Il lavoro che ti mette in gabbia

  • Avrete capito che questi aspetti sono assolutamente incompatibili con il mio lavoro, in cui il 70-80% è dedicato a lettura e scrittura

    Letta così...pensa a me appare un sogno, ma non voglio sminuire i tuoi problemi, mi hai incuriosita però sul tipo di lavoro.

    Perciò vivo costantemente nei sensi di colpa, in quelli di inadeguatezza, nel sentirmi inadatto e persino stupido. Mi sento come lo studente che non si impegna e che non merita… e, inoltre, vivo costantemente nell’ansia, nella paura, nell’angoscia che possano chiedermi di fare cose che non riesco a fare (e succede, succede spesso) e che, soprattutto, non mi sento di fare!

    Guarda tolti i sensi di colpa, sugli altri aspetti capita anche a me di provare quello che scrivi. Io faccio un lavoro completamente diverso, non ho nulla da leggere, né da scrivere, ho costantemente ricevuto attestati di stima, promozioni, e quant'altro, ma quel senso di inadeguatezza è sempre lì piantato come un olmo secolare: inamovibile. E sai perchè? Perchè questo genere di sensazioni le abbiamo dentro di noi e nulla di esterno può smuoverle. Io lavoro da più anni di te, oltre 20, ma a differenza tua ho cambiato azienda più volte, cosa che peraltro dovrebbe scalfire questo senso di inadeguatezza: quando fai mille colloqui e vieni preso provi quel senso di effervescente vittoria che ti fa dire "cavoli, ma allora valgo qualcosa!" eppure....eppure niente. Ho fatto altre attività nella vita e qualche riconoscimento l'ho ottenuto qualunque cosa abbia fatto. Eppure...quell'olmo resta lì, con le sue fronde rigogliose; sicuramente aiuta prenderne consapevolezza, capire perchè è nato proprio dentro di noi e non vuole andarsene; forse bisogna farci un po' amicizia, capire che è lì per farci avere cura delle nostre fragilità, per non farci abbassare la guardia. Chissà...io cerco di fare così, visto che non riesco a eliminare questa mia fragilità, vivo lo stesso, tenendo presente che c'è, e ogni tanto mi giro a guardare le mie insicurezze e gli dico: lo vedete che anche se siete lì io vado avanti lo stesso?

  • Letta così...pensa a me appare un sogno, ma non voglio sminuire i tuoi problemi, mi hai incuriosita però sul tipo di lavoro.



    Guarda tolti i sensi di colpa, sugli altri aspetti capita anche a me di provare quello che scrivi. Io faccio un lavoro completamente diverso, non ho nulla da leggere, né da scrivere, ho costantemente ricevuto attestati di stima, promozioni, e quant'altro, ma quel senso di inadeguatezza è sempre lì piantato come un olmo secolare: inamovibile. E sai perchè? Perchè questo genere di sensazioni le abbiamo dentro di noi e nulla di esterno può smuoverle. Io lavoro da più anni di te, oltre 20, ma a differenza tua ho cambiato azienda più volte, cosa che peraltro dovrebbe scalfire questo senso di inadeguatezza: quando fai mille colloqui e vieni preso provi quel senso di effervescente vittoria che ti fa dire "cavoli, ma allora valgo qualcosa!" eppure....eppure niente. Ho fatto altre attività nella vita e qualche riconoscimento l'ho ottenuto qualunque cosa abbia fatto. Eppure...quell'olmo resta lì, con le sue fronde rigogliose; sicuramente aiuta prenderne consapevolezza, capire perchè è nato proprio dentro di noi e non vuole andarsene; forse bisogna farci un po' amicizia, capire che è lì per farci avere cura delle nostre fragilità, per non farci abbassare la guardia. Chissà...io cerco di fare così, visto che non riesco a eliminare questa mia fragilità, vivo lo stesso, tenendo presente che c'è, e ogni tanto mi giro a guardare le mie insicurezze e gli dico: lo vedete che anche se siete lì io vado avanti lo stesso?

