Io ho spesso come "mission" imbastire un buon rapporto con queste persone...le devo cercare e convincere a fare delle cose, le devo inseguire e devo parlarci quando non vogliono, devo averci a che fare molto insomma. È spiacevole.
Lo credo bene.
Io ho spesso come "mission" imbastire un buon rapporto con queste persone...le devo cercare e convincere a fare delle cose, le devo inseguire e devo parlarci quando non vogliono, devo averci a che fare molto insomma. È spiacevole.
Lo credo bene.
Forse, dai miei colleghi, al momento sono io quello che porta tensione, che crea disagi e problemi, visto che ho un modo diverso di lavorare, più severo, per alcuni troppo. Sono stressato anche io, perché non mi piace la piega che stiamo prendendo: si sta peggiorando sempre più gradualmente e noi non ce ne stiamo accorgendo. Per me, in questo momento, è davvero difficile lavorare e mantenere un equilibrio mentale stabile. Avrei bisogno di ferie, ma farò solo pochi giorni a Natale, non so se basteranno. Come scrissi nel diario del lavoro, ho deciso definitivamente di lavorare su 5 giorni. Vedremo se a gennaio questo potrà aiutarmi a stare più sereno.
Ho letto un articolo stamattina, lo riporto qui:
https://www.ilfattoquotidiano.…oro-burn-out/7822635/amp/
Leggendo questa storia mi sono rivista moltissimo nella storia di questa ragazza; anche io ho vissuto un difficile inserimento nel mondo del lavoro da giovane e continuo, a distanza di 20 anni, a sperimentare difficoltà nell'interazione con colleghi e clienti nuovi, la difficoltà di relazionarmi con gente che trovo aggressiva, agguerrita, senza scrupoli, spesso gretta.
Ovviamente mi adatto e adeguo, ma faccio fatica; in sostanza, come ho già detto, fingo di far parte del mucchio, ma è una recita che mi fa anche sentire a disagio, reggere la parte per tante ore mi stressa. Anche per questo preferisco lavorare da remoto: almeno mi evito questa umanità sgradevole.
Mi rendo conto che lo psicologo dell'articolo ha ragione: probabile che questo rifiuto dipenda da come si è cresciuti. Io ho avuto alle spalle l'unico problema (non da poco) di una mamma anaffettiva, probabilmente narcisista, ma ben compensata da mio padre e altri affetti, e sicuramente ho vissuto nel comfort più totale: come dico sempre, io vengo da una turris eburnea, ero quasi murata viva in un castello irraggiungibile e il contatto vero col mondo l'ho avuto, ahimè, più che adulta. Non sto qui a dire che sia giusto, ma io non avevo percezione della difficoltà del mondo finché non ho lavorato e sono entrata in contatto con altre realtà meno fortunate. Se scrivo degli esempi non mi crederete; uno su tutti, quando ho conosciuto mio marito, che aveva un piccolo appartamento, io non sapevo esistessero appartamenti così piccoli, non me li immaginavo nemmeno. Delle guerre sapevo dai libri, ma le ritenevo qualcosa di lontano e che non mi riguardassero davvero, come possono essere le fate nel bosco. Ero "fuori dal mondo". Il problema è che l'imprinting non lo cambi: io ancora oggi ho estrema difficoltà a viverci in questo mondo e a interagire, o meglio non è corretto dire così, sto in mezzo a tutto, apparentemente bene, la gente non sospetta il mio disagio, sono spesso un punto di riferimento per gli altri e appaio solida e ben orientata, ma non è così che mi sento e pagherei per tornare al mio ambiente protetto, senza le mostruosità che esistono al mondo; pagherei per non uscire di casa per lavorare e farlo solo per frequentare persone e luoghi che mi piacciono.
Voi non mi credereste se vi dicessi tutto, perciò non lo faccio; ma vi basti pensare che anche fare una strada sbagliata, sentire certi rumori, ascoltare certi discorsi mi mette a disagio.
Temo quindi che per me non ci sia soluzione, sono costretta ad adeguarmi finché non andrò in pensione e potrò ritirarmi nel mio comfort e frequentare solo chi mi piace, nei posti che mi piacciono senza più lotte o sfide a cui evidentemente non sono preparata.
La tua esperienza e l'articolo riportato mettono in luce un disagio profondo e umano: il senso di alienazione che si prova quando il mondo sembra distante o ostile alla propria sensibilità. È una condizione che molti vivono, anche se raramente trovano il coraggio o le parole per esprimerla come hai fatto tu.
