Mancata presa di coscienza dei giovani della situazione attuale

  • Buonasera a tutti. Sono nuovo, vi ho letto con molto interesse e volevo fare una riflessione che da un po' mi assilla: mi chiedo come sia possibile che oggi, dopo 20 anni di stravolgimenti economici culturali e sociali "enormi" con i giovani sempre più poveri e con lavori e vite precarie, ci sia sempre più una società di individualisti egoisti e appunto i giovani non facciano nulla per cambiare gli eventi che li vedono sempre più ai margini. Parlo non solo dell'Italia ma del mondo.

    Nessuna rivoluzione, nessuna rivolta, nessuna presa di coscienza, niente di niente...

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • Come niente di niente... hanno inventato i social... sono tutti lì! :winking_face_with_tongue:

    Scherzi a parte, forse faccio un discorso "vecchio" però penso che sia perché la

    maggior parte dei giovani di oggi abbiano avuto molto a disposizione (sto generalizzando)... e non conoscono la fatica di dover "inventarsi" un modo sano per vivere in questo mondo un po' malato... perciò rivolgono il loro interesse (quando va bene) o al loro mondo interiore oppure (quando va meno bene) a questioni superficiali, e con questi interessi campano... in maniera anche se vuoi individualista. La collettività, il bene comune, il chiedersi dove sta andando il mondo e cosa si può fare per cambiare direzione, non sono concetti che li toccano (parlo sempre generalizzando, chiaramente ci sono eccezioni).

    Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante :glowing_star:

  • Buonasera a tutti. Sono nuovo, vi ho letto con molto interesse e volevo fare una riflessione che da un po' mi assilla: mi chiedo come sia possibile che oggi, dopo 20 anni di stravolgimenti economici culturali e sociali "enormi" con i giovani sempre più poveri e con lavori e vite precarie, ci sia sempre più una società di individualisti egoisti e appunto i giovani non facciano nulla per cambiare gli eventi che li vedono sempre più ai margini. Parlo non solo dell'Italia ma del mondo.

    Nessuna rivoluzione, nessuna rivolta, nessuna presa di coscienza, niente di niente...

    Perché stanno a mostrare una vita che non vivono sui social.


    Comunque non è tutto così piatto, c'è una fetta di giovani che si attiva che va avanti e cerca di cambiare le cose che si possono cambiare. I nichilisti attivi, come venivano definiti, a differenza dei nichilisti passivi.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Ciao :)


    Forse perché la stragrande maggioranza dei giovani e delle nuove generazioni, tutto sommato, ha "tutto". E per tutto intendo una casa (spesso dei genitori), la possibilità di accedere all'istruzione, la possibilità di uscire e fare viaggi, vestiti in quantità, Internet con i social. E molti preferiscono crogiolarsi in questo.


    Ho notato che oggi c'è molta più lamentela per tutto, per il superfluo forse, ma è una lamentela sterile e fine a se stessa.

    Sicuramente oggi è molto più difficile risparmiare e far fronte al caro vita, ne parlavo con i miei sostenendo che lo stipendio medio non è equiparato al costo della vita, ed è molto difficile risparmiare: mio papà lo nega e dice che basta la volontà e uno se vuole risparmia, a costo di rinunciare a uscire, mentre mia mamma è più obiettiva e dice che la vita di oggi richiede un tenore e un livello medio di spesa alto, alcune cose che appaiono superflue sono quasi "obbligate" oggi per stare in società.


    Un tempo probabilmente c'era molto meno a livello materiale e di possibilità, ma il duro lavoro era più premiato e c'erano meno prese in giro e scappatoie del tipo lo stage non retribuito a 35 anni.

    C'è come una rassegnazione dilagante e la sensazione che gli sforzi di oggi non vengano ripagati domani, quindi meglio godersi l'oggi.


    Tuttavia, non vedo solo passività attorno a me: vedo gente che ha ancora voglia di studiare, gente motivata nel lavoro, insomma gente che ha voglia di vivere e combattere.


    Ci sarebbero molti motivi per scendere in piazza a protestare, forse non crediamo più in quella protesta, siamo talmente abituati che a vincere è sempre la solita élite, che al massimo ci dà il contentino (es. bonus per il caro vita).

