Messaggi di nelluccio

    anche io non posso certo consigliare farmaci. Ti posso dire che mi ha aiutato molto l'elopram. L'anno scorso ho usato un breve periodo paroxetina ma poi durante il lockdown mi sembrava di stare meglio e l'ho scalata. Avere lo xanax dietro mi aiuta psicologicamente è tipo copertina di linus ma lo prendo solo se proprio sto male. Credo che la risposta al farmaci sia molto soggettiva. Comunque mi rivedo tanto in quello che scrivi perché anche io oltre l'attacco di panico ho una forte componente fobico ossessiva. Il mio consiglio è di riprendere la cura senza star lì a giudicarti troppo o a pensare ai se e ai ma. Poi valuterai con il medico. l'unica cosa che mi viene da chiederti è com'è il contesto in cui vivi. Hai individuato i rapporti o le situazioni che ti attivano l'ansia?

    Che intendi per contesto in cui vivo? Ho 41 anni sono spostato ma non ho figli. Mi piace il lavoro che faccio. L'ansia si attiva quando mi allontano dalla "comfort zone" (viaggiare) o quando salgo in posti alti. Faccio un'alimentazione sana e cerco di fare attività (bici e passeggiate) anche se in questo periodo ho smesso per il caldo che mi butta giù. Faccio una dieta sana, anche se sono in sovrappeso (effetti collaterali SSRI) pur avendo già perso 15kg. Conto di perderne un'altra decina almeno. Cos'altro posso dirti?

    Quale è lo scenario che temi quando sei seduto sul divano dentro un appartamento al quinto piano ?

    Non c'è nulla in particolare che temo. È il sintomo che è insopportabile. Cerco di rendere l'idea con un esempio: hai presente l'insieme di sensazioni che si possono provare cadendo nel vuoto? Bene...io le provo. Ero fermo, seduto sul divano, ma dentro di me mi sentivo come se fossi in caduta perenne. Solo che se mi fossi lanciato con un paracadute, prima o poi sarei arrivato a terra. Invece in quei casi il sintomo non finisce mai. Mi manca la terra da sotto ai piedi. Questo é ciò che provo anche su un ponte (anche poco alto) su una strada di collina e ogni qual volta "salgo". A volte quando devo andare in un posto vado a vedere su Wikipedia a quanti metri sul livello del mare si trovi e sono capace di guardarmi tutto il tragitto su Google Maps per vedere se ci sono viadotti. La cosa assurda è che se adesso mi concentro e immagino di stare in un posto alto, sento comunque il sintomo. Solo immaginando la situazione. Ovviamente insieme al sintomo della "caduta" mi viene tremore (tipo piccole convulsioni, non so spiegarlo), ansia forte, voglia di scappare...

    Sino a questo momento abbiamo parlato di ansia, attacchi di panico ed agorafobia.


    Da quanto ci stai raccontando, nel tuo caso la componente attacco di panico non sembrerebbe così marcata e la patologia sembrerebbe risiedere, invece, in una serie di fobie ossessive e persistenti. Entriamo in un campo meno standard e più delicato...


    Stando così le così si potrebbe anche pensare a classi di farmaci "diverse"... ma qui mi fermo e ti rimando allo specialista in psichiatria... nessuno dietro un forum può darti indicazioni valide a questo punto...

    Sì, è sicuramente così. Quando tutto è iniziato, nel lontano '94, si trattava solo di attacchi di panico "classici". Col tempo, sono arrivate delle fobie specifiche. Per i farmaci, più che indicazioni, che, ovviamente, non si possono dare, cercavo esperienze di altri utenti, pur consapevole che ognuno di noi è diverso e ognuno di noi può rispondere diversamente alle terapie.


    Uno specialista mi ha prescritto il pregabalin: la sua strategia è continuare a scalare fino a rimuovere completamente la benzodiazepina (xanax 1mg r.p.) e poi valutare in base all'andamento. Non sono un medico, ma ho letto tanto e mi sembra che il pregabalin sia addirittura più "addictive" delle benzodiazepine. Ho quindi sentito un secondo parere e mi è stata prescritta la duloxetina (Cymbalta) tenendo per il momento xanax 1mg r.p.


    Ma ho un po' di remore ad iniziare anche se sono consapevole di non poter continuare così...

