Storia della mia vita matrimoniale: dall'amore alle liti e oltre

  • Salve a tutti. Ho 49 anni, sposato con figli quasi tutti adulti. Sto vivendo un periodaccio. Ultimamente il rapporto con mia moglie mi sembra peggiore del solito. Non siamo mai stati una coppia modello, molto litigiosi per intenderci. Siamo sempre stati entrambi molto impegnati sia nel lavoro che nella famiglia. Credo che il fatto di non esserci mai concessi degli spazi per noi alla lunga stia pagando. Dico questo perché diversamente avremmo potuto riflettere su noi stessi e, chissà, magari migliorare il rapporto o riconoscerlo non idoneo. Oggi mi rendo conto di quanto malsano sia stato. Anche volendoci bene e volendocene anche ora, siamo stati sempre in lotta per ogni cosa: l'educazione dei figli, la gestione dei fondi e qualsiasi argomento si trattasse pubblicamente in presenza dei figli o di estranei. Lei trovava una falla se parlavo io e viceversa, e i nostri figli ce ne hanno parlato quando qualche mese fa mi allontanai da casa e per quasi due mesi, avevo fatto capire che non sarei tornato, ma poi invece...


    In sostanza, da più di un anno ormai non riesco ad avere rapporti con lei. È come se da parte mia ci fosse un rifiuto. Credo che tutto ebbe inizio quando, dopo la morte di mia madre, evento terribile per tutti noi vista la figura che era venuta a mancare e il legame che le nostre ultime due figlie, che all'epoca avevano 11 e 14 anni, avevano con lei (ci sarebbe molto da scrivere su questo ma in questa sede salto), ecco dicevo, in quel periodo lei aveva manifestato di volere un altro figlio. Io non volevo, mi sentivo arrivato da quel punto di vista. Avevo dedicato ogni attimo possibile ai nostri figli e in quel momento mi sentivo abbastanza sereno. Nel mio lavoro ero realizzato, lo adoravo (sono un artigiano allora neofita) e mi ritenevo troppo impegnato da potermi sentire pronto ad affrontare un'esperienza così potente. Ma un giorno lei mi comunicò di essere incinta, e lì ho reagito malissimo lasciando intendere che pensavo lo avesse pianificato da tempo, parole che mi rimangiai subito ma purtroppo ormai era fatta. Ero stato bollato come uno che rinnega la prole e quando dopo due mesi ebbe un aborto spontaneo, anche se già mi ero immedesimato in quella nuova esperienza e in quella nuova vita in arrivo, riprendendo a fare sport per rimettermi in forze e dimostrare di sentirmi pronto, lei mi disse che tanto io non lo volevo...


    È iniziato così un trambusto di anime in fiamme. Lei soffriva la perdita, io che da padre modello quale mi definivano tutti, all'improvviso mi sentivo sporco, marchiato. E nonostante dentro di me sapevo che sì, avevo avuto timore di riprendere quei ritmi che una nuova nascita richiede, allo stesso modo già amavo quella creatura. Oh Dio, se sapeste quanto mi sento travolto dall'amore che provo verso i miei figli, neanche voi credereste che io avessi potuto anche solo per un attimo desiderarlo davvero, ma il dubbio era calato dentro di me e ad un tratto anch'io dubitai e misi tutto in discussione: la verità che non fossi affatto un padre modello ma solo troppo ansioso, invadente, incapace di dire no, sempre disponibile a fare di tutto per farli divertire anche solo per vederli gioire, ma probabilmente non un buon educatore. A volte penso che loro mi vedano come un pagliaccio, sempre pronto a far ridere tutti a ogni costo... forse perché dipendo troppo dall'umore altrui. Sì, credo che sia una mia debolezza e credo che non sia affatto cosa buona.