    Ti ringrazio. Io non ce la faccio più onestamente e la cosa bella è che mi sento pure in colpa perché ci sono altri che hanno un lavoro decisamente peggiore del mio... ma questo non mi dà sollievo, anzi peggio.

  • Ho visto in un’altra discussione ad esempio che dici apertamente che secondo te ci sarà un conflitto nucleare. Come si fa a non avere ansia di fronte a questo?

    Probabilmente mi sono spiegata male e se ti ho dato l'impressione di sminuire il tuo problema, mi scuso perché non era mia intenzione.


    La visione senza alternative però la confermo, avendoci lungamente lavorato in psicoterapia. Nella mia esperienza riguardava il lavoro e un altro aspetto della vita in cui mi sentivo in gabbia. Ma fa lo stesso, spero tu possa trovare una soluzione presto, magari cambiando lavoro o diminuendo le mansioni che ti creano maggiormente disturbo.

    namasté

    Love all, trust a few, do wrong to none

  • Probabilmente mi sono spiegata male e se ti ho dato l'impressione di sminuire il tuo problema, mi scuso perché non era mia intenzione.


    La visione senza alternative però la confermo, avendoci lungamente lavorato in psicoterapia. Nella mia esperienza riguardava il lavoro e un altro aspetto della vita in cui mi sentivo in gabbia. Ma fa lo stesso, spero tu possa trovare una soluzione presto, magari cambiando lavoro o diminuendo le mansioni che ti creano maggiormente disturbo.

    Ma no tranquilla... in realtà la mia risposta non riguardava molto il lavoro ma piuttosto l’ansia.

  • Questo è un pensiero oggettivamente "falso". Tu non vedi le alternative (forse sei stato educato -rigidamente- ad andare avanti a prescindere da tutte le avversità) oppure guardi direttamente alle conseguenze (dirette/indirette/presunte) e quindi scarti prima di vedere la scelta.


    Questo modo di guardare alla realtà oltre a consumare tante energie è un'autostrada per la tristezza, la frustrazione, l'ansia. Con gli occhi chiusi puoi solo sentirti costretto.


    Prova a prendere un foglio e scrivere tutte le possibilità che ci sono. Tutte tutte, anche le più stupide, le più assurde, senza tralasciarne nemmeno una. Così come semplice esercizio mentale.

    Questa cosa è molto interessante.

    Uno psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, forse, potrebbe aiutarlo ad allentare certe convinzioni ferree.


    Aggiungo che l'utente, a mio parere, ha anche bisogno di un supporto più tecnico.

    Il mondo del lavoro è complesso, e un consulente del lavoro/psicologo del lavoro potrebbe aiutarlo a intercettare la tipologia di lavori compatibili con le sue inclinazioni e le sue capacità. Nonché a tracciare dei percorsi fattibili e chiari su come diventare quella certa figura professionale e dove trovare offerte.

  • La visione senza alternative però la confermo, avendoci lungamente lavorato in psicoterapia. Nella mia esperienza riguardava il lavoro e un altro aspetto della vita in cui mi sentivo in gabbia.

    Ah. È esattamente quello che sta capitando a me. Riguarda la mia formazione, carriera, lavoro.

    Mi sento in un tunnel senza vie alternative, anche se so che ci sono e so quali sono, ma la visione chiusa mi impedisce di azzardare e intraprendere. Sto cercando uno psicologo per questo.


    Scusate l'off topic.

  • Ciao Rocky01!


    Ti sono sicuramente vicino in questo momento, anche perché ho pubblicato un post dove mi lamento delle stesse cose, più o meno. Il lavoro è la croce e delizia della nostra vita, perché senza non possiamo vivere, a meno che uno non sia ricco di famiglia o viva di rendita, ma alla stesso tempo ci crea problemi.


    Io sto cercando di concentrarmi su ciò che mi da soddisfazione, anche se magari non ha un riscontro sulla mia crescita professionale.


    Dobbiamo pensarci più come persone e meno come ingranaggi in grado di far funzionare una macchina.


    Un abbraccio 8)

  • Grazie!!!

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