Messaggi di Scacciapensieri82

    Un cuoricino per te che ami i videogiochi, l'arte e le serie TV come me!

    Forse mi sto lamentando "troppo", in fin dei conti non faccio un lavoro di m..., non vado a mettere il cemento sulle strade con 40° all'ombra, ho un lavoro "normale" davanti al PC, ma non mi identifico in quello che produco e nell'azienda.

    Per dire, io ho amato molto i miei nonni, ora non ci sono più e mi sono tatuata dei piccoli simboli del loro lavoro. Perché il lavoro li identificava. Loro erano il loro lavoro e viceversa. Si erano fatti da soli e sulla loro professione avevano creato la loro identità. Questo per me non funziona...

    Credo che parte della soluzione consista nell'accettare che sei fatta così e non hai bisogno di cambiare con la forza :). Il cambiamento, se c'è, scaturisce dal profondo e non per imposizione diretta.


    Mi ricordo tanti anni fa, quando ero ancora un ragazzo, seguii la mia idea di provare a far parte di una compagnia teatrale e alla fine stetti con loro per almeno 15 anni o anche di più.


    Ci sono cambiamenti che si manifestano spontaneamente e altrettanto spontaneamente si chiudono. Credo che la cosa piu salutare sia seguire questi momenti. Un abbraccio!

    Ciao! Comprendo benissimo quello che dici e mi ci ritrovo in quasi tutto, solo che ha differenza mia tu hai l'indeterminato ed io no: sono un prof precario, quindi cambio scuola ogni anno.


    Nemmeno io vivo per lavorare e fuori dalla scuola mi dedico al disegno, alla pittura, ai videogiochi, serie tv, riviste d'arte a fare un giro con mia moglie o, più semplicemente, stare a casa a godere della sua compagnia.


    Non ho letto tutte le risposte precedenti, ma dal mio punto di vista il tuo mi sembra un atteggiamento sano. Vedo un sacco di miei colleghi a scuola annullarsi completamente e accettare funzioni strumentali per pochi euro in più sulla busta paga o per avere la metaforica "pacca sulla spalla" dal dirigente e trovo tutti questo assurdo, e bada bene che non ho iniziato l'altro ieri.


    In realtà un po' ti invidio perché con il tuo "secondo lavoro" riusciresti almeno a farti un la pizza fuori, magari potessi dite la stessa cosa del mio :D ^^, invece nel mio caso è tutto spesa diciamo.


    Ad ogni modo una soluzione potrebbe essere o cercare un altro lavoro meno impegnativo e un ambiente più sereno.


    Oppure potresti provare a vedere se la tua azienda può farti contratto part time, o se puoi lavorare da remoto un paio di giorni a settimana (non conosco il tuo contratto quindi avanzo solo ipotesi).


    Ad ogni modo io non ci vedo nulla di male in quello che fai, anzi per me è normale. Lavoriamo per vivere, per finanziare le nostre passioni, per toglierci qualche sfizio ogni tanto. È solo per questo che lavoriamo, anzi, se potessi non lavorare smetterei dopo un secondo. Mai avuto il mito del lavoro :D, nemmeno quando ero disoccupato.

    Sicuramente non hai trovato una tutor comprensiva, una che ti dice che il collega ti fa le piste non fa altro che alimentare un sistema tossico, dove si da chiara preferenza ad un altro (una persona che poi si sentirà più in alto di te e magari penserà pure che potrà legittimare sfotterti).


    Comunque gli ambienti lavorativi in generale sono di quanto più odioso e meschino ci possa essere, infatti io cerco di fare quello che devo fare, parlare solo con coloro che ritengo un minimo equilibrati e poi torno a casa per vivere. Qualsiasi attività fuori dal lavoro è sicuramente meglio.


    Una cosa che faccio io per vivere meglio il lavoro e osservare questo mondo come se fossi un osservatore esterno che guarda il tutto con estrema ironia, come se si trattasse di un film, spesso funziona!


    Un abbraccio

    Ciao carissimo! Sono contento che tu abbia scelto di aprirti e di scrivere sul forum.


    Ultimamente io sto tenendo un diario cartaceo sul quale riversare le mie emozioni e devo dire che mi fa sentire meglio (non scrivo proprio tutti i giorni, ma cerco di essere costante), potrebbe essere una buona idea anche per te, magari?


    Ad ogni modo sul fatto di non riuscire a dormire ti capisco, quando avevo all'incirca 27 anni passai un periodo tremendo sotto questo punto di vista e dormire era diventato un incubo, le notti sembravano infinite e inquietanti. Ciò mi portò con il tempo ad avere anche pensieri di tipo suicidario, perché il peso della rabbia e della stanchezza era qualcosa di insostenibile.


