Ciao a tutti, vi scrivo per parlarvi di un malessere che in questo momento mi affligge troppo. Oggi ho avuto un incontro in via telematica con i miei compagni del corso di scrittura creativa. E cosa scopro? Che una mia compagna di corso è incinta. Non lo è da poco, la bambina nascerà ad agosto quindi tra due mesi. Da una parte sono contento, ma dall'altra l'invidia mi rode dentro. D'accordo che lei è più grande di me e quindi è più avanti e che non la frequento tantissimo, ma questa reazione che si cela nei miei sentimenti sembra quasi inevitabile. Non è certo la prima volta, ma l'ennesima. Si io a volte sono invidioso, ma non dei rivali, perché non semino mai rivalità, ma dei miei amici e delle persone a cui tengo. Non tutte, dipende dalla situazione. Per esempio non sono mai stato invidioso di mio padre. Non è mai capitato e se ho idee diverse dalle sue lo dico e basta.
Accade di più con gli amici a cui tengo e accade se prendono strade diverse e mi fanno sentire abbandonato; oppure quando crescono o cambiano e mi fanno sentire inferiore o scavalcato; oppure quando condividono le mie stesse passioni e ricevono complimenti per i loro progressi in quel determinato campo. Accadeva quando ero scuola e collezionavo nella memoria i loro complimenti e senza contare i miei, pensando che io ne ricevessi di meno. Competizione in poche parole. Di esempi ne avrei tanti ma ne citerò giusto 3.
Uno dei primi casi, è il figlio di un amico dei miei genitori. Conosco i suoi genitori da prima che lui nascesse, essendo lui più giovane di me di 5 anni. Ci frequentavamo tramite le nostre famiglie, lui era una sorta di fratello minore che io non avevo (sono figlio unico). Ci vedevamo spesso e c'è stato anche un periodo in cui ci vedevamo praticamente tutti i fine settimana e sembrava veramente un rapporto indissolubile . E invece, un anno dopo mi arriva la notizia che sua madre è incinta. Io la prendo un po' male perché penso subito che lui giocherà con la sorella e che le cose cambieranno. In realtà è stata una gelosia molto lieve, ma le cose non cambiano in meglio per altri motivi: ci vediamo sempre meno, abbiamo troppa differenza di età, idee troppo diverse e anche lui mi accantona. Un anno dopo le cose vanno ancora peggio perché la differenza di età è troppa e poi arriva la notizia che lui andrà a vivere con la famiglia in Inghilterra per un anno. Io, che sono di madrelingua inglese come lui, la prendo male ed è la goccia che fa traboccare il vaso. Lui sparisce per una anno senza farsi vivo e quando torna in Italia vuole ricucire i rapporti e io che ho voltato pagina non voglio. Ormai è troppo tardi. Non sono in cattivi rapporti con lui, si è solo sfumato il rapporto col passare del tempo. Con i suoi genitori sono in ottimi rapporti e anche i miei genitori.
Il secondo caso, non è una persona ma è un gruppo intero. Sono legatissimo a loro, ma al tempo stesso c'è una parte invidiosa in me verso di loro. Ci conosciamo a novembre del 2011 quando inizia l'anno accademico della scuola teatrale. Trascorriamo un anno bellissimo, poi dopo lo spettacolo finale il gruppo comincia piano piano a sfaldarsi. C'è chi lascia la città, chi smette di fare teatro e chi addirittura lascia l'Italia. Poi quando è passato un anno, arriva uno dei nostri compagni che si è trasferito a Londra e comincia a sparare a mille sulle sue esperienze. Parla continuamente del suo maestro di teatro nominandolo come se noi lo conoscessimo di persona. Io mi sento un po' emarginato e comincio a pensare che alcuni di loro si siano visti nel frattempo e non mi hanno detto niente. Sento la paura di non essere preso in considerazione e che non conti niente. Passano gli anni, i ricordi rimangono buoni e l'unica cosa che ci tiene uniti è Facebook e ogni tanto mi capita di vedere la loro nuova vita e i loro nuovi successi degli altri e mi rode. Sia in campo artistico che in campo sentimentale e quando le vedo, anche se ci vado su pochissimo, mi sento il dovere di dimostrare a loro che anche io sono forte e che dopo lo scioglimento del gruppo la mia vita non è un disastro.
Terzo e ultimo caso, è un amico che ho conosciuto 4 anni fa ad un altro laboratorio teatrale. Ho un buon feeling con lui e gli parlo di idee di progetti da fare in teatro. Ci sentiamo insieme agli altri del gruppo durante la prima ondata di pandemia. Quando finisce la seconda ondata (o forse la terza o la quarta) nel 2021 lui annuncia sulla nostra chat che diventerà padre. La mia reazione? Come sempre, gli faccio i complimenti sulla chat ma dentro di me si cela una rabbia di invidia perché per l'ennesima volta mi sento tagliato fuori prima ancora di iniziare a portare avanti un rapporto di amicizia. Lui che ha solo 1 anno più di me ha già una figlia e una ragazza, mentre io sono ancora con i miei (eppure ci sto benissimo nella casa in cui vivo) e tra amori e amicizie sono sempre, solo e ancora alla canna del gas.
Scusate lo sfogo. Lo so che è una cosa sbagliata, ma non ce la faccio è più forte di me. Eppure non sono così egoista come potrei sembrare. Io non voglio essere il centro dell'attenzione, voglio essere alla pari con gli altri. Io odio quelli che vogliono essere gli idoli a cui tutti corrono dietro. Anzi, vi svelerò due cose: quando ero bambino nelle storie, nei cartoni o nei film non mi piaceva mai il protagonista, ma gli antagonisti o i coprotagonisti; e quando c'era una festa di compleanno mi piaceva andare di più alle feste degli altri anziché essere io il festeggiato perché provavo un po' di imbarazzo. Mi piace essere parte del gruppo, importante ma alla pari con gli altri.
Vi prego cercate di capirmi. Come posso superare questa invidia? Perché non ce la faccio più. Mi fa stare troppo male.