Ritrosia a incontrare in pubblico persone di sesso femminile

  • Nemecsek

    È quindi un modo di stare in relazione che si palesa in maniera più o meno forte, in base al livello di importanza che la relazione ha per te.


    Al tuo posto andrei a riflettere su quel mondo a cui sopra hai accennato. Ora sei adulto, hai buone capacità introspettive, puoi pertanto capire dove, quando e fino a che punto questi modi siano autenticamente tuoi (ci sono sicuramente) e quando non lo sono. Quando cioè sia il tuo mondo passato esteriore che si estrinseca nei rapporti.


    Questo a livello mentale, riflessivo, analitico.


    Poi, a livello pratica, inizierei con le cose meno importanti. Inizierei a dire la mia, dire dei no, argomentare: Nemecsek la pensa così, accetta l'opinione altrui ma va per la sua strada, accettando le conseguenze nella propria scelta. Prima le piccole cose, per sentire l'effetto che fa e per abituarsi a quest'effetto. Poi si può passare oltre, andare avanti ad ogni settore della vita, anche le donne.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Zephyr


    Lo schema che si è ripetuto negli anni è questo: incontro una donna, comincia la prima fase della conoscenza reciproca (solitamente a distanza, tramite chat) che dura pure molto tempo, poi si arriva alla proposta di uscita "vera", sempre dell'altra persona. Di norma è avvenuto che l'altra persona ha iniziato a "rispettare" i primi miei dinieghi, fino al punto in cui essi sono diventati, per così dire, non più "rispettabili" (e ovviamente a giusta ragione, come dicevo nel primo post).


    Il fattore che sembra denotare che ciò non sia dipeso dalle persone è che questo schema si è ripetuto, praticamente inalterato, sia in adolescenza, sia nel periodo della cosiddetta "giovinezza", sia da adulto. È cambiato il modo di concepire me e gli altri, è cambiato il mio stile di vita, sono forse cambiate anche alcune mie necessità, ma questo schema non sembra essere cambiato di una virgola.

    E sei sicuro che l'unico motivo sia la paura di essere visto da dei conoscenti? Perché in caso basterebbe incontrarsi in un'altra città... Oltre al fatto che se un uomo e una donna escono può anche essere in amicizia.

  • gloriasinegloria

    Il blocco "insormontabile" è solo nell'uscire in pubblico con persone di sesso femminile. Non che io sia in grado di stare sempre a mio agio e in contesti non "formali" o non lavorativi, con le donne; ma, soprattutto con il passare degli anni, sono maturato nella gestione di me stesso durante quest'ultimo tipo di interazioni, anche se comunque ancora oggi tendo qualche volta a non essere me stesso e a fare gesti o concepire battute un po' infantili.

    Il telefono o il PC, tramite i quali interagivo, hanno le password, Gloria. Davvero, da questo punto di vista, credo sia tutto qui.

    Posso solo aggiungere che nelle occasioni in cui mi è stato proposto di vivere un rapporto, anche amicale, dal vivo, ho avuto l'impressione che i miei difetti potessero essere anche tollerati in tutto l'insieme. Prendere coscienza di questo, una, due, tre volte sicuramente mi ha dato la sicurezza che acquisisce chi sa che non è necessario essere perfetti per fare determinate cose o avere determinate esperienze. Tuttavia, il punto è proprio questo: perché allora non andare avanti, nonostante basti andare in un bar, in momenti in cui ci sono anche coppie o gruppi di amici, per vedere che i comportamenti grotteschi che tu hai avuto e temi di avere ancora alla fine ce li hanno tutti? Perché non andare avanti nonostante sia ormai consapevole del fatto che è meglio rinunciare a un po' della mia presunta impeccabilitá per vivere certe esperienze? E, soprattutto, la cosa più assurda di tutte, perché questo capita sia con donne dalla cui personalità ero un po' intimorito, sia con donne di cui apprezzavo qualità diverse dalla "forte personalità" (mi è capitato di stare bene, a qualsiasi livello, con le une e con le altre)?