    Ma adesso come va? Sei ancora nella fase dell' evitamento? a vent'anni ho superato il panico con l'aiuto della psicoterapia e con il fare tutto andando oltre la paura, probabilmente mi aiutava la giovane età e una grossa voglia di fare; intorno ai trenta invece sono stata esattamente come te al matrimonio ( tra l'altro ho vissuto una situazione simile alla tua per il matrimonio di una mia amica) ; tornavo indietro da tutto alla fine non riuscivo ad arrivare nemmeno alla fine della strada in cui abito e in quel caso ho assunto farmaci e piano piano ho riacquistato autonomia (mi era rimasta la paura di viaggiare ma poi sono riuscita a fare anche dei viaggi) . Purtroppo da un po' sto di nuovo male ansia generalizzata e pensieri ossessivi :-( e uso xanax al bisogno. In questo caso però c'è anche un problema familiare piuttosto serio che mi ha provocato molto stress. Ogni momento è a sé, i farmaci possono sbloccare ma non sono risolutivi. A me a volte aiuta pensare che è tutto dentro di me, l'esterno non ha niente di realmente pericoloso o minaccioso. E mi aiuta pensare che esistono persone relativamente serene e equilibrate che vivono bene. Non so perché ma mi rassicura. Ieri ho fatto un'ora e mezzo di macchina da sola, ad un certo punto pensavo di non farcela ma non ho rinunciato. In questi casi, concordo con Leonardh, non rinunciare è fondamentale.

    Ciao Boccaccio. Anche io da giovane non mi arrendevo mai e lottavo. Adesso sono completamente bloccato. Ho provato a fare esposizioni, ma non riesco a gestire i sintomi. La stessa psicoterapeuta mi ha consigliato di utilizzare per un periodo i farmaci. Anche lei non è per la demonizzazione dei farmaci. In tutti questi anni ho pensato che, probabilmente, il modo migliore per vivere una vita quantomeno accettabile sia alternare l'utilizzo di farmaci a periodi di "disintossicazione". Al momento ho due prescrizioni da parte di due neuropsichiatri ma non ho ancora deciso quale farmaco prendere. Ho un po' paura. Ho trovato e mi sono iscritto a questo forum proprio per cercare un confronto sui farmaci ma al momento non ho ricevuto risposta al mio post originale.

    "Non mi fraintendere... non sto dicendo sia facile... ma credo che la svolta sia iniziare a "cercare l'attacco di panico" piuttosto che fuggirne... almeno per me è stato così... io mi dicevo "ok... panico... sbrigati ad arrivare... fammi fare sti 10 minuti di corsetta passiva... e poi non mi rompere per il resto della giornata"... e così accadeva...".

    Tutto molto interessante, peccato che la molla che fa scattare questo pensiero sia guasta in chi soffre di agorafobia e panico. O non staremmo qui a discuterne.

    Sai quante volte io ho provato e riprovato? E quante volte ho sofferto come Nelluccio? E mi sono abbattuta e sentita vinta?

    Non so...A volte i tuoi interventi mi sembrano quelli dei motivatori dei corsi obbligatori per i disoccupati. Belli, per carità, ma poco empatici e di scarso aiuto. Solo la mia impressione.

    Anche io ci ho provato centinaia di volte. Non una. Centinaia. Forse di più. È dal 1994 che ho problemi: tra ansia, disturbo da attacchi di panico e fobie varie, compresa, di tanto in tanto, una leggera ipocondria e depressione secondaria causata, probabilmente, dalle tante limitazioni che mio malgrado devo affrontare. Ho cambiato tante volte terapeuta e credo di aver capito bene quali strumenti cognitivi debbano essere utilizzati e come utilizzarli. Semplicemente non funziona. O almeno non funziona per me. O non ci riesco. Siamo tutti pronti ad ammettere che una dieta funzioni per qualcuno non per altri, che un farmaco funzioni per qualcuno non per altri. Ma per certe persone la psicoterapia deve funzionare per forza. Boh!

    Ci provo costantemente, ma non ci riesco anche perché, per quanto riguarda le altezze, il sintomo non sparisce MAI fino a quando non scendo. Ultimo test, 4o5 giorni fa, a casa di un amico al quinto piano. Sono stato lì un'oretta e sono stato con il sintomo di cadere e sprofondare nel vuoto TUTTO il tempo. A volte dovevo tenermi alla sedia. Che senso ha, all'interno di una casa, doversi "mantenere"? Eppure mi ripetevo costantemente di stare sereno, tranquillo, che non era niente, che dovevo restare lì, in quella situazione. Starci. E ci sono stato. Ma non mi è mai passato fino a quando, di corsa, non ho fatto le scale e me ne sono andato. P.S. Me ne sono andato perché me ne dovevo andare, non perché sono scappato. Cos'è che non sta funzinando?

