Invecchiamento/vecchiaia...che effetto vi fanno?

  • Gloria❤😂 il secondo ingrediente non è male! 🎊Dai almeno ci sorridiamo su!😂😂😂


    Penso che questi pensieri o stati d'animo, siano perlopiù endogeni, caratteriali, tant'è

    che sono convinta che resterò cosi a vita; avrò sempre questo attaccamento alla vita, alla famiglia, ai ricordi.. ma va bene cosi, lo accetto.


    Un abbraccio fortissimo e buona domenica!!!!❤❤❤❤💪

  • Ciao. :)

    SE parti dal concetto che la vita sia solo sofferenza...ci sta anche tutta.

    Ma...non lo è.

    Lo dico avendo come mito personale Alex Zanardi - ma anche l'amica che a 45 anni potrebbe doversi rassegnare alla carrozzina per una colonna vertebrale non adeguata alla sua mole fisica e che comunque vuole viversi la vita a sua misura -, non ho per mito Arnold Schwarzenegger. ;)

    Non si può parlare in generale della vita..c'è chi ha una vita bella,chi ha una vita orribile..per qualcuno la vita è solo sofferenza,e non credo si possa negare questo fatto.Ma comunque io volevo solo dire che di certo,dal mio punto.di vista,la vecchiaia e la morte rientrano nella normalità,mentre non può rientrare nella normalità la sofferenza costante.Chi ha una buona vita probabilmente è portato a vedere male l'invecchiamento e la morte,mentre chi ha una vita orribile sarà portato a vedere le cose in maniera differente.Ma comunque,ripeto,non si possono dire,secondo me,cose come "la.vita è sofferenza,non è sofferenza,la.vita è questo o quello"..ognuno ha la propria vita,quindi non penso si possa parlare in termini generali.Detto questo,ad ognuno la propria opinione,è tutto estremamente soggettivo.

  • ognuno ha la propria vita,quindi non penso si possa parlare in termini generali.Detto questo,ad ognuno la propria opinione,è tutto estremamente soggettivo.

    Tutto è estremamente soggettivo, e non si può negare questo. Possono essere (sono) diversi gli eventi della nostra vita e diversissimi i nostri modi di affrontarli. Ma proprio per questo c'è sempre margine - quanto meno - per modificare gli eventi modificabili e soprattutto per imparare ad accettare quelli immodificabili, modificando il proprio punto di vista.


    Io sono rimasta veramente turbata, ieri, nel leggere l'intervista ad uno dei sostenitori storici (ed eroici) del suicidio assistito. In via di principio sono d'accordo, anche se poi la mia verità è che riuscirei a concepirlo soltanto in condizioni oggettive estreme e irrimediabili come quelle di DJ Fabo.

    Ma sono rimasta turbata perchè questo medico riterrebbe essenziale estendere il diritto al suicidio ai malati psichiatrici : beninteso a quelli per i quali la vita sia solo sofferenza e i farmaci - in parallelo - un totale snaturamento da sè.

    E' vero che io non sono medico e che non ho alcuna esperienza di casi psichiatrici estremi, ma nella mia ignoranza non riesco a figurarmi una situazione mentale che non sia alleviabile e modificabile in meglio. Nelle patologie psichiatriche non ci sono limiti oggettivi e micidiali come quelli fisici di Dj Fabo! C'è sempre la possibilità di aiutarsi ed essere aiutati a conquistare una diversa visione delle cose. Penso.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • SE parti dal concetto che la vita sia solo sofferenza...ci sta anche tutta.

    Ma...non lo è.

    La vita è ontologicamente sofferenza.

    Per alcuni è anche sofferenza.

    Per altri è solo sofferenza.

    Alla fine si risolve nell'assistere ad una serie di lutti in attesa del proprio.

    Non riesco a capire come si possa decidere eticamente di fare figli, senza una vera fede di tipo religioso.

    (oggi sono preso un pò male, peggio del solito, lo intuirai)

    Io sono stato colpito dalla malattia di Fraco Battiato, che ritengo uno degli "esseri umani elevati all'ennesima potenza".

    Ho visto qualche foto dei suoi ultimi mesi, demenza senile, una mente così sublime totalmente distrutta.

    Che infinita tristezza.

    non riesco a figurarmi una situazione mentale che non sia alleviabile e modificabile in meglio. Nelle patologie psichiatriche non ci sono limiti oggettivi e micidiali come quelli fisici di Dj Fabo! C'è sempre la possibilità di aiutarsi ed essere aiutati a conquistare una diversa visione delle cose. Penso.

    Eh, non sempre.A volte ci sono casi in cui la mente non è integra e non è modificabile, ed è oggettivo come la mancanza di un arto o cose così.

    Se la mente è irrimediabilmente turbata, la salute fisica è irrilevante, e comunque dura poco (ho una visione olistica dell'essere umano), e vivere diventa un inferno quotidiano.

    Una mente integra, sana, forte fa miracoli, vedi A.Zanardi, sopperisce a tutto.

    Come sempre, per comprendere a fondo bisogna fare esperienza diretta, almeno in certi casi.

