A proposito del gruppo Facebook "Mia Moglie"

  • Penso che Giuseppex intendesse dire che, per alcuni argomenti in linea con il proprio sentito emotivo e ideologico, la presenza di echo chamber viene tollerata o approvata (come nel discorso dell'eco chamber no-vax), mentre per altri argomenti, disallineati invece al proprio sentito emotivo o ideologico, viene disapprovata.


    Questo, in realtà, è abbastanza tipico: un po' tutti tendiamo ad approvare certe idee per determinate ragioni e a disapprovarne altre per ragioni diverse.


    Parlando di tali ragioni, molto spesso tendiamo ad approvare un'idea se essa, a nostro parere, tutela il nostro interesse o quello del proprio gruppo. Più raramente valutiamo se essa tuteli gruppi esterni.


    Poi, che nelle echo chamber si usino toni rabbiosi per vari sfoghi capita. Resta distinto e anche più costruttivo l'esprimere idee con toni civili, rispetto a uno sfogo di pancia.

    Riconoscere l'esistenza e l'impatto delle echo chamber non significa approvarle o disapprovarle a priori in base al proprio sentito emotivo o ideologico, ma semplicemente constatare come ambienti chiusi e autoreferenziali possano rafforzare certe convinzioni, quasi sempre senza contraddittorio, e influenzare la percezione di fenomeni complessi. Non sto affermando che ogni partecipante diventi automaticamente violento o radicalizzato, né che certi toni siano da censurare a prescindere, ma che quanto più un contesto legittima e amplifica una narrazione tossica, tanto più cresce la probabilità che individui già vulnerabili assumano atteggiamenti nocivi o distorti.

    In quanto, se tutto questo filone di ipotesi è corretto, a mia opinione tali vantaggi, secondo il principio "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma", non arrivano dall'etere, bensì vengono sottratti "algebricamente" a una nuova categoria che diviene frangia "assoggettata".


    Ovvero, per risolvere il problema, dovrebbe avvenire, penso, una nuova forma di emancipazione, ma che in questo caso non riguarda il gruppo femminile, bensì è intestina al gruppo maschile.


    Essenzialmente, grossomodo, un'"emancipazione" degli "introversi" rispetto agli "estroversi", anche se le terminologie introversi ed estroversi sono in realtà inesatte, in quanto estremamente riduttive. Questi "introversi" sono divenuti una nuova categoria debole, almeno in campo relazionale.


    Ma ogni emancipazione, a mio avviso, è difficile che possa trovare solidarietà da gruppi esterni e, è quasi inevitabile che debba essere autonomamente guadagnata dalla categoria stessa, secondo il principio: "il potere non si chiede, ma si prende". Comunque, il discorso sta vertendo un po' sul complesso; non penso che noi si possa riuscire a sgrovigliare tutta la matassa.

    Credo sia però importante sottolineare come gli "introversi" non siano "vittime" imposte da qualcuno, come accadeva invece alle donne: la loro condizione non è nata con l'emancipazione femminile ma esisteva anche prima, solo che grazie ai vantaggi e ai privilegi di cui godevano gli uomini in generale, anche chi era timido o meno intraprendente riusciva comunque "di riffa o di raffa" a costruire relazioni e accasarsi.


    Oggi questi automatismi non esistono più, e chi non sviluppa iniziativa personale, maturità emotiva e consapevolezza relazionale non può più contare su questi elementi distorsivi, e questo non è un problema creato dalle donne, bensì una naturale conseguenza della parità.

  • ritengo poco convincente la tua retorica che mette in discussione il principio della parità nel suo complesso, attribuendogli un ruolo di causa intrinseca di disuguaglianze sociali.

    Però Alba Cremisi proprio qui:

    Il femminismo non promette che tutti avranno la vita facile o che ogni dinamica sociale diventerà perfettamente "giusta", ma mira a eliminare i vantaggi sistemici storici maschili a scapito delle donne, e se qualcuno riesce comunque a cavarsela perpetrando vecchi schemi grazie a fortuna, capacità o astuzia non cambia il principio: parità significa pari opportunità e pari libertà di scelta, non identici risultati per tutti.

    Volendo o non volendo ha dimostrato che il concetto paritario post-moderno uomo/donna voluto anche dal femminismo* non è per sua natura equo e giustizialmente giusto, insomma è poco o per nulla "socialista".