    Ovvero, se mia moglie era imbronciata con me, non riuscivo a sentirmi sereno e facevo di tutto per farglielo passare anche se ero sicuro di non aver fatto nulla di male, solo per andare al lavoro tranquillo. Ma se accidenti non ci riuscivo, allora mi chiudevo terribilmente, mi arrabbiavo e non riuscivo a credere che, nonostante tutti gli sforzi, lei potesse ancora fare l'offesa malgrado la mia sicura innocenza. E così durava giorni e ciclicamente avveniva. Oggi, dopo 24 anni di convivenza, non riesco a metterci una pietra sopra. Gli effetti di tutto questo accumulo di veleno si sono visti quando due anni e mezzo fa la nostra secondogenita andò a convivere, momento difficile perché si era appena diplomata e ciò significava addio agli studi, anche se invece dopo un anno accettò di riprendere e tuttora sta proseguendo bene, e dopo neanche un anno il nostro primogenito andò via per lavoro e lui effettivamente ha abbandonato il percorso di studi. Quindi ci ritroviamo quasi da soli, resta la nostra ultima che ha 17 anni.


    Io ho subito un colpo tremendo. Ho iniziato desiderando di voler cambiare casa, tagliare col passato visto che in quella casa ci sono nato e cresciuto e tutto il resto, poi rincorrendo opportunità lavorative vicino ai miei figli, ma tutta fantasia, la mia solita fantasia per non crollare e ammettere la realtà. Sì, da allora ho cominciato a sentire quanto, con la scusa di farlo per i figli, ci eravamo detestati l'un l'altro. Non abbiamo saputo cogliere l'opportunità di amarci davvero e ora, scoperchiato il pozzo, è dura. Lei non accetta che possa finire e mi ha riaccolto per due volte. E io perché sono tornato? Perché lei chiudeva tutti i ponti, nessun contatto, e no, così non ce la faccio. Inoltre non voglio che lei soffra, perché questo succede, lei ne soffrirebbe, mentre io rimpiangerei solo di non averla più al mio fianco come avrei voluto e di aver fatto del male. Non sono religioso, fondamentalmente mi sento solo in questo mondo, ma il mio principio è sempre stato quello di non far del male a nessuno. E caduto anche questo pilastro della mia esistenza, mi sentirei una nullità totale.


    Quindi, in questo momento, in cui le sto dicendo che prima o poi tutto si sistemerà (perché ancora non abbiamo rapporti anche se lei lo vorrebbe), sento di stare svolgendo un ruolo che mi sono imposto, ancora una volta per non fare del male, ma sento di sguazzare dentro il mio stesso tossico perché sto male. Vorrei stare da solo e non pensarci più...

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • Ciao Tanus1975, sicuramente descrivi un matrimonio lungo e infelice ed è impossibile darti consigli come sconosciuto su Internet. Le relazioni tossiche di qualsiasi tipo sono difficili da sistemare ed è altrettanto difficile uscirne, ma come dici tu stesso vorresti stare da solo e non pensarci più. Hai tre figli grandi e forse è il momento di rompere il nido, sei stato un padre presente e potrai continuare ad esserlo anche da divorziato, probabilmente anche di più se riesci a trovare la serenità. Difficilmente potrai trovarla con tua moglie dopo quasi trent'anni di litigi e tensione.

  • Ciao Tanus1975, sicuramente descrivi un matrimonio lungo e infelice ed è impossibile darti consigli come sconosciuto su Internet. Le relazioni tossiche di qualsiasi tipo sono difficili da sistemare ed è altrettanto difficile uscirne, ma come dici tu stesso vorresti stare da solo e non pensarci più. Hai tre figli grandi e forse è il momento di rompere il nido, sei stato un padre presente e potrai continuare ad esserlo anche da divorziato, probabilmente anche di più se riesci a trovare la serenità. Difficilmente potrai trovarla con tua moglie dopo quasi trent'anni di litigi e tensione.

