Ansia e lavoro

  • Come da titolo, le breve esperienze professionali che ho avuto sono state sempre caratterizzate da un forte senso di ansia. La più importante tra queste è stata probabilmente quella di oltre 10 anni fa, quando mi licenziai da un lavoro a tempo indeterminato. Mi sentivo morire e sembravo davvero uno zombie, anche se va detto che ero molto diverso (sul piano dell'età, delle relazioni, delle esperienze). Tuttavia, anche le mie successive esperienze sono sempre state accompagnate da un forte senso d'ansia, anche quando si trattava di un lavoro part-time o "a chiamata".

    Andando più nello specifico, il mio grosso problema risiede nel non sentirmi padrone della mia vita e nel sentirmi oppresso da un impegno di un certo numero di ore. Eppure, durante gli ultimi impieghi la situazione in ufficio era tranquilla. Ammetto che all'inizio la novità mi faceva stare un po' maluccio sul piano psicosomatico, ma una volta abituato stavo piuttosto bene. Tuttavia, ogni qualvolta avevo un turno, mi sforzavo con grosse difficoltà. Eppure, le attività che svolgevo mi piacevano, non mi sentivo sotto pressione, era un ambiente piuttosto tranquillo. Insomma, a parte qualche turno di mattina in cui ero solo e avevo qualche responsabilità in più, non erano assolutamente lavori stressanti.

    Tuttavia, la sera prima quando pensavo che il giorno dopo sarei dovuto andare in ufficio pensavo letteralmente "che palle", così come quando uscito dal turno pomeridiano avevo un altro impegno. Infatti, molto spesso capitava che quando finivo di lavorare alle 18 e il giorno dopo avevo un altro turno, evitavo di uscire la sera perché "era troppo" e preferivo "starmene tranquillo" (come se una pizza o una passeggiata con gli amici fossero motivo di stress).

    Ho scritto un po' tutto di getto, quindi mi scuso per eventuali errori e vi ringrazio per eventuali domande che mi aiuteranno sicuramente a riflettere e a spiegare meglio la situazione.

  • Ciao.

    Quindi, più che il lavoro in sé, a te va stretto proprio il fatto di essere vincolato da qualcosa o qualcuno.

    Vivi come un sforzo un impegno preso, che sia anche solo un'uscita serale quando non sei in vena.

    Il pensare "che palle domani ricomincia la settimana" è abbastanza comune; soprattutto la domenica sera, il weekend vola e viene un po' d'angoscia, a me personalmente pesa più tutta la routine frenetica della settimana che il lavoro in sé. Cioè, non mi pesa quando sono al lavoro, ma più quando penso che per x giorni mi devo organizzare con sveglia, pranzo da asporto, abiti pronti da mettere, traffico, commissioni post-lavoro, ecc.

    Ora di cosa ti occupi?

    Hai competenze che ti permettano di pensare a un'alternativa di lavoro autonomo o freelance?

  • Il pensare "che palle domani ricomincia la settimana" è abbastanza comune; soprattutto la domenica sera, il weekend vola e viene un po' d'angoscia, a me personalmente pesa più tutta la routine frenetica della settimana che il lavoro in sé. Cioè, non mi pesa quando sono al lavoro, ma più quando penso che per x giorni mi devo organizzare con sveglia, pranzo da asporto, abiti pronti da mettere, traffico, commissioni post-lavoro, ecc.

    Ora di cosa ti occupi?

    Hai competenze che ti permettano di pensare a un'alternativa di lavoro autonomo o freelance?

    Grazie mille per la tua risposta. Hai centrato perfettamente il punto! Il lavoro in sé non mi pesava per ragioni già raccontate, al contrario di tutto ciò che circondava l'impegno lavorativo. Aggiungerei, per quanto mi riguarda, che anche una qualsiasi attività piacevole come un'uscita con gli amici diventava un peso, vuoi per la stanchezza della giornata o peggio in ottica dell'attività lavorativa del giorno dopo che mi creava un senso di ansia sintetizzabile con un poco fine ma efficace "che palle". Ricordo come la sera prima fosse decisamente molto più angosciante della mattina, non so se ti rivedi anche tu in questa cosa.


    In questo momento sto lavorando ad un progetto di ricerca, nella speranza di riuscire a intraprendere un percorso dottorale. No, al momento non penso di avere delle competenze tali da poter lavorare autonomamente, tuttavia vorrei cercare di lavorare su questa "brutta ansia" al fine di condurre (prima o poi) una vita lavorativa perlomeno tranquilla.

