Dire la verità alle persone

  • Sai qual è il mio problema? È che io non riuscirei a tacere per principio, perché ritengo che all'interno di una discussione in cui mi trovo a interagire mi sento in "dovere" di esprimere la mia opinione condivisibile o meno che sia. Hai ragione, il problema è mio, perché la gente la maggior parte delle volte si limita a tacere, ma non perché questi siano dei buon samaritani. Credo piuttosto che lo facciano principalmente per due ragioni: 1) vogliono evitare un possibile conflitto; 2) non sono realmente interessati a ciò che il loro interlocutore dice.

    La mia psicologa usava un'immagine: se hai dieci paia di scarpe, tra cui delle ciabattine e uno scarpone di montagna perché dovresti sempre girare con le ciabatte?


    Tradotto: cosa ti induce a dover tenere un comportamento di "principio" quando sulla tua strada puoi trovare il conoscente paziente psichiatrico, l'amico intrappolato in una relazione o il genitore cieco dinanzi a realtà che non comprende (presumibilmente bisognosi di sentire "verità")?


    Sui conflitti ci lavoro, per cui sono sufficientemente ferrata: sono più che altro causati dalla forma non dalla sostanza. Chi tende a trovarsi in molti conflitti ha difficoltà comunicative perché tutte le altre situazioni sono confronti, scambi di opinioni, anche accesi ma non conflitti.


    Che gli altri siano poco interessati al proprio interlicutore lo trovo alquanto possibile, lo darei quasi per certo. Ma questo vale per dispensatori di verità, bugie e silenzi... forum docet. ;)

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Questo però sembra farmi capire che non bisogna mai dire la propria (verità) visto e considerato che non sappiamo quasi mai per certo chi c'è dall'altra parte. Ad esempio, il 99% delle persone alle quali ho confidato le mie difficoltà non immaginavano minimamente che io fossi una persona con delle problematiche tali da rendere la mia vita invalidante.

    Solo noi stessi siamo in grado di giudicare noi stessi. Quindi qualsiasi opinione "sfavorevole" invece di vederla come un punto di vista costruttivo, dovrebbe essere visto come un "attacco"? Ergo dovremmo limitarci a dire solo ciò che non metta mai in discussione l'altra persona?

    Come valutare il contesto? Allora forse è giusto tacere e omettere la propria opinione per paura di un eventuale e sconveniente confronto? Oltre che il contesto c'è anche il tatto e il tempismo da considerare quando si esprime un'idea che dall'altra parte può essere vista come una critica. Allora vedo che pare meglio tacere, ma tacere significa non esprimersi e non esprimersi per me significa mettere un freno alla mia persona, essere incoerente con me stesso ergo non dire la (mia) verità.

    Allora, le domande sono molteplici, cerco di tirare un attimo le fila. Come valutare il contesto? Direi attraverso il buon senso. Quello sta alla tua capacità personale di valutazione delle situazioni, l'approccio è dinamico in base alle variabili in gioco, diverse da caso a caso, e richiede dunque uno sforzo mentale costante.


    Le opinioni sfavorevoli ci stanno se tornano utili anche all'altro, altrimenti non è vietato esprimerle ma in quel caso è da tener presente che tornano utili solo a noi stessi, ossia sono uno sfogo personale che può anche rischiare di affossare l'altra persona, pur di dare un breve momento di soddisfazione a noi (lo stesso vale per il confronto). Come valutare quando è utile esprimersi e quando no? Di nuovo in base al buon senso personale, buttando un occhio al contesto.


    Non esprimersi è certamente mettere un freno alla propria persona, infatti è una forma di auto disciplina. L'espressione di sè, lasciata completamente a briglia sciolta, è una forma di incontinenza emotiva. Se ad esempio ogni volta che ci arrabbiassimo prendessimo a pungni chi abbiamo di fronte, esprimendo liberamente la nostra rabbia, che mondo diverrebbe in breve?