    Grazie. Non so cosa pensare. La cosa più difficile è il fatto che lei mi ha detto chiaramente che in caso di separazione non avremo più contatti, e alla mia opposizione, motivata dal fatto che abbiamo comunque 3 figli e dovremmo parlare e tenere il contatto aperto, la sua risposta è sempre un no categorico. Questo è stato il motivo per cui, dopo essermi allontanato da casa per quasi 2 mesi, sono rientrato e attualmente sono a casa. Ma sto nuovamente male. Mi sono sforzato di pensare positivamente, e devo dire che lei sta facendo di tutto per agevolare, ma non riesco a farmi una ragione per cui, dopo 24 anni, si stia provando a cercare di andare d'accordo solo ora che si intravede il capolinea.


    Circa 12 anni fa ho sofferto di una depressione profondissima, durata quasi 2 anni, e scaturita da un problema economico mal gestito, di cui mi sono sentito responsabile anche per il suo modo di affrontare l'argomento. Capisco le sue paure, perché con figli i problemi economici sono terribili, ma non ho accettato certi atteggiamenti e ci sono caduto dentro. All'improvviso il mondo è cambiato per me, la felicità è svanita, non riuscivo più neanche a uscire di casa, e se lo facevo avevo bisogno di qualcuno perché vacillavo. Quando un giorno provai a portare i bambini al parco, a metà strada un attacco di panico devastante mi mise in ginocchio. Feci appena in tempo a tornare a casa con i bambini in braccio, mi chiusi in bagno e pensavo di morire. Nella fase più acuta avevo paura di stare da solo perché temevo di fare cose estreme.


    Ho lottato contro tutto questo. La mia fortuna è stata lo yoga, che ho iniziato a praticare all'età di 22 anni e che pratico ogni giorno da allora. Due o tre crisi al giorno le ho gestite per tutto quel tempo grazie alla respirazione controllata e all'hatha yoga. Non mi sono rivolto a uno specialista per paura che mi impedissero di avvicinarmi ai bambini, dato lo stadio della malattia, e non ho preso alcun farmaco. Sono solo rimasto in attesa che quell'onda nera che mi aveva investito defluisse, e così è avvenuto, poco a poco, quando la situazione economica migliorava. Un giorno il sole è tornato a splendere. Neanche i bambini seppero nulla: glielo dissi solo quando crebbero, qualche anno fa.


    Posso dire di avere paura di ricascarci. Ci sono delle forze in gioco, dettate dalle tensioni che scaturiscono in una separazione non consensuale. Mi sento responsabile, ancora una volta, di farla soffrire se vado via, e che i miei figli, in qualche modo, possano attribuirmi la colpa. In questo momento, lo stomaco è in subbuglio, quasi tutto il giorno. Riconosco i sintomi e ho un po' di paura di stare in mezzo a troppa gente, ho anche poca voglia di lavorare. Quello che ho passato allora non lo augurerei alla peggiore delle persone. No, non voglio cascarci nuovamente.

  • È iniziato così un trambusto di anime in fiamme. Lei soffriva la perdita, io che da padre modello quale mi definivano tutti, all'improvviso mi sentivo sporco, marchiato.

    Il problema sta tutto qui, ma non riguarda solo questa gravidanza indesiderata da te, e di cui ti è stata indebitamente addebitata la perdita. Temo che tutto lo schema del vostro rapporto si regga su fondamenta di questo tipo. Colpevolizzazioni e sensi del dovere tirati, tirati all'inverosimile, quasi fino al punto di rottura per mezzo del vittimismo.


    E' la solita storia dei ruoli della triade: "salvatore", "vittima" e "carnefice" di cui entrambi v'immolate di volta in volta facendo girare la ruota. Il tuo problema è che probabilmente _come quasi sempre accade in queste situazioni_ a te tocca più spesso il ruolo di "carnefice" e di "salvatore".


    Ovvero, se mia moglie era imbronciata con me, non riuscivo a sentirmi sereno e facevo di tutto per farglielo passare anche se ero sicuro di non aver fatto nulla di male, solo per andare al lavoro tranquillo.

