce n'è ovunque nel mondo.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Sono d'accordo con tutto quello che hai scritto, però io non cerco un uomo "colla". Penso che tra l'essere "colla" e sparire, essere scarsamente presenti e scarsamente coinvolti ci siano delle ragionevoli vie di mezzo, ecco.

  • Inoltre, sempre per fare un esempio: Maeva non può avere l'ansia che un suo potenziale fidanzato che rientra in Africa per raggiungere la famiglia, vada là in realtà per sposarsi!!

    Ecco, appunto. Se non è differenza culturale questa...

    In diverse zone dell'Africa, Senegal compreso, è pure praticata la poligamia. Oltretutto.

  • Diciamo che io non mi fido molto perchè lui è chiuso, ermetico. Non mi racconta praticamente quasi nulla di sè.

    Capisco che all'inizio di una frequentazione non ci si possa dire tutto e nemmeno io gli ho detto tutto di me, ma per dire: non mi parlava mai delle sue giornate anche quando era qui in Italia. Fuori dal lavoro (ambiente che condividevamo) io non sapevo nulla della sua vita.

    Non pretendevo che mi facesse un resoconto dettagliato delle sue giornate, ma proprio non riuscivo ad immaginarlo nella sua vita quotidiana. Spesso dovevo essere io a fare domande.

    Figuriamoci poi in Africa dove spariva e riappariva con pochissimi messaggi scarni in cui non mi parlava di nulla nella maniera più assoluta. Nell'ultima settimana aveva iniziato un pochino a cercare di dire qualcosa, ma poi io sono andata in crisi e ho aperto quel "chiarimento" infinito. In realtà ero partita con l'intento di lasciarlo.

  • Purtroppo il vivere alla giornata, l’accettare quasi passivamente le vicissitudini della vita, il non programmare, sono tipiche della culture africane.

    Lo dico perché l’Africa la conosco bene ed alcune dinamiche per noi sono difficili da capire, si rischia spesso di fraintendere, di giudicare con i nostri parametri.

    Ho visto installare aziende che davano lavoro ad interi villaggi lasciate letteralmente andare per fatalismo, ho visto regalare strumenti di lavoro per iniziare attività venduti il giorno dopo, non nutrire in modo corretto il bestiame e stupirsi che non producesse latte, e ne potrei raccontare altre.

    Aggiungiamo poi che quella africana è una cultura fortemente matriarcale, nella quale la maggioranza degli uomini sono deresponsabilizzati, sono degli eterni ragazzini.

    Ecco, secondo me, queste cose un po’ vanno conosciute altrimenti poi ci si stupisce di certi comportamenti che sono del tutto consoni alla cultura diffusa in quel continente (che io amo).

    Non sono pochi anni in Italia che possono cambiare secoli di tradizioni.

    Consultando abbastanza esperti puoi trovare conferma a qualsiasi opinione.

  • La tua testimonianza credo sia importante.

    E un pò, ora che ci penso, mi fa comprendere una cosa.

    In ditta abbiamo due giovani ragazzi senegalesi. Mi dicono di avere moglie e figli in Africa.

    Ma sembra che, in qualche modo, si contraddicano ogni volta che se ne parla, non riesco a capire.

    Ogni volta mi chiedo se avessi capito male io la volta prima.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Sicuramente un aspetto culturale c'è, anche nella questione lavorativa.

    Difatti lui si giustificava dicendo che in 3 anni nessuno gli faceva vedere veramente il lavoro e che nessuno lo faceva provare. Tutti (io e altri colleghi) gli abbiamo chiesto come mai non sia andato subito dal titolare a segnalare questa cosa, ma lui diceva solo che sicuramente aveva commesso un errore in questo. Un collega lo ha rimproverato perchè più volte lo aveva esortato ad andare dal capo e cercare di imparare più cose possibili e ottenere skills che avrebbe potuto sfruttare anche al di fuori della nostra azienda, ma lui sembrava "lasciarsi vivere" in questa situazione.

    Un altro ragazzo assunto tempo dopo, sempre africano, aveva una mentalità completamente diversa. Si dava moltissimo da fare per imparare il più possibile. Quindi sicuramente la cultura fa, ma anche la persona. Anche tra noi italiani ci sono visioni e mentalità molto diverse pur appartenendo alla stessa matrice culturale.

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