    Quindi non lo dico io ma lei, e comunque ciò si confà perfettamente ai nuovi paradigmi neo-liberisti - per quello dicevo "come si vede che è figlio della caduta del muro".

    Neppure coloro che oggi muovono critiche al femminismo, in particolare alle sue più recenti ondate di matrice statunitense o a quella che potremmo definire la versione "mainstream", arrivano a tanto. Anche nei contesti antifemministi che sostengono il mantenimento dello status quo, non certo la negazione della parità...


    Per quanto mi risulta, il principio di parità non è in discussione in alcun ambito che possa essere considerato intellettualmente serio

    Ed è normale, viviamo in un contesto neo-liberista.

    così come non lo è un ipotetico ritorno al patriarcato.

    Garden - scusa se ti cito sempre ma dici cose acute - qualche anno fa aveva detto in una discussione che il patriarcato vecchio stampo è anti-capitalista (in realtà anti-liberista).

    Grandissima verità...

    Quindi non ci sarà nessun ritorno al patriarcato vecchio, a meno che fra tot anni non saremmo colonizzati da gente che pratica la religione mussulmana e saranno maggioranza, ma ciò non è detto che avvenga.

    Anche qui, parlare di parità in relazione ai "Siffredi". Intendi criticare il femminismo e le femministe, o la parità? Poiché sono cose diverse.

    La parità è stata una cosa ottima per le donne ed a me mica spiace questo! Ma è indubbio che abbia favorito enormemente anche il Siffredi.

    Si proprio la parità.


    *il femminismo secondo me ha cavalcato un onda favorevole specie questo ultimo femminismo post-modernista, perchè la parità che è stata funzionale al paradigma neo-liberista - come ho spiegato ieri con l'eliminazione dell'economia fordista - è stata fortemente voluta dalla nuova élite che ha preso il potere dopo la caduta del muro.

    Senza di questa dubito che ci saremmo spinti così presto in avanti, perchè avremmo avuto ancora la vecchia economia fordista ma poi comunque ci saremmo arrivati uguale, era nelle cose.

    Io dico che ce n'è sono tanti di femminismi, ma io ad esso imputo come cosa negativa solo una certa cecità, un certo zelo, una certa esclusività, ecc.

    Purtroppo come abbiamo visto oggi nascono altre categorie perdenti.

    Se l'obiettivo è mettere in discussione il principio di parità e di conseguenza, lo status quo, non vedo a quali approdi costruttivi possa condurre una simile posizione.

    Ma io non lo metto in discussione, ma voglio comunque far notare che le storture ci sono, non è che è rose e fiori come i media o la politica ci vende.

    Diverso, invece, è il caso in cui la critica riguardi l'idea che non siano necessarie ulteriori rivendicazioni da parte del femminismo dato che la parità può dirsi raggiunta, che i problemi ora vanno osservati in un'ottica diversa, eccetera.

    Ma io in realtà non voglio mettere il becco nemmeno su questo, può darsi che ci sia ancora da rivendicare chi lo sa...

    Dico solo che la parità è questo e genera questo bello o brutto che sia...tipo le foto su internet è figlio di questo tempo, non di 20-30-40 anni fa.

    Ed il femminismo dovrebbe essere meno ottuso e guardare le cose a mente più aperta.

    penso che ci possano essere altre strade per riequilibrarlo rispetto a tornare alla disparità.


    Non serve tornare indietro, se c'è questo problema, va solo riequilibrato il rapporto di forza tra i "timidi" ed i "Siffredi" ma con nuovi metodi, come nuova è l'epoca.

    Ma nemmeno a me piace tornare indietro, anzi magari ci fosse un modo moderno per accontentare tutti.

    Però chissà può darsi che il tema in futuro comincerà ad essere preso in considerazione...

    passare dalla chiacchera al concreto è tutto un altro paio di maniche.

    Certo.

    Mi piace il tuo ottimismo Garden. :) :*

  • Credo sia però importante sottolineare come gli "introversi" non siano "vittime" imposte da qualcuno, come accadeva invece alle donne:

    Sì, esatto, in realtà non sono vittime, se non di una competitività intestina. Non penso sia auspicabile un ritorno a vecchi paradigmi i quali annullavano questa competitività a un prezzo troppo alto per le donne.


    Se si tratta di competere, a mia opinione tocca prima distinguersi e poi promuovere sé stessi, ovvero lucidare le proprie qualità: quali qualità può avere un introverso rispetto a un estroverso? Fragile sensibilità? L'immagine di un pianista o di un suonatore di arpa? Un elfo? Promuovere una visione romantica di questa categoria, attraverso racconti, film, storie?


