L'eco dell'immortalità sui social

  • la speranza di un aldilà potrebbe essere un meccanismo di difesa psicologico

    Sì, lo è; come lo sono tutte quelle convinzioni più o meno vere, spesso palesemente false, di cui ci circondiamo e ingozziamo pur di non soffrire.


    Il fatto è che talvolta l'effetto è opposto a quello sperato. La rimozione della morte come pensiero che fa parte della vita ha generato vite più infelici e incomplete di quelle dei tempi in cui la morte era uno spauracchio.


    Probabilmente la speranza di un "arrivederci" è un modo per tentare di dominare questa paura ancestrale.

    Sì, però fin tanto che resta una cosa spirituale: va benissimo. Diventa un problema quando si trasforma in ideologia.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Lo so che probabilmente è un'illusione, ma a volte, quando sono molto triste, mi consolo pensando che un giorno rivedrò tutte le persone che ho amato, per poco o per tanto tempo. Un pensiero un po' infantile, ma che ogni tanto mi culla prima di chiudere gli occhi.

    I ricordi sono sempre bagnati di lacrime

  • Lo so che probabilmente è un'illusione, ma a volte, quando sono molto triste, mi consolo pensando che un giorno rivedrò tutte le persone che ho amato, per poco o per tanto tempo. Un pensiero un po' infantile, ma che ogni tanto mi culla prima di chiudere gli occhi.

    Fran, anch'io mi cullo in questa illusione ma onestamente non so se ci credo davvero. Non ho problemi ad ammettere che la morte mi fa tanta paura. Ne discutevo con mia madre e le nostre visioni erano contrapposte, lei aveva paura del momento del trapasso ma non del dopo perché diceva che poi, figurati, sei in pace e stai tanto bene, mentre io temo tanto il dopo, l'annullamento, il non "essere più". Me lo figuro come quando non ero ancora nata. Quando guardo dei film antecedenti alla mia nascita mi dico che io ancora non esistevo, è un pensiero che mi manda ai matti, non riesco a concepirlo :huh: ?(

  • Di una cosa sono certa: l'essere umano è una creatura così piccola rispetto all'immensità dell'universo da non poter assolutamente esprimersi su cosa esiste o cosa non esiste al di là della morte. Non parlo da credente, ma da agnostica. Se solo ci prendesse con le congetture, dovrei presupporre che sia in possesso di una qualche forma di conoscenza assoluta, cosa che ritengo del tutto improbabile.

    Sui social non mi è mai capitato comunque di leggere un arrivederci, al massimo un riposa in pace. E come forma di commiato mi sembra abbastanza adeguata :) .

  • Probabilmente la speranza di un "arrivederci" è un modo per tentare di dominare questa paura ancestrale.

    Sembra che siamo, più o meno, d'accordo che la speranza di un aldilà possa essere vista come un meccanismo di difesa che può dare conforto.

    Il problema, come sottolinei, è quando si trasforma in ideologia o dogma.

    Quando l'idea di un aldilà diventa qualcosa di rigido, imposta dall'esterno, non lascia più spazio alla libera interpretazione e può limitare il modo in cui viviamo o affrontiamo la morte. E invece di essere una risorsa di riflessione intima, diventa qualcosa che ci condiziona, e questo può essere pericoloso.


    A questo punto, bruce0wayne la domanda nasce spontanea: quanto siamo liberi di scegliere davvero come rapportarci alla morte e all'idea di un aldilà, o quanto siamo influenzati dalla cultura e dalle credenze che ci circondano?

    Teniamo quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto. George Eliot

  • Il sé, invece, potrebbe essere inteso come una parte più profonda e duratura della nostra essenza. Tuttavia, come possiamo conciliare questa idea con la nostra esperienza soggettiva di identità e continuità?


    L'idea di un'evoluzione del sé attraverso successive reincarnazioni è affascinante, ma solleva molti interrogativi. Come possiamo misurare questo progresso spirituale? E quali prove empiriche potremmo trovare a sostegno di questa teoria?

    Personalmente non credo vi possano essere prove empiriche, ma filosofie che sembrano coerenti nell'enunciare una "struttura" della realtà per noi insospettata.


    Comunque, in breve, l'idea di un Sé (personalmente è un termine che non uso preferisco dire coscienza od anima), e quella un Io/ego soggettivo si concilia partendo dal presupposto che la realtà si divide in due punti di vista: la realtà Assoluta (Tutto-Uno che è anche Eterno, non ha tempo né spazio) e il suo riflesso ossia la realtà relativa (dimensione dello spazio-tempo, o dimensione "materiale" per usare un termine spirituale).


    Avevo fatto questo esempio in un altro thread: l'Assoluto lo si può pensare come la pellicola cinematografica, o in alternativa un libro in cui è scritta tutta la storia (e questo introduce anche una visione deterministica dell'esistenza). Il relativo invece è lo "scorrere" del film, o lo scorrere della pagine nell'ordine di lettura. Insomma la dimensione del tempo "illusorio", ossia quello percepito da noi, "Io" soggettivo, o "coscienza" che sta evolvendo nella storia (già scritta) dell'Assoluto.


