A proposito del gruppo Facebook "Mia Moglie"

  • Guarda, il punto secondo me è che il porno in sé non è una "novità" degli ultimi decenni: rappresentazioni erotiche e pornografiche esistono in forme diverse da millenni, basti pensare ai vasi greci, agli affreschi di Pompei o alle stampe giapponesi. Quello a cui tu fai riferimento è invece il porno "contemporaneo", quello mainstream sviluppatosi a partire dagli anni ’70-’80 e rapidamente dirottato da possibili intenti iniziali di rottura e liberazione (sfidare i tabù, affermare la sessualità come piacere e non solo come riproduzione) verso un modello industriale standardizzato, fondato quasi esclusivamente sulla mercificazione del corpo femminile e sulla riproposizione di schemi patriarcali.


    Da qui discende quella che viene chiamata oggi "pornificazione della cultura": un immaginario sessuale ipercommerciale che filtra ovunque, dai media alla pubblicità fino ai social, e che contribuisce a rafforzare la percezione della donna come oggetto sessuale. Ed è proprio questo il nodo: non è il "porno" in sé a essere inevitabilmente sessista (quale che sia la connotazione morale che gli si vuole dare), ma il tipo di porno che si è imposto sul mercato, perché prodotto dentro una cornice culturale ancora dai tratti patriarcale, e da essa alimentato.


    La prova è che esistono forme di porno alternative, come il cosiddetto porno femminista, che cercano di rappresentare la sessualità in modo più paritario, inclusivo e rispettoso, senza ricorrere necessariamente alle dinamiche di dominio e oggettivazione tipiche del mainstream. Questo dimostra che non è il linguaggio pornografico in sé a essere intrinsecamente sessista, ma il modo in cui è stato colonizzato dal mercato e dalla cultura dominante.


    Per questo, pensare di "risolvere" il problema semplicemente vietando il porno sarebbe una scorciatoia sterile: non si elimina il problema colpendo il sintomo. Se non cambia la mentalità di fondo, le stesse logiche riemergeranno altrove, perché è sulla cultura, come ho scritto nel messaggio precedente, che bisogna lavorare.

  • Da qui discende quella che viene chiamata oggi "pornificazione della cultura": un immaginario sessuale ipercommerciale che filtra ovunque, dai media alla pubblicità fino ai social, e che contribuisce a rafforzare la percezione della donna come oggetto sessuale. Ed è proprio questo il nodo: non è il "porno" in sé a essere inevitabilmente sessista (quale che sia la connotazione morale che gli si vuole dare), ma il tipo di porno che si è imposto sul mercato, perché prodotto dentro una cornice culturale ancora dai tratti patriarcale, e da essa alimentato.

    Si chiaro.

    La prova è che esistono forme di porno alternative, come il cosiddetto porno femminista, che cercano di rappresentare la sessualità in modo più paritario, inclusivo e rispettoso, senza ricorrere necessariamente alle dinamiche di dominio e oggettivazione tipiche del mainstream.

    Vero pure questo.

  • Io personalmente sposo la tesi dell'emulazione del porno, perchè credo che se non fosse mai esistito i più farebbero ancora sesso canonico a luci spente pure, più che altro per fini riproduttivi come del resto facevano tutti i nostri vecchissimi.

    Beh, insomma, vatti a vedere gli affreschi degli antichi romani o i bassorilievi di certi templi indu'... Pure i vecchissimi si davano da fare ^^ .

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Riflettevo su una cosa: su un lato del fattore culturale oltre a quello biologico. Chiedo scusa se non ho ancora risposto alle repliche, ma avrei perso il filo del pensiero.


    Pensavo che, a mia opinione, ci sia una distinzione netta tra il vecchio patriarcato e quello "nuovo", del quale, pensandoci un attimo, io darei una definizione di ibrido, tra il "libertinaggio" moderno post '68 e il vecchio patriarcato "proibizionista" di stampo medioevale.


    Sarebbe da provare a fare chiarezza, penso, distinguendo le caratteristiche intrinseche di ogni schema: il vecchio e il nuovo. Personalmente non avevo ben collegato il patriarcato classico all'aspetto più "medioevale".


    A mia opinione direi che il vecchio patriarcato (medioevale) abbia un'inclinazione "sessuofobica", opposta al "libertinaggio" del post '68 e dunque pratichi chiusura e proibizionismo nei confronti dell'aspetto dionisiaco. Questo in quanto il passato è stato fortemente influenzato da idee religiose di purezza legate alla castità, soprattutto riguardanti la donna.


    Questa impostazione probabilmente favorisce una tolleranza verso un aspetto di possesso esclusivo della donna, in quanto esclusivo vuol dire anche pudicamente nascosto agli occhi degli altri: non esposto al pubblico, oltre che limitato nelle sue manifestazioni. Dunque ridotto nell'aspetto dionisiaco che è quello che viene appunto giudicato.


    Se il vecchio patriarcato era quello che "intabarra" l'aspetto dionisiaco, direi che però, a livello di mentalità, a mia opinione, non è praticato solo dai maschi, ma anche dalle femmine, nei casi in cui si viene malviste se si risulta libertine. Insomma, la cultura influenza un po' tutti, non solo un genere.


    Riassumendo: il vecchio schema (medioevale), a mia opinione, essenzialmente opera un aspetto di chiusura: reprime, nasconde, possiede esclusivamente e giudica male un'aperta espressione dell'aspetto dionisiaco.


