A proposito del gruppo Facebook "Mia Moglie"

  • Il nodo non è stabilire se gli incel abbiano fisicamente pubblicato quelle foto o se abbiano mai avuto una donna. Il punto è che comunità come incel/redpill normalizzano e diffondono una visione tossica della donna come oggetto, proprietà o addirittura "colpevole" dei propri fallimenti personali. Questo immaginario, inevitabilmente, finisce per fare da terreno fertile anche per chi poi arriva a compiere certi atti, pur non rientrando tecnicamente nella categoria "incel/redpill".


    Non è che ogni incel diventi un criminale, ovviamente. Ma quando si parla di "rubare donne", di "selezione spietata" o si rimpiangono società in cui erano trattate come oggetti, il meccanismo è sempre lo stesso: spostare le proprie frustrazioni sul genere femminile. Ed è per questo che i media li tirano in ballo: non perché abbiano materialmente caricato quelle foto, ma perché il substrato culturale che alimentano contribuisce anch'esso a quell'idea di possesso e disumanizzazione che poi può sfociare in gesti di questo genere.

  • Direi che emancipazione femminile e, venir meno di privilegi maschili, vuol dire la stessa cosa, quindi poco cambia a mio avviso che si dica A o B, non erano neanche così impliciti tali privilegi a mia opinione. Se si guardano i sinonimi e contrari, linguisticamente, uno dei primi contrari di emancipazione che salta fuori, almeno su Google, banalmente è asservimento, dunque: se emancipazione è il contrario di asservimento, è auto-evidente come emanciparsi faccia venir meno i privilegi della frangia asservente nei confronti della frangia asservita. Poi se non fosse evidente, si può esplicare, certamente.

    Definirli semplicemente "privilegi venuti meno" rischia di far passare l'idea che fosse una sorta di perdita legittima o equivalente, quando in realtà si trattava di vantaggi ottenuti a scapito della libertà e dell'autonomia delle donne.


    L'emancipazione non ha tolto "diritti" agli uomini, ha eliminato il privilegio ingiusto di contare su uno squilibrio a proprio favore. E qui la differenza non è semantica, ma sostanziale.

  • Definirli semplicemente "privilegi venuti meno" rischia di far passare l'idea che fosse una sorta di perdita legittima o equivalente, quando in realtà si trattava di vantaggi ottenuti a scapito della libertà e dell'autonomia delle donne.


    L'emancipazione non ha tolto "diritti" agli uomini, ha eliminato il privilegio ingiusto di contare su uno squilibrio a proprio favore. E qui la differenza non è semantica, ma sostanziale.

    Semanticamente magari utilizziamo termini leggermente diversi, che possono veicolare un'impressione oppure un'altra a seconda di come la interpreta chi legge. D'altronde siamo due esseri umani distinti. Sostanzialmente ti do conferma che, su questo punto, intendiamo esprimere gli stessi concetti.

  • Secondo me, è importante chiarire alcuni aspetti riguardanti questo discorso, e nel farlo riprenderò alcuni concetti appena espressi nei miei post precedenti.


    Innanzitutto, il fatto che oggi una donna casalinga possa essere malvista, o che certi stereotipi pesino ancora sugli uomini, non significa che l'emancipazione femminile sia "colpevole", perché tali stereotipi derivano dalla stessa mentalità patriarcale che il femminismo cerca di superare: dividere ruoli e responsabilità rigidamente in base al genere e giudicare chi non li rispetta.


    Poi, sì, il cambiamento economico degli ultimi decenni ha modificato molte dinamiche sociali e familiari: il posto fisso, la famiglia tradizionale, la possibilità di contare su automatismi economici... tutto questo è cambiato, con maggiore precarietà, formazione prolungata, spostamenti e libertà diverse. Ma da qui all'affermare che fenomeni come OnlyFans, poliamore o incel siano conseguenze di questi cambiamenti, c'è un salto logico. Questi atteggiamenti tossici, l'oggettivazione delle donne e la cultura del possesso esistono indipendentemente dall'economia, che può senz'altro amplificarli o modificarne il contesto, ma non crearli ex-nihilo.


