Genitori che non sanno fare i genitori

  • Oramai, nell'epoca del sapere libero: chiunque può documentarsi, quantomeno sugli errori da non fare.

    Se bastasse documentarsi sarebbe tutto facile, ma un conto e leggere il manuale del buon genitore un conto e' vivere un figlio, sono proprio due mondi diversi.

    La Teoria in questo caso serve a poco, se non pochissimo.

    Il mondo e' pieno di pazzi

  • Se bastasse documentarsi sarebbe tutto facile, ma un conto e leggere il manuale del buon genitore un conto e' vivere un figlio, sono proprio due mondi diversi.

    La Teoria in questo caso serve a poco, se non pochissimo.

    Anche secondo me non è questione di teoria ma di "sentire", di empatia. Se un genitore ha scarso istinto materno o paterno, se non sente affetto per i figli ma li percepisce come un impegno non c'è molto da imparare documentandosi.

    Alla fine dare un abbraccio o una carezza o una parola di conforto, o un atteggiamento disponibile anziché autoritario/scontroso, sono atteggiamenti che vengono naturali a chi ha quel tipo di personalità.

  • Se bastasse documentarsi sarebbe tutto facile, ma un conto e leggere il manuale del buon genitore un conto e' vivere un figlio, sono proprio due mondi diversi.

    La Teoria in questo caso serve a poco, se non pochissimo.

    Dipende dalla mentalità con cui la si legge e comprende.


    Uno dei problemi della nostra società è che non c'è una base culturale psicologica di massa. Sono tutti profondamente ignoranti in materia e ogni problema è come e fosse "nuovo", nonostante i problemi delle masse siano gli stessi almeno per il 70% del totale.


    Hai ragione tu, nel senso che informarsi potrebbe essere inutile, ma non perché l'informazione non sia disponibile o comprensibile, ma perché chi legge è analfabeta funzionale e si aspetta un risultato immediato in termini di "causa/effetto" .


    Roba tipo: "Per educare un figlio a questo e quello devo fare così e cosà" e non, come invece dovrebbe essere: "Compendi come funziona la mente e comportati di conseguenza".


    I genitori non sono stupidi e quindi incapaci di capire le nozioni che la letteratura mette a disposizione: sono diseducati a loro volta dai loro genitori all'impegno e alla disciplina. Sono superficiali. Sono analfabeti e quindi anche le migliori nozioni cadono nel vuoto.


    Tipica situazione da società decadente.


    Io comunque nel mio scritto mi rivolgevo (arrogantemente) all'eccezione, ovvero a quei pochi che con lo spirito giusto possono davvero imparare "come fare".

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Hai ragione tu, nel senso che informarsi potrebbe essere inutile, ma non perché l'informazione non sia disponibile o comprensibile, ma perché chi legge è analfabeta funzionale e si aspetta un risultato immediato in termini di "causa/effetto" .

    Non sarei così pessimista: è mediamente vero quello che scrivi, ma già sentire l'esigenza di documentarsi (meglio in anticipo, ovvero meglio prima di procreare) è secondo me indicativo del fatto che si è consapevoli dell'esistenza di un problema, almeno in termini generali.

    Documentarsi dovrebbe implicare anche l'osservazione e l'interazione con altre realtà genitoriali, cioè l'attitudine ad imparare da altrui esperienze, positive o negative che siano: non limitarsi a letture in stile "prontuario del perfetto genitore in meno di cento pagine con illustrazioni esplicative".

    Questo naturalmente non implica la certezza di risolverlo, ma almeno c'è una iniziale presa di coscienza, una comprensione dei dati del problema: in qualsiasi ambito se non si capisce la domanda, la possibilità di un'adeguata risposta è pari a zero.

    Si può essere anche analfabeti funzionali ma essere comunque buoni genitori se si ha abbastanza Umiltà, che in questo caso è stretta parente di Intelligenza, nel senso più possibile estensivo del termine.

    "Compendi come funziona la mente e comportati di conseguenza".

    Questa sarebbe la situazione ottimale.


    Qualche gradino sotto c'è "non ne capisco il funzionamento, oppure ne ho parziale comprensione, dunque volo basso, e con saggia umiltà cerco di capire meglio da chi ne sa di più": c' è responsabilità, propensione all'autocritica, può già bastare.