  • che anche una qualsiasi attività piacevole come un'uscita con gli amici diventava un peso

    A me questo accade, ma più per una questione di qualità e preziosità del tempo libero, che non voglio "buttare". Mi spiego meglio, apprezzo l'uscita o l'aperitivo, cinema o altro quando ho davvero voglia di vedere una persona e la sua compagnia mi mette gioia e stimolo; altrimenti, spesso l'avere un impegno serale lo vivo come un peso, un dovere, e soprattutto durante la settimana lavorativa, non ho voglia di ulteriori impegni/appuntamenti che vivo come incombenze da inserire in agenda; preferisco dedicarmi all'andare in palestra, o stare a casa, leggere, sistemare casa, andare a trovare i miei genitori, fare due passi fuori o in un centro commerciale se fa molto freddo, guardare un film/serie tv. Questo aspetto si sta accentuando con il passare del tempo, come se volessi scegliere liberamente e spontaneamente cosa fare nel tempo libero; se prendo un impegno con una persona, poi non mi piace assolutamente bidonare, quindi a volte lo vivo come una costrizione.

    Ricordo come la sera prima fosse decisamente molto più angosciante della mattina, non so se ti rivedi anche tu in questa cosa.

    Sì questo mi capita qualche volta alla fine di un weekend o un periodo di ferie, ma non solo.

    Come un groviglio di ansia che mi fa apparire l'ambito lavorativo come ostile e inospitale, sensazione che il più delle volte passa e si dissolve quando sono effettivamente al lavoro.

    Ho la tendenza, in generale, a ingigantire le situazioni e gli ostacoli prima di viverli, poi quando ci sono dentro faccio meno fatica del previsto.

  • Saritta Quando avrò più tempo ti darò una risposta molto più articolata, in quanto mi ritrovo in molto di ciò che hai scritto. Mi limito a una domanda apparentemente semplice: a te va bene così? Hai lavorato o stai lavorando su qualche aspetto al fine di migliorare questa situazione? Ti invio un sincero abbraccio ;(

  • Ti riferisci alla seconda parte del mio commento?

    Per ora ci sto lavorando solo riflettendoci e parlandone qui, facendo emergere qualche aspetto in alcune discussioni.

    Quello che mi crea più disturbo, di base, è la mia insicurezza. Nel lavoro in primis, che non mi fa sentire all'altezza, anche se dall'esterno non traspare, è proprio un approccio mio. Mi metto sempre in discussione.

    Riguardo agli eventi sociali invece, mi capita purtroppo quando so di avere un impegno che per una serie di motivi non posso evitare, con persone che conosco poco o non conosco, non ti dico che sto in ansia tutta la settimana perché sarebbe esagerato, ma comunque ho sempre quel campanellino fastidioso; non saprei dire bene cosa temo, ma penso sia il confronto. E' come se volessi sempre essere al top, ma al contempo gli altri mi sembrassero migliori, quindi vivo questi eventi con l'ansia da prestazione; poi spessissimo si rivelano più semplici e piacevoli del previsto.

    Penso dovrei lavorare sulla percezione che ho di me, sul mio valore e sulle mie insicurezze.

    Penso anche che una volta "sbloccata" o con meno paure, potrei dare di più e vivere più rilassata magari...

  • A me questo accade, ma più per una questione di qualità e preziosità del tempo libero, che non voglio "buttare". Mi spiego meglio, apprezzo l'uscita o l'aperitivo, cinema o altro quando ho davvero voglia di vedere una persona e la sua compagnia mi mette gioia e stimolo; altrimenti, spesso l'avere un impegno serale lo vivo come un peso, un dovere, e soprattutto durante la settimana lavorativa, non ho voglia di ulteriori impegni/appuntamenti che vivo come incombenze da inserire in agenda; preferisco dedicarmi all'andare in palestra, o stare a casa, leggere, sistemare casa, andare a trovare i miei genitori, fare due passi fuori o in un centro commerciale se fa molto freddo, guardare un film/serie tv. Questo aspetto si sta accentuando con il passare del tempo, come se volessi scegliere liberamente e spontaneamente cosa fare nel tempo libero; se prendo un impegno con una persona, poi non mi piace assolutamente bidonare, quindi a volte lo vivo come una costrizione.


    Sì questo mi capita qualche volta alla fine di un weekend o un periodo di ferie, ma non solo.

    Come un groviglio di ansia che mi fa apparire l'ambito lavorativo come ostile e inospitale, sensazione che il più delle volte passa e si dissolve quando sono effettivamente al lavoro.

    Ho la tendenza, in generale, a ingigantire le situazioni e gli ostacoli prima di viverli, poi quando ci sono dentro faccio meno fatica del previsto.

    A proposito della prima parte del messaggio, il mio problema è che qualsiasi attività che comporti un qualche tipo di impegno (spesso fuori casa) è in automatico un peso da evitare. Tuttavia, so che restare a casa a vedere un film o in generale a rilassarmi comporterebbe comunque cadere in quei pensieri ansiosi riguardo l'attività lavorativa del giorno dopo. A conti fatti però, ritengo migliori la frustrazione e l'ansia in ottica del giorno dopo, rispetto alla tristezza e all'ansia dell'impegno serale che rispetto alla prima possibilità mi rovinerebbe anche la fine della giornata.