    Credo che tu non possa comprendere a pieno. Nel 2010 (dal 2008 al 2014 non ho assunto farmaci) ho provato a fare esattamente quello che dici tu. A 25km da casa (e non 800km), non sono riuscito in alcun modo ad andare al matrimonio di mia cugina. Ci ho provato dalle 12:00 alle 19:00. Da solo, accompagnato, da guidatore e da passeggero. Non volevo arrendermi in alcun modo. Provavo e riprovavo. Ero anche quasi arrivato al locale ma, siccome era in collina e soffro anche di acrofobia più mi avvicinavo più il sintomo aumentava. Una sensazione terribile che ancora a pensarci sto male. Sintomi di difficilisima gestione, nonostante tutti gli strumenti cognitivi che avevo imparato ad utilizzare. Ci ho provato fino allo sfinimento, ma è stato davvero impossibile per me. Tornavo indietro e poi riprovavo, non volevo arrendermi in alcun modo. Ma non ci fu verso. Poi mi arresi. Fu una sconfitta insopportabile e, qualche anno dopo, fu ancora peggio. Non è stata l'unica volta in cui ho provato a fare cose, usando esattamente lo schema "ci vado e basta. Quel che succede, succede." Oppure provando con l'accettazione (non rassegnazione). "vado, se muoio, ben venga". Una volta sono andato in iperventilazione ed ho rischiato di andare all'ospedale.


    Non so in ottica "lungo periodo e risoluzione" quale strategia paghi di più: ogni qualvolta prendo il farmaco, cerco di "ricostruire" i miei pensieri con l'aiuto della terapeuta che mi segue ora perché, nonostante tutto, continuo a provarci, attribuendo un po' di successo anche a me e non solo al farmaco. Sono consapevole di prendere un asintomatico e non un farmaco che risolve il problema.


    Ora sono senza coperatura farmacologica da un annetto circa o meglio, senza SSRI perché, purtroppo, assumo Xanax 1mg r.p. che sto scalando piano piano. Ho dovuto prenderlo, un annetto fa, perché altrimenti avrei rischiato di perdere il lavoro.


    "I disturbi a cui si vado sono soltanto sensazioni cognitive che non possono ledere realmente la mia salute".
    "Non si può smettere di respirare". "Sto provando solo delle sensazioni sgradevoli che non mi faranno del male. Tra un po' passa (schema a campana". "Non mi può accadere nulla: nessuno è mai morto per un attacco di panico, e nessuno ha mai avuto un infarto". "Respira e rilassati". "Pensa al tuo posto sicuro". E tante altre del genere sono "armi" che ho imparato ma che in questo momento non mi stanno aiutando...

    Scuse accettate, può capitare a tutti di esprimersi male anche se, il messaggio, oltre ad essere "duro" (leggi offensivo) era anche poco comprensibile. Era un giudizio affrettato e basta. Adesso che ci sono delle argomentazioni è possibile rispondere nel merito.


    Oggi contro l'ansia e soprattutto contro il disturbo da attacchi di panico (a mio avviso trattati impropriamente come "malattia") si adoperano di fatto 2 tipologie di farmaci: 1) antidepressivi SSRI; 2) sedativi benzodiazepinici

    A mio avviso è anacronistico non voler parlare di "malattie mentali" per certi disturbi. Io credo che sia addirittura deleterio. Soffrire di ansia ogni giorno per una vita intera è invalidante e anzi io dico di più: estenderei la legge 104 agli agorafobici che spesso devono anche rinunciare al lavoro non per loro volontà ma perché costretti. Per quanto riguarda i farmaci, ci sono anche gli SNRI e altre categorie di farmaci. Ad oggi nessuno ha potere curativo, sono tutti asintomatici.

    Non spenderei troppe parole sui secondi, perché fondamentalmente si tratta di droghe che vanno a spegnere i recettori precursori di tutta la cascata che sta a valle del sistema nervoso simpatico, regalando al soggetto un momentaneo trip artificiale di calma/benessere...

