Amica infelice in coppia, non so più come comportarmi

  • Paoletta90 ma lei ha altre amicizie, o parenti con i quali si confronta? O si sfoga solo con te?

    Inoltre, credi che nella pratica la spaventi lasciare il compagno (non so, a livello di casa, lavoro...?).

    Perchè se lei, per esempio, vuole lasciarlo ma i problemi sono pratici, forse un aiuto puoi darglielo anche concretamente fornendole soluzioni, parlandone insieme. Se invece si parla sempre e solo di quanto è infelice o dell'ultima lite, le cose sono due: o alla fine le sta bene così e ha trovato un suo "equilibrio" (che comprende anche lamentarsi senza fare nulla) oppure non riesce a lasciarlo per motivi psicologici e quindi si sta giustamente facendo aiutare e prima o poi arriverà all'esasperazione e lo lascerà.

    Io capisco anche lei perchè lo vedo nella mia amica di cui sopra, è più forte di lei, non riesce a lasciarlo e pensa che lì è conclamata la crisi ormai da anni. Inoltre il bambino sente continuamente i genitori litigare (cosa che la tua amica evita di fare e fa benissimo), loro non si sopportano più e la situazione è diventata spiacevole per tutti, anche per chi li frequenta saltuariamente (per capirci, se vado a cena da loro non so mai se potrebbe nascere qualche discussione tra loro con la mia amica che cerca la mia spalla e io che non so più che dire se non: ma lasciatevi!).

  • Grazie, si è proprio come dici tu, l’ho sempre ascoltata attentamente. Il mio senso di colpa nasce dal fatto che ogni tanto arrivo all’esasperazione perché appunto non ne ho più, e il suo ripetere sempre incessantemente le stesse cose mi dà sui nervi, per poi resettare tutto e ricominciare da capo la volta successiva (a distanza di giorni, non di mesi!)

    In questi momenti sento che ho bisogno di silenzio e le rispondo in maniera più diradata e concisa. Chiamasi sano confine.

    Però appunto mi sento una cattiva amica per non essere sempre in modalità "ascolto attivo e partecipe".

    Certo, capisco, è snervante. Non c'è molto altro da fare, a meno che tu non voglia azzardarti a farle capire che ogni tanto sei stanca e stufa delle solite lamentele. Dipende dalla persona, ce ne sono alcune che reagirebbero molto male se si sentissero dire che stanno diventando snervanti da ascoltare per i motivi che hai citato, come se pensassero erroneamente che non sei interessata o non ti importa di loro per questo. Fai bene a rispondere a piccole dosi, secondo me è il comportamento migliore da adottare.

    Non sei affatto una cattiva amica per prenderti i tuoi sacrosanti spazi, non sarebbe sano per te (e forse non aiuterebbe nemmeno lei) essere sempre disponibile al 100%.

  • Paoletta90 ma lei ha altre amicizie, o parenti con i quali si confronta? O si sfoga solo con te?

    Inoltre, credi che nella pratica la spaventi lasciare il compagno (non so, a livello di casa, lavoro...?).

    Perchè se lei, per esempio, vuole lasciarlo ma i problemi sono pratici, forse un aiuto puoi darglielo anche concretamente fornendole soluzioni, parlandone insieme. Se invece si parla sempre e solo di quanto è infelice o dell'ultima lite, le cose sono due: o alla fine le sta bene così e ha trovato un suo "equilibrio" (che comprende anche lamentarsi senza fare nulla) oppure non riesce a lasciarlo per motivi psicologici e quindi si sta giustamente facendo aiutare e prima o poi arriverà all'esasperazione e lo lascerà.

    Io capisco anche lei perchè lo vedo nella mia amica di cui sopra, è più forte di lei, non riesce a lasciarlo e pensa che lì è conclamata la crisi ormai da anni. Inoltre il bambino sente continuamente i genitori litigare (cosa che la tua amica evita di fare e fa benissimo), loro non si sopportano più e la situazione è diventata spiacevole per tutti, anche per chi li frequenta saltuariamente (per capirci, se vado a cena da loro non so mai se potrebbe nascere qualche discussione tra loro con la mia amica che cerca la mia spalla e io che non so più che dire se non: ma lasciatevi!).

    La mia amica non avrebbe il minimo problema economico. Tra l'altro anche il marito è un brav'uomo, un gran lavoratore e non farebbe mai mancare niente di niente a lei e ai figli. C'è qualcosa che continua a tenerla lì, insoddisfatta, stufa marcia, ma non molla.