    Il vivere civile richiede il compromesso di sè come forma di auto disciplina, a rammentarci che non ci sono solo le nostre necessità ma una via di mezzo tra le nostre e quelle altrui. Mi rendo conto che il vivere civile sia un bicchiere mezzo vuoto alla libera espressione del sè più autentico, e ad uno spirito libero possa quindi andare stretto, ma è il prezzo da pagare per stare in compagnia altrui.


    Sulla stessa base ideologica, si inserisce anche il discorso sul mentire per evitare il conflitto a favore di un convivere civile, oppure a vantaggio personale nel non dare una "lama" in mano a chi la userebbe senza scrupoli.

    Non so perché ho portato questo esempio, probabilmente perché è una delle poche volte in cui sono riuscito a tacere.

    Penso tu abbia taciuto perchè hai valutato che anche se avessi parlato non avresti migliorato la condizione del tuo amico.


    Se il tuo amico sogna di farsi una famiglia, per quanto quel sogno sia magari irrealistico, date le premesse, probabilmente quel sogno è anche quello che lo tiene in piedi. La speranza è un diavolo torturatore, che invita gli uomini a resistere alle avversità della vita, anche quando le possibilità oggettive sono quasi nulle; ma se la spegni, poi per cosa dovrebbe continuare a vivere quella persona?


    Penso che se tal persona ha anche un oncia di speranza di farcela, la direzione sia quella di spingerlo a concretizzare quell'oncia: tentare "l'impossibile" prima di arrendersi perchè è l'unica vita che ha.


    Poi il discorso sull'essere responsabile verso eventuali bambini puoi anche farglielo, ma senza negargli a priori la possibilità: eventualmente "responsabilizzalo" ma nel senso di spronarlo costruttivamente (magari con un po' di tatto) ad impegnarsi all'automiglioramento (malattia o no) per raggiungere i suoi obbiettivi.


    Negargli i suoi obbiettivi è solamente distruttivo. Anche se è realistico: cosa gli resta poi? Se tu fossi al suo posto come ti sentiresti sapendo che non avrai nulla di ciò che sogni dalla vita?


    Riprendendo il discorso sull'aver confessato le tue problematiche agli altri che non le immaginavano nemmeno: certamente che non si sa mai davvero chi c'è dall'altra parte, si va un po' ad intuito, quindi si può sempre sbagliare, capita.

  • Tradotto: cosa ti induce a dover tenere un comportamento di "principio" quando sulla tua strada puoi trovare il conoscente paziente psichiatrico, l'amico intrappolato in una relazione o il genitore cieco dinanzi a realtà che non comprende (presumibilmente bisognosi di sentire "verità")?

    Questa è una domanda interessante. Non lo so per certo, ma probabilmente una difficoltà nell'accettare le cose che personalmente ritengo sbagliate, ingiuste, irrazionali. Ma a questo punto pongo io una domanda a me stesso: queste situazioni ti tangono in prima persona e soprattutto credi che l'esprimere la tua sincera opinione cambierebbe qualcosa in te, in lui/lei/loro? La risposta a queste due domande è NO.


    Credo che la situazione sia molto più complessa. Devo riflettere su quale potrebbe essere il motivo che mi induce a dover esternare sempre la mia e, nel caso in cui non la dicessi, a rimuginare su una questione che non coinvolge la mia persona solo perché la ritengo errata per una questione di principio.

    Sui conflitti ci lavoro, per cui sono sufficientemente ferrata: sono più che altro causati dalla forma non dalla sostanza. Chi tende a trovarsi in molti conflitti ha difficoltà comunicative perché tutte le altre situazioni sono confronti, scambi di opinioni, anche accesi ma non conflitti.

    Sicuramente la forma ha un peso molto importante, probabilmente superiore alla sostanza. Tuttavia, ciò che intendevo dire era altro e chiedo scusa per non essere stato sufficientemente chiaro. Ciò che intendevo con "evitamento di un possibile conflitto" includeva anche un "confronto" o un "dibattito" purché personale; mettersi in gioco ed esprimere la propria idea anche quando differisce o va a scontrarsi con quella del tuo interlocutore.

