Ha senso vivere?

  • Sabato sera. Sto sul mio letto da ore, pensando e ripensando alla mia vita, sgranocchiando qualche snack e guardando qualche video random su youtube.


    Fin da bambino ho avuto difficoltà fisiche e caratteriali. Gracilino, occhialuto, asmatico, perennemente influenzato, timidissimo e taciturno, perché pure con problemi ad articolare le parole. Passavo la vita tra studio e videogames, con qualche rara uscita con dei cugini coetanei e alcuni compagni di classe. Però non mi pesava più di tanto, perché avevo grossa fiducia nel futuro, convinto di poter avere una vita felice – normale - con impegno e sacrificio.


    E allora, senza paura, decisi di andare a studiare fuori, in una facoltà difficile ma che offriva garanzie di buon lavoro, lontano 1000 km da casa, così da affrontare da solo la vita adulta, uscendo dalla mia comfort zone. La mia vita, però, trascorreva non molto diversamente dal liceo, tra studio, letture, videogames e qualche rarissima uscita con i compagni di università. Però, a differenza del liceo, queste difficoltà sociali hanno cominciato a far sentire il proprio peso, portandomi a chiudermi sempre di più, a deprimermi, ad evitare di uscire. Poi è arrivata una vera e propria crisi, e ho abbandonato l’università a pochi esami dalla conclusione, chiudendomi in casa, tra pianti e idee di suicidi. Cosa c'era in me che non andava? Perché non potevo divertirmi, avere amici, conoscere ragazze? Ai miei genitori dicevo di aver difficoltà a superare gli ultimi esami, ma in realtà non mi presentavo proprio agli appelli. Poi, pian piano, mi son fatto forza e ho dato gli ultimi esami. Ma le cicatrici delle mie difficoltà sociali erano indelebile. Ai primi colloqui di lavoro ero un disastro, perché trasandato, cicciottello, sudaticcio, impacciato, ansioso e incapace di esprimermi. Avevo persino difficoltà a guardare l’interlocutore negli occhi. Dopo una decina di insuccessi, consapevole dei miei problemi, ho deciso di non mandare cv per non rischiare di fare altri colloqui.


    A 30 anni trovo il mio primo lavoro. Roba che nulla ha a che vedere con la mia laurea, In nero, 6-700€ al mese,. Non imparo nulla, ma comunque devo uscire di casa ed interfacciarmi coi estranei. A fine 2021 mio padre mi trova un lavoro in una piccola azienda di paese, dove vengo assunto con contratto a 1200 € al mese, senza possibilità di carriera né possibilità di imparare chissà cosa. Nulla che possa rendermi, a quasi 40 anni, appetibile per altre opportunità di lavoro, quindi adesso mando i curriculum ma senza ricevere risposta.


    E la mia vita sociale? Beh, ho 3 colleghi di lavoro, più grandi di me, con famiglia e figli, e con cui andiamo a prendere qualcosa al bar e ogni tanto esco a mangiare una pizza.


    E così, mi fermo a pensare alla mia vita, al senso di vivere e a ciò che ho raccolto a quasi 40 anni. Praticamente nulla. E, allora, che campo a fare?

  • Campi perché probabilmente hai la speranza che qualcosa possa migliorare, e poi non migliora mai perché a causa della suddetta speranza attendi che quella speranza si manifesti, invece che agire.


    La speranza è una trappola. È l'ultima trappola a morire, infatti si dice che la speranza muoia sempre per ultima. Di solito fa in tempo a morire prima la persona che stava sperando, della sua stessa speranza. Chi davvero realisticamente non percepisce speranza che le cose possano migliorare ha due scelte: o affonda, o si salva da solo. Comprendendo intimamente che nessuno lo salverà altrimenti. Chi invece ha ancora speranza rimane impantanato in una palude di costante attesa dove non vive mai davvero.


    Cerca di uscirne, sforzati di frequentare gente, ad esempio iscriviti a dei corsi di gruppo. Se rivedi le stesse persone dal vivo con cadenza regolare è più facile farci amicizia. I corsi sono perfetti in questo senso perché sono frequentati sempre dagli stessi iscritti, e hai il tempo di sforzarti di rompere il ghiaccio. Sarà difficile se hai ansia sociale, ma mi sembra di capire che sia questo che stanno gridando le tue necessità sociali: ascoltale! Non restare fermo, non fidarti della speranza, perché è un mostro che ti mangia lentamente. Chi si ferma è perduto. Dal punto di vista lavorativo, se non trovi il tuo lavoro intollerabile non mi sento di consigliati cambiamenti visti i tempi, ma se le cose cambiano e diventano più appaganti, almeno dal punto di vista sociale, la voglia di vivere ti viene ed è questo il senso, si campa perché se ne ha voglia! Non campare solo a causa della speranza, salvati dalla palude. Forza e coraggio!

  • La ricerca di un senso della vita è uno dei difetti della razza umana, che non si capacita di essere al mondo per puro accidente, di morire perché tutte le cose tendono a disfarsi, e di essere circondata da un mondo che le è del tutto indifferente.

    Le cose capitano... perché capitano. Guardo i piccioni al parco, e non dipende dal fatto che siano stati capaci o meritevoli se oggi troveranno qualcosa da mettere nel becco.

    Penso che bisogna un po' entrare nell'ottica del non-senso della vita: nulla di quello che facciamo durerà o avrà delle conseguenze in un futuro remoto, tutti saremo dimenticati, per cui possiamo vivere con leggerezza, stic∙∙∙i se la tua vita è stata un successo o un fallimento, cerca di trarre anche quel poco di positivo che ti riesce a dare, avrai tutta l'eternità per tornare al tuo precedente stato di quiete.

