Le do sempre la colpa di tutto

  • Eh, capisco che ti possa sembrare assurdo ma è evidente che se sono qui a raccontarlo ho delle difficoltà con il prendermi responsabilità e il reagire in modo civile e non abnorme. La teoria è chiarissima anche a me.

    Sul primo punto, però, secondo me non è così sbagliato pensare che si debba essere complementari "dove non arriva uno arriva l'altro". Il discorso di incolpare no, ma di aiutarsi così sì...che c'è di male?

    Aiutarsi hai detto bene, ma se lei cerca di aiutare e in più si becca i rimproveri non credo sia bello nei suoi confronti. E fossi in te non porterei per scontato che prima o poi non si stufi e ti lasci, in quel caso te la dovrai vedere da solo, pertanto penserei bene a questa cosa e agirei per evitarla se ci tieni, ti assicuro che qualsiasi persona portata all'esasperazione prima o poi esplode.

  • si debba essere complementari "dove non arriva uno arriva l'altro".

    A me sembra che qua, però, sia tutto unidirezionale... tu hai i limiti, mentre lei deve colmarli.


    Da parte tua c'è grande infantilismo ed egoismo, visto che ti rendi conto della dinamica ma non fai nulla per cambiarla.

    A lei vuoi bene o, semplicemente, ti fa comodo avere una compagna?

  • A me sinceramente quello che colpisce di più è l'accettazione di questi comportamenti da parte della tua compagna. Secondo me il nodo è lì, tu ti comporti così perché lei te lo permette, e perché te lo permette? Insomma se il mio compagno facesse così con me ce lo manderei.

    Potrebbe accettarli perché il rapporto è sbilanciato nei confronti di lui, perché lei ha la tendenza a sottomettersi o anche perché lei non da realmente peso a questi sfoghi. Nell'ultimo caso lei non sopporta realmente, ma semplicemente "da la tara" a lui. Nei primi due casi c'è un problema.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Potrebbe accettarli perché il rapporto è sbilanciato nei confronti di lui, perché lei ha la tendenza a sottomettersi o anche perché lei non da realmente peso a questi sfoghi. Nell'ultimo caso lei non sopporta realmente, ma semplicemente "da la tara" a lui. Nei primi due casi c'è un problema.

    Credo che qui ci troviamo difronte a due situazioni:

    1) Ivan riconosce la situazione, ma non riesce a risolverla

    2) lei la accetta. Perché?

    Perché non ha alternative? È emotivamente dipendente? Si è innestata una sindrome di Stoccolma? O perché non gliene frega niente?

    Nel primo e nell'ultimo caso il rapporto ha i giorni contati, nel secondo e nel terzo il cambiamento potrebbe addirittura essere controproducente.

    Lui dice che è in analisi, non sarebbe il caso di fare un po' di terapia di coppia?

    Forse Ivan ha bisogno dell'aiuto di lei per uscirne, ma lei non lo sa o non sa come fare.

    Non credo nell'aiuto dei farmaci: servirebbero solo a mascherare il problema.

  • Quello che dici è vero in teoria, e mi sento molto a disagio per la pressione che metto, ma su queste due situazioni non funziona. I furti si evitano con l'attenzione e la pioggia, nel dubbio, con la prudenza di non usare la moto. Poi, che dovessi pensarci io è un altro discorso ma sono state due situazioni perfettamente evitabili.

    Beh oddio, se fosse così semplice nessuno subirebbe furti e nessuno rimarrebbe imbottigliato nel traffico sotto la pioggia. E nel caso del furto, la disattenzione c'entra fino a un certo punto, perché chi ha davvero responsabilità è chi sceglie di commettere quel reato. Capisco la frustrazione, l'arrivare a dire "meglio uno scrupolo in più che uno in meno", ma prendersela un po' col primo che capita (in questo caso la tua partner) non è la soluzione migliore.

  • Credo che qui ci troviamo difronte a due situazioni:

    1) Ivan riconosce la situazione, ma non riesce a risolverla

    2) lei la accetta. Perché?

    Perché non ha alternative? È emotivamente dipendente? Si è innestata una sindrome di Stoccolma? O perché non gliene frega niente?

    Nel primo e nell'ultimo caso il rapporto ha i giorni contati, nel secondo e nel terzo il cambiamento potrebbe addirittura essere controproducente.

    Eh Sì!

    Poi noi non conoscendo le dinamiche della relazione possiamo solo presupporre quello che la nostra mente ci spinge a supporre.

    Che lei non abbia alternative la vedo dura. Potrebbe crederlo, ma questo non lo rende vero. Prima o poi se il vaso si riempie: poi trabocca, anche se fosse emotivamente dipendente.


    La sindrome di stoccolma richiederebbe un vero carnefice. Queste sono scaramucce.


    Se non gliene frega niente è perché la situazione in realtà è nelle mani di lei. Talvolta in questi casi l'insofferenza del partner instabile dipende dalla inconscia consapevolezza che all'altro "non gliene frega niente". Da qui le continue provocazioni.


    Lui dice che è in analisi, non sarebbe il caso di fare un po' di terapia di coppia?