    A meno che non sia una "inglesismo" sono farmaci, non droghe. (E se pure si stesse mutuando il termine dall'inglese allora tutte le medicine sarebbero drugs). Farmaci che, se usati bene, possono essere di grande supporto in tantissimi casi. Ovviamente non bisogna abusarne e non bisogna utilizzarli per lunghi periodi. E non bisogna avere false aspettative. La consapevolezza è la prima cosa. Di certo non curano l'ansia anzi, se usati male o a lungo termine e con prospettive diverse da quelle per cui vengono prescritti possono anche peggiorare la sintomatologia (effetto paradosso).

    Andiamo agli antidepressivi SSRI (tra cui rientra il citato escitalopram). Sono, per l'appunto, antidepressivi che molto brutalmente vanno a risollevare l'umore agendo sulla serotonina. Punto. Ad un certo momento della storia, visto che mancavano farmaci per la cura del disturbo da attacchi di panico, si è detto "perché non li prescriviamo pure a questi soggetti oltre che ai depressi ?"...

    L'utilizzo degli SSRI per l'ansia non è off-label ma la maggior parte di questi farmaci ha un'indicazione diretta anche per DAP, GAD etc. Quindi, evidentemente, l'aumento della serotonina un "cavolo" di senso ce l'ha. Citare l'effetto placebo, invece, è decisamente fuori luogo: il 90% di chi assume SSRI o SNRI lamenta un drastico aumento dei sintomi nei primi 10-15 giorni. Molti smettono. Quindi l'effetto placebo è da escludere. Intanto, nel 2014, non riuscivo a percorrere neanche 2km e 20 giorni dopo escitalopram sono andato in Sicilia e non mi sono perso il matrimonio del mio più caro amico. A quello di mia cugina nel 2010 non ero riuscito ad andare. Ovviamente questi farmaci spengono il sintomo, non curano e smettendo la terapia di solito si ricade nel problema.


    Ed è qui che dovrebbe entrare in gioco la psicoterapia e dare gli strumenti cognitivi per affrontare l'ansia e gestirla ma non curarla. Perché ad oggi neanche la psicoterapia cura l'ansia ma insegna come gestirla. I farmaci sono di grande aiuto perché in alcuni casi, quando i sintomi sono troppo invalidanti per le esposizioni, possono dare una grossa mano.


    Fatte queste precisazioni, dal 2008 al 2014 non ho assunto farmaci ed ho cercato in ogni modo di farne a meno. Ma non ho trovato risultati con la psicoterapia: a livello razionale e cognitivo sento di avere delle armi importanti per gestire ma nel 90% dei casi i sintomi erano/sono troppo forti e ogni fallimento dell'esposizione era un rinforzo positivo per l'ansia. Avevo smesso di vivere. Come adesso che non riesco a fare una fermata di treno.


    Quindi ribadisco il mio pensiero: i farmaci possono essere un supporto importante e non sono da demonizzare. Se possono fare vivere meglio, perché demonizzarli? L'importante è conoscerli e sapere a cosa servono, come funzionano e valutare il rapporto rischi-benefici. Se con il farmaco la qualità della vita aumenta rispetto agli effetti collaterali (da valutare anche a lungo termine) il farmaco va preso senza paura. La psicoterapia, così come la farmacoterapia, in alcuni casi, come nel mio caso, non ha portato grossi risultati. Quindi non bisogna avere paure o resistenze, in caso di bisogno, ad aiutarsi con la "chimica". Perché d'altro canto, è di chimica che parliamo.

    Salve a tutti.

    Chi di voi ha preso/prende pregabalin (Lyrica/Ecubalin)?

    Come vi siete trovati?


    Mi è stato prescritto per GAD e per aiutarmi più in lao con la dismissione da benzodiazepine (xanax 1mg e.p. da 2 anni circa).


    Ho letto cose assurde su questo farmaco per quel che concerne dipendenza/assuefazione ed effetti collaterali.


    Esperienze in merito?

    Ciao. Anzitutto, non ti arrendere. Cosa intendi per "terapia fallita?". Anche con me la psicoterapia non ha funzionato granché e c'è qualcuno, in questo forum, che pensa che siamo noi che non "capiamo niente". Esistono altri farmaci che puoi provare. Io sono stato bene con escitalopram (Cipralex) che però da alcuni anni non fa più effetto. Ora sto cercando di capire quale può essere il farmaco giusto: ho due possibili terapie di due specialisti ma non ho ancora deciso a chi affidarmi.