    No, purtroppo non ha molti amici, di intimi con cui confidarsi ancor meno, e anche questo per me contribuisce alla sua situazione di insoddisfazione, il non avere una rete sociale con cui uscire, fare cose, al di fuori del marito e della famiglia.


    È vero che davanti ai bimbi non litigano esplicitamente, tuttavia sono convita che loro assorbano l'aria pregna di malessere che c'è tra i genitori...


    Anche io all'idea di uscire con loro - per quanto ribadisco che gli voglia bene e sono molto legata a lei in primis e ormai anche a lui perché nel tempo si è consolidata una consuetudine - dicevo, quando esco con loro mi sento male perché so che da un nonnulla può scoppiare il putiferio, è lei che per una battuta, un respiro del marito salta su e comincia a urlargli contro e a umiliarlo davanti a tutti e io mi sento così tremendamente a disagio. Comprendo che è un comportamento dettato dalla mancanza di sopportazione ma davanti agli altri è davvero umiliante, ecco in questi casi io le parlo francamente e glielo dico, ma lei si intristisce ancora di più e mi dice che ho ragione...

    che reagirebbero molto male se si sentissero dire che stanno diventando snervanti da ascoltare per i motivi che hai citato, come se pensassero erroneamente che non sei interessata o non ti importa di loro per questo. Fai bene a rispondere a piccole dosi, secondo me è il comportamento migliore da adottare.

    Non sei affatto una cattiva amica per prenderti i tuoi sacrosanti spazi, non sarebbe sano per te (e forse non aiuterebbe nemmeno lei) essere sempre disponibile al 100%.

    Potrei anche dirglielo, a volte le dicevo cose come "non so più cosa dirti, cosa potrei dirti di più di quello che non ti ho già detto?" in maniera molto calma e tranquilla, lei non si è offesa minimamente, anzi dice che ho ragione, che è vero quello che dico.

  • Come vi comportereste voi al mio posto?

    Mi sentirei coinvolta come te, trattandosi di un'amica intima, e come te penserei alla sua situazione.

    Già quando ho letto la differenza d'età, questo fattore poteva da solo costituire un campanello d'allarme, non è concretamente possibile - a mio avviso - che ci sia equilibrio tra una ragazza di 30 anni e un uomo di quasi 60. Può esserci per un periodo di tempo, ma c'è troppa distanza sia biologica che mentale.

    Se poi, da come scrivi, a 20 anni lei è stata in qualche modo condizionata e non ha fatto una libera scelta, in un'età in cui comunque si hanno le emozioni a mille, zero esperienza e non si ha idea di cosa si vuole fare da grandi, è difficile dire che questa vita se l'è realmente scelta. Certo dipende dall'entità dei suoi problemi familiari del tempo e anche della sua fragilità caratteriale. Una può anche prendersi un abbaglio, ma dopo qualche anno - pre figli - può rendersi conto di non essere felice e troncare la relazione.

    Lei con quest'uomo ha passato molti anni, ci ha fatto due figli, si è sposata: è praticamente metà della sua vita, la metà che pesa di più.

    Io temo che tu possa fare ben poco: lei probabilmente non sa cosa voglia dire stare sola, poi con due figli sarà ancora più spaventata, nella sua mente è come se non avesse strade alternative, e si accontenta della meno peggio, almeno quella strada la conosce. Ma la sua famiglia d'origine è un appoggio per lei o non sono presenti?

    Fossi in te le consiglierei di lasciarlo certo, ma alcune persone si fabbricano la propria croce, firmano la propria condanna e se lei ha questo atteggiamento indulgente con lui... non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.

  • comunque ha sempre provveduto a lei anche materialmente (è molto abbiente, anche lei comunque sta molto bene).

    Ah, ho letto ora.

    Praticamente la risposta è al 95% qui.

    Intendo dire che, come già detto sopra, lei non ha mai imparato a stare sola, ora aggiungo che anche materialmente ha sempre avuto lui a sostenere economicamente la famiglia.

    Vero è che se divorziassero, lei comunque con i figli avrebbe diritto ad alimenti, ecc. quindi comunque avrebbe le spalle coperte.

  • Hai capito perfettamente la - delicata - situazione.

    Lei quando ha conosciuto lui era profondamente ferita, estremamente giovane e come è normale a 20 anni, ancora acerba e con il suo futuro ancora da plasmare... infatti nei momenti peggiori lei lo accusa di averla messa in gabbia e francamente non posso darle torto, anche se comunque lei non è stata "costretta" ma ha partecipato alle decisioni. Che poi non fosse totalmente consapevole, questo è vero ed è un altro paio di maniche.


    La sua famiglia è presente ma è una famiglia vecchio stile dove non è benvisto il divorzio e piuttosto favoreggiano per lo stare insieme a tutti i costi, per il bene dei figli.