    Che dire? Al tempo la mia terapia fece effetto e probabilmente ero anche nelle condizioni ottimali per poter guarire, vivevo ancora in famiglia e potevo permettermi di non lavorare.


    Forse, dico forse, avresti bisogno di ridurre il numero di ore di lavoro per recuperare un po' di forze, sempre che il tuo contratto te lo consenta, oppure prenderti proprio un periodo di riposo. Come ti hanno già scritto sopra se non funziona il sonno non si vive.


    Spero davvero tu possa recupare perché alla fine è quello che conta: che stia bene tu. Gli altri... vanno e vengono, le amicizie da film esistono per l'appunto solo al cinema. Pensa a stare bene tu.


    Un abbraccio.

    Ciao! posso capire che questa situazione di generi un senso di frustrazione. D'altro canto il rapporto tra famigliari, una volta diventati adulti, può cambiare in maniera radicale rispetto a quando si è bambini, ragazzi o più semplicemente quando si vive tutti insieme nella stessa casa. Il fatto di allontanarsi dal luogo di origine e iniziare una vita da un'altra parte contribuisce a vedere le cose in modo diverso, con maggiore distacco, e le priorità cambiano.


    Magari siete in due momenti diversi della vostra vita, state affrontando dei momenti di passaggio che non coincidono ed è normale non trovarsi, almeno momentaneamente. L'unica cosa che ti posso dire è di non farti influenzare in maniera eccessiva da questa dinamica.


    D'altronde la famiglia d'origine non c'è la possiamo scegliere e se bene o male il rapporto funziona si può essere alleati anche da adulti, altrimenti si mantengono rapporti di cortesia. Io ho un fratello e una sorella, vado molto più d'accordo con il primo, con mia sorella invece mi sento molto più di rado.


    Non sentirti troppo triste: hai un compagno e un cagnolino :), sei molto più fortunata e ricca di tante altre persone. :)

    Essere "giudicata" da chicchessia non mi spaventa invece per nulla, del resto io ho già svariati plotoni di esecuzione... ho pressioni pesantissime sul mio lavoro perchè sono in ballo interessi enormi e c'è gente che venderebbe la madre: io ho a che fare con capi che si giocano premi da 100k, ti lascio immaginare il genere di pressioni che ricevo da questi, per non parlare dei clienti. Non c'è proprio storia credimi: infatti chi è uscito lo ha fatto per questo ed è felice del cambio da questo punto di vista. Le mie ex colleghe passate a insegnare sono "rinate" in termini di serenità, di pressioni, di orari. Sono altri gli aspetti per me importanti tali da impedirmi di tentare questa strada:

    La mia laurea è spendibile subito per supplenze (sono ingegnere), i temi per me sono precarietà, rigidità oraria, stipendio. Preferisco il mio mondo di squali a questo.

    Il fatto di non dover gestire soldi o non avere a che fare con premi da 100k non significa che il mondo della scuola sia il mondo degli unicorni rosa e dello zucchero filato, altrimenti non ci sarebbero così tanti casi di burn out tra i docenti (basta fare un piccola ricerca su google e ne trovi a bizzeffe di articoli sull'argomento ;) ).


    Il fatto che le tue colleghe siano rinate può voler dire tutto e niente, quando si inizia l'onda dell'entusiasmo iniziale è grande.


    Oppure sono in una condizione in cui possono permettersi di fare dei part time molto vantaggiosi.


    Pensa che io al contrario ho conosciuto architetti e ingegneri che quando hanno deciso di fare i prof si sono stupiti di quanto in realtà sia difficile e stressante affrontare la realtà scolastica tutti i giorni e mi hanno confessato che non pensavano fosse così.


    Comunque non volevo certo attaccarti, a giudicare dalla tua risposta mi sei sembrata un po' sulla difensiva. ;)


    In bocca al lupo per ogni cosa!

    Ho molte ex colleghe che ora sono insegnanti, la quantità di ore da dedicare al lavoro è molto conveniente per chi viene da IT: da noi sono minimo 40 ore settimanali + una decina on top come quelle che tu dici "sommerse", nemmeno pagate come straordinario per lo più.

    A fronte di uno stipendio similare a quello da insegnante, un informatico di base lavora sulle 45-50 ore a settimana.

    Sugli altri aspetti mi trovo con te, io non cambierei per i contro che ho descritto e quelli che citi tu stessa.

    Ma come orari rispetto a un impiego tradizionale è estremamente vantaggioso. Credo sia l'unico reale vantaggio, al di là che poi il lavoro deve davvero piacere.

