Sono spaventata dal nuovo lavoro

  • Mai cambiare un lavoro se l'ambiente è buono.

    Lo ripeterò all'infinito... l'importante è stare bene anche perché passiamo 8/10 ore al giorno al lavoro... un terzo della vita lo passiamo lavorando quindi la cosa importante è la serenità.

    L'unica cosa che conta è stare bene fisicamente e mentalmente.

    I soldi e la carriera non comprano tutto ciò.

  • Mai cambiare un lavoro se l'ambiente è buono.

    Lo ripeterò all'infinito... l'importante è stare bene anche perché passiamo 8/10 ore al giorno al lavoro... un terzo della vita lo passiamo lavorando quindi la cosa importante è la serenità.

    L'unica cosa che conta è stare bene fisicamente e mentalmente.

    I soldi e la carriera non comprano tutto ciò.

    Sono d'accordo, infatti soldi e carriera non mi interessano, avevo cambiato perché si era creata una situazione insostenibile in cui, essendosene andata la mia responsabile, avevano scaricato su di me il suo lavoro senza nemmeno chiedere (semplicemente hanno iniziato a girarmi le sue chiamate e le sue e-mail, e si aspettavano che io risolvessi tutti i problemi pur non avendo studiato legge, semplicemente perché avevo lavorato con lei un paio d'anni).

    Paradossalmente mi sono trovata a scappare da un posto in cui mi facevano fare il lavoro di due persone (di cui una di un livello più alto del mio, e io non ho nessuna intenzione di salire di livello) per finire in un posto enormemente sotto di personale e disorganizzato, in cui mi trovo comunque a fare il lavoro di due persone e i capi stanno pensando di scaricare delle responsabilità che non ci spettano su me e i miei colleghi.

  • Come si diceva all'inizio, non avremmo il diritto di recarci al lavoro, se non entusiasti, quantomeno tranquilli? Dover aspettare il fine settimana o le ferie per "vivere" è triste...

    Io vengo da una situazione precedente molto di comfort, avevo un gruppo praticamente di amici, il lavoro lo conoscevo alla perfezione, il mio capo era adorabile. Ma c'erano anche dei lati negativi, a partire dallo stipendio che ora è migliore oltre ad altre cose come il tipo di lavoro molto ripetitivo e a volte pesante (soprattutto quando come nel tuo caso si scaricava parecchio su di me per vari motivi). Inoltre avrebbero potuto cambiarmi di ufficio da un momento all'altro quindi i suddetti lati positivi non erano destinati a restare immutabili.


    Ho cambiato perchè oggettivamente sono andata a migliorare in un'ottica di lungo periodo, ma sto vivendo anche io abbastanza male il cambiamento. E anche tu hai cambiato per la distanza che mi sembra un motivo più che legittimo. Del resto la sfera di cristallo non ce l'ha nessuno per cui non flagelliamoci (anche se è difficile).


    Secondo me dobbiamo concentrarci sul fatto che il lavoro è lavoro, resta confinato a quelle ore e non dobbiamo per quanto possibile farci condizionare troppo.

    Ho fatto tante esperienze: lavori in cui vivevo con ansia tutto il giorno e nel weekend appena arrivava la domenica sera ricominciava. Sono scappata, non faceva per me. In un altro mi trovavo benissimo e mi piaceva anche l'attività ma non avevo alcuna sicurezza economica. Alla fine ho scelto la sicurezza e ho fatto tanti sacrifici per arrivarci, quindi cerco di vedere i lati positivi anche se a volte il rimpianto di come stavo prima è forte.

    Ricordate che tutto è modificabile nel bene e nel male.


    Vorrei anche lanciare una riflessione:

    Forse il fatto di non avere una vita personale appagante influisce su come vediamo (parlo in generale) il lavoro e le sue (quando sono normali) problematiche?

  • È il lavoro schifoso che causa una vita personale insoddisfacente, se tutti sono tristi e depressi perché fanno una vita di m∙∙∙a è impossibile che possano aprire il cuore ad altre persone. Non il contrario, per come la vedo...

  • MissMarple grazie per le tue riflessioni, anche io ho avuto motivazioni simili per i miei cambi di lavoro e le tue considerazioni sono giuste.

    Per la tua domanda, può essere, dopotutto il non avere tante persone con cui confrontarsi fa sembrare tutto più gigante e difficile. Ci sta anche che chi di noi è altamente sensibile (HSP) soffre di un'ansia fisiologica da iperstimolazione (in ambienti di lavoro che magari per un non HSP sarebbero vivibilissimi).

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