    Sicuramente lei non è capace di stare da sola al di fuori di una relazione sentimentale, semplicemente perché "da sola" non lo è stata mai.

  • Ciao, da quanto raccontato, a me non sembra un semplice problema di coppia o di scelta difficile (quella di separarsi).


    Io vedo nella tua amica una persona che forse ha problemi un po' più importanti.


    Ha sposato quell'uomo nonostante qualcuno avesse provato ad aprirgli gli occhi e invitarla a riflettere prima di fare il passo.


    Il passo l'ha fatto, e se lo ha fatto è una sua scelta, per trovarsi a piangersi addosso addirittura in viaggio di nozze.


    Con questo non voglio dire colpa sua, non è quello il punto, ma che ci vedo un pattern comune ad altre storie simili, il pattern di chi (immagino inconsapevolmente) cerca la situazione in cui poter essere e definirsi vittima e piangersi addosso, magari perchè è quello ciò di cui ha bisogno (e lo dimostra il fatto che da tale situazione non sembra volerne uscire, ma solo continuare a lamentarsene).


    La situazione non solo non è migliorata, ma addirittura peggiorata da quanto ho capito: aggredisce il marito in pubblico per qualsiasi cosa, ti chiama in continuazione per ripeterti sempre più o meno le stesse cose, senza tra l'altro rendersi conto di quanto sia "accollante".


    Per carità ci sono periodi in cui ognuno di noi ha dei turbamenti o altro ed il conseguente bisogno di sfogarsi o confrontarsi con un amico... ma se questo diventa non un periodo ma un'abitudine quotidiana, io la vedo come una sorta di escalation dai tratti ossessivi che non mi viene da definire "normale".


    Il fatto stesso che stia facendo un percorso terapeutico e la situazione non sia per nulla migliorata ma anzi peggiorata, non mi sembra un buon segnale.


    Se non è contrario alla deontologia professionale, io un contatto con chi la segue proverei a cercarlo, se non altro per chiedere se c'è da "preoccuparsi".


    Ciao.

  • Sì anche io penso che la problematica non si esaurisca nella dinamica di coppia, ma getti le sue radici più in profondità. Il discorso sul sentirsi vittima lo condivido, lamentarsi in continuazione annienta la vita.


    Io a lei voglio un bene dell'anima, si tratta di una persona intelligente, sensibile, con un cuore enorme. Da fuori si pone in maniera molto forte di chi non deve chiedere nulla a nessuno, infatti anche nel suo lavoro è molto brava e determinata, ma io che la conosco da tanto so che sotto quella facciata da dura nasconde molta fragilità e sofferenza. Mi auguro riesca a riprendere in mano le redini della sua vita, quantomeno a essere padrona delle sue scelte (anche qualora decidesse di rimanere col marito).

  • Però appunto mi sento una cattiva amica per non essere sempre in modalità "ascolto attivo e partecipe".

    In realtà i cattivi amici sono quelli che ti danno sempre ragione, impedendoti di crescere.


    La mia amica non avrebbe il minimo problema economico. Tra l'altro anche il marito è un brav'uomo, un gran lavoratore e non farebbe mai mancare niente di niente a lei e ai figli. C'è qualcosa che continua a tenerla lì, insoddisfatta, stufa marcia, ma non molla.

    Vedi sotto:

    Praticamente la risposta è al 95% qui.

    Intendo dire che, come già detto sopra, lei non ha mai imparato a stare sola, ora aggiungo che anche materialmente ha sempre avuto lui a sostenere economicamente la famiglia.

    Vero è che se divorziassero, lei comunque con i figli avrebbe diritto ad alimenti, ecc. quindi comunque avrebbe le spalle coperte.

    Avere i soldi non basta: bisogna anche saperli gestire/usare. Saper stare al mondo è una cosa ben diversa che avere le risorse per poterlo fare.


    Il discorso sul sentirsi vittima lo condivido, lamentarsi in continuazione annienta la vita.

    Lamentarsi in continuazione probabilmente è la sua vita. Probabilmente si tratta della contropartita per non essere autosufficiente.

    Stare al mondo è una cosa difficile. In un modo o nell'altro si deve "pagare".


    Questa tua amica probabilmente è anche caduta (come quasi tutte) nella retorica vittimistica tanto in voga negli ultimi periodi. Questo tipo di mentalità blocca l'evoluzione e ti tiene fermo nella condizione di lamentarti senza far niente per uscirne.



    La risposta giusta comunque era quella di Juniz all'inizio della discussione. Rileggetela lentamente: c'è dentro tutto.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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