    Certamente si può provare, l'unico modo è provare sulla propria pelle ;), ma tieni presente che lavorando come insegnante sarai giudicata da alunni, genitori, vicepresidi, dirigenti scolastici, colleghi e chi più ne ha più ne metta. Oltretutto fronteggiare dai 22 ai 28 ragazzi per classe ogni giorno tutti i giorni sappi che non è esattamente una passeggiata di salute :P . Ad ogni modo se la tua laurea ti consente di insegnare prova a vedere come ti trovi, magari se non sei in emergenza economica puoi provare con delle supplenze brevi di pochi mesi.


    Considera anche che all'inizio, a meno che non ci sia piena emergenza di personale per quella materia, non è detto che farai subito la prof nelle tue discipline e potresti dover accettare sostegno e non è detto che ti piaccia.


    Lo dico per prepararti, non certo per impedirti di farlo, anzi. In bocca al lupo!

    Allo stato attuale delle cose non so quanto consiglierei la strada dell'insegnamento, anche perché al netto degli aspetti positivi che indubbiamente ci sono (faccio l'insegnante) ci sono dei contro che non vengono percepiti fino a quando non si entra a scuola. Primo su tutti, al di là dello stipendio non commisurato alle enormi responsabilità che si hanno, è la scarsa considerazione sociale che i prof hanno nei confronti del società e il motivo è facile da intuire. Avendo permesso a chiunque, e sottolineo letteralmente chiunque, a mettere becco su questioni che fino a pochi decenni fa erano appannaggio dei professori adesso si è preferito dare ascolto a gente che in un'aula non ci è mai entrata. Questo aspetto, se sei un prof, ti pesa; perché è come se uno qualunque si permettesse di dire cosa debba fare un architetto o un notaio, senza contare che per molti alunni e genitori sei considerato alla stregua di un baby sitter.


    Le ore di lavoro sono comunque di più di quello che uno immagina: perché oltre alle lezioni frontali bisogna tenere conto delle riunioni, delle lezioni pomeridiane e del lavoro sommerso di preparazione delle lezioni e correzione dei compiti (quindi in buona sostanza le ore di lavoro settimanali tra una cosa e l'altra sono quasi le stesse di un altro lavoro). Poi è vero, ci sono periodi di sospensione delle lezioni, le quali però vengono compensate dagli esami a giugno (luglio) e a settembre.


    Detto questo si può provare se uno vuole, ma se poi ci si aspetta di trovare nella scuola un'alternativa a basso stress rispetto al lavoro che lascia potrebbe rimanere deluso.

    Ciao Spider! Spero che tu stia un po' meglio dopo esserti sfogato e abbia meno batticuore.


    Il tuo post ha colto subito la mia attenzione perché anch'io, per diversi anni, ho recitato con una compagnia filodrammatica con la quale mi sono esibito innumerevoli volte e, appena potevo, frequentavo anche corsi dizione, doppiaggio ecc ecc. Posso dirti che la recitazione, l'arte scenica e il teatro in generale sono esperienze forti che ti portano ad uscire sensibilmente oltre la tua zona di comfort.


    Interpretare personaggi diversissimi da te nei gesti, nelle intenzioni e nella mimica significa mettere in gioco se stessi in funzione della costruzione di un personaggio, senza contare anche il rapporto e il feeling che si devono instaurare con gli altri per far sì che lo spettacolo abbia il successo sperato.


    Nel tuo caso specifico mi è parso di capire che c'era anche la difficoltà legata alla differenza linguistica.


    Detto questo però il teatro è anche applausi, adrenalina dopo lo spettacolo che ti tiene sveglio la notte per l'innumerevole quantità di emozioni provate, attestati di stima dagli amici e dagli stessi attori.


    Certo, bisogna essere pronti ad affrontare tutto questo, essere in uno stato di equilibrio a mio avviso. Infatti io adesso sono diversi anni che ho appeso il palcoscenico al chiodo, perché ho bisogno di ritrovare quell'energia potete che scorreva prima in me.


    Fossi in te non mi preoccuperei troppo del forfait improvviso. A meno che non ti abbiano dato la parte del protagonista di solito un aggiustamento in questo tipo di spettacoli si trova.


    Ritrova la tua energia prima e poi prova a ricominciare con la tua passione.


    Un abbraccio

    Come hanno già scritto alcuni utenti abbandonare "la via vecchia per quella nuova" è una scelta estremamente soggettiva che dipende da come ognuno di noi valuta determinate variabili.


    A seconda dell'età si riescono ad accettare cambiamenti, anche radicali, in maniera più o meno naturale.


    Considerando l'età non troppo avanzata della persona in questione una cambiamento a livello professionale potrebbe portare ad una crescita umana e professionale considerevole, ma bisogna capire quanto peso si dà agli aspetti legati alla famiglia, agli amici o a quanto si è legati al territorio di appartenenza.


    Insomma, non ci sono risposte univoche o standardizzate che possono andare bene. Soldi o avanzamento professionale non fanno per forza gola a chiunque.