La difficoltà di adattarsi a un contesto spesso aggressivo e privo di empatia non è solo un problema personale, ma anche uno specchio di una società che lascia poco spazio alle diverse sensibilità. La consapevolezza che hai mostrato è già un enorme passo avanti: sei riuscita a individuare le origini del tuo disagio e a riconoscere le maschere che ti senti costretta a indossare. Questo livello di introspezione è una forza, anche se può sembrare un peso.
Vorrei però soffermarmi su un punto: le esperienze formative e l'imprinting che ci portiamo dietro non definiscono completamente chi siamo o chi possiamo diventare. Anche se al momento senti la necessità di "sopravvivere" fino alla pensione, il cambiamento, anche piccolo, è sempre possibile. Non si tratta di forzarti a essere diversa, ma di trovare o creare spazi che rispettino di più la tua natura.
Forse il disagio non potrà sparire del tutto, ma puoi lavorare per renderlo meno opprimente. A volte bastano piccoli passi: costruire relazioni che ti diano energia, ridurre l'esposizione a contesti tossici, o sviluppare strumenti per affrontare situazioni che ti mettono a disagio. Non è mai troppo tardi per costruire un equilibrio che ti permetta di vivere meglio, anziché semplicemente adattarti.
La capacità di adattamento dell'essere umano è straordinaria. Anche se alcuni tratti della personalità sono radicati, è possibile trovare soluzioni che ti permettano di vivere con maggiore serenità. Un percorso di crescita personale, magari con il supporto di un professionista, potrebbe aiutarti a valorizzare la tua unicità e a costruire una vita più allineata ai tuoi bisogni. Non si tratta di cambiare chi sei, ma di scoprire come puoi essere più fedele a te stessa, anche in un mondo che sembra distante.
Forse il disagio non potrà sparire del tutto, ma puoi lavorare per renderlo meno opprimente. A volte bastano piccoli passi: costruire relazioni che ti diano energia, ridurre l'esposizione a contesti tossici, o sviluppare strumenti per affrontare situazioni che ti mettono a disagio. Non è mai troppo tardi per costruire un equilibrio che ti permetta di vivere meglio, anziché semplicemente adattarti.
Guarda, su questo io ho già lavorato moltissimo, ed è un processo continuo, qualcosa che porto avanti ogni giorno. Coltivo amicizie, hobby; mi immergo nella musica appena posso e, mentre suono un preludio di Bach o un notturno di Chopin o imparo un nuovo pezzo, mi sento nel mio elemento, mi sento me stessa, in pace, serena. Anche nuotare, correre nella natura, in solitudine, mi aiuta tanto, mi rimette in contatto con me stessa. Scrivo anche, cosa che trovo profondamente terapeutica, poesia e racconti, e leggo anche, ma non quanto vorrei.
Ma sono briciole, capisci? Io dedico al lavoro tra le 40 e le 50 ore a settimana, immersa in questioni non chiare, non semplici, non belle e a contatto con persone non chiare, non semplici, non belle. Quello che da sempre cerco di fare, almeno da quando ho acquisito contezza della realtà e avendo ben chiaro in mente cosa ritengo giusto, onorevole, e cosa no... è portare la mia differenza, nasconderla quel tanto che basta per non incorrere in problemi. E a volte ho fatto cose che hanno avuto un impatto non zero.
Tuttavia non mi basta più, sono in un momento di grande insofferenza. Credo sia dovuto anche all'età che non è più giovanissima. A 30 anni ritenevo di essere io la strana; adesso penso che sì, io sono strana, sono spesso fuori contesto (ricordo la sentenza di un collega in occasione del mio primo lavoro: "Questa è una barca in mezzo a un bosco!"), ma io sono quel che sono anche per via del mio passato e, anche se si potesse cambiare (ma io non riesco assolutamente), mi chiedo che senso abbia farlo, perché dovrei, visto che a me non piace la parte di umanità a cui dovrei adeguarmi. Adesso voglio decidere io come vivere e chi frequentare e ridurre al minimo i contatti con gente grigia, spenta, annoiata, corrotta, aggressiva e già arresa.
Io voglio solo cose belle: bei sentimenti, bei percorsi, gentilezza, nobiltà d'animo, luoghi belli per la vista e per l'anima.
È una condizione che molti vivono, anche se raramente trovano il coraggio o le parole per esprimerla come hai fatto tu.
Questo mi incuriosisce, vorrei sapere chi come me, chi vive male il contatto col mondo, e come lo affronta.
Ma secondo te tendi a prendere la negatività altrui sul personale? e prendendola sul personale ci stai male anche ore o giorni dopo, ci rimugini, e senti che a te quel comportamento negativo pesa di più rispetto che ad altre persone?
