Ho cambiato lavoro

  • Alla fine, dopo tanti colloqui, tentennamenti, riflessioni, dubbi e paure, mi sono decisa e ho lasciato l'ambiente ormai tossico in cui ero da molto per andare in un'azienda che ha molti aspetti positivi, non ultimo il fatto che mi hanno fortemente voluta.

    Ancora devo prenderci le misure, ma sono già in ansia per due cose:

    1. La mia sindrome dell'impostore, un problema di cui ho una buona consapevolezza e che da sempre combatto. Purtroppo, se riesco in genere a superarla a regime, in una situazione di cambiamento totale, dove non conosco nulla e nessuno, si ripresenta prepotente. Mi sembra costantemente di essere fuori contesto e che si siano sbagliati ad assumermi... e in pratica ho la costante e forte sensazione che se ne accorgeranno prima o poi... e vi assicuro che è una sensazione molto spiacevole. Per contrastarla penso spesso a tutte le situazioni del passato in cui sono stata all'altezza e mi ripeto che lo sarò anche qui... un po' aiuta, ma purtroppo lo stress del cambiamento è tanto e non riesco ancora a zittire o almeno mitigare quella vocina.
    2. Il tema dello smart working. Personalmente trovo che poter lavorare in smart sia un valore notevole e non vorrei più lavorare in presenza in forma fissa, motivo per cui non ho considerato offerte di lavoro che non prevedessero il lavoro da remoto. Ho quindi accettato questo lavoro perché è ampiamente prevista questa possibilità. In questa fase iniziale ho messo in conto di dover conoscere e di dovermi far conoscere e sto andando in presenza, ma mi pesa moltissimo, da ogni punto di vista. Mi pesa trascorrere 2-3 ore in macchina, mi pesa a livello di organizzazione familiare, pesa alla mia famiglia, pesa ai miei bambini, pesa a mio marito (anche se mi supporta al 100%). Non so per quanto riuscirò a tenere botta, onestamente. Al momento non so prevedere quanto ci vorrà per andare a regime e poter tornare a lavorare prevalentemente da casa, e questa cosa mi angoscia, perché per me è fondamentale poterlo fare. Vivo con il timore di non riuscire più a ritrovare una serenità organizzativa, e sebbene questo lavoro mi piaccia, non riesco a viverlo con tranquillità; per tranquillizzarmi mi dico che se non dovessi riuscire potrei sempre trovare altro (anche se la cosa non sarebbe banale), o addirittura lasciare tutto e ritirarmi dal lavoro, reinventarmi una vita (anche se questo sarebbe fuori da ogni razionalità).

    A 30 anni non avrei mai ragionato così, ero molto in carriera. Oggi mi chiedo: perché? Perché ho voluto questa vita? Che mi importa della carriera? Insomma, rimetto tutto in discussione e persino mi chiedo: che ci faccio qui? Alla fine, lavorare da remoto è un valore enorme e irrinunciabile per me, perché è l'unico modo per non lasciare ciò che dà senso alla mia vita... se non riesco a tornare in questa modalità di certo dovrò cambiare ancora.

  • Intanto auguri per la novità!


    Per quanto riguarda la sindrome dell'impostore (che conosco bene), accettala per quello che è e non soffermartici troppo.

    Accetta anche che sei in un posto nuovo e che è normale dover apprendere meccanismi nuovi.

    Accetta, insomma, di essere fallibile. In generale, ma soprattutto in questa fase di cambiamenti.


    La questione smart working non mi è chiara: affermi di aver scelto questo lavoro proprio perché lo smart working era ampiamente previsto. Perché ora hai questi dubbi? Ok, magari non è stato stabilito esattamente quando comincerai a lavorare da casa, ma orientativamente non credo ci vorrà molto, se l'azienda lo prevede normalmente.

    Anche in questo caso, si tratta di una fase.


    Vivi alla giornata questo primo periodo difficile.

    Cerca di dare il meglio, ma concediti eventuali cadute, dubbi e ripensamenti. Non fidarti troppo dei "fastidi" che vivi adesso: non sono ancora attendibili, e tra poco tempo potresti ridimensionarli.

    Poi, quando le acque si saranno calmate, valuterai se in te è in atto un cambiamento più profondo che impone scelte più radicali.

  • La questione smart working non mi è chiara: affermi di aver scelto questo lavoro proprio perché lo smart working era ampiamente previsto. Perché ora hai questi dubbi? Ok, magari non è stato stabilito esattamente quando comincerai a lavorare da casa, ma orientativamente non credo ci vorrà molto, se l'azienda lo prevede normalmente.

    Anche in questo caso, si tratta di una fase.

    Il dubbio è dovuto al fatto che in questo come nel precedente contesto molto dipende dai clienti che vado a seguire; nel precedente caso, erano tutti molto orientati allo smart, qui molto meno. Ho un ruolo che mi consente ampia libertà organizzativa, sono io in sostanza a decidere come è opportuno organizzarmi, e la mia esperienza mi dice che dovrò presenziare di più: in questo momento è una certezza il doverlo fare, dopo...lo devo capire meglio. Ma il dubbio lo ho e la paura anche perché per me vivere come ho fatto per una vita, 'guidando' tra un cliente e l'altro, oggi è inaccettabile.