    Deve cambiare terapeuta e anche stile di terapia.


    L'analisi va bene per casi meno improntati alle emozioni primarie di ira e ai sospetti casi di traumi del passato che hanno chiare ripercussioni nel presente.


    Per quanto ne so io il percorso corretto potrebbe essere una psicoterapia.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Ciao, ma tu sei perfetto quindi? Scusa se mi permetto, ma il discorso non va. Hai un problema di gestione della rabbia. Se la terapia da sola non basta, devi valutare dei farmaci che plachino questi scoppi d'ira.

    Farmaci?? Da usare così, come acqua fresca? Per usare farmaci ci deve essere una patologia più che conclamata che li richieda. Se il nostro amico è così profondamente irritabile, stizzoso e aggressivo, c'è un problema da risolvere che è sia individuale che (forse ancor di più) di coppia; "sedarsi" mi sembra una scorciatoia a dir poco bizzarra, ma soprattutto controproducente, bisogna accettare la fatica di rendersi consapevoli e crescere.


    A questo proposito, vorrei capire meglio dall'opener la posizione della compagna, mi sembra una posizione di totale e preoccupante passività, anche lei probabilmente è parte del problema. Se tu percepisci il problema devi prendere l'iniziativa di parlarne con lei, chiederle cosa ne pensa. La domanda che ti ha fatto dopo la spesa "ho fatto giusto?" spero vivamente fosse ironica, sarebbe un segnale di sana reattività da parte sua.


    E' questo che mi fa strano, tu ti inc∙∙∙i ogni spesso, ma tra di voi non c'è conflittualità; sarebbe (paradossalmente) forse più sano che vi accapigliaste un po'.

  • Farmaci?? Da usare così, come acqua fresca? Per usare farmaci ci deve essere una patologia più che conclamata che li richieda. Se il nostro amico è così profondamente irritabile, stizzoso e aggressivo, c'è un problema da risolvere che è sia individuale che (forse ancor di più) di coppia; "sedarsi" mi sembra una scorciatoia a dir poco bizzarra, ma soprattutto controproducente, bisogna accettare la fatica di rendersi consapevoli e crescere.


    A questo proposito, vorrei capire meglio dall'opener la posizione della compagna, mi sembra una posizione di totale e preoccupante passività, anche lei probabilmente è parte del problema. Se tu percepisci il problema devi prendere l'iniziativa di parlarne con lei, chiederle cosa ne pensa. La domanda che ti ha fatto dopo la spesa "ho fatto giusto?" spero vivamente fosse ironica, sarebbe un segnale di sana reattività da parte sua.


    E' questo che mi fa strano, tu ti inc∙∙∙i ogni spesso, ma tra di voi non c'è conflittualità; sarebbe (paradossalmente) forse più sano che vi accapigliaste un po'.

    Se non sbaglio gli hanno già prescritto l'EN, è in cura da 10 anni.

  • Farmaci?? Da usare così, come acqua fresca? Per usare farmaci ci deve essere una patologia più che conclamata che li richieda. Se il nostro amico è così profondamente irritabile, stizzoso e aggressivo, c'è un problema da risolvere che è sia individuale che (forse ancor di più) di coppia; "sedarsi" mi sembra una scorciatoia a dir poco bizzarra, ma soprattutto controproducente, bisogna accettare la fatica di rendersi consapevoli e crescere.


    A questo proposito, vorrei capire meglio dall'opener la posizione della compagna, mi sembra una posizione di totale e preoccupante passività, anche lei probabilmente è parte del problema. Se tu percepisci il problema devi prendere l'iniziativa di parlarne con lei, chiederle cosa ne pensa. La domanda che ti ha fatto dopo la spesa "ho fatto giusto?" spero vivamente fosse ironica, sarebbe un segnale di sana reattività da parte sua.


    E' questo che mi fa strano, tu ti inc∙∙∙i ogni spesso, ma tra di voi non c'è conflittualità; sarebbe (paradossalmente) forse più sano che vi accapigliaste un po'.

    Ciao a tutti e grazie per i commenti, anche quelli di più o meno esplicita riprovazione. E' tutto comunque utile al ragionamento. Ora, cerco di rispondere a quest'ultimo commento per non aprire 70 risposte con altrettanti quote, comunque i temi grossi sono venuti fuori e sono qui ripresi.


    - Farmaci: non ho una patologia conclamata. Il terapeuta ha sospettato una HDAD non trattata da bambino in virtù anche di difficoltà organizzative nella vita e nel lavoro (dimenticare cose, non "vedere" i tempi, non organizzarsi, non essere costante negli impegni...). Sono stato a un CPS dove mi hanno detto che secondo loro non c'è HDAD ma solo un tema comportamentale. Mi hanno detto che se voglio posso fare il test, ma erano molto scettici in merito. Comunque mi hanno prescritto l'EN per i periodi di ansia/irritabilità ma sono molto molto cauto per 1.000 motivi (atassia? ottundimento? ma anche no...) e non l'ho ancora neanche comprato.


