Una volta esclusi i casi che non rientrano nel 99,9% della comune esperienza di vita umana:
noi non nasciamo e cresciamo in solitudine e quindi non costruiamo la nostra realtà interiore-esteriore in completa solitudine, in maniera del tutto autoreferenziale.
Mettendo in relazione interno ed esterno, noi e gli altri, costruiamo non solo la realtà esteriore ma anche quella interiore compresa l'immagine che abbiamo di noi stessi che è legata all'immagine che gli altri hanno di noi e che poi ci restituiscono.
{Uno nessuno e centomila...è un piccolo libro ma dal contenuto enorme...}
È l'esatto contrario, rispetto al crescere e vivere in solitudine, e proprio per questo noi dobbiamo continuamente gestire tutta una serie di input che ci arrivano dall'esterno e contano tanto quanto quelli che sorgono dall'interno, e sono legati indissolubilmente, e dialogano e si influenzano vicendevolmente.
Quindi in assenza di altre persone noi potremmo conoscere noi stessi fino ad un certo punto, anche perché le altre persone e le relative condizioni ambientali ci stimolano in modi che noi non potremmo nemmeno immaginare da soli e finché non ti trovi ad affrontare una situazione tu non potrai sapere come reagiresti quando si passa dalle infinite elucubrazioni mentali della teoria alla pratica spiccia, anzi spesso noi immaginiamo e nutriamo la nostra immaginazione convinti che quella sia "la realtà" mentre poi la "realtà" è distante anni luce dalla nostra fantasia.
Una costante ricerca di equilibrio ci vede come funamboli, e dobbiamo bilanciare le spinte interiori insieme a quelle esteriori.