Accettarsi

  • Una volta esclusi i casi che non rientrano nel 99,9% della comune esperienza di vita umana:


    noi non nasciamo e cresciamo in solitudine e quindi non costruiamo la nostra realtà interiore-esteriore in completa solitudine, in maniera del tutto autoreferenziale.


    Mettendo in relazione interno ed esterno, noi e gli altri, costruiamo non solo la realtà esteriore ma anche quella interiore compresa l'immagine che abbiamo di noi stessi che è legata all'immagine che gli altri hanno di noi e che poi ci restituiscono.

    {Uno nessuno e centomila...è un piccolo libro ma dal contenuto enorme...}


    È l'esatto contrario, rispetto al crescere e vivere in solitudine, e proprio per questo noi dobbiamo continuamente gestire tutta una serie di input che ci arrivano dall'esterno e contano tanto quanto quelli che sorgono dall'interno, e sono legati indissolubilmente, e dialogano e si influenzano vicendevolmente.


    Quindi in assenza di altre persone noi potremmo conoscere noi stessi fino ad un certo punto, anche perché le altre persone e le relative condizioni ambientali ci stimolano in modi che noi non potremmo nemmeno immaginare da soli e finché non ti trovi ad affrontare una situazione tu non potrai sapere come reagiresti quando si passa dalle infinite elucubrazioni mentali della teoria alla pratica spiccia, anzi spesso noi immaginiamo e nutriamo la nostra immaginazione convinti che quella sia "la realtà" mentre poi la "realtà" è distante anni luce dalla nostra fantasia.


    Una costante ricerca di equilibrio ci vede come funamboli, e dobbiamo bilanciare le spinte interiori insieme a quelle esteriori.

  • Sicuramente noi non viviamo ne cresciamo in solitudine, ma io considero la maggior parte degli stimoli esterni come non attendibili, perchè condizionati o falsati da tutta una serie di situazioni generate a loro volta da una serie ancora più grande di influenze e limitazioni (periodo storico, economico etc..) e considerando che certamente le esperienze e le persone che entrano nella nostra vita agiscono e hanno impatto diretto su di noi, siamo comunque l'unica realtà che possiamo conoscere meglio di qualsiasi altro e su cui abbiamo potere.

    Per me è importante partire da dentro e poi guardare al di fuori, non il contrario e nemmeno basare l'esterno al pari dell'interno, in quanto l'esterno è falsato da mille altri fattori ancora. L'interno è reale (io sono-so chi sono) l'esterno irreale e non sempre attendibile, come anche l'opinione e la valutazione degli altri su di noi (conoscono solo una parte di noi, al limite, non perchè viene nascosta ma impossibile rivelare ogni sfaccettatura e ogni ombra di noi).

    Una buona base e una buona conoscenza e sicurezza di se stessi riesce a portare più ordine e controllo qualora la realtà esterna dovesse risultare instabile.

    Ammetto che io sono una persona molto chiusa e riservata e so bene che il mio modo di vedere le cose è rigido, parlo quindi per me e per la mia esperienza.

    Che poi i monaci, gli eremiti, che fanno una vita in completa solitudine e isolamento, sono riusciti davvero a conoscere il mistero della vita e la conseguente illuminazione, con una saggezza che molti di noi, bombardati da stimoli più inutili che altro, non conosceremmo mai.

    Nella mia testa, c'è sempre stata una stanza vuota per te...quante volte ci ho portato dei fiori, quante volte l'ho difesa dai mostri. Adesso ci abito io e i mostri sono entrati con me.

  • Che poi i monaci, gli eremiti, che fanno una vita in completa solitudine e isolamento, sono riusciti davvero a conoscere il mistero della vita e la conseguente illuminazione, con una saggezza che molti di noi, bombardati da stimoli più inutili che altro, non conosceremmo mai.

    Interno ed esterno sono collegati, quindi nessuno costruisce la propria realtà basandosi solo sulle proprie percezioni o solo su quelle altrui. Si tratta di una continua mediazione.