    È come se, come dicevo ieri, ci fosse un mix fatto di paura della donna in quanto donna, paura del giudizio della stessa e degli altri, paura di essere inadeguato a prescindere da tutto, paura di capire che non sono poi il "migliore di tutti", cosa che troppo spesso aspiro a essere. Ma questa, sempre come dicevo ieri, mi sembra l'apparenza di qualcosa di diverso, perché se riconosco che sbaglio a credere di poter essere il migliore o sempre adeguato alle cose, non può che esserci qualcosa che si nasconde dietro queste "false" consapevolezze mie.


    la huesera

    Non è solo il timore di dire quello che si pensa, né solo il timore della "violenza" di chi ti deride, ma è l'atteggiamento di chi considera che un certo tuo approccio alle cose sia semplicemente inutile, una perdita di tempo. Chiaramente, poi, col tempo, essendomi isolato molto, sempre più per noia o fastidio che per paura, ho perso ogni capacità di interagire con gli altri al di fuori di un certo contesto (quello del lavoro). È come se avessi perso un po' di contatto con la realtà dei rapporti non lavorativi, dei rapporti che si hanno nel condividere momenti di svago, ma anche dei semplici rapporti che ti portano ad avere un contatto con un amico per un favore o per un consiglio.


    Zephyr

    Quando la cosa (la condivisione di un momento "dal vivo" con qualche amica donna incontrata per caso nella città dove lavoro, diversa da quella in cui vivo) è capitata occasionalmente, senza programmazione e in un contesto nemmeno ambiguo, ho avuto sensazioni simili a quelle che temo di vivere nella mia zona in occasioni "organizzare" e inserite in un contesto diverso. C'era comunque il rischio che venissi visto da conoscenti, ma era minimo, e comunque - dato che ho usato la cosa un po' per "testarmi" - avvertivo che avrei avuto simili sensazioni anche se il rischio fosse stato ancora più basso, perché anche se ero circondato da sconosciuti, mi guardavo lo stesso intorno di continuo, provavo a scorgere nei loro occhi cose, percezioni, ironia, ecc.. Non succedeva, ma questo non mi ha tranquillizzato.

  • ma è l'atteggiamento di chi considera che un certo tuo approccio alle cose sia semplicemente inutile, una perdita di tempo. Chiaramente, poi, col tempo, essendomi isolato molto, sempre più per noia o fastidio che per paura, ho perso ogni capacità di interagire con gli altri al di fuori di un certo contesto (quello del lavoro). È come se avessi perso un po' di contatto con la realtà dei rapporti non lavorativi

    Sei interessato a recuperare queste capacità?


    Gli astronauti/incidentati perdono capacità muscolare e si allenano duramente per ri-ottenere queste capacità.


    Come pensi di poter recuperare queste capacità?


    Tradotto: quali risorse umane puoi/vuol mettere sul tavolo per risolvere il tuo problema?

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Il blocco "insormontabile" è solo nell'uscire in pubblico con persone di sesso femminile.

    ...

    E, soprattutto, la cosa più assurda di tutte, perché questo capita sia con donne dalla cui personalità ero un po' intimorito, sia con donne di cui apprezzavo qualità diverse dalla "forte personalità"? Mi è capitato di stare bene, a qualsiasi livello, con le une e con le altre.


    È come se, come dicevo ieri, ci fosse un mix fatto di paura della donna in quanto donna, paura del giudizio della stessa ed degli altri, paura di essere inadeguato a prescindere da tutto, paura di capire che non sono poi il "migliore di tutti", cosa che troppo spesso aspiro a essere.

    A me non sembra che ci siamo discostati dal titolo che tu hai dato al 3D.

    O, almeno personalmente, leggo ribadito il tuo concetto che ho messo in rosso nel quotato.

    E di seguito trovo da te ribadito il concetto che, in sostanza, con le donne riesci a stabilire relazioni che – per sé stesse – non ti provocano disagio, e anzi che interagisci in modo appagante con donne dall'indole molto diversa l'una dall'altra.


    Hai però aggiunto che queste relazioni con le donne iniziano dal virtuale e che (se ho ben capito) tu non attui alcun pressing per provare a viverle nel reale, e che anzi ti trovi abbastanza regolarmente a subire il pressing femminile per un primo incontro nel reale, che altrettanto regolarmente tendi a procrastinare.

    E hai aggiunto anche la tua paura che nel quotato ho messo in verde.