    L'esempio del libro è inerente perché l'Assoluto per esistere come "Tutto-Uno-Eterno" deve esistere tuttavia anche "lettera per lettera", "parola per parola", "capitolo per capitolo": diversamente sarebbe un monolito. Che il libro si esprima in una storia, con i suoi personaggi che la animano è il senso delle dimensione cosiddetta illusoria dalle dottrine esoteriche, cioè quella relativa dello spazio-tempo, dove in un illusorio "divenire" la coscienza si "incarna" per evolvere.


    Questa è una semplificazione estrema. La reincarnazione in tutto questo trova il suo senso nel determinismo che ho citato prima. Se tutto è determinato, vuol dire che tutto è ordinato e se tutto è ordinato vi è una catena di cause-effetto ad ordinare l'esistente (quello che noi percepiamo bene e male) e quindi decade l'idea di morte come "annullamento" della coscienza soggettiva a favore dell'idea di una coscienza che sperimenta se stessa per espandersi, perdendo così l'Io soggettivo e trascendendo la sua percezione limitata e circoscritta. Inoltre se la realtà è Assoluta tale catena costituita da singole coscienze (cioè noi) deve risalire a quella.


    Da un punto di vista mistico può definirsi il sentirsi "Uno con il Tutto" di cui hanno avuto sentore alcuni santi, o alcuni "illuminati".


    Più nel dettaglio c'è da dire che vi sono altre dimensioni sottili e di densità intermedia a dividere gerarchicamente il piano fisico dai piani più alti, dove la coscienza continua la sua evoluzione.


    Per dirla con un noto esempio sul pezzo: siamo goccioline d'acqua che cambiano stato (più denso o meno denso), finché non tornano all'oceano. Ma l'oceano vuol dire una coscienza talmente ampia da "sentire" oltre ogni percezione.


    Che ne saranno dei nostri rapporti e dei nostri amori? Si diventa una comunione senza alcuna separazione. Ma è già così in termini assoluti, la separazione è solo illusoria.


    Da qui l'alto insegnamento morale, il dharma o le parole del Cristo sull'amore al prossimo. E' la "realtà" che a noi in questo momento sfugge. Ma è una realtà che la coscienza deve nel divenire maturare, e quando l'avrà maturata, vorrà dire che sarà ampia appunto come l'oceano.

    DALI :hibiscus:

  • La morte di personaggi noti innesca un coro di "arrivederci" sui social, alimentando l'illusione di una vita dopo la morte.

    Io ho una visione del tipo "Barone Lamberto".


    Certi personaggi illustri (non tutti), quando se ne vanno, rimangono immortali perché con il tempo capita anche di avere delle rivalutazioni o di accrescerne il mito. E a forza di ripeterne il nome, rimangono di fatto immortali.


    Faccio un esempio. Il 28 ottobre del 2007 morì uno dei miei "miti", ovvero "il Dogui" (Guido Nicheli), che semplicemente adoravo nelle sue performance cinematografiche. Morì in sordina e un paio di anni dopo andai a trovarlo al cimitero di Zelata di Bereguardo, alla sua tomba piena di fiori morti e in disordine. Pensavo: "Pensa te come è stato dimenticato alla svelta".


    Ma, man mano che sono passati gli anni, da comparsa dimenticata è divenuto sempre più rivalutato e apprezzato e, ad oggi, ci sono libri, memoriali, inediti, riferimenti, eccetera, sulla sua figura da caratterista doc quale fu nel cinema degli anni '80.


    Quindi, di fatto, esiste già per lui una seconda vita dopo la morte, seppur in senso "immateriale". Anzi... è forse più "vivo" oggi di allora.


    E poi, uno che fa scrivere sulla sua tomba "See you later", cioè... che capo!!! :rolling_on_the_floor_laughing: :rolling_on_the_floor_laughing: :rolling_on_the_floor_laughing:


    Se poi esista una vita dopo la morte non è dato sapere, sebbene Eben Alexander abbia scritto un bellissimo libro a riguardo.


    Io, di mio, dico solo "la terra sia lieve", perché è l'unica cosa che posso dire...

    - Tutto questo sacrificio.. solo per questo? -

  • Lo so che probabilmente è un'illusione, ma a volte, quando sono molto triste, mi consolo pensando che un giorno rivedrò tutte le persone che ho amato, per poco o per tanto tempo. Un pensiero un po' infantile, ma che ogni tanto mi culla prima di chiudere gli occhi.

    Capisco profondamente ciò che dici, fran235 e ti ringrazio per aver condiviso un pensiero così intimo. Non credo sia affatto infantile. Anzi, è un modo molto umano di trovare conforto in momenti di tristezza. L'idea di rivedere chi abbiamo amato ha una potenza incredibile, perché ci parla del legame che sentiamo, un legame che, anche se spezzato fisicamente, rimane dentro di noi.


    Penso che, anche se sappiamo razionalmente che potrebbe essere un'illusione, l'importanza di questi pensieri sta nel sollievo che ci danno. Alla fine, queste sensazioni ci aiutano a mantenere vivi i ricordi e l'amore che abbiamo provato, che sono reali e tangibili.


    Sai fran235 io penso che non è tanto il "se" rivedremo queste persone, ma come le portiamo con noi ogni giorno. Quindi, se quel pensiero ti culla e ti dà pace, allora ha un valore immenso, ed è tutto fuorché infantile.

    Teniamo quello che vale la pena di tenere e poi, con il fiato della gentilezza soffiamo via il resto. George Eliot

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