Dico la mia, una cosa che mi lascia perplessa nella morale comune:
1) che stare con una persona impegnata, o peggio sposata, sia "lecito" fintanto che non si interferisce con il legame, cioè che non si diventi uno (ma in genere "una") sfasciafamiglie.
2) che la parola "tradimento" abbia un significato sessuale e non letterale. Mi spiego: per me tradimento non è andare a letto con un altro, ma è il tradire la fiducia. Mancare alla parola data.
Dato il mio basso QE non mi ha mai dato fastidio che i miei partner andassero a letto con qualcun'altro, ma ho trovato devastanti le bugie e i sotterfugi che accompagnavano la cosa. Il mio ex marito inscenava storie pazzesche e litigi assurdi in modo da poter uscire di casa sbattendo la porta e facendo sembrare che la colpa fosse mia. Non l'ho lasciato perché aveva un'altra (cosa di cui non me ne fregava nulla) ma perché non sopportavo più le bugie e i continui e futili litigi.
Per quel che riguarda la mia opinione della situazione di bruce0wayne io direi che se il tuo amico ha troncato la relazione fedifraga di mettere, e suggerirgli di mettere, una pietra tombale sopra. Inutile innescare dolore per una cosa finita.
Se invece non ha intenzione di interrompere questa situazione di dirlo all'altra persona, tanto in ogni caso perderai uno dei due, ma almeno avrai dato la possibilità al tradito di fare le sue scelte.
Ultima considerazione: io porto sempre ad esempio la legislazione dell'antico Egitto. Al tempo dei faraoni il sesso era naturale e libero, si cominciava a 14 anni o prima, lo si faceva comunque e con chiunque e una coppia veniva considerata sposata se viveva un anno assieme. C'era anche il matrimonio per interesse, dove i due stipulavano un contratto commerciale. Ebbene, pur essendoci la totale libertà il tradimento era punito con la pena di morte, non come reato contro la persona, ma contro la dea Maat: la parola data, la verità, la dea che regge il cielo e la terra. Da brava autistica è l'unica dea che venero.