La questione del nome, ai più, sembra una baggianata.
si danno per scontato certe cose. Io non ho avuto il tuo problema però
sono in guerra col mio nome di battesimo.
non mi piace, è un nome desueto e campagnolo.
e io non l ho mai accettato.
quando devo prenotare, prenoto col mio cognome. Pensa un po'.
Qualche anno fa ho iniziato le pratiche per cambiarlo.
Era tutto pronto, avevano pubblicato il decreto di accettazione.
dovevo, una volta passati i 15 gg di pubblicazione, recarmi all anagrafe e farlo. Il comune ha continuato a mandarmi x un anno avvisi di sollecito. Io non le aprivo perché mi veniva l ansia.
non ce l ho fatta, non ho avuto il coraggio di farlo perché ho sentito come se rinnegassi me stessa, ciò che sono, le mie origini.
per quanto non mi piaccia, la mia coscienza mi ha detto che me lo devo tenere perché è ciò che io sono quel nome.
Me lo tengo, un giorno farò pace col mio nome. Questo coincidera' a quando farò pace con me stessa.
Messaggi di Giacinta
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Ti dico la mia opinione. Ti elenco tutti i motivi per cui x me non dovresti dimetterti. Sono considerazioni inerenti al non abbassare il tuo attuale 'valore di mercato' che nonostante qualcuno possa dire sia basso o molto basso, è comunque in segno positivo. E se è positivo, le possibilità di cambiare sono più alte.
Dimettiti solo quando avrai un altro contratto in mano.
In primis perché , fintanto che sei impegnato, hai più potere contrattuale.
Quando ti presenti a un colloquio di lavoro, agli occhi del potenziale datore di lavoro, ''vali di più''.
Quando poi scopriranno che ti sei dimesso... come glielo puoi spiegare affinché le tue motivazioni non facciano cattiva impressione?
Un dipendente dimesso perché non reggeva la gestione del titolare non fa buona impressione. Dovresti inventarti qualcosa di grosso, tipo problemi di salute di qualche familiare, o decisione di cambiare percorso di vita (tipo che hai avuto una chiamata dal cielo e per 2 anni sei andato in Africa ad aiutare i più sfortunati). Neppure 'cerco nuove opportunità di crescita' reggerebbe... perché nell attesa di crescere avresti potuto continuare a lavorare.
Poi se ho inteso bene, la tua frustrazione deriva dal vedere il tuo lavoro disfatto dal figlio di papà (lavoro in un'associazione di categoria datoriale, per cui vedo i danni causati dai passaggi generazionali. I figli dei grandi imprenditori son quasi tutti cresciuti nella bambagia, non hanno il senso di responsabilità e del sacrificio dei padri). Non tanto da mobbing o cattivo rapporto coi colleghi o capi.
ecco... questa è già una specie di fortuna. Devi per un po' di tempo, accantonare le aspettative che hai verso questo lavoro, sapendo che prima o poi cambierai. Il tuo desiderio di cambiare ti deve servire per tenere duro ora, nel senso che lo puoi utilizzare in chiave posituva sapendo che è una situazione momentanea.
La crisi c'è, è indubbio. Però ci sono aziende che lavorano bene e negli ultimi anni si sono ingrandite e hanno assunto personale. Almeno per quella che è la mia esperienza lavorativa. -
Dalle mie parti c'è un po' di tutto: la rimpatriata di quelli nati nell'anno tal dei tali; quelle delle clasdi superiori ecc.
Noto che ci sono due tipi di reazioni verso questa eventualità:
Manco morta (io appartengo a questa)
Wowwww Sì!!!!
Io per esempio non ci andrei perché non ho nessun motivo di vedere gente che ho volutamente perso di vista o che, se proprio non è ststo voluto, non ho fatto nulla per mantenere un certo contatto.
Poi ho come la sensazione che si instaurino gli stessi equilibri di allora, nonostante l età (Oggi come allora, mi sentirei un pesce fuor d'acqua).
