Nell'era di Internet siamo tutti più ignoranti?

  • Attenzione, tu parli di successo professionale inteso anche come fama e denaro. Questo non dipende dal titolo di studio. Tanta gente non laureata ha fatto un mucchio di soldi, così come tanti laureati guadagnano meno di un idraulico. Ma qui entriamo in un altro discorso, cioè quanto un'economia di mercato sia meritocratica.

    Esattamente, il successo professionale non dipende necessariamente dal titolo di studio, ed è proprio questo il punto che ho cercato di sottolineare. Il fatto che esistano persone non laureate che hanno raggiunto grandi risultati dimostra come competenza e capacità non siano sempre e solo il frutto di un percorso accademico.


    Riguardo al discorso sulla meritocrazia nell'economia di mercato, è un tema certamente interessante ma anche decisamente complesso, che però non cambia la sostanza della mia argomentazione: ci sono casi in cui l'esperienza diretta, l'apprendimento pratico e la passione per un determinato argomento possono portare a risultati altrettanto validi, se non superiori, rispetto a un percorso formale.

  • ...A titolo personale, se dovessi stilare una classifica delle persone più aride che conosco, ci sarebbero ben tre Dottori Farmacisti (titolari delle rispettive farmacie) ai primi tre posti, e stiamo parlando di laureati in un percorso di studi che decisamente non è tra i più semplici...

    Secondo me, non è tanto il percorso di studi, ma l'essere titolari delle loro attività a dare quel senso di aridità. È un lavoro un po' particolare, il farmacista. Non sembra, ma è molto stressante e comporta un certo carico di responsabilità. Mia sorella è farmacista.

    DALI :hibiscus:

  • alessandr0, tu non hai dato dell'impostore a nessuno, ma Ipposam sì, alla quale hai mandato reazioni positive.

    Certo che i video di Nova Lectio, ad esempio, non aggiungono niente a quel che si sa già! Ahahah

    Infatti si chiama "divulgatore", non "scopritore" tipo Cristoforo Colombo o "inventore" tipo Leonardo da Vinci.


    Non sto dicendo che i divulgatori, in video o scritti del web, siano la salvezza dell'umanità, ma bene o male rendono il web più stimolante ed interessante, perché altrimenti servirebbe solo all'e-commerce, a trastullarsi coi porno e agli influencer frivoli...


    Se mio figlio inizia ad appassionarsi alla geopolitica grazie a Nova Lectio anziché seguire i Ferragnez e poi decide di proseguire gli studi laureandosi in Scienze Politiche, che male c'è?

    Che male c'è se fonti come lui prendono quel che si sa già e lo divulgano facendosi magari anche pagare dagli sponsor?


    Autorevolezza della fonte?

    Analizziamo la fonte divulgativa scritta o in video, che sia Wikipedia, un sito, un blog, ecc., e confrontiamola con un articolo rigorosamente sfornato da qualche accademia che vuoi tu, ok?

    Vediamo se il primo è davvero fuffa o se può essere una prima infarinatura a quel dato argomento, o se può essere dello stesso valore, o se è davvero tanto impreciso ed inaffidabile.


    La meritocrazia economica può valere tanto per un titolato quanto per un non titolato.

    Gli esempi che faceva Alba Cremisi riguardano personaggi che, senza lauree in Informatica o Marketing, hanno fondato grandi marchi in quel settore o in quello alimentare, come Ferrero.

    È vero che hanno avuto anche fortuna, ma stando ad Ipposam, che tu spalleggi, quel che hanno fatto sarebbe stato impossibile senza titoli. Era questo il succo del discorso.


    Ferruccio Lamborghini ha affinato non poco le proprie capacità da meccanico lavorando per i tedeschi. Riparava i loro motori, sotto occupazione nella Seconda guerra mondiale, senza aver fatto un corso con l'insegnante, i voti ed il compitino di fine anno, capisci?

    Cose impensabili per Ipposam, eppure è un esempio reale che ha raggiunto un successo reale, non per mera fortuna.

    Non è stato premiato dalla gente così come quando la gente premia gli influencer che ruttano, ma perché le macchine da lui create erano e sono davvero di qualità.

    Poi è vero che, su dieci meccanici uguali, nove saranno falliti e solo lui è rimasto perché fortunato, ma ciò non toglie che fosse di qualità, al netto di non aver mai conseguito titoli.

    Il succo del discorso è questo.

  • L'apprendimento pratico, l'esperienza diretta sul campo e la passione per una disciplina possono, in alcuni casi, essere altrettanto validi nel produrre competenze approfondite

    Mi trovo d'accordo. Credo che sia difficile negare l'evidenza che determinate competenze si possono acquisire sia in un percorso lineare e guidato all'università sia in un percorso da autodidatta, senza grandi differenze in termini del risultato finale. Mi sembra che negare questo richieda ammantare l'università di un'aura magica, che probabilmente è un retaggio dei tempi in cui l'università era elitaria e si presupponeva che selezionasse i migliori elementi della società (anche se di fatto sappiamo che tendeva a perpetuare la classe dominante).


