Diario condiviso della giornata lavorativa

  • Onestamente continuo a non capire perché litigate. Questo è il paese che abbiamo ereditato, bello o brutto che sia, secondo me entrambi i concetti estremizzati sono sbagliati, vediamo di ottenere il massimo possibile in relazione alle nostre possibilità e capacità.

  • Ma sai anche negare le sofferenze di moltissime persone dicendo che sono emotive e non vedono la realtà che è giusta e bella... dicendo che sono negativi e i loro problemi derivano solo da questo... È offensivo.

    E continui con le tue interpretazioni (errate) rigirando la frittata. Non ho mai negato nulla, ho sempre detto e lo ripeto, che se si vuole provare ad uscire da certe situazioni bisogna mettere da parte l'emotività e la negatività e affrontare i problemi con più pragmatismo. Il risultato non è comunque garantito ma non vedo alternative. E lo dico perchè ci sono passato anch'io, e se non avessi agito in quel modo non so dove sarei ora.

    Accettare non significa rassegnarsi - Mai giocare a scacchi con un piccione

  • Onestamente continuo a non capire perché litigate. Questo è il paese che abbiamo ereditato, bello o brutto che sia, secondo me entrambi i concetti estremizzati sono sbagliati, vediamo di ottenere il massimo possibile in relazione alle nostre possibilità e capacità.

    Esattamente. Non è un contesto semplice, non è un momento storico semplice, forse però si può cercare di trovare la propria strada in relazione alle nostre possibilità e capacità, come hai detto tu.

    Ripeto che, se vedessi la realtà totalmente negativa come sostengono alcuni, io personalmente me ne andrei altrove, non starei qui.

  • Io vengo da una terra ANCHE di partigiani, e dico anche perché tutti raccontano di essere stati partigiani quando ai tempi magari andavano in giro in squadre a menare la gente... Qualche partigiano l'ho conosciuto e, al di là delle mitizzazioni e distorsioni, semplicemente, certe persone non si piegano e mai si piegheranno anche a costo della vita. Altre amano e portano avanti la sopraffazione, tante altre sono conniventi e codarde. La guerra sarà finita, quella guerra, lasciandoci il sistema attuale, ma il desiderio di sopraffazione non finisce mai.

  • Io vengo da una terra ANCHE di partigiani, e dico anche perché tutti raccontano di essere stati partigiani quando ai tempi magari andavano in giro in squadre a menare la gente... Qualche partigiano l'ho conosciuto e, al di là delle mitizzazioni e distorsioni, semplicemente, certe persone non si piegano e mai si piegheranno anche a costo della vita. Altre amano e portano avanti la sopraffazione, tante altre sono conniventi e codarde. La guerra sarà finita, quella guerra, lasciandoci il sistema attuale, ma il desiderio di sopraffazione non finisce mai.

    Certamente, mi trovo con quello che dici, ma non vedo alcuna attinenza con questa discussione.

    Per me c'è qualcuno che ha una visione esageratamente negativa; qualcuno che prova a far fronte alle difficoltà e ci riesce anche, non si tratta di sopraffazione ma di resilienza magari.

    Ho già raccontato altrove di quando da studentessa avevo una compagna di liceo che andava malissimo a scuola, e alla fine della quarta ginnasio, in vista della bocciatura a quel punto inevitabile, cercava di portare dalla sua il resto della classe, cercando di convincere gli altri a disertare le lezioni di questi "malvagi" professori, al grido di "ci bocceranno tutti! non l'avete capito? Vogliono bocciarci tutti! E' finita! Non c'è speranza!".

    Chiaramente tra quelli in situazioni simili alla sua c'era un certo consenso; alla fine ci furono, come è normale, diversi bocciati, ma la maggior parte della classe, come è ovvio, fu promossa. Fine della storia. Non c'erano professori "malvagi", solo ragazzi che avevano forse scelto la scuola sbagliata, ragazzi meno studiosi, qualcuno forse aveva altri problemi. Tutti alla fine in un modo o nell'altro hanno trovato una loro strada.

    Quando sento questi venditori di disastri ripenso a quella ragazza, che sicuramente era anche animata da spirito sincero, ma diciamo che per "effetto alone" proiettava sugli altri i suoi problemi.

  • Può sembrare ot il mio intervento, ma in realtà spiega il senso e il tono (per nulla astioso ma intransigente) di ciò che vorrei esprimere.

    Sull'episodio che racconti non so cosa rispondere, nel senso.... Avevi una compagna di classe paracula ma non credo sia metafora della vita. A me ad esempio piace l'episodio del gattino che raccontava Enrico Mattei, quello sì che è metafora di molte cose.

  • Avevi una compagna di classe paracula ma non credo sia metafora della vita

    Il senso non era quello, non credo nemmeno fosse paracula: era solo vittima della sua percezione della realtà, peccato che tale percezione rispecchiava la "sua" realtà e non la situazione di "tutti" né tanto meno un andazzo generale.

    Lei era in una condizione senza via d'uscita, ma era la sua personale condizione, per via di scelte e comportamenti tutti suoi.

    Detto questo, non credo di avere alcuna visione intransigente; la mia è una visione aperta e possibilista, ho due figli e li sto crescendo qui perchè credo in questo paese e nelle sue risorse e in generale credo nelle risorse della vita e se non fosse così, come detto, già penserei a una via diversa.

    Intransigente è chi pretende che chiunque riesca a fare qualcosa di buono (senza nemmeno parlare di apicali e vertici) sia per forza un raccomandato, o parte di chissà quale "elite", o di chissà che fortune.

    Poiché non vengo dalla montagna del sapone, so benissimo che esistono le elite, ma so anche, avendo visto un bel po' di mondo, che le elite sono dappertutto e che tutti quelli che ho conosciuto e che avevano qualche valore l'hanno tirato fuori, nel lungo periodo: ma chi è intransigente davvero dirà che mento, che nascondo i poteri forti, che è tutta "fortuna". Io dico che se queste persone investissero bene il loro tempo forse avrebbero un po' di "fortuna" anche loro. E con questo, nulla voglio togliere alla difficoltà di chi davvero naviga in cattive acque, di chi è invalido, di chi viene da condizioni di estrema difficoltà o povertà. perchè è chiaro che chi vive nel disagio avrà montagne da scalare più alte della media, e mai mi permetterei di dire qualcosa di diverso.

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