E che il motivo di questi eventi non sia lo stare in compagnia o creare nuovi legami su basi nuove, quanto piuttosto tirare le somme e vedere che fine hanno fatto gli altri, se hanno scalato un po' di successo o meno.
Credo che di fondo ci sia il fare confronti. Poi boh. A me sembra questo.
quelle persone che conosco che farebbero volentieri o hanno fatto rimpatriate del genere sono persone che ritengono di essere progredite o migliorate e quindi vi partecipano con uno spirito di riscatto. -
Ho delle amiche 45enni che portano delle minigonne abbastanza corte.
Stanno molto bene e non sono affatto ridicole perché hanno dei bellissimi fisici nel complesso, non solo belle gambe.
per me questo è il punto centrale: Avere un bel fisico in generale.
viceversa, cioè una donna che ha solo le gambe magre o toniche e poi magari il resto 'cade' o la parte alta del corpo è robusta non è un bel vedere a livello estetico a mio avviso.
poi sono del parere che ognuno debba vestirsi come si sente e fregarsene. -
In effetti questa persona appartiene alla categoria dei buoni x debolezza.
Io e lei condividiamo molto tempo libero però non la vedo come una confidente perché col suo carattere passpartout non si possono creare dei legami stretti o esclusivi.
Quando mi accorsi di questo ci rimasi parecchio male: il fatto che noi si passasse molto tempo insieme mi aveva indotto a pensare che lei si trovasse 'meglio' con me. Col tempo ho capito che si tratta solo di circostanza e fortuita'. Le fa uguale uscire con qualsiasi altra persona che sia libera di uscire in quella determinata occasione.
Confermo che è una persona su cui non si può contare quando si ha bisogno di appoggio. Se proprio deve prendere posizione si accoda al carattere più forte.
Ma appunto, solo x debolezza.
Non ci vedo cattiveria in lei, anzi. Certe volte 'non ci arriva', fiai qualche discorso più approfondito e le vedi nello sguardo il limite, il suo non capire di cosa stai parlando. Per cui se ho bisogno di una parola di conforto o di confrontarmi con qualcuno non posso contare di lei.
nonostante questo, ha molto successo sociale.
Proprio il fatto di essere passpartout e innocua fa si che che venga tenuta in considerazione da maschi e femmine.
Questo più che altro invidio... il risultato di essere socialmente accettata da tutti.
Devo dire che è l unica persona con un carattere così jolly. Non ne ho mai conosciute altre.
So che non ha legami stretti con nessuno, ma credo non ne senta neppure il bisogno. L unico bisogno che ha è uscire continuamente e stare assieme a qualcuno, chichessia.
Devo ancora trovare degli indizi di opportunismo premeditato (che in altri magari riesco a intercettare) in lei.
o è bravissima a simulare o è proprio così.
Insopportabilmente e genuinamente buona. -
Ho un'amica che mi dà altamente sui nervi.
Lei è buona, gentile, non dice mai di no, non offende mai nessuno, sta attenta a non ferire gli altri, fa i pensierini di natale a tutti, accetta tutti gli inviti, va d'accordo con tutti, è un'aggregatrice perché diventa punto di riferimento, fa le cose controvoglia pur di non far dispiacere agli altri e trova sempre il lato positivo su tutto. Viene cercata dalle persone perché è sempre operativa e pronta x qualsiasi attività mondana e meno mondana. Last but not least è pure f∙∙a.
E a me sta sul c∙∙∙o.
Voi direte... ma allora non è tua amica!
Eh sì , nel senso più ampio del termine si'. Anzi, ci frequentiamo spesso nel tempo libero.
E cosa succede? Che al suo confronto, il mio carattere non proprio facile, assume le proporzioni di difficile.
