Messaggi di Scacciapensieri82

    Ciao! Sono un maschietto e, se ti interessa, posso provare a darti una mia versione circa le situazioni che si sono venute a creare con il tuo ragazzo.


    Parto dal presupposto che ti sono già state date delle ottime risposte e di conseguenza la mia affermazione potrebbe non essere così illuminante.


    Sono un uomo di quasi 42 anni e ti posso assicurare che gli inizi delle mie relazioni, dal punto di vista sessuale, non sono stati brillantissimi.. Anzi, avendo perso tardi la verginità mi sentivo parecchio indietro e volevo a tutti i costi dimostrare alla mia ragazza dell'epoca, tra l'altro più piccola di me, che sarei stato in grado di gestire la situazione.


    Inutile dire che questi primi incontri fallimentari furono uno dei motivi che mi portarono ad ammalarmi di depressione, episodio che si risolse in maniera significativa solo un anno dopo.


    Quello che ho imparato e che ognuno d noi ha un suo modo personalissimo di vivere il sesso e ognuno di noi ha le sue zone erogene, i suoi tempi, una diversa routine nell'approcciarsi.


    Per esempio a me piace molto lo strusciamento tra corpi, soprattutto la situazione di massaggio fatta con il corpo, ma magari il tuo ragazzo la detesta.


    A qualcuno piacerà sentire la bocca della donna che bacia in ogni dove. Ad un altro piacerà il sesso orale ad altri i "lavoretti" fatti con le mani. Lo stesso discorso vale per le ragazze, chiaro.


    Prima di pensare a gravi disfunzioni erettili o all'ansia da prestazione bisognerebbe dare il tempo di esplorare ed esplorarsi.


    Ad ogni modo, come ti hanno detto altri, non esiste solo il sesso per entrare in piena sintonia. Fate in modo di essere complici su altri aspetti, il resto verrà da sé.

    Io sono dell'idea che l'università, fatta in un certo modo, può risultare sempre e comunque un valore aggiunto ed è indubbio che ancora oggi risulta uno dei modi più veloci per acquisire conoscenze e allargare i propri orizzonti a livello mentale.


    Senza contare che in alcuni casi è, purtroppo o per fortuna, indispensabile per poter anche solo mettere un piede all'ingresso. Io che lavoro come insegnante non posso certo "permettermi" il lusso di non avere il famigerato pezzo di carta, senza contare che mi denuncerebbero per truffa ai danni dello stato se non lo avessi :D. Di conseguenza per lavorare ho dovuto farmi il percorso 3+2 e via.


    Ad ogni modo: se uno ha le spalle coperte, ha già un lavoro che gli permette di pagarsi la retta ed è convinto, perchè no? Perchè in Italia funzioniamo al rovescio e vediamo sempre male chi decide di nutrire la mente e magari andare oltre i soliti tre/quattro luoghi comuni sui quali si basano gran parte dei nostri ragionamenti?


    Io vi dico la verità: se non fosse perché la scuola assorbe gran parte delle mie energie e del mio tempo mi rimetterei a studiare ancora, magari non farei una seconda magistrale ma un master.


    Essendo una persona particolarmente curiosa a me piace scoprire nuove cose e nuovi mondi. Poi certo, so benissimo che c'è gente che si parcheggia all'università e non impara nulla e, di fatto, gettano alle ortiche l'occasione di imparare qualcosa, però vabbeh.. fatti loro.


    Non credo ci sia una risposta giusta o sbagliata al fare si e no l'università da vecchietti. Dipende da una miriade di fattori: io ho preso la magistrale dopo diversi anni che avevo finito la triennale perché volevo provare a insegnare, poi ognuno decide cosa fare :)

    Ciao Melitta12! :waving-hand:


    Ho letto il tuo post e devo dire che tante ansie che provi, che hai provato o che proverai le provo anch'io, perché? Perché anch'io come te faccio l'insegnante e molte situazioni che hai sperimentato le ho passate, così come tanti altri miei colleghi.


    Poi per quanto riguarda l'anno di prova ti capisco perfettamente. Io al momento non sono ancora di ruolo, e di conseguenza non ho ancora svolto l'anno di prova, ma mia moglie sì; e mi ricordo benissimo quanto fosse stravolta ogni volta che tornava a casa dal lavoro (oltretutto era stata mandata in una sede lontana da casa nostra, quindi puoi immaginare la stanchezza).


    Detto questo: chi lavora a scuola sa benissimo che è una professione estremamente particolare: gli altri non immaginano nemmeno quanta energia psicologica debbano mettere ogni giorno i prof per affrontare alunni, genitori, colleghi che credono di saperla lunga, e in certi casi vogliono proprio farti capire che ne sanno più di te, e, dulcis in fondo, avere a che fare coi dirigenti scolastici (altra bella invenzione..).