    Poi va considerato il fatto che non sempre la sofferenza è facilmente visibile, quindi si può aggiungere frustrazione su frustrazione, tipo "ma che hai , stai benissimo, pensa a quelli in carrozzina", quindi viene anche a mancare il sollievo della solidarietà, che già è cosa rara.

    A me (perchè sai che parlo un pò sempre di me ;)) fa stare malissimo sta cosa, mi fa sentire solo come non mai.

    Modificato una volta, l'ultima da 17 TIR ().

  • @17TIR: onestamente credo che mediamente, tolti i casi veramente estremi, la vita porti sia gioie che dolori, e ognuno possa metterci del suo per lasciar prevalere le prime sui secondi. I figli si mettono al mondo per aumentare la propria lista di gioie perché crescerli è un'esperienza essa stessa potenzialmente piena di soddisfazioni, non scomoderei religioni o altro dietro la scelta di avere un figlio. Certamente poi ci sono anche malattie e lutti e quant'altro di negativo, ma non costituiscono la totalità della vita, tranne appunto casi particolari e gravissimi e in questi casi (parliamo di malattie gravissime) sono anche io assolutamente favorevole all'eutanasia, così come lo sono per demenze e altre invalidità intollerabili.

  • la vita porti sia gioie che dolori, e ognuno possa metterci del suo per lasciar prevalere le prime sui secondi.

    Non vedo gioie e dolori come degli assoluti dati oggettivi, per me sono solo "fatti neutri".

    Poi la mente li decodifica, li filtra.

    Le menti di alcune persone, per genetica (ne dubito) o per il loro vissuto esistenziale (probabile) leggono questi fatti invariablmente negativi.

    In pratica ogni gioia è preclusa per loro, al limite anche fatti che per i più sono positivi.

    E' una bella immagine una madre che allatta un bambino ? Per molti si, è un inno alla vita.Per altri è un'immagine drammatica, cupa, perchè leggono la realtà così, l'immagine rimanda ad una serie di pensieri ed emozioni totalmente negativa.

    Credo che modificare questo modo di interpretare sia impossibile, almeno, al momento per me è stato impossibile.

    Il modo non l'ho trovato.

    Poi ci sarebbe da considerare anche il contesto sociale globale, che di certo non aiuta, ma sarebbe OT, oltre che piuttosto lungo.

  • Se stai male di testa,tutto può diventare ai limiti dell'impossibile.Anche le azioni quotidiane più semplici diventano una tragedia.Il tutto è molto subdolo..pensi che se non ci fosse quel determinato pensiero o quella determinata ossessione,allora saresti anche una persona nella norma.Il dramma è che non ci vuole chissà che cosa per mandare l'equilibrio mentale in frantumi.Beata la gente ignorante(rispetto a questi fenomeni),che pensa che essere malati di mente significa essere un po' giù o d'umore,e che basta un po' di buona volontà per stare meglio.Le peggiori prigioni sono quelle della mente,perché non sai se ne uscirai mai.

  • Ma questi sono casi specifici e che necessitano di un qualche tipo di aiuto, di per sè l'incapacità di provare gioia è una malattia vera e propria. Poi si può discutere di tutto, si può dire che nulla è oggettivo e che ognuno ha il proprio modo di essere felice e ci sta...è giusto. Ma non si può sostenere che in generale la vita sia solo sofferenza, questo può essere vero in alcuni casi e appunto in condizioni estreme.

  • Ma questi sono casi specifici e che necessitano di un qualche tipo di aiuto, di per sè l'incapacità di provare gioia è una malattia vera e propria.

    Non la vedo come malattia in senso stretto, nel senso una malattia capita ad una persona che prima era sana, si fa una diagnosi, si vede cosa si può fare allo stato dell'arte della scienza medica.

    Questa "cosa", passami il termina genericissimo, ma non saprei come altro chiamarla, definisce, "è" la persona stessa, la sua essenza, il suo relazionarsi con se stessa e con la realtà, è un modo di sentire, percepire, ovviamente molto distorto.

    Chiamiamolo mal di vivere, depressione, male oscuro, black dog, non sono così importanti i termini, ma finisce con la fine fisica della persona, non ha cure.

    Riguarda la sfera affettiva/emozionale, poi ha conseguenze fisiche tra le più disparate, fobie, attacchi di panico, e quant'altro.

    L'unica cura possibile, restando vivi, sarebbe la perdita totale della memoria, un totale reset, ma a parte che ciò non è possibile, ma se anche fosse creerebbe danni incalcolabili.

    Sarei contento se mi limitassi a non provare gioia, ma non è così, io provo sofferenza costante, sempre e comunque, da che mi ricordo di esistere.

    Ho provato a reagire, ma con gli anni mi è subentrata rassegnazione, stanchezza, sfinimento.

    Poi la situazione attuale (Covid) non aiuta affatto, per me è stata una mazzata pesantissima.

    Ma non si può sostenere che in generale la vita sia solo sofferenza, questo può essere vero in alcuni casi e appunto in condizioni estreme.

    No, hai ragione, è il mio modo di essere di cui sopra, per fortuna il resto dell'umanità è diversa, comunque le situazioni estreme esistono.

    Se la "cura" è stordirsi di psicofarmaci per non sentire più nulla, bè, rinuncio, mille volte meglio morire, più dignitoso.

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