    Questa è una manifestazione di dipendenza affettiva tua nei confronti di lei e, contemporaneamente, una forma di "sudditanza". Come se fosse ruolo tuo far passare il malumore a lei. Non lo è, ma soprattutto non è un dovere.

    Se (SE) lo facevi anche per evitarti altre conseguenze come reazioni di lei: potrebbe essere stata una dipendenza anche indotta.


    sento di stare svolgendo un ruolo che mi sono imposto, ancora una volta per non fare del male, ma sento di sguazzare dentro il mio stesso tossico perché sto male. Vorrei stare da solo e non pensarci più...

    E' così. Sei in un ruolo che ti sei imposto, ma che la società ti ha imposto e che per qualche motivo la tua compagna "tollera": forse perché sa di non potertelo levare, forse perché le fa comodo (le permette di impersonale più spesso la "vittima").


    Tieni conto però che la broda tossica in cui stai sguazzando non è solo responsabilità tua.

    Tieni conto che Nessuno può o deve obbligare una persona ad avere un figlio (anche se nel nostro Paese è legale)

    Tieni conto che la tua scelta di accettare era un compromesso che necessitava comprensione, non colpevolizzazione.


    Il tuo "odio" nei confronti di lei è rafforzato dall'odio che ormai provi per il ruolo che hai assunto nella coppia e nella vita. Sei carnefice e salvatore. Soffri in entrambi i ruoli. Devi uscirne.


    Devi considerarti una persona, con le sue debolezze, le sue capacità, le sue preferenze. Il fatto di essere marito o padre non deve spezzarti o piegarti tanto da annullare la tua individualità. Avevi diritto di non volere un altro figlio. L'aborto non è stata colpa tua. Tutto il male che ne è conseguito in cui hai immolato il ruolo del salvatore era indebito.


    Parti da qui, dalla coscienza di non aver commesso un delitto ai tempi. Riscrivi la storia nella tua mente tenendolo presente e vedrai che tantissimi "devo" che ti attanagliano la mente sono solo dei "voglio". Lasciali andare.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • A me sembra che la tua non sia la storia di un matrimonio infelice, ma di un matrimonio che, come tanti, ha attraversato mari e tempeste, e ora è in un momento negativo.

    Ma insieme avete cresciuto 3 figli (cosa che non è da tutti), avete affrontato lutti molto pesanti, avete affrontato una gravidanza imprevista e poi avete dovuto affrontare il trauma di perderla. Sono moltissime cose, sono macigni, in una vita.

    Da quel che scrivi mi sembri un bravo marito e un bravissimo padre; io credo che anche se non volevi fino in fondo quel nuovo bambino, lo avresti poi amato con tutto te stesso, come e più degli altri, trovo normalissimo lo sgomento di ricominciare tutto da capo alla tua età (e noi ne sappiamo qualcosa). Si hanno mille paure, avevi già tre figli grandi ed eri in ben altra dimensione mentale, e poi ti arriva questa scoperta, voluta da tua moglie, ma non da te, chi non vacillerebbe? Pensa che io il mio secondo, che volevo da qualche parte dentro di me ma non ho cercato, ci ho messo tutta la gravidanza e anche oltre per realizzare che ero di nuovo madre! E ora lo amo più che mai, più dell'aria e del cielo e del mare.

    Non hai alcuna colpa per come sono andate le cose, sono certa che avresti di nuovo tirato fuori il meglio di te e ne avresti fatto dono a questo piccolo, la verità è che purtroppo molte gravidanze, soprattutto dopo i 40, non arrivano a termine, e nessuno può farsene una colpa.

    Ma detto questo trovo che la difficoltà che state vivendo ora è quella classica da "nido vuoto": la vostra vita, che mi pare piena di tutto quello che poteva esserci, l'avete dedicata a crescere i vostri figli e ora di voi come uomo e donna è rimasto meno, annerito anche da qualche rancore.

