Il lavoro che mi piace non è un lavoro...

  • Ciao! Comprendo benissimo quello che dici e mi ci ritrovo in quasi tutto, solo che ha differenza mia tu hai l'indeterminato ed io no: sono un prof precario, quindi cambio scuola ogni anno.


    Nemmeno io vivo per lavorare e fuori dalla scuola mi dedico al disegno, alla pittura, ai videogiochi, serie tv, riviste d'arte a fare un giro con mia moglie o, più semplicemente, stare a casa a godere della sua compagnia.


    Non ho letto tutte le risposte precedenti, ma dal mio punto di vista il tuo mi sembra un atteggiamento sano. Vedo un sacco di miei colleghi a scuola annullarsi completamente e accettare funzioni strumentali per pochi euro in più sulla busta paga o per avere la metaforica "pacca sulla spalla" dal dirigente e trovo tutti questo assurdo, e bada bene che non ho iniziato l'altro ieri.


    In realtà un po' ti invidio perché con il tuo "secondo lavoro" riusciresti almeno a farti un la pizza fuori, magari potessi dite la stessa cosa del mio :D ^^, invece nel mio caso è tutto spesa diciamo.


    Ad ogni modo una soluzione potrebbe essere o cercare un altro lavoro meno impegnativo e un ambiente più sereno.


    Oppure potresti provare a vedere se la tua azienda può farti contratto part time, o se puoi lavorare da remoto un paio di giorni a settimana (non conosco il tuo contratto quindi avanzo solo ipotesi).


    Ad ogni modo io non ci vedo nulla di male in quello che fai, anzi per me è normale. Lavoriamo per vivere, per finanziare le nostre passioni, per toglierci qualche sfizio ogni tanto. È solo per questo che lavoriamo, anzi, se potessi non lavorare smetterei dopo un secondo. Mai avuto il mito del lavoro :D, nemmeno quando ero disoccupato.

  • Allora... se dopo solo 4 anni sei già così "scazzata" al lavoro, perché non cerchi altro?

    Puoi continuare con la tua passione di scrittrice, ma cercare comunque un altro impiego in un altro ambiente. Anche io al momento ho perso l'entusiasmo, cerco comunque di dare il massimo, ma non sono performante come 10 anni fa e me ne rendo conto. Ma cerco altro. E non sono ancora arrivata a pensare che se l'azienda fallisce non mi interessa. Quando esci dal lavoro, hai la tua vita e le tue passioni, ed è giusto.

    Ma essere già così dopo soli 4 anni non ti porterà da nessuna parte.

    Immagino tu sia giovane, non potresti buttarti in un'altra attività lavorativa?

    Ciao, sono circa due anni che faccio colloqui per posizioni simili. In alcuni sono arrivata alle fasi finali e sono stata respinta, altri invece escludevano a priori il lavoro da remoto e/o ibrido, cosa per me vitale (soprattutto il remoto), in tanti colloqui ho avuto solo una risposta positiva per un lavoro da remoto ma con una RAL estremamente bassa e che non era neanche negoziabile, quindi ho rifiutato dopo tanti ripensamenti, perché potevo ritornare al meridione vicino ai miei genitori, ma facevo un dietro-front tremendo (più di 6k in meno di RAL).

  • Devi prendere una via di mezzo: ok avere altri interessi e non marcire di solo lavoro come fanno certi sfigati (anch'io ho colleghi così e ti assicuro che il resto della loro vita fa semplicemente pena), ma contemporaneamente devi impegnarti anche se non è la tua vera passione: ci sono un sacco di persone che fanno un qualunque lavoraccio solo per lo stipendio (praticamente TUTTI gli operai del mondo e buona parte degli impiegati) eppure lo fanno perché serve per stare al mondo. Punto.


    Gli animali passano tutto il tempo a cercare cibo e a cercare di riprodursi e noi non siamo molto diversi: cambiano solo le modalità. In un ufficio anziché a caccia.

    Non è che l'uccellino può dire "ma a me cercare vermi non piace, non è la mia passione...e poi intanto guardarmi le spalle per assicurarmi che non ci sia qualche predatore che mi vuol mangiare...".

    E' una vitaccia, ma è così.

    In realtà all'inizio mi sono impegnata, questo impegno ha dato i suoi frutti in termini economici e di ruolo. Poi ci sono state cose interne all'azienda... acquisizioni, riorganizzazioni, promesse che hanno fatto e che non hanno mai mantenuto... tutte cose che mi hanno demotivata nel profondo. Inizialmente per via della pandemia lavoravo in full remote, questo gradualmente ci è stato tolto... ora ci è stato tolto un altro giorno di flessibilità, e sono sicura che prima o poi ritorneremo nella formula 5/7 in ufficio.

  • Un cuoricino per te che ami i videogiochi, l'arte e le serie TV come me!

    Forse mi sto lamentando "troppo", in fin dei conti non faccio un lavoro di m..., non vado a mettere il cemento sulle strade con 40° all'ombra, ho un lavoro "normale" davanti al PC, ma non mi identifico in quello che produco e nell'azienda.

    Per dire, io ho amato molto i miei nonni, ora non ci sono più e mi sono tatuata dei piccoli simboli del loro lavoro. Perché il lavoro li identificava. Loro erano il loro lavoro e viceversa. Si erano fatti da soli e sulla loro professione avevano creato la loro identità. Questo per me non funziona...

  • Un cuoricino per te che ami i videogiochi, l'arte e le serie TV come me!

    Forse mi sto lamentando "troppo", in fin dei conti non faccio un lavoro di m..., non vado a mettere il cemento sulle strade con 40° all'ombra, ho un lavoro "normale" davanti al PC, ma non mi identifico in quello che produco e nell'azienda.