    - Terapeuta, per chi l'ha citato: sto già facendo psicoterapia, non è analisi. Mi scuso se ho usato il termine sbagliato. Sul suo approccio anche io ho avuto dubbi ogni tanto, ma comunque mi ha aiutato.


    - La mia compagna. Sì, è passiva e gliel'ho anche detto diverse volte in 12 anni. A volte passiva-aggressiva, nel senso che usa un po' la dinamica "non chiedo-faccio io-mi lamento che devo fare io". Questo a prescindere da me, lo fa anche in altri contesti, ma non è questo il punto.
    Diventa attiva e secondo me aggressiva solo alla fine, quando è troppo tardi. Per sua stessa ammissione lei è una che lascia correre sempre finchè è troppo e quando è troppo chiude la porta senza appello. Per me è un atteggiamento poco utile in una coppia (spero sia chiaro che sono qui a spiegare e non a criticare, non sono nella posizione di farlo) e anche questo gliel'ho detto. Se non mi contrasti e non mi dici che non va bene non succede niente. Noi dovremmo litigare di più, accapigliarci appunto, ma non accsade. Tutto rientra sempre, al massimo dopo un giorno o due di broncio.


    Esempio lampante di passività, che dopo 12 anni riesce ancora a stupirmi. Sabato, dopo forse la peggior crisi di sempre, perchè è durata tutto il giorno, le ho detto cose molto cattive, ho urlato, ho minacciato di rompere cose, ho lanciato un paio di oggetti (in modo controllato), sono uscito sbattendo la porta due volte. Senza reazioni sue, siamo arrivati a sera che ancora non mi ero placato. A un certo punto mi sono reso conto che si faceva ora di cena, e quasi nel mezzo di uno dei miei deliri ho chiesto che ore fossero e alla sua risposta ho detto "E allora andiamo a cena se no facciamo tardi". Risposta, non pensava volessi andare a cena con lei e ha detto "corro a fare la doccia" e in 5 minuti era pronta. Cena e drink, un normale sabato. Ma dimmi chiaramente che non ci pensi neanche di andare a cena! Non capisco veramente che vantaggio abbia a fare così. Poi magari, per la dinamica di cui sopra, tra poco torno a casa e decide che il troppo è arrivato e mi lascia.


    - Io. Perchè mi comporto così è qualcosa che non ho ancora capito, sia riguardo all'incolparla che riguardo alla frustrazione intollerabile rispetto alle piccole o grandi disgrazie della vita. Sono anche abbastanza randomico nelle cose, ripensandoci in questi giorni ho gestito situazioni più gravi di questa come un adulto responsabile, ma a volte quando c'è il corto circuito non mi controllo.


    Perchè invece applico la dinamica nella coppia è abbastanza semplice per me: l'ho sempre vista in casa mia. Sono cresciuto con le urla e le liti a cui, alla fine, non c'era un seguito. I miei si scannavano e sono rimasti insieme 40 anni, con problemi decisamente più seri per altro. Su questo ho discusso molto col terapeuta, perchè io che ci ho vissuto so che cosa brutta è stata, ma in effetti non è sbagliato. Alla fine non è successo niente finchè morte non li ha separati. In casa sua invece nessuno penso abbia mai alzato la voce, bestemmiato, rotto cose, sbattuto porte. Altri problemi, ogni famiglia li ha, e altre modalità.


    La spiegazione del terapeuta è che faccio così perchè me lo lascia fare lei - come qui qualcuno ha visto subito - e io so di non avere conseguenze reali. Mi ci ritrovo in pieno, specie se guardo per differenza con il "resto del mondo". Credo di essere perfettamente consapevole, nell'inconscio, che qualsiasi altro obiettivo su cui sfogare rabbia e frustrazione darebbe infatti delle conseguenze. Oggetti? Si rompono. Me stesso? (capitava più da ragazzino, senza essere proprio autolesionista) Mi faccio male. Altre persone? Me le suonano o mi denunciano.


    Quello che sto cercando praticamente da sempre di capire è perchè abbia questa tolleranza così bassa alle frustrazioni, anche se sono migliorato con la terapia. Il terapeuta non si sofferma mai troppo sulle cause presenti nel passato, ma guarda più all'oggi e a come migliorare. Sarà, ma a me così manca un pezzo. La "mia" spiegazione, che condensa una vita, è che ho subito una frustrazione enorme fin dalla tenera età nel vedere il disastro dei miei genitori, con senso di colpa indotto enorme dalla mancata separazione anche, non solo, "per me". Una volta si pensava che i figli dei separati sarebbero cresciuti per forza con chissà quali problemi, e quindi si restava insieme. Messaggio indiretto al bambino: grazie per la vita di m che faccio, è per causa tua. Di sicuro io un prezzo grande l'ho pagato e la rabbia viene - anche - da lì.


    Scusate la sbrodolata, che mi costa anche parecchio ed è una mezza seduta a "cielo aperto"...

    Ancora grazie.

    Se non sbaglio gli hanno già prescritto l'EN, è in cura da 10 anni.

    No, l'hanno prescritto un mese fa e non l'ho ancora neanche comprato. Mai preso in vita mia.

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