  • Il vivere civile richiede il compromesso di sè come forma di auto disciplina, a rammentarci che non ci sono solo le nostre necessità ma una via di mezzo tra le nostre e quelle altrui. Mi rendo conto che il vivere civile sia un bicchiere mezzo vuoto alla libera espressione del sè più autentico, e ad uno spirito libero possa quindi andare stretto, ma è il prezzo da pagare per stare in compagnia altrui.


    Sulla stessa base ideologica, si inserisce anche il discorso sul mentire per evitare il conflitto a favore di un convivere civile, oppure a vantaggio personale nel non dare una "lama" in mano a chi la userebbe senza scrupoli.

    [...]

    Negargli i suoi obbiettivi è solamente distruttivo. Anche se è realistico: cosa gli resta poi? Se tu fossi al suo posto come ti sentiresti sapendo che non avrai nulla di ciò che sogni dalla vita?

    Grazie per il tuo intervento, l'ho letto con piacere e ho voluto evidenziare la parte che maggiormente mi ha colpito e sulla quale vorrei lavorare. Nell'ultimo messaggio che ho scritto mi chiedevo proprio il perché avessi bisogno di esternare sempre la mia idea o critica che sia, quindi a mio avviso proprio questa cosa va a riallacciarsi al "vivere civile" da te menzionato.


    Ad ogni modo, vorrei rispondere alle domande citate. Io penso che se avessi un obiettivo da perseguire, non sarebbero di certo le parole o le idee di una terza persona a mettermi i bastoni tra le ruote. Se dall'altra parte avessi un amico, una ragazza, un parente che esprimendo e argomentando la propria idea mi remasse contro, potrei usare quel pensiero come spunto di riflessione e forse potrei cambiare idea oppure potrei totalmente ignorarlo. In ogni caso sarebbe sempre e solo una mia decisione, indipendentemente dagli altri.

  • Ad ogni modo, vorrei rispondere alle domande citate. Io penso che se avessi un obiettivo da perseguire, non sarebbero di certo le parole o le idee di una terza persona a mettermi i bastoni tra le ruote. Se dall'altra parte avessi un amico, una ragazza, un parente che esprimendo e argomentando la propria idea mi remasse contro, potrei usare quel pensiero come spunto di riflessione e forse potrei cambiare idea oppure potrei totalmente ignorarlo. In ogni caso sarebbe sempre e solo una mia decisione, indipendentemente dagli altri

    :/ Tu probabilmente sì, perchè questo è il tuo carattere, ma ti posso assicurare che ci sono tante persone a cui anche poche parole potrebbero creare un crollo dell'autostima, con conseguente loop depressivo (dipende sempre da chi è la persona). Ad esempio ho interagito con un utente a cui bastavano anche poche parole negative ricevute, per attivare un meccanismo in cui cominciava a darsi addosso da solo, io stessa ho un po' questa tendenza in certi contesti, anche se molto meno rispetto al passato. Non so nello specifico quale sia il problema del tuo amico, ho parlato ipotizzando una sua fragilità psicologica (poi bisogna vedere di che tipo).

  • Hai mai considerato la possibilità di essere una persona neurodiversa ? Intendo dire lievissimi tratti, quindi subclinico.

    No, mai considerato. Però qui sul forum un utente aveva affermato una cosa del genere alludendo ad alcuni test. Quando gli ho chiesto di postare qualche link non ha più risposto.

    Posso chiederti cosa ti ha fatto pensare a questa ipotetica conclusione? Grazie per il tuo tempo :)

  • No, mai considerato. Però qui sul forum un utente aveva affermato una cosa del genere alludendo ad alcuni test. Quando gli ho chiesto di postare qualche link non ha più risposto.

    Posso chiederti cosa ti ha fatto pensare a questa ipotetica conclusione? Grazie per il tuo tempo

    Il test online non fa diagnosi e alcuni sono imprecisi e inaffidabili.