    Nessuno è nato è cresciuto in solitudine. L'azione di ritirarsi in un eremo avviene comunque dopo aver vissuto insieme agli altri, quindi anche nei casi da te citati è avvenuta una mediazione/sintesi tra personale e collettivo. Senza contare che spesso tali persone si appoggiavano a visioni/tradizioni/maestri/disclipline precedenti quindi sono stati comunque influenzati.


    E sta parlando una persona per la quale la solitudine è essenziale, ma è un tempo che inizia e finisce, un po' come coloro a cui piace il freddo: apprezzano il freddo perché poi torneranno al caldo davanti al termosifone o al camino. Nemmeno un Eschimese vive senza riscaldamento.

  • Interno ed esterno sono collegati, quindi nessuno costruisce la propria realtà basandosi solo sulle proprie percezioni o solo su quelle altrui. Si tratta di una continua mediazione.


    Nessuno è nato è cresciuto in solitudine. L'azione di ritirarsi in un eremo avviene comunque dopo aver vissuto insieme agli altri, quindi anche nei casi da te citati è avvenuta una mediazione/sintesi tra personale e collettivo. Senza contare che spesso tali persone si appoggiavano a visioni/tradizioni/maestri/disclipline precedenti quindi sono stati comunque influenzati.


    E sta parlando una persona per la quale la solitudine è essenziale, ma è un tempo che inizia e finisce, un po' come coloro a cui piace il freddo: apprezzano il freddo perché poi torneranno al caldo davanti al termosifone o al camino. Nemmeno un Eschimese vive senza riscaldamento.

    Il problema è proprio questo: se gli stimoli esterni sono tossici o malsani? Mai come oggi la società si basa su una realtà falsa e illusoria, sicuramente è più reale e concreta la nostra realtà interna, che dobbiamo utilizzare come una bussola per orientarci nel mondo.

    E proprio perché il nostro ambiente è corrotto e stagnante che molte persone sono infelici, depresse e ansiose, hanno perso gli stimoli, ed è sempre più difficile riuscire a vivere serenamente.

    Non dico vivere in solitudine, quello è un esempio estremo, ma non basarsi così tanto su una realtà esterna che non si conosce. Perché può essere pericolosa e inattendibile.


    Se posso poi sdrammatizzare, se persino i monaci, che hanno vissuto tra persone più sagge e moralmente elevate di noi, hanno concluso che il percorso è ritirarsi in solitudine, noi non abbiamo proprio speranza!

    Nella mia testa, c'è sempre stata una stanza vuota per te...quante volte ci ho portato dei fiori, quante volte l'ho difesa dai mostri. Adesso ci abito io e i mostri sono entrati con me.

  • C'è chi trova il proprio equilibrio nella solitudine ascetica e chi invece lo trova in altri modi...

    Madre Teresa di Calcutta trovò la propria via circondata da persone, dedicò la propria vita agli altri.


    Non perdiamoci d'animo: quando venne scoperchiato il vaso di Pandora e ne uscì fuori ogni sorta di male, sul fondo trovarono Speranza : )

  • Thread davvero molto interessante, vorrei aggiungere la mia esperienza:


    Da piccolo ero un ragazzo abbastanza spensierato, con una buona famiglia che mi ha sempre voluto bene. Forse leggermente un po' "viziato" quando si parlava di giocattoli e robe varie, ma niente d'impossibile.

    Ero felice e mi volevo bene esattamente così com'ero, finché non ho dovuto cambiare scuola.

    Avevo solo un problema, ho sempre avuto l'abitudine di mangiare troppo, ovunque mi capitasse. Tutte le prese in giro e il sentirmi escluso per il mio peso mi hanno portato ad ODIARMI e di certo non hanno migliorato la situazione.

    Inoltre, se prima ero un bambino felice e sorridente ora sono sempre nervoso e arrabbiato con il mondo. Non ho voglia di sorridere e parlare con nessuno perché il mio cervello ha registrato un'immagine "cattiva" della gente.

    Poi ovvio, ci sono le eccezione e qualche amico ce l'ho, ma l'istinto sarà sempre quello.

    Ma non mi piaccio per niente e potessi fare cambio della mia vita con i miei colleghi/amici non ci penserei 2 secondi.


