Panico con agorafobia

  • Un servizio di terapia online potrebbe abbattere i costi. Si parla di 40 euro a seduta e puoi farla a cadenza decinale. Un orecchio in grado di ascoltare potrebbe aiutarti a migliorare la situazione. Se hai bisogno di strategie pratiche per quello che possiamo suggerire noi che lo viviamo c siamo. Ma mi rendo conto che il passaggio più difficile è affidarsi.

  • Salve a tutti. Soffro di problemi simili e ho fatto psicoterapia negli ultimi 15 anni. Ho cambiato 5 terapeuti e tanti approcci. Cognitivo-comportamentale, Psicoterapia corporea Reichiana, Gestalt, giusto per citarne alcune e tante strategie: mindfulness, EMDR, esposizioni graduali e controllate. Niente, non ne vengo a capo. Certo possono essere un supporto ma nel mio caso il 95% del lavoro lo fa il farmaco che, però, purtroppo, non funziona più. Sono alla ricerca di una nuova molecola che possa andar bene. Non bisogna avere paura dei farmaci perché la vita passa e così non si vive. Non so a quante cose ho dovuto rinunciare a causa dell'ansia e quante cose invece mi sono goduto grazie all'escitalopram. Uno dei più grandi rimpianti della mia vita dovuto all'ansia maledetta e alle fobie che ha generato nel corso degli anni.

    "L’ansioso edifica i suoi terrori e poi vi si installa: è un pelandrone della vertigine" (Emil Cioran)

  • ma nel mio caso il 95% del lavoro lo fa il farmaco che, però, purtroppo, non funziona più. Sono alla ricerca di una nuova molecola che possa andar bene. Non bisogna avere paura dei farmaci perché la vita passa e così non si vive. Non so a quante cose ho dovuto rinunciare a causa dell'ansia e quante cose invece mi sono goduto grazie all'escitalopram.


    La cosa che dispiace è che dopo 15 anni di psicoterapia tu non abbia capito nulla...

  • Il tuo messaggio è maleducato ed offensivo. Non si dice a qualcuno "non hai capito nulla".

    "L’ansioso edifica i suoi terrori e poi vi si installa: è un pelandrone della vertigine" (Emil Cioran)

  • leonardh


    Vedo che non perdi occasione per sentirti più furbo di altri mentre partecipi ad una discussione (tendenza che la moderazione sta osservando da mo' in altri Thread dove sono stati fatti richiami generali) se in altri contesti è ancora "accettabile" sia per il tipo di discussione che tratta un tema non personale e su cui puoi avere un confronto paritario, ti informo che in questo caso, di fronte una persona che sta soffrendo, la moderazione non è disposta a lasciare passare.


    Juniz per lo Staff di moderazione

    DALI :hibiscus:

  • Mi scuso col diretto interessato e con la moderazione. L'intenzione dell'intervento voleva esser assolutamente costruttiva e positiva, verso un problema che peraltro riguarda anche me... solo che, forse, ho usato un approccio un pò troppo "duro"... riformulo...


    Oggi contro l'ansia e soprattutto contro il disturbo da attacchi di panico (a mio avviso trattati impropriamente come "malattia") si adoperano di fatto 2 tipologie di farmaci: 1) antidepressivi SSRI; 2) sedativi benzodiazepinici.


    Non spenderei troppe parole sui secondi, perché fondamentalmente si tratta di droghe che vanno a spegnere i recettori precursori di tutta la cascata che sta a valle del sistema nervoso simpatico, regalando al soggetto un momentaneo trip artificiale di calma/benessere. Il problema non è solo quello di tutte le sostanze stupefacenti (diventarne dipendenti ed aver bisogno di principi attivi sempre più forti e con dosaggi sempre maggiori) ma l'andare a scolpire nella pietra tutti quei circuiti mentali di cui si nutre l'ansia e che in una terapia che mira a risolvere il "problema" tu dovresti INVECE demolire. Son farmaci che per me può aver senso prescrivere solo a soggetti molto avanti con l'età, con una aspettativa di vita non lunghissima ed un fisico non più in perfetta salute, ma non al 20-30-40-50nne.


    Andiamo agli antidepressivi SSRI (tra cui rientra il citato escitalopram). Sono, per l'appunto, antidepressivi che molto brutalmente vanno a risollevare l'umore agendo sulla serotonina. Punto. Ad un certo momento della storia, visto che mancavano farmaci per la cura del disturbo da attacchi di panico, si è detto "perché non li prescriviamo pure a questi soggetti oltre che ai depressi ?". Ora, se l'ansia alla base dell'attacco di panico è generata da dinamiche di fobia sociale un senso posso anche vedercelo, ma se è un semplice meccanico di attacco-fuga perché il cervello sta erroneamente interpretando uno stimolo esterno (tipo l'autostrada senza uscite) a che cavolo serve aumentare la serotonina ? E' ovvio che finito l'effetto (anche placebo) iniziale io ripiomberò nell'incubo, anzi peggio visto che "starò sempre alla ricerca della molecola"... della bacchetta magica che mi faccia stare bene come prima...


    In realtà l'ansia non è una malattia e non c'è proprio nulla da curare... l'ansia fa parte di noi... semplicemente bisogna rieducarla quando, per motivi X, inizia ad andare fuori controllo... e paradossalmente, a mio modestissimo parere, i farmaci remano contro questa rieducazione del soggetto perché non gli permettono di vivere in modo pieno quel processo doloroso e catartico che poi porta ad una rinascita... processo che dovrebbe essere supportato da terapie adeguate di rieducazione cognitiva...

    Modificato 3 volte, l'ultima da leonardh ().