    Ma pensaci: avete adesso l'occasione di riscoprirvi, di fare cose insieme, che non siano solo crescere bambini e ragazzi; siete giovanissimi, liberi, potete darvi questo tempo, e superare insieme questa impasse. Questo per me è il senso del matrimonio, io non credo si arrivi ai vostri traguardi senza momenti difficili da superare, ma bisogna conservare il desiderio di superarli insieme.

    Almeno questa è la mia opinione, di persona che crede nella famiglia e nel matrimonio.

  • Cerco di rispondere a tutti, e intanto grazie.


    Da bambino ho visto cose assurde, mio padre era un violento, cioè menava perché non sapeva fare altro. Tutti abbiamo subito, mia sorella, di 8 anni più grande di me, e mio fratello di 4, loro hanno vissuto cose assurde. Io ero più ribelle e scaltro, ma le prendevo comunque: una volta ci stavo rimettendo un timpano, un'altra volta ho preso 2 colpi di martello in testa. In tutto ciò, mia madre, essere superiore, donna di grande intelletto, visionaria, bellissima, non poteva far altro che intromettersi e prenderle pure lei. C'era però mio fratello minore, più piccolo di me di 4 anni, che adoravo, e non sopportavo l'idea che anche a lui potesse capitare la stessa sorte. Già purtroppo era passato sotto il torchio alcune volte. Così, all'età di 14-15 anni, forte della mia mole che crebbe all'improvviso, una sera, quando lui si fece trovare al passo per la solita solfa della mezz'ora di ritardo e poi giù botte, quella sera la porta la chiusi io, e mi misi pure la chiave in tasca. Finì la storia: non alzò più un dito, e non ci fu bisogno di menarlo, bastò assaggiare la differenza di forza tra me e lui.


    In tutto questo, mia madre cosa ci faceva lì. Creatura spirituale, poetessa anonima (ho ancora tutti i suoi scritti con me), dolce, che cercava di infondere sempre speranza e amore. Faceva finta di non soffrire, ma al contempo ci faceva notare tutto il suo disprezzo, e noi lo percepivamo, in silenzio, covando per tutta la vita un odio profondo e smisurato, che però non ha mai trovato sfogo. Lui, a 84 anni, è ancora qui, accudito e in salute (detto da mia madre sul letto di morte: "Non lasciarlo da solo" e "Abbi pietà"). Come ci era finita lì ce lo disse: circostanze della vita, ovviamente. Lei, somma anima, ha sofferto tutta la vita e gioiva solo per noi. All'età di 44 anni mancò un anno da casa, per un tumore che superò nonostante la diagnosi, e poi ci raccontò quante volte pensò di lasciarsi andare aprendo quella finestra, per poi tornare a battersi per noi. Tornò, e il giorno dopo riprese a lavorare. Gran lavoratrice, si può dire che lei tirava il carretto. Avevano una lavanderia e lei ci era nata perché sua madre a suo tempo faceva quel mestiere, lui soltanto si aggregò.


    I miei figli ovviamente la adoravano, a turno tutti e tre goderono di quella linfa speciale, e le due femminucce ne erano dipendenti. All'età di 80 anni, circa 5 anni fa, si ripresentò il tumore al colon, stavolta per portarsela via. In un mese e mezzo spiccò il volo per sempre. Neanche in quella circostanza la vidi mai abbattersi, ci diceva soltanto che era stanca e voleva solo farsi abbracciare dallo spirito divino. Lei religiosa, ma solo nel profondo (non praticante), a suo tempo si era fatta un abito monacale e volle che quello fosse il suo ultimo vestito, e così fu seppellita, scalza, con un rosario in grembo tra le mani incrociate, come la suora che avrebbe voluto essere da sempre. Oh che tristezza, le mie figlie ancora ne pagano l'assenza.


    Potrei vivere il resto dei miei giorni ricordando tutto il suo amore, e avrei una vita piena.