    All'ultimo posto: "ho capito tutto, è semplicissimo, non mi serve apprendere da nessuno": è la catastrofe assoluta, tipica della totale arroganza ed ignoranza dell'iper narcisista puerile.

    Individui siffatti, qualora risultassero ineducabili, andrebbero preventivamente sterilizzati.

    Sa di nazismo questo? un pò Sì, lo riconosco, ma tant'è: non si produrrebbero inutili ed evitabili sofferenze, individuali e collettive.

  • I genitori non sono stupidi e quindi incapaci di capire le nozioni che la letteratura mette a disposizione: sono diseducati a loro volta dai loro genitori all'impegno e alla disciplina. Sono superficiali. Sono analfabeti e quindi anche le migliori nozioni cadono nel vuoto.


    Tipica situazione da società decadente.


    Io comunque nel mio scritto mi rivolgevo (arrogantemente) all'eccezione, ovvero a quei pochi che con lo spirito giusto possono davvero imparare "come fare".

    Secondo me il problema principale e' che nessuna lettura potra' mai prepararti all'evento emotivo che scatena un evento con tuo figlio.

    E ancora di piu', prima di diventare genitori nessun libro ti potra' mai far capire l'amore che proverai per tuo figlio, eccezioni permettendo.

    Il mondo e' pieno di pazzi

  • Non sarei così pessimista: è mediamente vero quello che scrivi, ma già sentire l'esigenza di documentarsi (meglio in anticipo, ovvero meglio prima di procreare) è secondo me indicativo del fatto che si è consapevoli dell'esistenza di un problema, almeno in termini generali.

    Purtroppo che l'analfabetismo funzionale sia dilagante è un fatto vero e misurato. Concordo comunque sul fatto che porsi quella domanda, ovvero avere il dubbio di non sapere o di non poter fare tutto giusto con le sole proprie forze: sia un grande e indispensabile passo evolutivo.


    Secondo me il problema principale e' che nessuna lettura potra' mai prepararti all'evento emotivo che scatena un evento con tuo figlio.

    E ancora di piu', prima di diventare genitori nessun libro ti potra' mai far capire l'amore che proverai per tuo figlio, eccezioni permettendo.

    E' vero, ma proprio perché un figlio scatena svariati istinti ed emotività aggiuntive: è ancora più importante evitare di fare "certi errori".


    La decadenza della società moderna è data proprio da quella porzione di "familismo amorale" ignorante che ha spinto i genitori a cavalcare quelle sensazioni e quelle pulsioni che comportano il dare il massimo ai figli senza chiedersi e chiedergli il minimo sforzo.


    In natura questo non è possibile, e non lo era nemmeno 100 anni fa, tanto che l'educazione dei figli di 100 anni fa, per quanto scorretta e ignorante è risultata migliore di quella dei 50-40 o 30enni odierni.


    Se (per esempio) cediamo all'impulso di dare tutto ai figli in virtù della nostra personale egoistica voglia di fare il massimo per loro: li priviamo della capacità di stare al mondo... il che è un tantino grave.


    E' da questa diseducazione che abbiamo ottenuto i vertici della società, delle aziende e delle istituzioni attuali.. e i risultati si vedono.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Secondo me il problema principale e' che nessuna lettura potra' mai prepararti all'evento emotivo che scatena un evento con tuo figlio.

    E ancora di piu', prima di diventare genitori nessun libro ti potra' mai far capire l'amore che proverai per tuo figlio, eccezioni permettendo.

    Hai ragione.

    L'amore per i figli è auspicabile e benefico ma con delle condizioni: deve essere anche pensato, razionalizzato, controllato, altrimenti può essere anche deleterio, pensa a quei genitori che rendono obesi bambini di sei, sette anni, pensando, anche in buona fede, che l'iper nutrizione sia espressione di amore.

    In fondo anche il (self) binge eating trova tra le sue prime cause una qualche carenza affettiva ed agisce come (erronea) compensazione.

    E forse se dovessi scegliere tra amore immenso ma incontrollato (e le sue dannose conseguenze) e una situazione di amore più moderato ma ben pensato: sceglierei quest'ultimo.

    L'educazione è sana se è in equilibrio, nel senso etimologico di "parità di peso" e la bilancia va in parità quando "cuore e testa" si equivalgono approssimativamente e si autolimitano reciprocamente.

