Disgusto costante nell'andare a lavorare

  • danielegb è la verità quella che scrivi?! Si in un mondo ideale sicuramente, sui tempi attuali purtroppo no..

    Non esiste un mondo ideale, cosi come un lavoro ideale.

    Cosa cambia il fatto che per alcuni qualcosa è ideale e per altri no? L'atteggiamento mentale.


    Vorrei poterti dire di avere l'atteggiamento giusto e di vivere serenamente, ma mentirei.


    Conoscere la via non significa per forza riuscire a percorrerla, a volte può essere ancora più frustrante di non conoscerla perché ti rendi conto di vedere la soluzione ma non sai proprio come arrivarci.


    Nella mia vita ho cambiato spesso posto di lavoro, sempre convinto che il prossimo mi avrebbe dato più soddisfazione.

    Eppure nulla è cambiato, malgrado abbia raggiunto un buon livello sia economico che di "tranquillità" lavorativa.

    Ma quindi perché non sono soddisfatto? Perché mi piacerebbe trovarmi altrove?


    Semplicemente perché il problema sono io, non il lavoro.

    Certo, il lavoro fa emergere i miei problemi, ma sono miei problemi. il lavoro non è la causa.


    La soluzione quindi è lavorare su se stessi, sul nostro atteggiamento, sulle nostre aspettative, in modo da poterci trovare a nostro agio in qualunque situazione.


    Utopico? non penso, ma sicuramente non facile.

  • danielegb Si probabilmente è anche questo, sono uno che si è sempre sentito fuori luogo e fuori posto in molteplici contesti, però poi ci sono delle situazioni oggettive che nei tempi attuali creano malessere, il lavoro svolto in certe modalità è una di queste, ed io mi ci trovo dentro adesso e non è semplice venirne a capo.


    la huesera ho pensato anche a questo, al momento gli ostacoli principali sono due, il primo è il tempo, lavorando 40 ore settimanali mi è quasi impossibile parallelamente mettermi a studiare.

    Secondo sono le modalità di fruizione, io abito in una piccola cittadina e il cosiddetto studio in remoto non è un qualcosa che mi ispira molto, probabilmente il tempo delle scelte nell'intraprendere una nuovo percorso di studio è superato, ma non è detto che sia del tutto tramontato..non è facile per niente, poi non è detto che alla fine si riveli una scelta "vincente"..vedremo..

  • ci sono delle situazioni oggettive che nei tempi attuali creano malessere

    Verissimo, e credimi che ti capisco perché ci sbatto la testa continuamente.


    Ma al posto di subire queste situazioni usale per migliorarti, perché come detto se qualcosa ti infastidisce è perché tocca in te delle corde che suonano male.

    Per esempio conosco persone che se gli viene detto "sei un incapace" non si smuovono di un millimetro, non li tocca proprio

    Se dovessero dirlo a me me la prenderei parecchio.

    Ma perché queste differenze?

    Semplice, io ho una bassa autostima, e sentirmi dire che sono un incapace da voce a quella vocina che a volte lo pensa davvero.


    Quindi chi è la causa del malessere di fronte alla frase "sei un incapace"? Solo me stesso, che ci credo e rafforza i miei dubbi.

    Poi se uno è o non è incapace diventa in secondo piano paradossalmente.


    Puoi fare questo discorso con tutto ciò che accade.

    Altro esempio io non sopporto l'ingiustizia, me la prendo tantissimo quando qualcosa non va nel modo giusto, se le cose sono mal organizzate, ecc. E guarda caso salta fuori che ho una forte tendenza al controllo.

    Se non volessi controllare tutto nella mia vita le mie reazioni sarebbero molto più leggere, e magari non mi accorgerei nemmeno.


    La vita è come fare esercizi in palestra, se un esercizio particolare ti fa sentire dolore, non è colpa dell'esercizio, ma ti aiuta a capire che in quel particolare contesto qualcosa non va nel verso giusto dentro di te.


    Poi evidentemente non è sempre detto che dobbiamo cambiare sempre noi, è giusto e normale cercare situazioni più vicine al nostro essere, ma questo va fatto come ulteriore miglioramento.

    L'importante è migliorarsi continuamente, senza soffrire troppo, se la sofferenza è troppa ovviamente va ridotto lo stimolo.

    Così come gli esercizi in palestra, non eviti l'esercizio, ma lo riduci.


    Ciò non toglie che tu possa cambiare lavoro per evitare la sofferenza, l'importante è farlo abbinandolo ad un cambiamento interiore e non solo esteriore. Altrimenti ti porti dietro tutto nuovamente.


    Ma ti comprendo benissimo, perché malgrado io sappia che quanto sto dicendo è vero, passo molto tempo a lamentarmi del lavoro, di come vanno le cose e dando la colpa agli altri. E' più facile dare la colpa ad altri e non a se stessi, e da anche più soddisfazione sul momento, ma non fa altro che prolungare la sofferenza.

  • la huesera ho pensato anche a questo, al momento gli ostacoli principali sono due, il primo è il tempo, lavorando 40 ore settimanali mi è quasi impossibile parallelamente mettermi a studiare.

    Secondo sono le modalità di fruizione, io abito in una piccola cittadina e il cosiddetto studio in remoto non è un qualcosa che mi ispira molto, probabilmente il tempo delle scelte nell'intraprendere una nuovo percorso di studio è superato, ma non è detto che sia del tutto tramontato..non è facile per niente, poi non è detto che alla fine si riveli una scelta "vincente"..vedremo..

