Accettarsi

  • Cosa significa accettarsi? Come si raggiunge la condizione di amore per se stessi? Non fittizio, ma reale, sincero.
    È così semplice quando il soggetto non sei tu in prima persona. Tutto sembra naturale, facile. Dare un consiglio, esporre un parere, parlare delle proprie esperienze, mostrare le proprie conoscenze con empatia, o in modo distaccato ma apparentemente consapevole... Poi, quando sei solo, crolla tutto. Dietro quella maschera, che non è nulla di perfido o nocivo, se non per te stesso, c'è un mare di fragilità.
    Come si arriva al punto in cui quel "mi sento accettato/amato" si trasforma in un "mi accetto/amo"?

    Questo non era ovviamente un monologo interiore, anche se ne ha l'aspetto, ma solo riflessioni e sincera curiosità su cosa ne pensate e come la vivete o l'avete vissuta voi.

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    "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

  • Non significa niente, e' una frase fatta, e come tutte le frasi fatte sono contraddittorie. Infatti se ti accetti e ti ami rischi di giustificarti anche quando hai torto, e se esageri diventi un narcisista come quelli che vedi in televisione e sui social. Ad esempio Fedez e la Ferragni sembra si amino e si accettino troppo, non gli viene nemmeno il dubbio che le loro idiozie private siano patetiche.

  • Parliamone. Non nel senso che non sia d'accordo, anche perché non ho una reale opinione in merito, per quello ho aperto la discussione. Approfondiamo.

    e se esageri diventi un narcisista

    Per questo ho appositamente scritto "Non fittizio, ma reale, sincero". Il narcisista all'apparenza ama se stesso, ma sappiamo che non si tratta di amore sincero, ma è un bisogno, è lo specchio di ciò che richiede e assorbe dagli altri (non per forza consciamente o in modo malevolo). Non volevo parlare di narcisismo, mi riferivo ad altro.

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    "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

  • Penso che paradossalmente per imparare ad amare se stessi prima di tutto bisogna sperimentare cosa vuol dire essere amati. È una cosa che si apprende, ci vuole qualcuno che mostri di apprezzarci, di darci valore come individuo, di rispettarci come persona.

    Se non abbiamo mai saputo che meritavamo apprezzamento, affetto, rispetto, come possiamo dare quello stesso amore che non sappiamo di meritare a noi stessi? Non è una cosa che si può imparare a parole.

  • Parliamone. Non nel senso che non sia d'accordo, anche perché non ho una reale opinione in merito, per quello ho aperto la discussione. Approfondiamo.

    Non ho voglia. :rolling_on_the_floor_laughing:

    Sono discorsi tanto complicati quanto inutili secondo me. Non arriverai mai a capire l'accettazione se ragioni troppo sull'accettazione. Potremmo dire che l'accettazione la raggiungi quando non pensi piu' all'accettazione, anche. E poi chi ti dice che devi per forza accettarti? Alcune cose non dovrebbero venire accettate. Quali? Stai facendo troppe domande. Dici che le domande le sto facendo io? Va bene, allora lo accetto.

  • In estrema sintesi l'accettazione di se è un percorso in cui si impara gradualmente l'equilibrio e l'armonia interiore, ovviamente non in via assoluta ma pur sempre relativa ... e questo percorso ha vari gradi di lavoro.


    Per esempio: Se non si pratica l'auto-osservazione (base di ogni lavoro serio su di se) è abbastanza impossibile trovare minimo equilibrio, in quanto nella propria mente si consente l'accesso a tutto: pensieri spazzatura, emozioni inferiori. E' fondamentale essere "guardiani" di se stessi e riconoscere la parte (sempre di noi stessi) che è contro di noi ... chiamata anche "ombra".


    Altro grado è la comprensione del proprio "karma" (termine spirituale ma la psicologia ha un suo modo per arrivare a risultati simili) e quindi riconoscere le cause-effetto responsabili di tutto quanto è negativo nella propria vita. Già dall'infanzia, si sperimenta la sofferenza, le prime ferite interiori. Gran parte della sofferenza che verrà dopo sarà una ripetizione di quella sofferenza di cui non si è consapevoli.


    E' raro che prima dei 27 anni si possa essere "pronti" per riconoscere e applicare quanto detto sopra con responsabilità. In primo luogo perché è necessario un arco evolutivo che poi diventerà la materia stessa del lavoro, poi perché l'essere umano cambia a cicli di 7 anni. A 7 anni si è nel bisogno biologico di un genitore, a 14 inzia la pubertà e si percepisce l'esistenza dell'altro sesso, a 21 si passa alla realizzazione della relazione con l'altro sesso e di se stessi nel mondo (lavoro) ... a 27 ti rendi conto di quanto non ha funzionato con i paradigmi e gli ideali di partenza e si arriva ad un bivio esistenziale, in linea teoria è il momento propizio per imboccare una crescita interiore che si perfezionerà con gli anni.

    Il cammino dell'anima è un cammino di coraggio, abbiatelo.🌺

  • Per accettarsi e tutto quello che ne consegue bisogna prima riconoscere i propri difetti, limiti e mancanze. Perchè siamo tutti bravi a dire in cosa siamo capaci ma in pochi riconoscono in cosa sono mancanti.