  • Immagino che tu abbia valutato con attenzione tutti gli aspetti prima di cambiare lavoro e che la tua scelta sia stata fatta tenendo conto di queste valutazioni. Come mai ora stai avendo dei dubbi? Non avevi già considerato che all'inizio potesse essere un po’ diverso dalle aspettative?

    Teniamo quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto. George Eliot

  • Immagino che tu abbia valutato con attenzione tutti gli aspetti prima di cambiare lavoro e che la tua scelta sia stata fatta tenendo conto di queste valutazioni. Come mai ora stai avendo dei dubbi? Non avevi già considerato che all'inizio potesse essere un po’ diverso dalle aspettative?

    Ovviamente ho messo in conto un periodo di assestamento, ma al di là degli aspetti 'formali' ci sono cose che solo sul campo si possono verificare e valutare.

    Per capirci anche nella precedente azienda poteva capitarmi una situazione simile: bastava un cambio di ambito, progetti, clienti...quindi 'formalmente' nulla e cambiato. Ma nella pratica sto vedendo che in questo ambito c'è maggior presenza e sulle prime mi sto adeguando, il dubbio è se riuscirò a ricreare la mia comfort zone. In passato avrei festeggiato questo cambio, ora meno.

  • Ovviamente ho messo in conto un periodo di assestamento, ma al di là degli aspetti 'formali' ci sono cose che solo sul campo si possono verificare e valutare.

    Per capirci anche nella precedente azienda poteva capitarmi una situazione simile: bastava un cambio di ambito, progetti, clienti...quindi 'formalmente' nulla e cambiato. Ma nella pratica sto vedendo che in questo ambito c'è maggior presenza e sulle prime mi sto adeguando, il dubbio è se riuscirò a ricreare la mia comfort zone. In passato avrei festeggiato questo cambio, ora meno.

    Mi sembra comunque di capire che hai delle alternative. Cioè, se dovessi optare per un cambiamento ancora più radicale, potresti permettertelo.


    E allora affronta questa fase con la leggerezza di chi può scegliere.


    Vedrai che le cose saranno più chiare tra poco tempo.

  • Bravissima! A prescindere da come andrà (ma sono sicuro che troverai il tuo equilibrio) hai dimostrato coraggio e determinazione.


    o addirittura lasciare tutto e ritirarmi dal lavoro, reinventarmi una vita (anche se questo sarebbe fuori da ogni razionalità).

    Certo che anche questa ipotesi è affascinante. E sarebbe anche razionale se ci fosse a monte una pianificazione rigorosa e realistica.

    Accettare non significa rassegnarsi - Mai giocare a scacchi con un piccione

  • Innanzitutto complimenti per la tua scelta, la decisione di cambiare lavoro non è mai una passeggiata e conferma la tua volontà di rimetterti costantemente in gioco, quindi brava :)


    In merito al resto, è ancora presto per trarre conclusioni. Bisogna vedere come si assesterà la situazione, io personalmente cercherei di vivermela in maniera più tranquilla possibile, ovviamente sapendo che nulla è irreversibile e si può sempre cambiare nuovamente. Inoltre hai il supporto tenace di tuo marito, e credimi non è poco e affatto scontato.

    A 30 anni non avrei mai ragionato così, ero molto in carriera. Oggi mi chiedo: perché? Perché ho voluto questa vita? Che mi importa della carriera?

    Ti vengono questi pensieri perché adesso la priorità assoluta è diventata la tua famiglia, tutto il resto passa in secondo piano. E’ fisiologico.

  • I miei complimenti!! :clap:

    Prendere la decisione di un cambio lavoro non è mai semplice, ma credo che dopo una prima fase iniziale di inserimento, ovviamente non semplice e durante la quale si imposta anche il piano organizzativo, vedrai che andrà sempre meglio. :)

    Ci vuole un po' di tempo.

    "Niente limiti, Solo orizzonti..."

  • Ti vengono questi pensieri perché adesso la priorità assoluta è diventata la tua famiglia, tutto il resto passa in secondo piano. E’ fisiologico.

    È cosi e non solo, nel mio caso il discorso è anche più ampio..cioè da quel che vedo moltissimi alla mia età hanno i figli grandi e oltre il lavoro fanno poco, io li ho piccoli (uno ancora col pannolino!), e da sempre mi sono ritagliata spazi per fare sport e per suonare il piano che sono cose che danno significato alla mia vita. Stare in smart mi fa conciliare tutto; ad esempio domani sera alle 19.15 ho il colloquio con le maestre di mia figlia, se lavorassi da casa potrei lavorare fino alle 19 e andare al colloquio senza problemi, se sarò in ufficio dovrò uscire alle 17.30 nel bel mezzo di lavoro e riunioni. Già prevedo questo scenario e il colloquio dovrò saltarlo...non mi piace per niente.

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