    In effetti devi vedere cosa per te è possibile. La mia formazione l'ho fatta nei fine settimana.


    A livello mentale è importante aprirsi delle strade, vederle come percorribili (anche con sacrifici), valutarne serenamentei i pro e i contro. Solo così, anche decidere poi di non seguire quella strada diventa esercizio di libertà e non mera costrizione (molto frustrante).

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Quale sarebbe il lavoro ideale realizzabile (potendo scegliere)?

    La parola magica è "gratificazione".


    Qualunque lavoro, o anche qualunque cosa nella vita, se è gratificante diventa il lavoro ideale.


    Potresti avere un lavoro pagato poco ma estremamente gratificante, oppure un lavoro pagato molto ma per niente gratificante.


    Cosa è gratificante per una persona è totalmente personale, potrebbe essere l'ambiente di lavoro, i colleghi, o i soldi.

    Per la maggior parte è l'insieme di tutte queste cose, in equilibrio, ed è qui che nasce il problema, perché è quasi impossibile trovare una situazione dove tutto è perfettamente equilibrato secondo il nostro "essere".


    Quindi il lavoro ideale è quasi una leggenda.

  • La parola magica è "gratificazione".


    Qualunque lavoro, o anche qualunque cosa nella vita, se è gratificante diventa il lavoro ideale.


    Potresti avere un lavoro pagato poco ma estremamente gratificante, oppure un lavoro pagato molto ma per niente gratificante.

    Che la gratificazione sia il valore più ricercato, specie dai giovani: è verissimo. Tutti i report delle istituzioni che studiano il lavoro e i suoi problemi lo confermano.


    Per gli anziani invece il valore primario pare essere ancora il denaro.


    cosa è gratificante per una persona è totalmente personale, potrebbe essere l'ambiente di lavoro, i colleghi, o i soldi.

    per la maggior parte è l'insieme di tutte queste cose, in equilibrio, ed è qui che nasce il problema, perché è quasi impossibile trovare una situazione dove tutto è perfettamente equilibrato secondo il nostro "essere".

    La parte soggettiva non è così determinante, nel senso che alcune caratteristiche del lavoro e dell'ambiente di lavoro sono semplici da replicare in forma "ideale", solo che in Italia non siamo in grado di farlo a causa della scarsa taratura dei datori di lavoro e dell'economia generale che è basata sulla corruzione.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Che la gratificazione sia il valore più ricercato, specie dai giovani: è verissimo. Tutti i report delle istituzioni che studiano il lavoro e i suoi problemi lo confermano.


    Per gli anziani invece il valore primario pare essere ancora il denaro.

    Personalmente credo che le cose vadano ben bilanciate.

    Ci sono lavori particolari, entusiasmanti, che uno farebbe anche gratis, ma ecco sono veramente una rarità, e comunque rimane il problema di disporre di un reddito adeguato alle necessità.

    Quando si è molto giovani ci si pensa meno, finchè si vive con i genitori, e non si hanno particolari urgenze, fare il lavoro dei propri sogni con uno stipendio che basti a coprire le spese minime può andare bene. Ma con l'evolversi della vita, quando si assumono responsabilità, si hanno mutui da pagare, figli da crescere, è ovvio che i soldi diventano prioritari e si cerca un equilibrio diverso, si è pure disposti a rinunciare al lavoro dei sogni per uno pagato meglio.

  • Per gli anziani invece il valore primario pare essere ancora il denaro.

    Il denaro è una gratificazione.

    Se una persona sente come maggior gratificazione e quindi sulla sua "bilancia" ha più valore allora si sentirà gratificato.

    Se invece il denaro non è gratificante ma si sente il bisogno di averne sempre di più perchè si pensa che possa gratificare allora è un problema.

    Ma per alcuni il denaro è molto gratificante, per molti invece è una falsa gratificazione per il fatto di credere che il denaro possa risolvere tutti i problemi.

  • Personalmente credo che le cose vadano ben bilanciate.

    Ci sono lavori particolari, entusiasmanti, che uno farebbe anche gratis, ma ecco sono veramente una rarità, e comunque rimane il problema di disporre di un reddito adeguato alle necessità.

    Quando si è molto giovani ci si pensa meno, finchè si vive con i genitori, e non si hanno particolari urgenze, fare il lavoro dei propri sogni con uno stipendio che basti a coprire le spese minime può andare bene. Ma con l'evolversi della vita, quando si assumono responsabilità, si hanno mutui da pagare, figli da crescere, è ovvio che i soldi diventano prioritari e si cerca un equilibrio diverso, si è pure disposti a rinunciare al lavoro dei sogni per uno pagato meglio.

    Certamente la ricerca della soddisfazione al posto del denaro nei lavoratori più giovani è data anche dalla migliore condizione economica e dalle minori necessità rispetto a quella dei loro nonni o bisnonni. Non dimentichiamo però che gli attuali giovani sono tra i più poveri e senza prospettive della storia degli ultimi 150 anni (dati ISTAT/OCSE). A dirla tutta in termini generali sono più poveri dei loro bisnonni.


    La maggiore tranquillità gli ha permesso di valutare aspetti che prima non erano facilmente valutabili e quindi essendo "più evoluti" dei loro predecessori hanno capito che certe esperienze di vita vanno fatte fino a che si è in tempo.


    il denaro è una gratificazione.

    se una persona sente come maggior gratificazione e quindi sulla sua "bilancia" ha più valore allora si sentirà gratificato.

    E' una questione educativo-ambientale, come dicevo sopra.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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