    O idee come i cafè tematici? Non saprei.

    Oggi questi automatismi non esistono più, e chi non sviluppa iniziativa personale, maturità emotiva e consapevolezza relazionale non può più contare su questi elementi distorsivi, e questo non è un problema creato dalle donne, bensì una naturale conseguenza della parità.

    Sì, è una naturale conseguenza, ma appunto la natura non è sempre gentile verso i soggetti deboli. Comunque il discorso si sta un po' avvitando o, forse, è solo sera e comincio a essere un po' brasata.

  • Volendo o non volendo ha dimostrato che il concetto paritario post-moderno uomo/donna voluto anche dal femminismo* non è per sua natura equo e giustizialmente giusto, insomma è poco o per nulla "socialista".

    Quindi non lo dico io ma lei, e comunque ciò si confà perfettamente ai nuovi paradigmi neo-liberisti - per quello dicevo "come si vede che è figlio della caduta del muro".

    Secondo me stai facendo, per l'ennesima volta, un accostamento improprio: la parità di genere non è un progetto economico-sociale in stile socialista o neoliberista, ma riguarda diritti e opportunità uguali per entrambi i generi. Affermare che "parità non significa risultati identici per tutti" significa semplicemente prendere atto che nessun processo sociale elimina le differenze individuali di carattere, scelte e capacità, e il femminismo non nasce per livellare ogni disuguaglianza (come potrebbe?), ma per eliminare quelle che derivavano da squilibri sistemici e privilegi a scapito delle donne. Questo non ha nulla a che vedere con la logica economica del dopo-Muro o con il neoliberismo: si tratta di giustizia di base, non di modelli di redistribuzione. Confondere questi piani non fa che distorcere il senso del discorso: la parità non è un'utopia economica, ma una condizione minima di civiltà.

  • Oggi questi automatismi non esistono più, e chi non sviluppa iniziativa personale, maturità emotiva e consapevolezza relazionale non può più contare su questi elementi distorsivi, e questo non è un problema creato dalle donne, bensì una naturale conseguenza della parità.

    Come vedi Juniz l'ha confermato in tutta onestà anche Alba.

    Io ripeto non sono contro la parità, ma la parità porta anche questo, va detto.

  • Come vedi Juniz l'ha confermato in tutta onestà anche Alba.

    Io ripeto non sono contro la parità, ma la parità porta anche questo, va detto.

    Non ho confermato proprio nulla: non è la parità ad aver creato il problema, semplicemente prima certi uomini potevano "campare di rendita" grazie ai privilegi che gli trovavano comunque "un posto", anche se non avevano voglia o capacità di crescere sul piano personale o relazionale. Adesso quegli automatismi non ci sono più e, se non ti metti in gioco, non basta più aspettare che le cose ti cadano addosso, ma questo non è una colpa delle donne o del femminismo, è solo che è finita l'epoca delle scorciatoie. Se qualcuno vive questa cosa come una perdita, forse è perché era abituato a pensare che il "posto fisso" nei rapporti gli spettasse di diritto.

  • Ed è normale, viviamo in un contesto neo-liberista.

    Ti assicuro che le voci critiche che ascolto sul femminismo contemporaneo non provengono da improvvisati. Semplicemente, qualsiasi discorso critico -anche se collega il femminismo al turbocapitalismo- non nega in alcun modo la legittimità dei diritti tuttora acquisiti.


    Nella formulazione più estrema, si arriva a discutere di questioni filosofiche, come la mascolinizzazione del femminile, la confusione nei ruoli di genere o il disorientamento maschile nella società, la mancanza di modelli sani, ecc.

    Volendo o non volendo ha dimostrato che il concetto paritario post-moderno uomo/donna voluto anche dal femminismo* non è per sua natura equo e giustizialmente giusto, insomma è poco o per nulla "socialista".

    Appunto, confondi la parità e l'emancipazione -cioè i diritti civili e sociali- con una dibattito diverso, che riguarda la parità in senso sfumato nei rapporti tra i generi.


    Non tutto il femminismo coincide con la lotta allo stereotipo di genere o al patriarcato ad ogni costo, se è questo l'aspetto che non ti convince. In ogni caso ciò non avrebbe nulla a che vedere con lo status quo e con i diritti civili e sociali già acquisiti, che rimangono tali anche nella più conservatrice delle prospettive.

