Riflessioni sulla perdita del lavoro a 50 anni

  • Salve a tutti, per motivi di crisi aziendale mi sono ritrovato a dover iniziare a cercare lavoro dopo i 50 anni.

    Al di là di come vieni visto dai responsabili delle risorse umane (come un brontosauro, a prescindere dal tuo CV), a me interessa più indagare i risvolti psicologici della situazione.

    Cercare lavoro a questa età è un'esperienza "totalizzante", che tocca tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana.

    Al di là della decisione di intraprendere o meno nuove sfide professionali (come fare corsi di informatica avanzata e presentarsi come un senior con esperienza junior...), la cosa difficile da affrontare è la quotidianità con tutti i suoi imprevisti, che sono molti.

    Ti ritrovi a questa età (vecchio per le aziende, un giovanotto per l'INPS) in cui ti vengono a mancare molte certezze e le cose a cui ti affidi sono l'ottimismo, il sostegno delle persone amiche e la fiducia in te stesso.

    Infatti, a parte l'aspetto economico in senso stretto (più o meno impellente a seconda dei vari casi), la cosa più difficile da affrontare è la quotidianità. Mantenere un equilibrio psicologico mentre si cercano nuove strade non è per niente una cosa banale.

    Dopo un bel po' di porte sbattute in faccia, pensi a fare il salto da lavoro dipendente a lavoro autonomo, ma con tutti i dubbi del caso (specie col fisco che abbiamo). Col pensiero che le tue decisioni non impattano solo su di te ma anche su chi ti sta al fianco (figli, compagna, genitori...).

    Io personalmente cerco di vagliare tutte le varie possibilità che si presentino, magari anche inventandone di nuove. Perché questo mi aiuta ad essere a posto con la mia coscienza, con la consapevolezza di aver fatto del mio meglio. Senza che ovviamente questo mi dia la certezza di raggiungere un qualche risultato.

    Ecco, io sto vivendo così da circa un anno.

    Mi piacerebbe sentire chi vive o ha vissuto esperienze simili, per magari trarre qualche spunto utile per me o anche per chi leggerà questo post. Anche solo per trarre incoraggiamento, che non è mai inutile in questa società che sta diventando sempre più disumana.

    Grazie. Un navigatore.

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • A 52 anni sono partito per la Germania: nuovo lavoro, nuova vita. Due anni dopo abbiamo dovuto chiudere e sono ritornato. Nuovo lavoro e nuova regione (anche nuova vita).

    A 55 anni mi hanno licenziato dalla nuova ditta perchè "la mia integrazione nell'organizzazione non ha avuto successo". Trombato alla grande!

    Ci ho messo 6 mesi a trovare un nuovo lavoro: molti meno soldi, due gradini sotto rispetto a prima, un capo di 40 anni senza competenze sociali (mi pare abbia tendenze autistiche, confermato dai colleghi...) e in una regione che non mi piace affatto.

    Il lavoro l'ho avuto perchè 25 anni fa ho lavorato per il padre del mio nuovo capo...

    Alla fine devo ammettere di avere ancora avuto fortuna! Ma chi se l'aspettava che andasse a finire così? Ritornando dalla Germania ho anche perso l'amore e la mia nuova famiglia, altra faccenda.

    Ah, dimenticavo che dal mio ritorno ho avuto due operazioni alla schiena, perchè le sfighe non vengono mai da sole. Tutto andato bene, però sono cose che tolgono parecchia energia.


    Rispondo alla tua domanda: per non cadere nella depressione ho fatto molto sport, curato l'alimentazione, fatto meditazione quasi tutti i giorni, mi sono fatto seguire da un coach per capire alcuni aspetti del mio essere, letto libri, mantenuto contatti con la gente, cercato lavoro assiduamente, attivato tutte le conoscenze, ripulito cv, linkedin e tutto l'ambaradan. Ho anche cercato di darmi un ritmo giornaliero, con orari fissi come al lavoro.

    Spesso mi sono trovato sull'orlo del baratro: quindi ancora più sport, più fare cose positive per me (corpo e mente).

    Tanti momenti di scoraggiamento, tante speranze andate in fumo, tante promesse di lavoro vane.


    Oggi non riesco ad essere grato per la fortuna che ho avuto: vedo quello che ho perso. Prima il lavoro era al centro di tutto, oggi è quella cosa che mi finanzia la vita. Ma che fare?


    Spero che tu abbia più fortuna di me e che trovi presto un lavoro che ti soddisfa! Per il fatto di diventare indipendenti: se era il tuo destino lo diventavi già molti anni fa. Per cominciare ci vuole una gran energia, ce l'hai veramente? Sei veramente capace di farlo?


    Quando piove è meglio trovare un riparo, anche se è piccolo, buio e scomodo. A volte bisogna sapere accontentare e cambiare il modo di vedere le cose... ci sto lavorando!