    Senza contare il fatto che ormai la scuola è sempre meno scuola ed è invasa dai progetti e dalla burocrazia, rendendo di fatto il lavoro dell'insegnante quasi un lavoro da impiegato.


    Il punto è che dovresti provare a vedere se puoi sfogarti con qualcuno e magari se riesci a ritagliarti un piccolo spazio che non centri niente con il contesto scolastico.


    So che può essere difficile, ma noi insegnanti spesso dimentichiamo che, fuori dalle mura scolastiche, c'è un mondo; di conseguenza tendiamo a dare un importanza spropositata a tutto ciò che succede in classe.


    Io per esempio tendo a relativizzare quello che mi succede e vederlo quasi in chiave comica (un po' alla Filippo Caccamo per intenderci ) poi, magari, mi inalbero pure con gli studenti per via di alcuni atteggiamenti non corretti, ma so che alla fine della giornata ognuno andrà per la propria strada e tornerà dalla propria famiglia.


    Dico tutto questo perché chiaramente ci sono momenti in cui, più di tanto, non si può "saltare" il lavoro, ed essendo tu in anno di prova hai bisogno di un congruo numero di giorni per superarlo.


    Ad ogni modo prova a contattare qualche tua vecchia amicizia degli anni precedenti al ruolo e vedi come stanno messi i tuoi colleghi, spesso quando siamo giù di corda tendiamo a credere che solo noi stiamo passando una situazione pesante, ma spesso anche altri vivono come noi e magari non lo danno a vedere per paura di essere giudicati, per non far passare un'immagine troppo vulnerabile di loro stessi ecc ecc.


    La scuola purtroppo è cambiata tanto, personalmente credo stia prendendo una direzione più vicina a quella di un centro sociale che non a un luogo depositario del sapere e dello scibile umano, e questo a mio parere genera molta frustrazione in chi vorrebbe lavorare in un certo modo, senza piegarsi a logiche di tipo aziendalistico.


    Ti faccio un grande in bocca a lupo! E ovviamente, se ti va, rispondimi pure!

    Propositi per l'anno nuovo? Lavorare di meno ovviamente :P. Lo dico così tra il serio e il faceto perchè se c'è una cosa che mi mette ansia è dovermi alzare tutte le mattine e passare un sacco di tempo in un posto dove farei volentieri a meno di stare (poi ci possono essere posti di lavoro più o meno stressanti, ma a me disturba proprio il fatto di dovermi muovere da casa ed essere "costretto" a rimanere chiusi in una stanza). Detto ciò: vorrei iscrivermi in palestra o praticare un arte marziale, uno sport da combattimento non credo; un po' perchè seppur mi piaccia osservare le dinamiche di due atleti che lottano non credo riuscirei a farlo con costanza (ho fatto un pochino di pugilato, ma non faceva per me) e un po' perché non credo che mia moglie sarebbe felice nel vedermi tornare a casa con il naso pesto :D. Mi piacerebbe entrare nel mondo del doppiaggio (ho già un lavoro sia beninteso), in passato ho fatto dei corsi e vorrei provare a vedere se questa possibilità si può concretizzare, anche se molto probabilmente rimarrà solo un sogno. ;)

    Il passaggio dal mondo della scuola/università al mondo del lavoro è sempre un passaggio delicato, perchè di fatto segna la fine di un'era e si pone come un moderno rito di passaggio, sensibilmente meno brutale rispetto a quelli antichi, ma comunque in grado di sconvolgere :grinning_face_with_sweat: (ecco, adesso che ho usato l'emoji all'interno del testo sai che sono un vecchietto).


    Tornando a noi, come ti è stato già detto nei commenti precedenti, non c'è nulla di male nell'ammettere di soffrire e di cercare aiuto per risolverlo. Ciò che tuttavia mi ha colpito nella tua lettera è che non citi mai un amico, un famigliare, una persona di cui ti fidi, qualcuno con cui tu possa parlare. Hai parlato dello psicologo, certo, ma è chiaro che l'aiuto che ti può dare quest'ultimo deve rimanere per tutta una serie di motivi su un piano strettamente professionale.