    A un diciottenne che ha appena terminato le superiori naturalmente consiglierei il percorso standard universitario rispetto a imparare le cose da sé. E concordo anche che, nella mia esperienza professionale da informatico, chi ha una laurea è più probabile che lavori meglio di chi non ce l'ha, perché effettivamente conseguire una laurea ti tempra e produce una serie di caratteristiche che alle aziende fanno comodo. Quindi, se uno deve definire una regola semplice, può anche funzionare. Ma non mi sento di sminuire chi invece diverge dalla normalità e, non riuscendo a portare a termine l'università per qualsiasi ragione, alla fine acquisisce le competenze che gli permettono poi di affermarsi in un ambito dominato normalmente da persone laureate.

  • Secondo me non è tanto il percorso di studi, ma l'essere titolari delle loro attività forse a dare quel senso di aridità. È un lavoro un po' particolare il farmacista, non sembra, ma è molto stressante e c'è un certo carico di responsabilità.

    :/ Possibile che nel mio caso derivi anche dall'età di queste persone, che sono tutte over 60?

    Non metto in dubbio che l'attività sia stressante e comporti responsabilità, però... si tratta di persone socialmente (ed economicamente) piazzatissime, che non disdegnano la vita patinata e ne fruiscono a piene mani (senza manco riuscire a goderne, peraltro).

    Aggiungo che sono persone che hanno bellissime strutture aziendali e tanto personale efficientissimo... quindi possono permettersi (e si permettono) viaggi e cene di piacere, ma... (almeno questi) sembra che davvero non sappiano alzare lo sguardo dal proprio ombelico! Totalmente insensibili a qualunque tema sociale-politico-umanitario.

    E in tema di responsabilità... cosa mai dovrebbero provare i medici di base (e neanche a dire dell'epoca pandemica) che comunque devono essere in trincea sempre e solo a titolo personale (e pure per due spicci)?


    Comunque era solo un esempio, fra tanti possibili, per affermare che la "rigorosità degli studi" arricchisce certamente nell'ambito delle materie umanistiche e delle scienze pure, mentre nelle scienze applicate il margine si assottiglia di molto, esattamente come – a livello di scuole superiori – i licei sono istituzionalmente finalizzati allo "insegnare a pensare", mentre gli istituti tecnici e professionali sono istituzionalmente finalizzati allo "insegnare un lavoro o mestiere esecutivo".


    Il che non significa (per me) che alcuni percorsi formativi inaridiscano la mente (ho portato io l'esempio del mitico Vasco... studiato in ragioneria!), nel senso che chi ha una propria sensibilità/intelligenza ampia ed elastica (esattamente come Vasco) avrà comunque il modo di coltivarle ed esprimerle.

    Significa soltanto (per me) che alcuni percorsi formativi, per quanto rigorosi e anche impegnativi, di sicuro non sono, di per sé, garanzia di alcuna ampiezza di vedute ed elasticità mentale.

    Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso. (L. Tolstoj)

  • In generale, tutti i percorsi di studio ti insegnano qualcosa... che tuttavia, se non andrai ad applicare costantemente nella tua vita, puoi anche dimenticare... un po' come farsi la patente e poi non guidare.


    Alcuni tra questi percorsi di studio, oltre a insegnarti qualcosa, possono anche insegnarti a pensare.


    Di nuovo, tutti ma proprio tutti i percorsi di studio invece ti disciplinano a ordinare la giornata e la vita in una determinata maniera.

    Esempio: mi sveglio presto al mattino, studio, pranzo sempre alle 12, poi torno a studiare, il che sembra stupido ma in realtà è molto utile anche per la routine lavorativa che ti darà da vivere.


    In questo senso, i percorsi di studio (preferisco non fare nomi) temprano la mente.

    Ciò non toglie che, in tutti e tre i casi, ti possa rimanere rigido come un mulo e ottuso come una capra, anche per le lauree che ti insegnano a pensare, e anche se ti applicherai come bravissimo storico, medico o architetto.


    Questo non significa che dobbiamo bruciare le scuole, le università e mettere la fantasia al potere, mi raccomando non fraintendetemi, poiché all'opposto possiamo anche avere laureati brillanti, nel pensare e nell'applicare la loro disciplina, sia per predisposizione innata o perché l'hanno appreso studiando.

  • Te sei dura, non capisci proprio quello che ti si cerca di dire

    CheroFobico è assolutamente legittimo non essere d'accordo con gli altri partecipanti e manifestare il proprio punto di vista, è però fondamentale farlo nel rispetto reciproco e con la giusta forma, evitando considerazioni inappropriate come quella quotata e giudizi personali. Questo è il mio ennesimo intervento nei tuoi confronti in pochi giorni, per cui ti invito a orientare da ora in poi la tua partecipazione in modo più conforme alle regole e consuetudini di questa comunità. Considera questo un richiamo ufficiale.


    Chiudo il thread.


    Ailene per lo Staff di moderazione

  • Ailene

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