    Non sono qui come professionista della psiche, e confido molto nella potenziale utilità di scambiarsi esperienze, reali e più o meno meditate.

    Nella mia esperienza, ed in base a quanto mi arriva della tua, mi viene (potendo sbagliare alla grandissima!) solo l'accostamento con quella di un uomo, che chiameremo X, diagnosticato come narcisista oltre ogni ragionevole dubbio e da qualunque professionista del settore.

    Per X è normalissimo "incantare d'ammirazione" il pubblico femminile mediante social (mentre nella vita reale c'è il deserto).

    E per X è altrettanto normalissimo rifuggire da qualunque ipotesi di incontro uomo-donna nel reale.

    Da narcisista DOC... riesce anche, quando messo alle strette da chi lo conosce da sempre e conosce la sua realtà reale, persino ad ammettere che (testuale): "Ma no... in realtà non mi importa niente di avere una relazione sentimentale nel reale! Il mio è puro desiderio narcisistico di convalida/affermazione, che voglio resti virtuale!".

    Come per ogni narcisista... anche questa "sincerità" (mai partecipata alle sue vittime) è soltanto un'ennesima balla da autonarrazione e autorappresentazione narcistica. Nel senso "multi-realistico" che:

    - a parte tutte le autonarrazioni social che si rivelerebbero più o meno false nella conoscenza reale, resta che non vi sia in lui traccia di empatia... e... sostanzialmente sa che risulterebbe del tutto inadeguato e deludente a qualunque frequentazione reale che fosse stata abbracciata dalla vittima che l'abbia creduta "autentica";

    - il vero dramma, in quest'uomo e come da diagnosi psichiatrica, non è che abbia mai veramente mentito sulle proprie qualità psico-intellettual-culturali, quanto piuttosto abbia del tutto bypassato la propria (patologica) incapacità di empatia e, soprattutto,

    - è in qualche modo consapevole che non sarebbe mai disposto a vocare un solo centimetro della propria comfort zone (per quanto disfunzionale!) in funzione di una relazione sentimentale che comporti reciprocità.


    P.S. E sempre in riferimento al caso che conosco fin troppo bene, neanche posso escludere che l'aver tratto l'ipotesi di relazione dal virtuale, non essendo mai stato capace di crearlo e svilupparlo nel reale, sia un ulteriore fattore che "in pubblico" possa risultare imbarazzante e svilente.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Rispondo sia a la huesera, sia a gloriasinegloria con un unico messaggio.

    Riconosco di non avere empatia, è vero, e forse è proprio perchè riconosco di avere quantomeno alcuni tratti narcisistici, che è come se divorassero, a un certo punto, anche l'affettuoso e naturale trasporto che ciascuno può avere nel chiedere a una persona come stia e cosa abbia fatto in una giornata.

    Effettivamente la scarsa empatia e, di rimando, ciò che mi arriva dall'altra parte che comincia a non sentirsi capita o apprezzata in pieno, a un certo punto, potrebbe inibire qualsiasi mio moto volto a vincere le paure. Forse è davvero una banale questione di costi e benefici, chissà: non vale la pena di fare tanta fatica perché tanto prima o poi emerge sempre una distanza fondamentale e incolmabile tra me e qualsiasi donna.

    Non tendo, tuttavia, in generale, a mettere in gioco facilmente le risorse umane di cui parla la huesera. Questo sia perché il mondo in generale sta rivelando meccanismi di fondo di un'assurdità tale che sembra essere veramente inutile sprecare certe energie, sia perché la medesima assurdità si è rivelata anche nei rapporti medesimi, in alcuni passaggi essenziali che alle volte sono sembrati davvero sorprendenti nella loro incomprensibilità. Questo sicuramente complica molto le cose, perché la naturale volontà di interagire con le persone interessanti si sta spegnendo nella misura in cui sembra che non ci sia più nessuno di veramente interessante (e anche qui, forse, torniamo al bisogno che ho di sentirmi sempre il migliore).

  • Effettivamente la scarsa empatia e, di rimando, ciò che mi arriva dall'altra parte che comincia a non sentirsi capita o apprezzata in pieno, a un certo punto, potrebbe inibire qualsiasi mio moto volto a vincere le paure. Forse è davvero una banale questione di costi e benefici, chissà: non vale la pena di fare tanta fatica perché tanto prima o poi emerge sempre una distanza fondamentale e incolmabile tra me e qualsiasi donna.