Ma secondo te tendi a prendere la negatività altrui sul personale? e prendendola sul personale ci stai male anche ore o giorni dopo, ci rimugini, e senti che a te quel comportamento negativo pesa di più rispetto che ad altre persone?
Sicuramente.
Sicuramente.
Mi dispiace. Posso capire come ti fa sentire ma mi verrebbe da dirti che puoi lavorare sull'abbassare la tendenza a prendere sul personale la negatività o le critiche altrui o il senso di rifiuto che ti innescano.
La maggior parte delle persone hanno giornate no o periodi no e magari vorrebbero pure stare a casa, ma sono costrette ad andare a lavorare per ovvi motivi, o vorrebbero avere una vita diversa, ma non fanno nulla per averla e/o sfogano le proprie frustrazioni sugli altri con aggressività.
Le tue emozioni sono valide, quando le provi, ma l'alimentarle anche ore o giorni dopo dipende da te, sei tu che alimenti quell'emozione senza lasciarla andare. Magari le alimenti per tuoi trigger personali e anche su questo ci si può lavorare.
Potresti cercare strategie su come vivere meglio queste situazioni, lasciarle andare, per vivere tu meglio. Non sei costretta ad avere questi ciclici momenti di crisi. Non è immutabile.
capisco anche il tuo bisogno di sfogarti quando sei nel momento di crisi. Anche io mi sfogo quando lo sono.
Gli episodi nel mio caso non si sono azzerati ma sono diminuiti per numero, intensità e durata grazie agli strumenti che ho acquisito.
Il motivo per cui ti accade non lo so, possono essere tanti, ma ti auguro di riuscire a vivertela meglio.
Questo mi incuriosisce, vorrei sapere chi come me, chi vive male il contatto col mondo, e come lo affronta.
Eccomi
Mi sono immedesimato molto con quanto hai scritto nei post precedenti .
Anch'io, come te, faccio una fatica incredibile a gestire certi tipi di persone e personalità. In particolar modo mi rendo conto di riuscire a non tollerare più le persone che io definisco 'aggressive'. Con questo termine non tendo ad indicare persone necessariamente cattive, io mi riferisco a coloro che si approcciano e comportano in maniera prevaricante, quelle con poca (o nulla) sensibilità o tatto, quelle che devono a tutti i costi far valere la propria opinione e i propri modi su quelli altrui. Parlo di persone con cui non puoi ragionare poiché credono di avere sempre, tutte le volte, ragione loro.
Come dici tu, il passato ci segna e ci forma, ed io mi porto dietro un trascorso di bullismo che ha senz'altro minato il mio carattere (già di per sé molto chiuso) e mi ha portato a diffidare delle persone, specialmente quelle che ritengo appunto aggressive.
Purtroppo queste persone sono all'ordine del giorno e non le puoi schivare, devi farci i conti quando vai a fare la spesa, in ufficio, e a volte anche in famiglia.
Io sicuramente so di dover migliorare, voglio imparare a gestire questi individui. Ne va della mia salute mentale e fisica. Purtroppo queste persone non cambieranno mai nè si metteranno mai in discussione. Mi ritengo superiore a loro, ed è inaccettabile che io mi faccia il sangue amaro solo perché questi non sanno comportarsi come Dio comanda... ma, tant'è. Questo mondo non è facile e non è fatto per la gente sensibile, dobbiamo per forza di cose adeguarci ed individuare le necessarie strategie di sopravvivenza.
Ma secondo te tendi a prendere la negatività altrui sul personale? e prendendola sul personale ci stai male anche ore o giorni dopo, ci rimugini, e senti che a te quel comportamento negativo pesa di più rispetto che ad altre persone?
Io sicuramente, ci sto mentalmente e fisicamente male.
Si guarisce da questa cosa??
a sperimentare difficoltà nell'interazione con colleghi e clienti nuovi, la difficoltà di relazionarmi con gente che trovo aggressiva, agguerrita, senza scrupoli, spesso gretta.
Questo lo trovo più comprensibile che un lamento generico e astratto sulle brutture dell'umanità e degli adulti.
Stai in un ambiente di lavoro brutto, iniziamo a circoscrivere il problema.
Consideri realistica una via di uscita in cui semplicemente trovi il modo di lavorare meno? Giusto per ridurre anche in termini quantitativi l'esposizione a questo ambiente che ti fa stare male.
Per il resto, fortunatamente (a meno che tra di noi non ci sia qualche ex-jugoslavo o ucraino), nessuno di noi ha conosciuto la guerra; almeno a quel livello quasi tutti gli europei sono stati risparmiati da privazioni così dure. Quindi guarderei altrove per le cause del tuo disagio, magari, appunto, una tendenza a prendere le cose sul personale, come dice Pantagruel.
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