    Hai una famiglia che ti sostiene? Amici? Questo è molto importante.


    Auguri!

    Chaque putain de chose qu'on fait dans cette vie, on doit la payer (Édith Piaf)

  • Io purtroppo non ho conoscenze in altre aziende. Mi son sempre arrangiato da solo.

    Al momento cerco di non far trasparire a chi mi sta vicino la gravità della situazione e la cosa mi costa non poco.

    Sto iniziando ad avere problemi di nervosismo e insonnia. Devo provare anche io a far sport e praticare qualche tecnica di rilassamento.

    Grazie per il tuo contributo.

  • Hai qualcuno che ti aiuta nella ricerca del lavoro? Che ti consiglia? Per i documenti, per come presentarti, per come cercare... un coach?

    Anche il cercare è una cosa da allenare, da perfezionare. Mica facile!

    Hai già avuto colloqui? Come sono andati?

    Dipende anche dal lavoro che cerchi... non so se vuoi rivelarlo.

    Chaque putain de chose qu'on fait dans cette vie, on doit la payer (Édith Piaf)

  • La parte piu' strettamente "tecnica" della ricerca è complicata ma affrontare la quotidianità in questa situazione è più complicato. E' la parte psicologica della situazione a essere difficile da gestire.

    Il sentirsi scartati a priori solo per l'anagrafe, senza darti l'occasione di mostrare il tuo valore, è una cosa difficile da accettare. Il mio scopo qui è cercare di "attrezzarmi" o migliorare per la gestione della attuale "normalità" che spero finisca presto.

    Grazie e saluti.

  • Si, devi continuare a combattere... per me essenziale era vedere la ricerca come un lavoro. Con orari regolari, compiti, lista delle pendenze, appuntamenti...

    Dormire abbastanza e curare il corpo.

    Magari ogni tanto fare una "vacanza" per riprendersi e cambiare pensieri.

    Ma non è facile... lo so

    Chaque putain de chose qu'on fait dans cette vie, on doit la payer (Édith Piaf)

  • tici2 condivido a pieno il tuo modo di affrontare le cose, nella vita ahimè capita di tutto, i percorsi sono spesso impervi, e sapervi far fronte alla fine è "tutto".

    Il tuo post è da leggere e rileggere, ora non ho tempo, ma sicuramente ci torno.

    Oggi non riesco ad essere grato per la fortuna che ho avuto: vedo quello che ho perso. Prima il lavoro era al centro di tutto, oggi è quella cosa che mi finanzia la vita. Ma che fare?

    Scusa ecco, solo un'osservazione, per me devi essere grato per aver saputo reagire, e anche per aver tolto il lavoro dal centro; siamo sicuri che debba essere "il centro"?

  • Non ti posso essere d'aiuto con esperienza diretta ma vorrei dirti che ammiro la tenacia e la voglia di mettersi in gioco. Punta tantissimo sull'esperienza perché la mancanza di personale dovrebbe senz'altro tornarti utile nella ricerca.


    tici2 Non so se ho capito bene... ma non era meglio rimanere in Germania e cercare di cambiare lì anziché venire via e perdere anche la famiglia?

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Scusa ecco, solo un'osservazione, per me devi essere grato per aver saputo reagire, e anche per aver tolto il lavoro dal centro; siamo sicuri che debba essere "il centro"?

    Mah, sarà che reagire e gestire le situazioni di crisi fa parte del mio lavoro da sempre, così mi pare "normale" averlo fatto anche adesso. Forse non lo è, forse sono troppo severo con me stesso. Ci devo pensare: grazie per lo spunto!


    Il lavoro al centro: non è mai stata una cosa subita ma voluta. Forse per sentirmi realizzato (io che ho una bassa autostima), forse perché ho bisogno di una "cassetta della sabbia" di dimensioni spropositate per divertirmi: prima il laboratorio, poi il reparto di pilotaggio degli impianti e alla fine tutta la fabbrica :) sai che bello?


    La cassetta della sabbia è un modo di dire tedesco, non so se si capisce in italiano... è come dire l'ambito lavorativo.


    Il lavoro è sempre stato l'hobby, la casa, il luogo per fare esperimenti, gli amici e la famiglia. Il luogo dove non esistono problemi ma challanges, il luogo dove mi sono sempre sentito vivo. Il luogo dove crescere e imparare cose nuove tutti i giorni.

    Non deve essere così per tutti, neanche per me, ma dopo 30 anni di questa vita cambiare è davvero difficile. Non so se ce la farò ad accettare di essere uno dei tanti che timbra il cartellino (mai fatto prima!): non perché è una brutta cosa ma perché è un tipo di vita che non conosco. Vivendo come ho sempre vissuto non si costruisce molto all'infuori dal lavoro: adesso devo farlo e non so come fare! Sembra un discorso ridicolo...

    Chaque putain de chose qu'on fait dans cette vie, on doit la payer (Édith Piaf)

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