    Assolutamente come hai detto tu, ansia anticipatoria che il più delle volte passa una volta a lavoro. Capisci che non si può vivere in questo modo! ||

  • Per ora ci sto lavorando solo riflettendoci e parlandone qui, facendo emergere qualche aspetto in alcune discussioni.

    Quello che mi crea più disturbo, di base, è la mia insicurezza. Nel lavoro in primis, che non mi fa sentire all'altezza, anche se dall'esterno non traspare, è proprio un approccio mio. Mi metto sempre in discussione.

    Riguardo agli eventi sociali invece, mi capita purtroppo quando so di avere un impegno che per una serie di motivi non posso evitare, con persone che conosco poco o non conosco, non ti dico che sto in ansia tutta la settimana perché sarebbe esagerato, ma comunque ho sempre quel campanellino fastidioso; non saprei dire bene cosa temo, ma penso sia il confronto. E' come se volessi sempre essere al top, ma al contempo gli altri mi sembrassero migliori, quindi vivo questi eventi con l'ansia da prestazione; poi spessissimo si rivelano più semplici e piacevoli del previsto.

    Penso dovrei lavorare sulla percezione che ho di me, sul mio valore e sulle mie insicurezze.

    Penso anche che una volta "sbloccata" o con meno paure, potrei dare di più e vivere più rilassata magari...

    Io posso dirti che la mia ansia sul lavoro, sicuramente dovuta anche al nuovo impiego e alla nuova esperienza da affrontare, è andata a scemare gradualmente. Sicuramente dovendo affrontare questo impegno e avendo acquisito sicurezza andando tutti i giorni sul posto di lavoro, l'ansia non era più invalidante come all'inizio. Alla luce di ciò, mi permetto di chiederti come mai il tuo senso di insicurezza permane, nonostante immagino tu non abbia delle difficoltà sul lavoro?


    Per ciò che concerne le dinamiche sociali, quelle sono sicuramente molto più complesse. Tuttavia hai fatto un'ottima analisi della tua situazione. Il mio problema non credo sia il confronto con gli altri, le mie difficoltà riguardano l'estrema tensione che ho nel vivere le cose. Il perché di questa tensione lo ignoro, ma difficilmente riesco a essere totalmente rilassato come su un divano a leggere un libro o davanti a una serie tv. Se dovessi riassumere il mio stato d'animo dopo una giornata di lavoro in una frase direi: "Ora vojo stammene tranquillo!".

  • Alla luce di ciò, mi permetto di chiederti come mai il tuo senso di insicurezza permane, nonostante immagino tu non abbia delle difficoltà sul lavoro?

    Io mi riferisco a un'insicurezza di fondo, soprattutto nel timore di sbagliare, nell'andare sempre in punta di piedi, nel non credere abbastanza in me stessa. Ora non ho ansia nel recarmi a lavoro (al massimo un po' di magone la domenica sera al pensiero di rientrare nella routine della settimana). Nel mio ufficio ci sono tante persone, è un ambiente variegato e succede sempre qualche scoop, per certi versi mi diverte anche. Vorrei credere di più in me stessa, invece ho sempre il freno a mano un po' tirato, temo di dire o fare la cosa sbagliata.

    Sì anche io a fine giornata provo spesso quella sensazione del volermene stare in pace e chiudermi nel mio mondo, come per resettarmi.

    ansia anticipatoria

    Sì è molto fastidiosa, si vive in una tensione costante senza nemmeno riuscire a spiegarsi (cioè a me farebbe strano dire a qualcuno: sabato sono invitata a quel compleanno a cui non conosco quasi nessuno, sono in tensione e mi faccio paranoie; quindi me lo tengo per me), si fatica a godere appieno del momento presente e rilassarsi, affrontando le situazioni man mano che arrivano anziché anticiparle e ingigantirle.

  • Ciao, vi ho letto con piacere e ho trovato molte cose in comune con le vostre, la famosa ansia anticipatoria del lavoro e quella degli eventi sociali sono delle cose che provo regolarmente anche io. All'inizio del lavoro soprattutto ero molto teso nell'affrontare qualsiasi cosa, poi conoscendo meglio cosa fare e dopo aver creato un ottimo rapporto con i colleghi, che sono diventati anche miei amici, non sono più teso. Però quando cambia qualcosa quella sensazione ritorna, come se avessi bisogno della mia routine per stare bene.

    Come ho scritto anche altrove, faccio un lavoro a stretto contatto con le persone, e ho interpretato questo mio disagio lavorativo con la mia natura un po' solitaria, infatti essere costretto a rapporti interpersonali continui con estranei è difficile per me. Non so se per voi possa essere lo stesso o forse sono io a sbagliare.

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