    A tale vecchio patriarcato chiuso si oppone invece la recente inflessione libertina post '68 che, con il porno, fa ri-esplodere l'aspetto dionisiaco precedentemente represso o relegato ad ambiente privato, esclusivo e nascosto. Dunque, a mio avviso, il mercato del porno in qualche modo fa da contro-fronte a questo aspetto della vecchia corrente.


    Essenzialmente, il libertinaggio post '68 "de-tabarra" e dunque scandalizza la vecchia mentalità, perché restituisce quella libertà che era gelosamente ridotta: "il corpo è mio e ci faccio quello che voglio io", compresa la libertà di esporlo liberamente e non "velato", oltre all'aspetto della restituzione di una sovranità personale: "lo condivido con chi voglio io". Dunque rompe anche lo schema del possesso esclusivo. Questo principalmente sul fronte femminile.


    Sul fronte maschile invece, tale liberazione dell'aspetto dionisiaco, penso, divenga un: "non mi freno sull'aspetto della fruizione erotica a causa dell'auto-giudizio morale". In quanto viene a mancare un perché ideologico di ammirazione nei confronti di un principio di castità. Oltre alla larga diffusione di contenuti, la quale già in sé è fonte di tentazione.


    Questo può suscitare un deprezzamento in seno alla vecchia mentalità, la quale, ritenendo virtuosa invece un'inclinazione pro-castità fatta di icone di angeli asessuati, vergini e santi, al massimo tollera una sessualità estremamente più ridotta, pudica e privata: non dionisiaca. Dunque giudica il libertinismo e la libera espressione dionisiaca come non virtuosa.


    In questo contesto si inserisce la forma "ibrida", di cui a mia opinione stiamo discutendo. La quale, se ho inquadrato correttamente, agisce in stile: "Chi disprezza compra". Ovvero, nei fatti non sono per il proibizionismo, in quanto sono libertini nella fruizione, ma poi, non nei fatti, bensì a parole, paradossalmente giudicano anch'essi il libertinismo.


    Mi riferisco all'aspetto dei "commentini inappropriati" nei quali penso sia ancora presente una vecchia forma di giudizio sprezzante verso la libera espressione dionisiaca femminile: il "libertinismo femminile". Anche se tale giudizio avviene appunto, in questo caso, solo nei confronti di quello femminile e non del proprio. Probabilmente perché vi è anche un ulteriore motivo di astio, nel fatto che esso ha sottratto loro l'aspetto del controllo.


    Dunque direi che questa forma di espressione moderna, a differenza della vecchia mentalità, non sia più proibizionista, bensì libertina, ma tuttavia mantenga ancora intatto l'aspetto giudicante.


    Questa dissonanza o ibridazione, a mia opinione, offre la possibilità di trarre piacere su due fronti: piacere dalla nuova mentalità libertina, ovvero dalla liberata fruizione dionisiaca, ma anche piacere dalla vecchia mentalità giudicante, nel poter esercitare un deprezzamento nei confronti del "piatto nel quale mangiano", deprezzamento che per principio "osmotico" li eleva in autostima: se tu vai giù, io vado su.


    Questo, sempre ammesso che tali commenti siano nei toni sprezzanti che immagino, perché non li ho letti, ho solo guardato il video.


    La donna libertina e discinta: apprezzata e disprezzata... Sarà che odio le dissonanze cognitive quando le individuo, ma questo è l'aspetto che mi dà più sui nervi. Una cosa: o ti piace, oppure la disprezzi; deciditi!


    Sull'aspetto del ratto di sovranità personale femminile, nell'aspetto del possesso che oggettivizza, nella moderna forma ibrida, il "possedimento" non viene più custodito gelosamente (nascosto), bensì ostentato per vanto. Molto più in linea, in effetti, con una mentalità libertina: libera condivisione, anche se poi operata di sottobanco per cause di forza maggiore.


    Il femminismo invece, se ho capito bene, potrebbe ritenere il porno non del tutto come l'espressione di una liberazione dell'aspetto dionisiaco femminile, in quanto, a volte oppure in certe forme, esso diviene ricettacolo di un immaginario maschile che non sempre è rispettoso, anche se è opposto al vecchio intabarramento.

  • Sarebbe sbagliato comunque. Lo si potrebbe comprendere, ma non giustificare, a mio parere. Perché se cominciamo a mettere eccezioni, non ne usciamo.

    È proprio qui il punto: la vita reale, dunque non uno schema astratto, è fatta di eccezioni, perché è un sistema complesso con infinite variabili. Per questo non è sempre applicabile uno schema lineare e semplice, tranne in casi standard.


    Soprattutto un sistema di regole così poco chiaramente codificato come la morale comune, che varia spesso gradualmente di epoca in epoca.


    Un sistema di regole può essere una traccia, ma non si può operare un riduzionismo della realtà all'interno di uno schema. Per questo serve sempre una valutazione umana delle situazioni. Le regole non si possono sostituire alla coscienza, anche se la coscienza richiede sforzo.

    Se ognuno di noi, secondo i propri parametri, può arrogarsi il diritto di decidere quando è giusto o sbagliato fare del male al prossimo,

    Personalmente, in coscienza, mi chiedo sempre quale sia la soluzione che causi minor dolore a tutti i soggetti in gioco in una dinamica complessa.

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