  • Probabilmente vivo in un contesto atipico avendo un figlio molto impegnato nel sociale, ma io ho spesso casa invasa da giovani che fanno, che si interrogano e che si prodigano in un sacco di attività sociali e che mi insegnano un sacco di cose...ma ripeto forse frequento una nicchia.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Non c'è nessuna rivoluzione, come non c'è mai stata nella storia umana, a meno che non macro pilotata da pochi per interessi sconosciuti ai più che vi aderivano. Non mi si parli del sessantotto per favore, non risponderei perché sicuramente direi cose considerate assurde a livello di valori dai più, e non intendo imbarcarmici.

  • Io non credo nelle "rivoluzioni" e nelle proteste in piazza, credo nei piccoli cambiamenti quotidiani, credo nella storia costruita tassello dopo tassello. Nessun cambiamento avviene all'improvviso, quando scoppia la protesta fa rumore e sancisce qualcosa che è già avvenuto. Poiché però cambiare costa, si tende ad adeguarsi piuttosto ai cambiamenti, e finché funziona non cambierà. Negli anni 50 era normale che bambini di 7-8 anni lavorassero nelle botteghe o con gli artigiani, le donne vivevano facendo un figlio dopo l'altro che crescevano con minestre all'acqua scaldate più volte, e rattoppando vestiti; era una cosa normale impegnare i propri averi al banco dei pegni per comprare un paio di pantaloni; non c'era riscaldamento. Quella era la povertà, la vita di molti. Da lì c'era una gran voglia di impegnarsi, di lottare, di emigrare pur di uscirne. Oggi siamo tutti al caldo in inverno e al fresco in estate, rabbrivideremmo all'idea di un bambino di 8 anni che lavora, i nostri figli stanno al sicuro a casa fino a 30 anni e se devono cambiare città per trovare lavoro è un trauma, gli compriamo lo smartphone a 10 anni perché ce l'hanno tutti e così controlliamo dove sta e cosa fa, il progetto di fare un figlio è rimandato intorno ai 40 perché prima vogliamo goderci la vita. È vero che il mondo del lavoro è peggiorato negli ultimi anni e che è sempre più complesso stare al passo, ma è anche vero a mio parere che le esigenze sono aumentate a dismisura, e il gap tra "la vita possibile" e "la vita che vorrei" è sempre più ampio. Io non credo certo che dovremmo tornare al rigore del dopoguerra, ci mancherebbe; ma credo anche sia necessario un percorso di decrescita, di riduzione dei consumi, di maggior semplicità a tutti i livelli. Lo dico anche a me stessa, che sebbene non sia una consumatrice di beni, sono una gran consumatrice di esperienze. Troppo. E mantenere tutti certi standard, a mio parere, non è possibile, non lo è a livello mondiale. Quindi ecco io non credo nelle rivoluzioni fini a se stesse, credo nei cambiamenti anche piccoli che ognuno può fare a casa sua.

  • Buonasera a tutti. Sono nuovo, vi ho letto con molto interesse e volevo fare una riflessione che da un po' mi assilla: mi chiedo come sia possibile che oggi, dopo 20 anni di stravolgimenti economici culturali e sociali "enormi" con i giovani sempre più poveri e con lavori e vite precarie, ci sia sempre più una società di individualisti egoisti e appunto i giovani non facciano nulla per cambiare gli eventi che li vedono sempre più ai margini. Parlo non solo dell'Italia ma del mondo.

    Nessuna rivoluzione, nessuna rivolta, nessuna presa di coscienza, niente di niente...

    Il motivo è semplice: perché non possono, non ne hanno il potere; nemmeno se si raggruppassero tutti: sono troppo pochi e sono sempre meno.


    In Italia il potere economico, sindacale, sociale e politico è tutto in mano ai vecchi.

    Siamo uno dei Paesi al mondo con più concentrazione di potere socio-economico nelle mani degli anziani e a seguire dei "molto adulti".

    In passato il potere era in mano ai giovani, oserei dire in mano agli stessi individui che ancora lo detengono.


    I giovani moderni sono individualisti perché diseducati e anche perché è l'unica cosa che gli resta. Essendo che in generale non muoiono di fame: si rintanano nella loro nicchia e restano li, cercando di trarne il più possibile per evitare di sprecare totalmente la loro vita.


    A mancare è la prospettiva, che non è più di miglioramento, ma di peggioramento. Senza prospettiva manca anche il motivo di rivoluzionare.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • A mancare è la prospettiva, che non è più di miglioramento, ma di peggioramento. Senza prospettiva manca anche il motivo di rivoluzionare.

    A casa spesso mi ritrovo con parecchi giovani e la maggiore differenza tra la mia generazione e la loro è esattamente questa...la mancanza assoluta di una prospettiva.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

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