    Inoltre, ritardare la formazione di legami stabili o la creazione di una famiglia è un dato sociale e personale, che non dà diritto a ritenere le donne "colpevoli", né giustifica lo scaricare su di loro insicurezze personali. Ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni e delle proprie emozioni, senza colpevolizzare sempre e comunque gli altri o la società. Ad esempio, quanti "bamboccioni" di mezz'età economicamente indipendenti vivono ancora nel "basement" dei genitori, per motivi di comodità e/o convenienza, facendosi servire e riverire da "mammà"... questo è colpa dell'emancipazione femminile o del femminismo? Non credo proprio. Ma che tipo di impatto può mai avere un simile stile di vita nei confronti di una potenziale partner? Dal mio punto di vista, quello di farla scappare a gambe levate.


    Infine, su fenomeni come il cosiddetto "infantilismo" o la società liquida, è innegabile (ma non inevitabile) che, in contesti di incertezza e instabilità, possano emergere comportamenti più superficiali o opportunistici. Ma anche qui il problema non è la donna emancipata o la libertà sessuale, bensì un insieme di dinamiche culturali e sociali che rendono più complesso il rapporto tra desideri, responsabilità e maturazione emotiva.


    Insomma, il punto è che si continuano a cercare colpevoli ovunque, che al massimo sono complici, invece di accettare il fatto che certe dinamiche e comportamenti derivano da culture di oggettivazione, stereotipi di genere e mancanza di consapevolezza.

  • Ad esempio, quanti "bamboccioni" di mezz'età economicamente indipendenti vivono ancora nel "basement" dei genitori, per motivi di comodità e/o convenienza, facendosi servire e riverire da "mammà".

    Bisogna vedere però se siano solo bamboccioni o magari anche depressi.


    Se riescono a lavorare, immagino che un minimo di risorse energetiche le abbiano. Poi però tocca vedere anche i prezzi degli affitti in zona, in paragone allo stipendio del singolo e se tale singolo possa eventualmente migrare verso zone economicamente più abbordabili, sia dal punto di vista lavorativo, sia nel caso debba stare dietro a fragilità dei genitori ormai anziani.


    Oppure se ritenga che da single ne valga la perdita economica, anche se su questo ultimo punto, personalmente, se si può, ritengo che l'indipendenza sia comunque sempre meglio.

  • Bisogna vedere però se siano solo bamboccioni o magari anche depressi.


    Se riescono a lavorare, immagino che un minimo di risorse energetiche le abbiano. Poi però tocca vedere anche i prezzi degli affitti in zona, in paragone allo stipendio del singolo e se tale singolo possa eventualmente migrare verso zone economicamente più abbordabili, sia dal punto di vista lavorativo, sia nel caso debba stare dietro a fragilità dei genitori ormai anziani.


    Oppure se ritenga che da single ne valga la perdita economica, anche se su questo ultimo punto, personalmente, se si può, ritengo che l'indipendenza sia comunque sempre meglio.

    Sono conscia del fatto che la realtà dei cosiddetti "bamboccioni" è sfumata e può variare da caso a caso. Il punto però che volevo evidenziare – soprattutto parlando di quelli economicamente indipendenti – è che troppo spesso l'emancipazione femminile o il femminismo vengono usati come comoda scusa per giustificare la propria inattività o mancanza di iniziativa personale. Trovarsi la "pappa pronta" sul tavolo al rientro dal lavoro e i panni puliti sulla sedia al mattino è indubbiamente comodo, salvo poi "gridare alle nuvole" perché nessuna tapina se li vuole prendere.


    Questo è l'atteggiamento che rischia poi facilmente di sfociare in giustificazioni strampalate o teorie assurde, dove la colpa di tutto viene attribuita agli altri, invece di assumersene la responsabilità e lavorare su sé stessi.

  • Si ma non è una novità... c'è sempre stato.

    Sì, penso sia proprio biologico. Il patriarcato lo aveva probabilmente in parte represso, togliendo a volte alla donna la possibilità di scegliere: dal non poter fare troppo le civettuole nel mostrare esplicito interesse, dovendo aspettare che fosse un uomo a sceglierla corteggiandola, alla mancanza di indipendenza economica che spingeva prima o poi a doversi accasare, al non poter divorziare, fino ai matrimoni combinati.

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