Ciao Xatler, devo dire che il tuo discorso mi ha toccato molto. Si percepisce la presa di coscienza di un male comune che attanaglia un numero consistente di persone: la ricerca di un'identità personale, di una stabilità economica e lavorativa che sembra sfuggirci e, di conseguenza, facciamo dunque fatica a capire qual è il nostro posto nel mondo.
Anch'io in questo momento sto vivendo una situazione un po' particolare. Sarà perchè ho 40 anni e allora incomincio a fare i primi bilanci. Certo, a differenza tua io sono sposato, lavoro (anche se non a tempo indeterminato), per tanti anni ho seguito la passione del teatro, la quale però non ha portato a risvolti lavorativi. Tuttavia mi ritrovo a quest'età con la consapevolezza di aver vissuto, magari anche intensamente in alcuni periodi, senza però di fatto aver trovato ancora una quadra.
Ma forse il tutto si riduce al fatto di non accettare la vita così com'è. Ovvero non una serie di traguardi da raggiungere ad ogni costo, ma solo ad un susseguirsi di momenti felici o tristi senza una schema apparente.
Dobbiamo cercare la felicità nei singoli momenti della giornata e si, dobbiamo avere anche una parvenza di progettualità, come cercare di superare un concorso o trovare un lavoro, ma dobbiamo anche ricodarci che noi non siamo quello, e che il lavoro non ci cambierà nel profondo, ne ci darà la ricetta per essere in pace con noi stessi.
Ti faccio un grosso in bocca e ti mando un grosso abbraccio. Nella speranza che la felicità ti arrivi.