Un mondo non più a misura d'uomo?

  • Perché c'è un così elevato numero di persone ansiose/depresse, che si sentono inadeguate a questa vita?

    Parlo, almeno, del mondo occidentale, e del giorno d'oggi.


    Possibile che questo mondo ci vada così stretto? Io penso che l'eccesso di benessere, la frenesia e le troppe distrazioni, il continuo dover essere all'altezza, il legame alle cose materiali e, più di recente, l'abuso dei social e l'alienazione che ne deriva, siano un po' i fattori chiave.


    C'è una depressione dilagante nelle persone che dall'esterno sembra che abbiano "tutto", c'è molta solitudine e tristezza, grida mute e mancanza d'ascolto.


    Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni in merito...

  • Io penso che l'eccesso di benessere, la frenesia e le troppe distrazioni, il continuo dover essere all'altezza, il legame alle cose materiali e, più di recente, l'abuso dei social e l'alienazione che ne deriva, siano un po' i fattori chiave.

    Hai già dato più o meno tutte le risposte.


    Secondo me questa "tendenza" è stata ingigantita dai social, nel senso che una volta chi "voleva" essere competitivo e vivere di confronto con gli altri lo faceva, per gli altri l'erba del vicino si guardava solo ogni tanto (perchè ogni tanto viene spontaneo guardarla).


    Oggi coi social, l'erba del vicino è sempre in bella vista, e badiamo bene, è in bella vista solo quella verde e rigogliosa, perchè i rami secchi nessuno li mette in mostra.


    Questo crea, secondo me, una sorta di "competizione" anche se non voluta... genera la spontanea domanda: "perchè la vita degli altri è così bella e la mia no?"


    Aggiungo che anche le troppe "pluralità" secondo me bene non fanno, nel senso che la mancanza di qualcosa di comune (chiamiamoli valori/idee perchè è quello che più si avvicina a quello che voglio dire) è come se in un certo senso fa un po' mancare il terreno sotto i piedi a chi guarda il mondo circostante e lo vede sempre più pieno di persone per cui esiste solo un "io/altri" piuttosto che un "noi".

  • Bella domanda.


    Viviamo, a mio parere, l'antisocietà, quanto di più distante una società dovrebbe essere. Quando salgo sul bus trovo la risposta a quasi tutte le tue domande: ragazzine e ragazzini con la faccia incollata al telefono a guardare milioni di c∙∙∙∙∙e senza senso. Alcune di loro cacciano il grugno se solo osi guardarle.


    Gente adulta = uguale. Faccia e telefono. Altri che mandano e ricevono messaggi vocali ad alta voce, deve sentirli anche l'autista.


    Derelitti e gente impazzita di tutti i tipi. Ma che schifo è questo? Dove sono il dialogo, l'interazione, la gentilezza, lo stare insieme senza dover postare con gli spaghetti in bocca? Che orrore, che omologazione spaventosa, che iper consumismo. Abbiamo toccato il punto più basso: cosa ci riservano i prossimi anni?


    Persone che dall'esterno sembra che abbiano "tutto". Molti non hanno nulla, zero, sono dei derelitti. E si continua così, con questa gioventù super griffata e iper connessa e gente che ha perso completamente il contatto con la realtà.


    Deve andare così perché il consumismo lo impone. La società è tutta un'altra cosa: questa che viviamo è una cosa informe e prima o poi porta alla disperazione, alla solitudine o alla depressione.

  • Il covid ha estremizzato alcune brutture umane, c'è più cattiveria e individualismo, ma che il mondo non sia più un posto sano per l'essere umano è appurato anche dalla pressione ecologica e dal capitalismo performante.


    Io penso che siamo davanti a un bivio che ci dirà che ne sarà di noi nell'arco di non più di 10 anni.


    Vedendo quanto sia stupido l'essere umano faremo sicuramente una pessima fine.