Mi rendo conto che anche io potrei avere il suo successo sociale se solo accantonassi la mia individualità al fine di assecondare gli altri ed avere la loro approvazione. Io non ci riesco, non sono disposta. A lei viene benissimo! E mi infastidisce il suo non esporsi mai, non litigare mai, essere sempre così politicamente corretta, così conformista. Talmente versatile che si trova bene con persone di qualsiasi ambiente o carattere.
Mentre io se non sono d'accordo o se qualcuno dice una cosa che per me è una s∙∙∙∙∙∙∙a, lo dico e passo per quella polemica.
Da fuori, certe volte, non spesso, vedo che si fa sfruttare. Da uomini, ma anche da donne. Senza accorgersene perché , al contrario di me, è sempre in buona fede. Quindi oltre che santa è anche beatamente ignara. E si gode tutto felicemente.
E anche questo mi dà i nervi.
Scusate ma mi dovevo sfogare.
E voi, conoscete qualcuno di così insopportabilmente buono? -
Non so a che categoria io appartenga.
Ho un forte (e apparente aggiungerei a questo punto) complesso di inferiorità verso tutti. Tutti sono più belli, ricchi, intelligenti, e se non hanno beni materiali, li ritengo superiori a me a livello morale ed etico.
Apparentemente desidero essere 'normale', come tutti.
Poi però non accetto di essere come gli altri, vorrei essere migliore.
Non mi basta essere uguale. Voglio essere di più.
Se penso di volere di più e meritare di più, probabilmente non mi ritengo una m∙∙∙a. Ma questo inconsciamente. .. perché a livello conscio mi sento una m∙∙∙a.
Potrei rientrare nella 2a categoria, ma non penso che gli altri siano esseri infimi e poco degni. Forse solo a livello solo conscio? E a livello inconscio invece li ritengo s∙∙∙∙∙i? -
Lavorare in un ambiente gradevole è fondamentale. Dove x ambiente intendo atmosfera con i colleghi.
E sei già a buon punto nel senso che ti puoi permettere di valutare e cercare altri lavori più attinenti alle tue aspirazioni senza l ansia tipica di chi non si trova bene e non vede l ora di scappare.
Vedi la tua situazione come una opportunità e non come un dilemma. -
Mi introduco anche se non sono un avvocato.
Se ho ben capito:
la casa dopo la morte della nonna era suddivisa così:
1/3 a 1 fratello
1/3 a 1 fratello
1/3 a vostra mamma
Ora vostra mamma è mancata per cui il 1/3 di vostra mamma diventa tuo e di tuo fratello.
Quello che a me sembra strano è che dal 2007 non abbiate fatto ancora la successione. Che sappia io per legge bisogna farlo entro un anno dalla morte.
Sul fatto di essere liquidati dagli altri due fratelli, per il valore del vostro terzo... non credo possiate pretenderlo, ovvero non è un vostro diritto.Lo sarebbe se il vostro terzo lo volessero acquistare, ma se non vogliono acquistarlo, l'immobile rimane indiviso.
Piuttosto penso abbiate diritto a un parte di affitto, visto che uno dei fratelli di vostra mamma occupa l'immobile.
Però lasciamo l'ultima parola all'avvocato! -
Non è una frase che una madre dovrebbe mai dire.
Ma l'ho sentita dire spesso.
Ad ogni modo, se devo dare una spiegazione sul perchè un genitore debba dire o pensare questo, non ho una risposta univoca.
Da una parte può essere che il genitore sia stanco, esaurito.. dall'altro può essere che il comportamento del figlio sia tale da scatenare insofferenza e insopportabilità.
A questa ultima mia affermazione si potrebbe replicare che il comportamento dei figli sia il frutto dell'educazione e dell'atteggiamento acquisito in famiglia.
Sì, è vero, però quando si diventa adulti questa spiegazione diventa più una scusa. Altrimenti, per afre un esmepio estremo, tutti i delinquenti non sarebbero responsabili dei propri reati..
Premesso questo, perchè ci fai questa domanda? tua madre ti ha detto questo? secondo te perchè, cioè, in che contesto?