  • io concordo su ciò che dici, Leonardh, ma il problema è che, dipendenza o non dipendenza, a un certo punto una persona deve anche vivere. Se a una persona l'ansia crea dei problemi di evitamento talmente grandi da impedirne la normale vita, sia sociale che lavorativa, non vedo perché, se trova un farmaco che possa aiutarla, non debba assumerlo. Il percorso di rieducazione mentale di cui parli tu, è un processo lungo, spesso non è facile trovare gli specialisti giusti o il tipo di psicoterapia giusto, e nel frattempo una persona cosa fa, si chiude in casa e smette di vivere a causa del panico? Perché il panico alla fine porta a questo..

  • Scuse accettate, può capitare a tutti di esprimersi male anche se, il messaggio, oltre ad essere "duro" (leggi offensivo) era anche poco comprensibile. Era un giudizio affrettato e basta. Adesso che ci sono delle argomentazioni è possibile rispondere nel merito.


    Oggi contro l'ansia e soprattutto contro il disturbo da attacchi di panico (a mio avviso trattati impropriamente come "malattia") si adoperano di fatto 2 tipologie di farmaci: 1) antidepressivi SSRI; 2) sedativi benzodiazepinici

    A mio avviso è anacronistico non voler parlare di "malattie mentali" per certi disturbi. Io credo che sia addirittura deleterio. Soffrire di ansia ogni giorno per una vita intera è invalidante e anzi io dico di più: estenderei la legge 104 agli agorafobici che spesso devono anche rinunciare al lavoro non per loro volontà ma perché costretti. Per quanto riguarda i farmaci, ci sono anche gli SNRI e altre categorie di farmaci. Ad oggi nessuno ha potere curativo, sono tutti asintomatici.

    Non spenderei troppe parole sui secondi, perché fondamentalmente si tratta di droghe che vanno a spegnere i recettori precursori di tutta la cascata che sta a valle del sistema nervoso simpatico, regalando al soggetto un momentaneo trip artificiale di calma/benessere...

    A meno che non sia una "inglesismo" sono farmaci, non droghe. (E se pure si stesse mutuando il termine dall'inglese allora tutte le medicine sarebbero drugs). Farmaci che, se usati bene, possono essere di grande supporto in tantissimi casi. Ovviamente non bisogna abusarne e non bisogna utilizzarli per lunghi periodi. E non bisogna avere false aspettative. La consapevolezza è la prima cosa. Di certo non curano l'ansia anzi, se usati male o a lungo termine e con prospettive diverse da quelle per cui vengono prescritti possono anche peggiorare la sintomatologia (effetto paradosso).

    Andiamo agli antidepressivi SSRI (tra cui rientra il citato escitalopram). Sono, per l'appunto, antidepressivi che molto brutalmente vanno a risollevare l'umore agendo sulla serotonina. Punto. Ad un certo momento della storia, visto che mancavano farmaci per la cura del disturbo da attacchi di panico, si è detto "perché non li prescriviamo pure a questi soggetti oltre che ai depressi ?"...

    L'utilizzo degli SSRI per l'ansia non è off-label ma la maggior parte di questi farmaci ha un'indicazione diretta anche per DAP, GAD etc. Quindi, evidentemente, l'aumento della serotonina un "cavolo" di senso ce l'ha. Citare l'effetto placebo, invece, è decisamente fuori luogo: il 90% di chi assume SSRI o SNRI lamenta un drastico aumento dei sintomi nei primi 10-15 giorni. Molti smettono. Quindi l'effetto placebo è da escludere. Intanto, nel 2014, non riuscivo a percorrere neanche 2km e 20 giorni dopo escitalopram sono andato in Sicilia e non mi sono perso il matrimonio del mio più caro amico. A quello di mia cugina nel 2010 non ero riuscito ad andare. Ovviamente questi farmaci spengono il sintomo, non curano e smettendo la terapia di solito si ricade nel problema.


    Ed è qui che dovrebbe entrare in gioco la psicoterapia e dare gli strumenti cognitivi per affrontare l'ansia e gestirla ma non curarla. Perché ad oggi neanche la psicoterapia cura l'ansia ma insegna come gestirla. I farmaci sono di grande aiuto perché in alcuni casi, quando i sintomi sono troppo invalidanti per le esposizioni, possono dare una grossa mano.


    Fatte queste precisazioni, dal 2008 al 2014 non ho assunto farmaci ed ho cercato in ogni modo di farne a meno. Ma non ho trovato risultati con la psicoterapia: a livello razionale e cognitivo sento di avere delle armi importanti per gestire ma nel 90% dei casi i sintomi erano/sono troppo forti e ogni fallimento dell'esposizione era un rinforzo positivo per l'ansia. Avevo smesso di vivere. Come adesso che non riesco a fare una fermata di treno.


    Quindi ribadisco il mio pensiero: i farmaci possono essere un supporto importante e non sono da demonizzare. Se possono fare vivere meglio, perché demonizzarli? L'importante è conoscerli e sapere a cosa servono, come funzionano e valutare il rapporto rischi-benefici. Se con il farmaco la qualità della vita aumenta rispetto agli effetti collaterali (da valutare anche a lungo termine) il farmaco va preso senza paura. La psicoterapia, così come la farmacoterapia, in alcuni casi, come nel mio caso, non ha portato grossi risultati. Quindi non bisogna avere paure o resistenze, in caso di bisogno, ad aiutarsi con la "chimica". Perché d'altro canto, è di chimica che parliamo.

    "L’ansioso edifica i suoi terrori e poi vi si installa: è un pelandrone della vertigine" (Emil Cioran)

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