  • che il mondo non sia più un posto sano per l'essere umano è appurato anche dalla pressione ecologica e dal capitalismo performante.

    Questi sono due fattori fondamentali che i social veicolano molto bene in modo capillare.


    Di base il cambiamento della società verte verso quella tendenza letteraria chiamata "cyberpunk", per cui il sesso diventa una stretta di mano, sbandierato e spalmato ovunque. Le persone iniziano a ritoccarsi esteticamente in tenera età e nella paura di invecchiare si comportano da ragazzini fino a 60 anni. L'individualismo rende le relazioni sociali (e amorose) spietate. Il capitalismo assume il governo del mondo e distribuisce le risorse ai pochi rastrellandole ai molti.


    In riferimento al capitalismo una cosa che mi fa sorridere è che il braccio armato di questo capitalismo siano proprio i medio-ricchi borghesotti che agendo in modo egoistico pensano di rastrellare risorse, invece stanno preparando il pacchetto da inviare ai big (per esempio comprando immobili).


    L'infelicità, l'ansia e la sensazione che il mondo non sia più a misura d'uomo sono causate da uno squilibrio evidente dato dalla sostituzione della realtà con quella che è la volontà e il desiderio. Operando in modo irrazionale ci convinciamo di cose che non esistono e poi: un po' per consapevolezza inconscia, un po' per le prove materiali che incontriamo nella vita: soffriamo.


    La formula della sofferenza è data da: (aspettative - realtà) ed è la stessa identica formula della felicità.

    Quando il risultato è positivo siamo felici. Quando il risultato è negativo siamo infelici.


    Ci siamo infarciti di aspettative irrealistiche e ora siamo infelici.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Troppe pressioni, troppe aspettative, troppe cose da fare, troppi traguardi da raggiungere... alla fine molti di fronte a tutto questo non ce la fanno, mollano e iniziano a sentirsi inadeguati o falliti.

  • E' come quando a 16 anni mio padre mi sfruttava per fare la maschera all'arena e alla fine del film io con la torcia dovevo farmi seguire dalle persone attraverso il parco al buio e guidarle all'uscita (non c'era illuminazione perché ovviamente risparmiava anche sull'illuminazione sto tirchio). Allora siccome mio padre non mi pagava e sta cosa me la faceva fare gratis tutte le sere, io per ripicca facevo dei giri insensati e me li portavo in c∙∙o ai lupi fino a quando non mi scocciavo. Tanto nessuno di sti poveri scemi si accorgeva di niente, perché questi la strada mica la sapevano e praticamente come dei cretini stavano appresso a sto ragazzino più cretino di loro per botte di 5 minuti manco fossimo in mezzo alle dolomiti, non è che gli sembrava strano, cioè l'arena era un pezzo di terra all'aperto con intorno un cortile e ci volevano esattamente 3 secondi per uscire, bastava farsi mezza domanda ma niente seguivano a "quello con la torcia" e io che ero piccolo mi divertivo (in realtà mi divertirebbe molto anche oggi).
    Ecco, che c'entra questo paragone? In teoria niente, però mi è venuta in mente l'allegoria perché secondo me anche il mondo funziona così, facciamo tutti le stesse azioni senza nemmeno chiederci a cosa ci stanno portando, siamo scog∙∙∙∙ati e nemmeno abbiamo la spigliatezza di dire "aspetta un momento ma quello che sto facendo mi rende veramente felice?", forse è meno faticoso vivere da depressi tutta la vita.

  • Quando per paura di soffrire si cerca di mettere il cuore in congelatore, allora falsi desideri di complicate invenzioni umane si fanno strada. La soddisfazione da naturale diventa adulterata, anche insaziabile. La propaganda ci vuole così e inizia fin da subito, basta vedere la pubblicità di Anna difronte ai budini... la mamma le chiede "E quale vorresti?" e lei "Tutti!" ecco così ci vogliono far diventare in tutte le cose, artificialmente bisognosi.

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