    Per dire, io ho amato molto i miei nonni, ora non ci sono più e mi sono tatuata dei piccoli simboli del loro lavoro. Perché il lavoro li identificava. Loro erano il loro lavoro e viceversa. Si erano fatti da soli e sulla loro professione avevano creato la loro identità. Questo per me non funziona...

    Credo che parte della soluzione consista nell'accettare che sei fatta così e non hai bisogno di cambiare con la forza :). Il cambiamento, se c'è, scaturisce dal profondo e non per imposizione diretta.


    Mi ricordo tanti anni fa, quando ero ancora un ragazzo, seguii la mia idea di provare a far parte di una compagnia teatrale e alla fine stetti con loro per almeno 15 anni o anche di più.


    Ci sono cambiamenti che si manifestano spontaneamente e altrettanto spontaneamente si chiudono. Credo che la cosa piu salutare sia seguire questi momenti. Un abbraccio!

  • In realtà all'inizio mi sono impegnata, questo impegno ha dato i suoi frutti in termini economici e di ruolo. Poi ci sono state cose interne all'azienda... acquisizioni, riorganizzazioni, promesse che hanno fatto e che non hanno mai mantenuto... tutte cose che mi hanno demotivata nel profondo. Inizialmente per via della pandemia lavoravo in full remote, questo gradualmente ci è stato tolto... ora ci è stato tolto un altro giorno di flessibilità, e sono sicura che prima o poi ritorneremo nella formula 5/7 in ufficio.

    Le acquisiszioni e conseguenti riorganizzazioni sono una forte rimescolata che può dare benefici o guai.

    Quando si sta male, è pur sempre occasione di cambiamento. Non è detto che andrà a giovare, ma sempre meglio che stare fermi come si sta.


    Quando invece si sta bene è un grosso rischio.

    Solitamente quelli che hanno fatto carriera cominciano subito a lavorarsi i nuovi capi, senza aspettare l'ultimo momento col rischio di ritrovarsi senza "santi in paradiso".


    Riguardo la smartworking, io per questo motivo cerco sempre la vicinanza a casa, contando di dover sempre andare in presenza, perché fare affidamento sul remote working è sempre un grosso rischio.
    Certo che sarebbe bello poter candidarsi a qualunque annuncio del mondo senza considerare la distanza,

    ma per ora è solo uno zuccherino per attirare i buoni candidati oppure un modo per sfruttare sviluppatori software indiani a basso prezzo.

  • Quando invece si sta bene è un grosso rischio.

    Solitamente quelli che hanno fatto carriera cominciano subito a lavorarsi i nuovi capi, senza aspettare l'ultimo momento col rischio di ritrovarsi senza "santi in paradiso".

    Precisamente quanto accaduto a me anni fa nella precedente azienda; non essendo mai stata brava a "lavorarmi i capi", il cambio di management mi ha messo all'angolo.


    Riguardo la smartworking, io per questo motivo cerco sempre la vicinanza a casa, contando di dover sempre andare in presenza, perché fare affidamento sul remote working è sempre un grosso rischio.

    Mi trovo, cioè anche io non valuterei offerte di lavoro dall'altra parte del mondo, ma trovo abbastanza pacifico invece il progetto dell'opener di tornare a vivere al sud lavorando poi da lì in modalità smart working.

    Io stessa lavoro con moltissime persone dislocate al sud, o anche al nord, che non ho mai visto, senza alcun problema; proprio di recente ho contattato un collega nuovo e subito mi ha detto che se avevo necessità di farlo andare in sede aveva bisogno di saperlo prima per organizzarsi (sono la sua manager), l'ho immediatamente tranquillizzato che lato mio non avrebbe mai trovato alcun problema su questo aspetto.

    Secondo me tutto sta a liberarsi di una mentalità un po' boomer che ancora dilaga nel nostro management ma a tendere le cose andranno diversamente.

  • Ipposam, vuoi essere la mia manager? Ahahah, scherzo.

    Da me invece tutto il fulcro è al nord e abbiamo diverse sedi sia al nord che al centro Italia, solo una al sud. Nell'ultimo mese hanno acquisito una nuova sede sempre al nord.

    Anche questo aspetto è da indagare, nella mia regione decolla solo il turismo, per gli altri mesi dell'anno c'è un grande mortorio. Ultimamente ci sono diversi investimenti da parte di multinazionali ma comunque non abbastanza da far restare le persone nel proprio luogo d'origine. Come vedi, io non ho trovato nulla e mi sono dovuta trasferire. All'inizio è stato bellissimo ma dopo tre anni fuori la situazione è diventata un po' pesante, anche perché i miei "vecchi" invecchiano ed è ora di ripagare tutti i sacrifici che hanno fatto per tirarmi su.

  • Ipposam, vuoi essere la mia manager? Ahahah, scherzo.

    Sai che non sei l'unica a chiedermelo? :)

    Io penso che passiamo al lavoro molto tempo, deve essere anche un piacere lavorare, se si può farlo più serenamente ne guadagnano tutti, dipendenti e aziende. E' il mio mantra.

    anche perché i miei "vecchi" invecchiano ed è ora di ripagare tutti i sacrifici che hanno fatto per tirarmi su.

    E' un problema su cui si sbatte tutti; d'altra parte spesso anche stando vicini non è facile per niente garantire presenza e aiuto. Noi ci abbiamo sbattuto molto negli anni.

  • Conosco chi abita a due isolati di distanza e non c∙∙a i genitori neanche di striscio.

    Serve predisposizione, attitudine... riconosco che non è da tutti; c'è un detto che dice: "basta un genitore per campare dieci figli, non bastano dieci figli per campare un genitore". Sacrosanto.

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