    Ho fatto pure uso di qualche sostanza perché sentivo che l'accettazione di me era zero assoluto, mi faceva stare un po' meglio psicologicamente. Poi quando ho dovuto smettere a causa di effetti collaterali... disastro. Certi giorni non ho voglia di alzarmi nemmeno dal letto.


    Fortuna che l'unica mia passione che mi fa staccare da tutto, ovvero viaggiare, è rimasta, e non permetterò a nessuno di togliermela. Spero di trovare un giorno la pace.


    Quindi SI'!!! L'accettazione di se deriva soprattutto da quanto "adeguato" o "inadeguato" ti hanno fatto sentire gli altri nel corso degli anni.

  • Ciao Life, io ricordo che ingrassai parecchio tra gli 11 e i 15 anni, passavo la maggior parte delle mie giornate da solo e quindi dovevo gestirmi ero responsabile di me stesso ma impiegai anni a trovare un precario equilibrio, ricordo che mangiavo senza senso fuori pasto quantità nocive di cibo, il pomeriggio soprattutto, era il mio modo per sfogarmi e riempire un vuoto, affogare tristezza e dolore, cose così.


    Viaggiare è un'attività importante, fai bene a non fermarti, hai la mia stima!

  • Ciao Life, io ricordo che ingrassai parecchio tra gli 11 e i 15 anni, passavo la maggior parte delle mie giornate da solo e quindi dovevo gestirmi ero responsabile di me stesso ma impiegai anni a trovare un precario equilibrio, ricordo che mangiavo senza senso fuori pasto quantità nocive di cibo, il pomeriggio soprattutto, era il mio modo per sfogarmi e riempire un vuoto, affogare tristezza e dolore, cose così.


    Viaggiare è un'attività importante, fai bene a non fermarti, hai la mia stima!

    ---Unpopular opinion coming---


    Ti dirò una cosa, che già so che verrà criticata dai guru della salute e dai fan del mangiar sano.

    Essere in sovrappeso non è nocivo per la salute. Se adesso mi faccio gli esami del sangue/tiroide,ecc... sono tutti a posto. Lo stesso vale per il 90% dei casi, tranne quando ovviamente sono presenti altre patologie.

    È solo la società che fa schifo. Finchè non si è obesi a livelli patologici non costituisce alcun pericolo, specie in giovane età. Eppure piace tanto dirci che dobbiamo dimagrire per la nostra salute. BALLE!!!

    Non a caso il primario di neurologia del Bellaria di Bologna è anche lui in sovrappeso. Credi che se fosse così pericoloso non avrebbero fatto nulla? O che non avrebbero inventato nulla se la cosa era davvero così seria?

    Il fatto che ultimamente non riesco a dimagrire nasce proprio dal fatto che sono in una fasa di forte ribellione nei confronti della società, inconsciamente il mio cervello si rifiuta di stare dietro a certe regole.

    Ovvio che poi avendo comunque una bassa autostima darei non so cosa per avere il corpo che hanno altre persone, provo una grande invidia tant'è che faccio fatica ad andare in spiaggia: Non tanto per la vergogna, ma perchè poi nasce l'invidia. Ed è una brutta bestia che non va alimentata.

  • Finchè non si è obesi a livelli patologici non costituisce alcun pericolo, specie in giovane età. Eppure piace tanto dirci che dobbiamo dimagrire per la nostra salute. BALLE!!!

    E' vero, ma il problema è sistemico e coinvolge anche la mente.


    Se non ci si abitua a rimanere entro un peso "normale" in gioventù: poi diventa sempre più difficile dimagrire dopo i 30-35 anni e può diventare impossibile dopo i 45.


    Dopo una certa età (dai 24 ani in poi) il nostro corpo inizia a degradare e per sopravvivere efficienta al massimo il consumo energetico. Se a 40 anni mangi quello che mangiavi a 20: esplodi.


    E' anche e soprattutto una questione di abitudine. Il corpo stesso ha una "memoria" del proprio peso e cerca sempre di tornare a quello. Se in giovane età si è stati grassi: il corpo tenderà a tornare a quel peso per più di 5 anni dopo aver cambiato abitudini alimentari.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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