L'altro si aspetta determinate cose, è vero. Ma, riflettendoci, io mi rendo conto che queste cose riescono a essere veramente "segno di vita" solo se le sento autentiche e solo dopo un po' di tempo, nel senso che verso le "determinate cose" mostrate all'inizio, ormai quasi anche uno alle prime esperienze prova diffidenza nella misura in cui percepisce che possa essere solo uno strumento di conquista. E a me, quando passa, appunto, un po' di tempo, non viene più spontaneo sentire le "determinate cose", semplicemente perché sento che l'altro subito mi dà l'impressione di avere una stessa concezione che tutti hanno sempre avuto di me, almeno in un certo tipo di rapporti meno formali (e questa è una costante)
A questo punto, e così mi collego anche a quello che dice la huesera, non si tratta tanto di investire energie, secondo me, nel senso che se l'altro dopo un po' ti rimanda sempre l'idea di percepirti come una persona rigida, supponente, con grilli per la testa e, di fatto, lontana dai comuni mortali, allora tu non tendi spontaneamente a impegnarti: diventerebbe un obbligo, un dover fare, e secondo me in certe cose non può funzionare così, o almeno non del tutto e, comunque, uno riuscirebbe ad avere la forza di "forzarsi un po'" solo in situazioni diverse dallo schema che qui sto descrivendo per me.