    Sto raccontando questo perché penso di aver assunto un ruolo ambiguo con i miei figli: coprendoli di amore e dolcezza il più possibile per affermare il ruolo di mia madre in questo mondo, e non sapendo mai neanche rimproverarli, per negare assolutamente l'esistenza di mio padre. Ebbene, mia moglie questo non lo ha mai accettato. Ha sempre sostenuto che dovevo essere più duro e meno accondiscendente. Ma non ci sono mai riuscito, non potevo dare neanche un ceffone, avevo paura di fare loro troppo male, come il male che faceva a me, paura di terrorizzarli come il terrore che avevo io di mio padre. E sì, capisco che non si può accettare, ma è così. Però mai assente, sempre pronto, ma no, non bastava, accidenti a me.


    Potrei trascorrere il resto dei miei giorni pensando a quanto amore ho ricevuto dai miei figli, e sarei colmo fino all'orlo di gioia e serenità.


    Tutte le sere, fino a quando la più piccola non ha avuto i suoi 11 anni e la più grande 13, giù nel lettone, a raccontare storielle e a inventarle per loro, e inventarcele insieme. Ne abbiamo ancora una in mente, che avevano iniziato a scrivere per quanto gli piaceva, perché avrebbero voluto farne un libretto per bambini, dicevano. Che miracolo sono i bambini, quanto tristi si diventa da adulti. Continuai a raccontarle e inventarle anche quando mia madre era su, al piano di sopra, morente. Mi sono sforzato fino all'ultimo di tenerle il più allegre possibile e, mea culpa, tentando di distrarle dall'imminente rovina, rendendomi al contempo assente verso mia madre. Lei, perla in questo universo, stava andando via per sempre mentre io raccontavo storielle, accidenti a me. Avrei dovuto stare lì con lei e avere il coraggio di osservare i suoi ultimi cenni e ascoltare le sue ultime parole farfugliate nell'incoscienza. Chiamava sua mamma bisbigliando, come se la vedesse: "Mamma, mamma", così mi dissero coloro che l'assistettero.


    Che tutto si compia, e che ogni cosa trovi posto. Che tutto si compia, e che ognuno di noi trovi riscontro per cosa ha fatto in questa vita. Lei è volata nel suo paradiso, e se anch'io non finirò per crederci, l'avrò persa per sempre.

  • Tanus1975 dici cose molto profonde e vere, mi ritrovo molto nel tuo racconto, nel rapporto che hai con i tuoi figli, in quello che avevi con tua madre (mentre leggevo di lei mi sembrava di leggere di mio padre, che era un mistico). Mi chiedo se questi tuoi sentimenti non possano trovare spazio lì dove sei, con questa moglie che avrai pur amato un tempo, di lei non dici nulla, che persona è?

  • Tanus1975 dici cose molto profonde e vere, mi ritrovo molto nel tuo racconto, nel rapporto che hai con i tuoi figli, in quello che avevi con tua madre (mentre leggevo di lei mi sembrava di leggere di mio padre, che era un mistico). Mi chiedo se questi tuoi sentimenti non possano trovare spazio lì dove sei, con questa moglie che avrai pur amato un tempo, di lei non dici nulla, che persona è?

    Persona incredibile, forte, si è fatta da sé, eccezione della sua numerosa famiglia, onesta, altruista, non si fa scalfire dal male altrui, idee chiare, intelligentissima, si è affermata nel lavoro con le sue sole forze e madre eccellente. Potrei continuare, forse, ma penso che possa bastare. L'ho sempre stimata per tutto questo, ma forse non ho mai saputo dimostrarglielo. Al contempo è perseverante e non accetta di aver torto in un dibattito; dice di non sbagliare mai e, anche se riconosce il torto, nega l'evidenza. Quando gliel'ho fatto notare, è stato sempre peggio.