    *il femminismo secondo me ha cavalcato un onda favorevole specie questo ultimo femminismo post-modernista, perchè la parità che è stata funzionale al paradigma neo-liberista - come ho spiegato ieri con l'eliminazione dell'economia fordista - è stata fortemente voluta dalla nuova élite che ha preso il potere dopo la caduta del muro.

    Quel femminismo comunque non parla nemmeno più di parità, perché quella sarebbe scontata in quanto acquisita. Si concentra molto sulla questione identitaria, sulle differenze culturali, il tema si è spostato quindi verso l'inclusività, le varie minoranze su milioni di altre sfumature. Il centro del discorso non è nemmeno più attorno alla donna bianca eterosessuale.

  • perchè la parità che è stata funzionale al paradigma neo-liberista - come ho spiegato ieri con l'eliminazione dell'economia fordista - è stata fortemente voluta dalla nuova élite che ha preso il potere dopo la caduta del muro.

    Comunque ora ho capito a cosa fai riferimento.

    A mio avviso, si tratta di analisi e interpretazioni molto complesse (e anche filosofiche), dalle quali non è possibile trarre conclusioni in modo semplice o immediato.

    DALI :hibiscus:

  • Volendo o non volendo ha dimostrato che il concetto paritario post-moderno uomo/donna voluto anche dal femminismo* non è per sua natura equo e giustizialmente giusto, insomma è poco o per nulla "socialista".

    Il grande fraintendimento tuo e di questo genere di discorsi è pensare che trovare una compagna o anche solo una partner sessuale occasionale sia un diritto, e che il femminismo ve l'abbia tolto.


    Le cose non stanno così.


    L'equità e la giustizia che ha perseguito il femminismo, almeno nel passato, riguardano il ruolo paritario della donna nella società e all'interno della famiglia: quindi accesso al lavoro, pari ruolo nelle scelte della famiglia, eccetera. Solo indirettamente questa cosa ha reso meno disponibili le donne ad "accontentarsi" del primo venuto, nel senso che, potendo lavorare e mantenersi da sole, ed essendo socialmente accettabile questa cosa, ora la donna non ha bisogno di uno che la mantenga.


    Ma quello che dici tu, ovvero il fatto che più uomini risultino "perdenti" nel gioco dell'accoppiamento rispetto al passato (diamo per buono che sia così), non è ascrivibile al femminismo se non nel senso che ho detto prima, e piuttosto alla mutata concezione del matrimonio in generale e all'idea che alla base debba esserci l'amore romantico, quindi che i due partner debbano scegliersi per affinità di carattere, sessuale, intellettuale, eccetera, in sintesi per attrazione reciproca.


    In passato il matrimonio era una questione patrimoniale per le classi medio-alte e di sopravvivenza per quelle basse. Neppure l'uomo si aspettava di dover essere innamorato o attratto dalla partner, bastava che lavorasse per aiutare nei campi (se di classe bassa) o che avesse una buona dote se di classe alta, e che facesse figli. Se ti dicevano che dovevi sposare la cugina racchia per aumentare il patrimonio della famiglia, sposavi la cugina racchia (perdonate la semplificazione).


    Giuseppe, a te andrebbe bene questo sistema? Perché in queste lamentele sui "Siffredi" manca sempre l'altro lato della medaglia. A parti inverse, a te andrebbe bene andare con una donna a caso, una che non ti attrae, non ti sta simpatica, ma lo devi fare solo perché bisogna accoppiarsi per forza?


    Quindi sgombriamo il campo dall'equivoco che questa sia una questione di equità e di giustizia.


    Questo non vuol dire che quello degli incel (riassumiamo così) non sia un problema sociale, di solitudine dilagante. Ma è una questione che va affrontata diversamente che concentrandosi sui "Siffredi".

  • Il femminismo non è solo un movimento per i pari diritti femminili, ma abbraccia più cause, come quella delle minoranze, della LGBTQ, delle classi sociali meno agiate, della causa palestinese...


    Il femminismo è una lotta contro il potere in generale.


    Non è: le donne vogliono stare su OnlyFans e andare con gli alpha.


    C'è questo fraintendimento di fondo, che credo sia voluto, solo perché per una volta nella storia le donne si sono appropriate di una cosa che hanno cominciato loro. Cioè la lotta per i loro diritti, che poi si è trasformata in quello che è oggi. Per questo non cambierà mai nome.

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