    Il lavoro più grande si fa sui propri difetti, già vedersi per quello che si è davvero e non quello che si pensa di essere avvicina moltissimo all'idea che ho di accettazione e amore per se stessi.

    Sono anche d'accordo con diverso, nel senso che farsi troppe domande non credo porti alle risposte che cerchiamo, si crea solo più confusione, complicando invece di risolvere.

    Nella mia testa, c'è sempre stata una stanza vuota per te..quante volte ci ho portato dei fiori, quante volte l'ho difesa dai mostri. Adesso ci abito io e i mostri sono entrati con me.

  • Penso che paradossalmente per imparare ad amare se stessi prima di tutto bisogna sperimentare cosa vuol dire essere amati. È una cosa che si apprende, ci vuole qualcuno che mostri di apprezzarci, di darci valore come individuo, di rispettarci come persona.

    Se non abbiamo mai saputo che meritavamo apprezzamento, affetto, rispetto, come possiamo dare quello stesso amore che non sappiamo di meritare a noi stessi? Non è una cosa che si può imparare a parole.

    Certamente non si può imparare a parole, ma ti posso dire che prendendomi come esempio, purtroppo ciò che hai detto tu forse è applicabile in alcuni casi, ma non nel mio. In passato la pensavo anch'io come te, ma il tutto si è poi dimostrato molto più complesso.
    Però ti ringrazio per l'intervento e aver condiviso la tua opinione :)

    Non ho voglia. :rolling_on_the_floor_laughing:

    Sono discorsi tanto complicati quanto inutili secondo me. Non arriverai mai a capire l'accettazione se ragioni troppo sull'accettazione. Potremmo dire che l'accettazione la raggiungi quando non pensi piu' all'accettazione, anche. E poi chi ti dice che devi per forza accettarti? Alcune cose non dovrebbero venire accettate. Quali? Stai facendo troppe domande. Dici che le domande le sto facendo io? Va bene, allora lo accetto.

    Il solito :D
    Non lo so se siano discorsi inutili, sai? Fanno parte di un processo di introspezione e lavoro di consapevolezza che sto facendo. Non sto cercando la definizione universale di accettazione, o la soluzione a tutti i mali, ma delle nuove chiavi di lettura attraverso il confronto e le opinioni, sulla base di altre esperienze.
    Non devo, ma vorrei arrivare ad accettarmi un giorno. E amare proprio quelle cose di me che forse non andrebbero accettate. Ma accettandole forse inizierei a volermi bene finalmente (ora sono entrata nel personale).
    Ovviamente so che si tratta di un processo, non si arriva a quello magicamente, standosene bellamente fermi ad aspettare, o trovando sotto l'albero, il giorno di natale, un pacco contenente "amore verso me stessa".

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    "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

  • Ho trovato molto interessante ciò che hai detto. E mi trovo molto in sintonia con il discorso dell'equilibro e l'armonia.
    Non so se sia un caso, ma effettivamente non ho avuto la capacità di iniziare questo "viaggio interiore" fino a -credo- un paio di anni fa o meno, quindi non prima dei 30. O meglio, inconsciamente l'avevo già intrapreso anni fa, ma ora sembra diventare tutto più nitido. Non lo so, è in parte curioso.

    Per accettarsi e tutto quello che ne consegue bisogna prima riconoscere i propri difetti, limiti e mancanze. Perchè siamo tutti bravi a dire in cosa siamo capaci ma in pochi riconoscono in cosa sono mancanti.

    Il lavoro più grande si fa sui propri difetti, già vedersi per quello che si è davvero e non quello che si pensa di essere avvicina moltissimo all'idea che ho di accettazione e amore per se stessi.

    Sono anche d'accordo con diverso, nel senso che farsi troppe domande non credo porti alle risposte che cerchiamo, si crea solo più confusione, complicando invece di risolvere.

    Anche qui, non posso che concordare. E forse è proprio quello il punto di partenza. Riconoscere e scontrarsi con i propri limiti e difetti, la cosa più complessa. Essere disposti anche a stravolgere l'idea che avevamo di noi stessi. Mi piace questo punto di vista...
    Riguardo all'ultima parte...non sono proprio le domande ad avvicinarti allo stato di autocoscienza?

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    "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."

  • Non lo so se siano discorsi inutili, sai?

    Non e' inutile, ma e' talmente complicato da diventare inutile discuterne apertamente. Il rischio e' alto, anzi, e' certo, che si continui a girare attorno alle solite frasi fatte. Una persona grassa deve accettarsi? C'e' chi dice di si, chi dice di no, e chi dice che dipende da te. L'accettazione di se' implica che una persona sappia cosa e' il se'. Tu sai chi sei? E hai la certezza di essere quello che pensi di essere? Poi magari vuoi capire come accettarti per stare meglio, ma sei sicura che serva accettarti per stare meglio? Oppure potresti stare meglio anche senza accettarti? O continuare a stare male anche dopo che ti sei accettata? Troppe domande, le cui risposte sono soggettive. Si potrebbe perfino dire che l'accettazione di se' avviene attraverso l'accettazione degli altri, come uno specchio in cui vedi te stesso. E' tutto un insieme di cose.

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