    Io non sono un professionista ma ho un po' di esperienza di relazione con persone neurodiverse e quindi le "percepisco" in base a come si pongono od analizzano le situazioni. Detto ciò, in questo thread ho notato piuttosto che valutare la prospettiva altrui (ossia entrare nella mente o nelle emozioni dell'altro a prescindere), a livello intuitivo intendo, prediligi la via rigorosamente razionale od il principio/i principi... inoltre anche la sincerità (dire cosa si pensa senza filtrare perché lo si ritiene giusto al di là della convezioni o del fatto che possa risultare in molti casi semplicemente inopportuno) è uno dei tratti più tipici. Comunque intendo tutto ciò in maniera molto lieve, per non dire lievissima, infatti chiedevo se conoscevi la neurodiversità, perché è possibile tu ne abbia qualche tratto, ma nulla di ché.

    DALI :hibiscus:

  • No, mai considerato. Però qui sul forum un utente aveva affermato una cosa del genere alludendo ad alcuni test. Quando gli ho chiesto di postare qualche link non ha più risposto.

    Te l'avevo scritto io su questo thread: Cosa devo fare?


    Non so perche' te l'avevo scritto, in quel momento avro' notato qualcosa riguardo ai tratti neurodivergenti, ma non so cosa di preciso. Tieni conto pero' che i tratti neurodivergenti sono presenti in moltissime persone, senza che siano un problema. I problemi nascono quando hai molti tratti neurodivergenti insieme che non riesci a gestire.

    Attenzione: i miei post possono provocare vertigini, nausea, visione offuscata, allucinazioni.

  • Detto ciò, in questo thread ho notato piuttosto che valutare la prospettiva altrui (ossia entrare nella mente o nelle emozioni dell'altro a prescindere), a livello intuitivo intendo, prediligi la via rigorosamente razionale od il principio/i principi... inoltre anche la sincerità (dire cosa si pensa senza filtrare perché lo si ritiene giusto al di là della convezioni o del fatto che possa risultare in molti casi semplicemente inopportuno) è uno dei tratti più tipici. Comunque intendo tutto ciò in maniera molto lieve, per non dire lievissima, infatti chiedevo se conoscevi la neurodiversità, perché è possibile tu ne abbia qualche tratto, ma nulla di ché.

    Premettendo che in anni di terapia, non mi è stato mai detto nulla a riguardo.

    Ho dovuto ragionare sulla tua descrizione, perché effettivamente in parte mi descrive, credo tuttavia che sia un po' troppo generica e applicabile a moltissimi individui.

    Ad ogni modo, cerco di argomentare il mio punto di vista a riguardo della tua analisi:

    1) anziché intuire le emozioni dell'altro prediligo la via rigorosamente razionale.

    - Verissimo, ritengo che una cruda verità sia meglio di una comprensiva bugia. Questo non significa che io non riesca a capire le difficoltà altrui o le emozioni che prova, ma in genere innanzi a un problema prediligo la ricerca di una soluzione pratica, piuttosto che un supporto emotivo del mio interlocutore. Ciò è in linea con ciò che mi aspetto io stesso dagli altri, ma posso capire che la maggior parte delle persone prediligono uno sfogo o un lamento, piuttosto che la ricerca di una conclusione.


    2) Dire cosa si pensa senza filtrare perché lo si ritiene giusto al di là della convezioni o del fatto che possa risultare inopportuno.


    - Questo dipende dalla situazione e soprattutto dalla persona con la quale interagisco. Non posso relazionarmi in egual modo con tutti, ciò però non significa essere disonesti. Posso tranquillamente esprimere la mia idea con tatto senza alcuna difficoltà.

    Esempio: ho un caro amico che non ha mai avuto una ragazza. Dalla maggior parte delle ragazze che conosco è considerato brutto e lo penso anch'io. Quando abbiamo parlato di relazioni, non gli ho detto esattamente questo, ma ho cercato di spiegargli come dovesse abbassare i propri standard perché non è Brad Pitt. Non si è offeso ma non era nemmeno d'accordo visto che mi rispose una cosa del tipo "perché cosa mi manca rispetto a Brad Pitt"... vabbè, questa è un'altra storia.

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