    Ciò che mi ha dato sempre fastidio è che i miei gusti non avevano significato; poiché non rientrano nello standard, possono passare in secondo piano. Ad esempio, a me piace la musica classica, il jazz, il blues e il rock; a lei no, quindi non posso ascoltarli se non con le cuffie. Però, visto che a me della TV che guarda lei non piace quasi nulla, se vado a letto si arrabbia dicendo che non mi va di stare con lei, e via discorrendo. In poche parole, abbiamo gusti diametralmente opposti e tutto ciò si nota quando restiamo da soli qualche giorno. Si sta tesi perché non si riesce a fare niente insieme: se tutto ciò prima era sopportabile per l'amore dei figli, ora è lì davanti a noi come uno spettro che ci segue costantemente.


    Non andremo mai a un concerto di Vivaldi perché lei dice che quella musica la annoia, ma non andremmo mai insieme ad assistere allo spettacolo di uno dei suoi cantanti preferiti perché io uscirei pazzo. Nessuno di noi due si è mai piegato all'altro, probabilmente perché sembrerebbe una privazione della nostra libertà e, con il nostro carattere, non passerebbe. Ad ogni modo, ci si farà una ragione di tutto questo, ci si armerà di un bel pettine e si proverà a non notare i nodi, oppure ci si renderà conto dell'abisso che ci separa e si andrà ognuno per la propria strada.

  • Nessuno di noi due si è mai piegato all'altro, probabilmente perché sembrerebbe una privazione della nostra libertà e, con il nostro carattere, non passerebbe.

    Ma non si tratta di 'piegarsi all'altro', semmai di venirsi incontro.

    Trovo normalissimo coltivare le proprie passioni anche se l'altro le detesta, giusto avere dei propri spazi, ma bisogna anche trovare e coltivare dei momenti insieme. La cucina? Mangiare fuori? Viaggiare? Ballare? Ci sarà pure qualcosa che potete fare insieme, poi mentre uno ascolta Vivaldi l'altro potrà fare una passeggiata, il modo si trova.

  • Ci sarà pure qualcosa che potete fare insieme

    Non possiamo chiudere un occhio per non vedere la parte egoista del comportamento di lei.


    Nel rapporto ci vogliono anche compromessi. Qualche volta uno dei due deve accompagnare l'altro anche in qualcosa che non gli piace.


    Essere diversi nella coppia è una ricchezza, ma uno non deve nascondersi o sentirsi in colpa di non essere "giusto come l'altro". Non ci sono passioni di uno che devono valere più di quelle dell'altro. Non deve essere sempre una parte a cedere, per ruolo.


    Sbilanciamenti come questi sono quelli che poi fanno covare rancore e presto o tardi la coppia scoppia.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

Unisciti a noi!

Non sei ancora iscritto e vorresti partecipare? Registrati subito ed entra a far parte della nostra comunità! Ti aspettiamo.

Thread suggeriti

    1. Topic
    2. Risposte
    3. Ultima Risposta
    1. Come superare una storia che non doveva esserci? 36

      • Nikondriaco91
    2. Risposte
      36
      Visualizzazioni
      1.5k
      36
    3. Saritta

    1. Si tratta di attaccamento ansioso? 20

      • _LucyInTheSky_
    2. Risposte
      20
      Visualizzazioni
      627
      20
    3. _LucyInTheSky_

    1. L'amore vero giustifica il distacco quando le cose cambiano? 37

      • ladyparsifal
    2. Risposte
      37
      Visualizzazioni
      1.2k
      37
    3. leila19

    1. Ex moglie che ritorna, sono molto dubbioso 104

      • fuoripiove
    2. Risposte
      104
      Visualizzazioni
      5.3k
      104
    3. fuoripiove

    1. Come definire una relazione a distanza? 83

      • stefania19944
    2. Risposte
      83
      Visualizzazioni
      2.5k
      83
    3. Fibonacci

    1. Io voglio vivere al nord, lui al sud 16

      • farfalla78
    2. Risposte
      16
      Visualizzazioni
      710
      16
    3. Gray