  • Dirò una cosa poco simpatica e ancor meno allegra, ma quando fai (facciamo) questo tipo di pensieri, un modo per accettarli in parte è di ricordarsi del detto: "mal comune, mezzo gaudio", ovvero che si tratta di una condizione condivisa dalla maggior parte delle persone che tendono all'introspezione. Ovviamente non parlo di essere contenti che anche moltissimi altri si chiedano che viviamo a fare, ma di ricordarsi che è più comune di quanto si pensi e che, dopotutto, non è la fine del mondo.


    Chi ha famiglia e figli ha ben altri problemi, forse peggiori rispetto ai nostri. Chi ha una carriera avanzata e importante ha grandi responsabilità e spesso finisce per lavorare e lavorare senza godersi appieno quello che guadagna, oltre a volte a rovinarsi la salute.

    Ti sto dicendo di non lamentarti e di essere grato di quello che hai a tutti i costi? No, ti sto offrendo un'altra prospettiva.


    Trovare delle piccole cose che ci piacciono e cercare di apprezzarle e di goderne appieno non è una sciocchezza, è l'unico modo (o comunque il più saggio) di andare avanti.

  • Non ti prenderò in giro dicendo che le cose miglioreranno, semplicemente perché non lo so. Certo nel tuo caso un biglietto aereo e lasciare questa nazione potrebbe aiutare molto, perché hai di base un titolo di studio spendibile. Quello che penso però, è che molto probabilmente siamo su questa Terra per un motivo più grande. Io ad esempio ho speranze zero in questa vita, ma faccio una serie di meditazioni, nella speranza che la prossima vita, ovunque sia, possa essere migliore. Purtroppo non ci possiamo sui...... perché rischieremmo di finire peggio.

  • Il senso della vita per me ha a che fare con l'amore, per se stessi, per gli altri, metterlo in quello che si fa, insomma in tutte le salse. Inoltre credo che si giochi in quel piccolo o grande margine di libertà che abbiamo, perché possiamo trascurarlo o addirittura odiare. Il divenire a mio parere mette in luce i limiti dei tentativi perversi di controllo, se fossimo eterni probabilmente ristagneremmo in conflitti di ogni genere, ancor più di oggi. Forse in una forma più evoluta potremmo anche essere eterni.

  • Beh diciamo che per come la vedo io ognuno deve trovare il proprio personale senso di vita, e credo anche che se al mondo siamo 6 milioni ci sono altrettanti sensi di vita. Certo c'è chi nasce molto fortunato, chi meno, c'è anche chi nasce già in contesti disperati. Ma ogni vita può avere il suo senso, sta a noi trovarlo. Tu hai fatto il tuo percorso che ti ha portato a un certo tipo di vita, se senti di volere altro puoi e devi lavorarci, lo devi a te stesso. Altro non si può fare.

  • Ciao UghettoR . Sono entrata pensando di trovare uno di quei post esistenzialisti che mi piacciono tanto 8o Alla domanda del thread avrei risposto: "No, la vita non ha senso per come lo intendiamo noi. Per me l'esistenza si può ridurre in un "alzarsi per procacciare cibo e poi dormire..." Se non hai uno stimolo, oppure se non trai niente di piacevole dal solo esistere mangiando e dormendo, allora certo che non ha senso".


    Invece la domanda avrebbe dovuto essere: Ha senso vivere con questi problemi? La solitudine, la disoccupazione, la timidezza, l'impossibilità di divertirsi e trovare una ragazza?

    Boh, c'è anche gente che il suo senso lo trova così (senso inteso come piacere), quindi non è una domanda da porre in generale. Ma per te non ha senso e io ti capisco molto bene.

    Ho 42 anni, nessun compagno/fidanzato/marito, un lavoro faticoso da cui guadagno poco e una laurea nel cassetto perché... ho sbagliato tutto. Sono poco socievole e poco attraente, impacciata e goffa (e sudo anche tanto, come te! ;) ) per dei problemi che mi porto dietro dall'infanzia (che non scrivo perché potrei tediarti; però se ti interessa li trovi descritti nel mio thread di presentazione, magari trovi qualche spunto per te).

    Per fortuna io ho 3 buoni amici e mi bastano quelli; in compenso ho delle crisi simili alle tue in cui mi domando se abbia senso continuare, perché la distimia a volte raggiunge abissi in cui scompare ogni stimolo. In questo periodo va un po' meglio, forse ho trovato il giusto mix farmaco-psicoterapia e ho in mente di fare un sacco di cose, perfino riprendere una laurea che avevo iniziato tempo fa. In quest'ultimo proposito però ripongo poche aspettative: devo capire se ho ancora voglia di studiare...


    Quindi veniamo a te: prima di pensare a soluzioni estreme non hai provato a lavorare sui problemi che ti hanno ispirato quella domanda, magari l'aiuto di un professionista? Come ti hanno già fatto notare e come leggo dal tuo post, i problemi sono principalmente l'ansia sociale e le difficoltà relazionali, abbastanza comuni nei programmi terapeutici. La timidezza e l'introversione ti rimarranno, anzi, lo scopo non è farti diventare quello che non sei, ma imparerai a elaborare un modo di approcciarti al mondo che vada bene per te.

    Dopo, semmai, potrai tirare le somme.

    There is no dark side of the moon, really. Matter of facts it's all dark.

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