Salve a tutti. Ho 49 anni, sposato con figli quasi tutti adulti. Sto vivendo un periodaccio. Ultimamente il rapporto con mia moglie mi sembra peggiore del solito. Non siamo mai stati una coppia modello, molto litigiosi per intenderci. Siamo sempre stati entrambi molto impegnati sia nel lavoro che nella famiglia. Credo che il fatto di non esserci mai concessi degli spazi per noi alla lunga stia pagando. Dico questo perché diversamente avremmo potuto riflettere su noi stessi e, chissà, magari migliorare il rapporto o riconoscerlo non idoneo. Oggi mi rendo conto di quanto malsano sia stato. Anche volendoci bene e volendocene anche ora, siamo stati sempre in lotta per ogni cosa: l'educazione dei figli, la gestione dei fondi e qualsiasi argomento si trattasse pubblicamente in presenza dei figli o di estranei. Lei trovava una falla se parlavo io e viceversa, e i nostri figli ce ne hanno parlato quando qualche mese fa mi allontanai da casa e per quasi due mesi, avevo fatto capire che non sarei tornato, ma poi invece...
In sostanza, da più di un anno ormai non riesco ad avere rapporti con lei. È come se da parte mia ci fosse un rifiuto. Credo che tutto ebbe inizio quando, dopo la morte di mia madre, evento terribile per tutti noi vista la figura che era venuta a mancare e il legame che le nostre ultime due figlie, che all'epoca avevano 11 e 14 anni, avevano con lei (ci sarebbe molto da scrivere su questo ma in questa sede salto), ecco dicevo, in quel periodo lei aveva manifestato di volere un altro figlio. Io non volevo, mi sentivo arrivato da quel punto di vista. Avevo dedicato ogni attimo possibile ai nostri figli e in quel momento mi sentivo abbastanza sereno. Nel mio lavoro ero realizzato, lo adoravo (sono un artigiano allora neofita) e mi ritenevo troppo impegnato da potermi sentire pronto ad affrontare un'esperienza così potente. Ma un giorno lei mi comunicò di essere incinta, e lì ho reagito malissimo lasciando intendere che pensavo lo avesse pianificato da tempo, parole che mi rimangiai subito ma purtroppo ormai era fatta. Ero stato bollato come uno che rinnega la prole e quando dopo due mesi ebbe un aborto spontaneo, anche se già mi ero immedesimato in quella nuova esperienza e in quella nuova vita in arrivo, riprendendo a fare sport per rimettermi in forze e dimostrare di sentirmi pronto, lei mi disse che tanto io non lo volevo...
È iniziato così un trambusto di anime in fiamme. Lei soffriva la perdita, io che da padre modello quale mi definivano tutti, all'improvviso mi sentivo sporco, marchiato. E nonostante dentro di me sapevo che sì, avevo avuto timore di riprendere quei ritmi che una nuova nascita richiede, allo stesso modo già amavo quella creatura. Oh Dio, se sapeste quanto mi sento travolto dall'amore che provo verso i miei figli, neanche voi credereste che io avessi potuto anche solo per un attimo desiderarlo davvero, ma il dubbio era calato dentro di me e ad un tratto anch'io dubitai e misi tutto in discussione: la verità che non fossi affatto un padre modello ma solo troppo ansioso, invadente, incapace di dire no, sempre disponibile a fare di tutto per farli divertire anche solo per vederli gioire, ma probabilmente non un buon educatore. A volte penso che loro mi vedano come un pagliaccio, sempre pronto a far ridere tutti a ogni costo... forse perché dipendo troppo dall'umore altrui. Sì, credo che sia una mia debolezza e credo che non sia affatto cosa buona.
Ovvero, se mia moglie era imbronciata con me, non riuscivo a sentirmi sereno e facevo di tutto per farglielo passare anche se ero sicuro di non aver fatto nulla di male, solo per andare al lavoro tranquillo. Ma se accidenti non ci riuscivo, allora mi chiudevo terribilmente, mi arrabbiavo e non riuscivo a credere che, nonostante tutti gli sforzi, lei potesse ancora fare l'offesa malgrado la mia sicura innocenza. E così durava giorni e ciclicamente avveniva. Oggi, dopo 24 anni di convivenza, non riesco a metterci una pietra sopra. Gli effetti di tutto questo accumulo di veleno si sono visti quando due anni e mezzo fa la nostra secondogenita andò a convivere, momento difficile perché si era appena diplomata e ciò significava addio agli studi, anche se invece dopo un anno accettò di riprendere e tuttora sta proseguendo bene, e dopo neanche un anno il nostro primogenito andò via per lavoro e lui effettivamente ha abbandonato il percorso di studi. Quindi ci ritroviamo quasi da soli, resta la nostra ultima che ha 17 anni.
Io ho subito un colpo tremendo. Ho iniziato desiderando di voler cambiare casa, tagliare col passato visto che in quella casa ci sono nato e cresciuto e tutto il resto, poi rincorrendo opportunità lavorative vicino ai miei figli, ma tutta fantasia, la mia solita fantasia per non crollare e ammettere la realtà. Sì, da allora ho cominciato a sentire quanto, con la scusa di farlo per i figli, ci eravamo detestati l'un l'altro. Non abbiamo saputo cogliere l'opportunità di amarci davvero e ora, scoperchiato il pozzo, è dura. Lei non accetta che possa finire e mi ha riaccolto per due volte. E io perché sono tornato? Perché lei chiudeva tutti i ponti, nessun contatto, e no, così non ce la faccio. Inoltre non voglio che lei soffra, perché questo succede, lei ne soffrirebbe, mentre io rimpiangerei solo di non averla più al mio fianco come avrei voluto e di aver fatto del male. Non sono religioso, fondamentalmente mi sento solo in questo mondo, ma il mio principio è sempre stato quello di non far del male a nessuno. E caduto anche questo pilastro della mia esistenza, mi sentirei una nullità totale.
Quindi, in questo momento, in cui le sto dicendo che prima o poi tutto si sistemerà (perché ancora non abbiamo rapporti anche se lei lo vorrebbe), sento di stare svolgendo un ruolo che mi sono imposto, ancora una volta per non fare del male, ma sento di sguazzare dentro il mio stesso tossico perché sto male. Vorrei stare da solo e non pensarci più...