Non so più fare il mio lavoro

  • Hai detto una cosa importantissima: hai una bambina di due anni, direi quindi che hai un ottimo motivo per non arrenderti. Devi resistere, e nel frattempo cercare di costruire altra strada per te. Hai mai pensato di fare l'amministratore di condomini? È sicuramente una via praticabile, anche se richiede un minimo di preparazione prima.

  • della cattiva condotta del mio datore di lavoro, dal punto di vista dei pagamenti, io non possa portare a termine i miei progetti, pur lavorando. A questo si aggiunge il fatto che posso fare rinunce fino a un certo punto, ma vallo a spiegare a una bimba di nemmeno due anni di età, che si avvia ad avere necessità importanti (e costose) come il nido. Qualche giorno fa mi sono sorpreso a contemplare l'altezza di un ponte (che attraverso tutti i giorni andando a lavoro) e a chiedermi se il suicidio sia una soluzione

    Da ciò che ho letto sei in un ambiente di lavoro tossico, dove un capo frustrato ti vomita addosso cose che non hanno senso. Il ritardo dei pagamenti di stipendio o di compensi di altra natura, se dipendente, possono essere risolti con vertenze.


    Abbandona l'idea del ponte, hai una bambina di due anni, abbandona questa malsana idea. Non sei un codardo ma un combattente, non sei uno che molla facilmente quindi sii forte, che tutto arriva. Cerca di scappare da un ambiente che umilia anche la tua professionalità. Puoi tutto, ricordalo sempre.

  • Non è la prima volta che ci penso, ma in questi giorni l'idea si sta facendo più concreta. Come per altri casi, una presa di coscienza: non voglio schiodarmi da qui. Mi ripeto in continuazione che non ci riesco, ma più di una persona mi ha fornito dei contatti di imprese che stanno assumendo. E io non le ho chiamate. Tra un mese circa ho un esame per un concorso e successiva possibile assunzione all'Agenzia delle Entrate, ma non sto studiando. "Non mi conviene lasciare l'impiego a tempo indeterminato per quello a tempo determinato", mi dico. "E se vado a lavorare per questa nuova impresa e poi vinco il concorso all'Agenzia? Che figura ci faccio?". Per licenziarmi da qui devo dare una montagna di giorni di preavviso e magari invece la nuova azienda ha bisogno di personale subito". Quante scuse, vero? E mi viene da pensare che ci sono due possibilità sul piatto: nessuno stimolo a crescere o peggio, nessuna voglia di farlo. Ho assistito a episodi in cui persone dalle quali nemmeno me lo aspettavo, con un lavoro solido, ormai arrivati alla pensione, sono caduti in depressione e non avevano voglia di fare più nulla, nemmeno di lavarsi. E' successo a mio zio, infermiere presso una struttura ospedaliera pubblica. Pare che i posti pubblici siano solidi! "Col cavolo che mi licenzio dal posto statale per fare la mamma!", esclama una mia amica insegnante. "Anche se lo stipendio che prendo adesso lo spendo tutto in babysitter, non ci penso proprio a mollarlo!". Eppure...

    Un altro caso è quello di mio padre. Una volta all'anno, per uno o due mesi, non parla, non esce di casa, il massimo che fa è mangiare e andare in bagno. Poi si mette a letto. Un orso in letargo. Nel restante periodo dell'anno si da' al bricolage con una fantasia e un entusiasmo che ti viene da chiederti come facesse ad essere inerte fino a pochi giorni prima. Un dettaglio: è sotto antidepressivi.

    E io? Io non mi schiodo perchè preferisco tornarmene a casa e mettermi davanti alla TV o alla console, invece di cercare attivamente una posizione migliore? O sono "malato" anche io? Perchè il mio collega, dopo essersi licenziato da qui, dopo poco più di due mesi ha preso due qualifiche professionali e si è specializzato nel pilotare droni e usare laser-scanner? Certo, il corso glielo paga l'azienda... è facile. Altra scusa (?).

    Dove sto andando?

    Nessuna buona azione resta impunita. La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.

  • E io? Io non mi schiodo perchè preferisco tornarmene a casa e mettermi davanti alla TV o alla console, invece di cercare attivamente una posizione migliore? O sono "malato" anche io? Perchè il mio collega, dopo essersi licenziato da qui, dopo poco più di due mesi ha preso due qualifiche professionali e si è specializzato nel pilotare droni e usare laser-scanner? Certo, il corso glielo paga l'azienda... è facile. Altra scusa (?).

    Dove sto andando?

    Non so dove stai andando, ma posso garantirti che il paragone con gli altri non è sempre illuminante. In questi casi conta molto il carattere personale e in secondo (ma non per ultimo) luogo: il poterselo realmente permettere (di andare, fare e disfare).


    La maggior parte delle persone che si stacca da un lavoro e trova immediatamente occasioni imperdibili è perché di fatto non ha bisogno di quelle occasioni per vivere. E' più facile fare il salto da una roccia all'altra se sei ancorato a un cavo.. e non sempre questo cavo è formato da una famiglia pronta a compensare o da una situazione economica florida. Talvolta è "solo" una questione caratteriale di base. Chi cambia con facilità per motivi caratteriali, nonostante trova "il posto della vita": tendenzialmente continuerà a cambiare; senza vivere appieno le varie esperienze lavorative.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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