    Non sono uno di quelli che pensa che per guarire ci si debba circondare di amici e conoscenti, anzi, molte delle mie battaglie interiori le ho risolte da solo (solo in un caso sono stato costretto ad assumere farmaci per la depressione). Ma mi sembra che tu in questo momento abbia bisogno di una persona che ti appoggi una mano sulla spalla e ti dica: "va tutto bene". Detto questo non ti aspettare comunque che le persone, psicologi compresi, facciano i miracoli. Ognuno di noi ha il suo fardello da portare e imparare a guardare le cose con lucidità e distacco rimane sempre la soluzione migliore, anche se ci vuole tempo e non è sempre così facile applicare questa filosofia nella vita vera. Rispondimi pure si ti va :grinning_face:. Un abbraccio.

    Sì, ma un conto sono incertezze, dubbi e timori, un conto è essere sopraffatti da un'ansia ingestibile e spropositata. Totalmente d'accordo su tutto il resto.

    L'ansia di per se stessa è una paura sproporzionata rispetto a ciò che l'ha provocata, certo non c'è bisogno che te lo spieghi e di certo non è necessario che lo spieghi sul sito di Nienteansia. Tuttavia cerco di semplificare per farti capire che per superare questo tipo di fobie, ansie e o timori, dovrai necessariamente incominciare ad esporti alle situazioni che più ti spaventano, affinché tu comprenda che l'ansia che provi per questo genere di situazioni è esagerata. Ovviamente non sto dicendo che sbagli a provare disagio e non c'è niente di male nell'essere ansiosi, sennò non sarei su questo sito. Però ti posso assicurare che nella stragrande maggioranza dei casi le paure che proviamo sono una proiezione ingigantita di un film partorito dalla nostra mente, fidati. Io di lavoro faccio l'insegnante e quasi ogni mattina mi sveglio e immagino che qualcosa possa andare storto, non è un'ansia così paralizzante da impedirmi di svolgere il mio lavoro, no di certo, ma è abbastanza per creare in me una condizione di costante fastidio, come la puntura di una zanzara. Tuttavia, questo devo ammetterlo, alla fine della giornata non succede quasi mai niente. Mi immagino di essere rimproverato dal dirigente scolastico, di avere dei contrasti con i colleghi per motivi più o meno gravi, e invece nella quasi totalità dei casi tutto va per il verso giusto (a parte il mal di testa per i ragazzi che fanno troppa confusione) :D. In effetti le volte in cui sono stato rimproverato nel mio lavoro, o in altri che avevo svolto in passato, è stato quasi sempre per motivi più o meno oggettivi, non certo per le mie "paturnie" di quel giorno. Ciò che voglio dire è: cerca di vivere attimo per attimo, senza pensare che il tuo modo di agire possa in qualche modo avere un qualche effetto negativo sull'ambiente circostante. Perchè le situazioni prima di tutto si creano nella nostra testa, ancora prima che nella realtà. Ti faccio un grandissimo in bocca al lupo amico mio :)

    Ciao Davide! Credo che molte incertezze, dubbi o timori su come muoversi siano normali, specialmente per chi come te si sta letteralmente affacciando alla vita vera soltanto ora. L'essere umano tende per semplicità a riproporre in maniera forzosa determinati schemi di comportamento che gli facilitino il compito nelle interazioni umane proprio perché sono, per loro stessa natura, complesse e poco leggibili (a meno che non si voglia guardare solo alcuni specifici aspetti, in quel caso possono anche risultare facili).


    Le ansie andranno via con l'esperienza concreta e con il tempo imparerai che ogni persona è davvero un mondo a sé, che non può essere catalogata in nessun modo. Non esistono cose davvero giuste o sbagliate e chiedere l'amicizia su IG ad una ragazza può essere la cosa più giusta del mondo o la più enorme c@@@ta che tu abbia mai fatto. Chi può dirlo? Solo l'esperienza cruda e diretta :P

    Io passerò il Capodanno con mia moglie, così come faccio da diversi anni ormai. L'ansia di dover trovare a tutti i costi qualcosa da fare appartiene al passato. Per quel poco che ho capito durante il corso degli anni le feste amplificano la percezione dei nostri stati d'animo: ciò fa sì che le persone che si sentono da sole, a Natale o a Capodanno, si sentiranno ancora più soli e quindi, qualora non riescano a trovare un gruppo con il quale trascorrere le feste, possono vivere l'intero periodo natalizio in maniera abbastanza straziante per via della pressione sociale che tali eventi comportano. Da ragazzo ovviamente sentivo anch'io questa smania di dover organizzare qualcosa a tutti i costi, magari facendomi andare bene la compagnia di persone con le quali non avrei voluto condividere neanche due minuti del mio tempo. Andando avanti ho capito che non ne vale la pena e che siamo noi a dover definire l'importanza di certi momenti e non sono gli eventi a dover definire noi.