    Hai mai provato a riflettere sulle paure che tu stesso potessi/potresti incutere?

    Hai mai provato a riflettere sul fatto che tuoi messaggi (verbali e non verbali, silenzio incluso) possano suonare destabilizzanti a chi desidererebbe esserti vicino?


    La "distanza fondamentale e incolmabile"...per il narcisista...non è tra lui e "le donne".

    E' piuttosto tra lui e il resto del mondo.

    Con le donne che si desidererebbe coinvolgere nel proprio mondo a livello passionale... ovvissimo che sembri ancora più impossibile, ma solo perchè il narcisista aspira a platee plaudenti al suo ego gradioso (quanto inconsistente), e un rapporto di coppia richiede - invece e altrettanto sempre - un minimo di reciprocità.

    (lo X di cui parlavo...ha del mitico, ad esempio: riesce ancora oggi a tenere pervicacemente avvinta all'IMMAGINE che lei si è formata di lui, una donna apparentemente intelligente e anche bella... E' una cosa difficilissima da credere, ma è vera così come la accenno: da conoscenza via social nasce un'intesa con lei che X coltiva a modo suo, tra iper-valutazioni e sonore e pubbliche svalutazioni di lei... In ben TREDICI ANNI lei ha cercato in ogni modo di incontrarsi con lui. Operazione mai riuscitale...e i tentativi di lei sono stati così tanti in 13 anni..che riempirebbero un forum intero per descriverli! NADA DE NADA! E' X NARCISO ad essere perfettamente consapevole che se la poveretta passasse DAL VIVO anche una sola mezza giornata con lui... le basterebbe per tornare da dove viene col magone - ma anche con la preziosa consapevolezza - di aver preso una sola fragorosa su un narcisista assoluto, e quindi totalmente incapace di quaunque empatia degna di nota...)

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • Sì, ci penso alle paure che incuto, ma è troppo doloroso, nel senso che avverto una fortissima sensazione di malinconia, del fatto che tutto sia una sorta di occasione persa per creare qualcosa di bello, del fatto che dovrei fare qualcosa e non riesco a capire cosa e, soprattutto, una forte sensazione di tristezza per quello che può provare l'altra persona. Quindi distolgo lo sguardo, perché fa troppo male, e in ogni caso una naturale mia diffidenza verso i sentimenti altrui non mi consente di riuscire veramente a impedire che questa tristezza si annacqui senza costrutto, diciamo così.

    Ovviamente, anche qui sembra esserci un evidente tendenza a sviluppare un meccanismo di difesa tanto più forte quanto più apparentemente volto a confermare una mia nobiltà d'animo e la possibilità che l'interesse altrui possa esserci, in fondo. Però ci sto male davvero, questo sì, per le altre persone.

  • Sì, ci penso alle paure che incuto, ma è troppo doloroso, nel senso che avverto una fortissima sensazione di malinconia, del fatto che tutto sia una sorta di occasione persa per creare qualcosa di bello, del fatto che dovrei fare qualcosa e non riesco a capire cosa e, soprattutto, una forte sensazione di tristezza per quello che può provare l'altra persona. Quindi distolgo lo sguardo, perché fa troppo male, e in ogni caso una naturale mia diffidenza verso i sentimenti altrui non mi consente di riuscire veramente a impedire che questa tristezza si annacqui senza costrutto, diciamo così.

    Ovviamente, anche qui sembra esserci un evidente tendenza a sviluppare un meccanismo di difesa tanto più forte quanto più apparentemente volto a confermare una mia nobiltà d'animo e la possibilità che l'interesse altrui possa esserci, in fondo. Però ci sto male davvero, questo sì, per le altre persone.

    Qui ti "sento" particolarmente onesto.

    Poi, vorrai capire, io sono quotidianamente scioccata da X, che NON è il mio amante virtuale e che purtroppo! conosco dalla nascita, e quindi sono sempre molto sull'attenti...

    Vuoi sapere cosa si attende l'altra persona?

    Probabilmente si attende (se è una persone perbene) la stessa disponibilità, confidenza, trasparenza, affettività che ti offre... ;)

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

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