  • Hai ragione.

    L'amore per i figli è auspicabile e benefico ma con delle condizioni: deve essere anche pensato, razionalizzato, controllato, altrimenti può essere anche deleterio, pensa a quei genitori che rendono obesi bambini di sei, sette anni, pensando, anche in buona fede, che l'iper nutrizione sia espressione di amore.

    In fondo anche il (self) binge eating trova tra le sue prime cause una qualche carenza affettiva ed agisce come (erronea) compensazione.

    E forse se dovessi scegliere tra amore immenso ma incontrollato (e le sue dannose conseguenze) e una situazione di amore più moderato ma ben pensato: sceglierei quest'ultimo.

    L'educazione è sana se è in equilibrio, nel senso etimologico di "parità di peso" e la bilancia va in parità quando "cuore e testa" si equivalgono approssimativamente e si autolimitano reciprocamente.

    Il tuo messaggio non fa' una piega, tranne per il fatto che usi parole come "pensato" "razionalizzato" "controllato".

    Io non so se tu hai figli, ma se hai figli e riesci ad essere "razionale" "controllato" con tuo figlio in tutte le problematiche che ci possono essere e' sicuramente un tuo grosso vantaggio.

    Io non credo che un genitore, "normale", voglia il male del proprio figlio, solo che non tutti riescono a gestire le emozioni in modo razionale. E non credo che nessun libro potra' mai risolvere questo problema, ma solo l'esperienza oppure un'innata capacita' ad essere razionali in qualsiasi momento della vita.

    Difatti chi ha piu' figli di solito dice che dal secondo figlio in poi non fa' piu' gli "errori" fatti con il primo figlio.

    Il mondo e' pieno di pazzi

  • Secondo me quasi tutti credono di far bene con i propri figli, perché quasi tutti danno il loro massimo. Bisogna però vedere chi siamo e cosa siamo per poter capire cosa daremo ai nostri figli; non si può dare qualcosa che non si ha dentro. Se si è persone aride, opportuniste, avare, anaffettive, diffidenti, pessimiste, tristi, sarà questo ciò che daremo ai nostri figli! Anche con le migliori intenzioni. Se si è entusiasti, solari, positivi, generosi, accoglienti, solidali, affettuosi daremo sicuramente altro. L'anima va nutrita come il corpo. I bambini apprendono col nostro esempio non certo con i proclami, seguono le nostre orme. Poi certo ci mettono del loro, e lì il gioco si complica, due fratelli possono essere diversissimi e reagire molto diversamente agli stimoli familiari, o avere particolari bisogni che non sempre è facile riconoscere, ascoltare, affrontare. Io da quando ho figli mi relaziono con loro mettendomi un passo indietro e lasciandogli sempre spazio per esprimersi, per capire chi sono e di cosa hanno bisogno, è per me un'esperienza entusiasmante e di cui mi sento onorata. Certamente non è semplice ma io credo valga la pena di tentare perché nel dare si riceve comunque moltissimo, è un'esperienza che può farci dare il meglio di noi.

  • Secondo me quasi tutti credono di far bene con i propri figli, perché quasi tutti danno il loro massimo. Bisogna però vedere chi siamo e cosa siamo per poter capire cosa daremo ai nostri figli; non si può dare qualcosa che non si ha dentro. Se si è persone aride, opportuniste, avare, anaffettive, diffidenti, pessimiste, tristi, sarà questo ciò che daremo ai nostri figli! Anche con le migliori intenzioni. Se si è entusiasti, solari, positivi, generosi, accoglienti, solidali, affettuosi daremo sicuramente altro.

    E' vero, ma non bisogna esagerare in nessuna direzione.


    In psicologia, specie quella pedagogica, il concetto di "positivo" è molto meno definito di quanto non si creda ingenuamente in senso comune. Esagerare con concetti "positivi" forma l'individuo (il figlio) in modo ingenuo e con aspettative che poi possono non trovare terreno fertile nell'ambiente in cui questo figlio andrà a svilupparsi.


    Ne abbiamo avuto (e ancora ne abbiamo) un esempio concreto con il disastro educativo degli Xennial e dei Millennial.. i quali credevano (e alcuni ancora credono) di vivere in un mondo che non esiste e ne hanno pagato le conseguenze, sia in termini psichici che economici. Il forum è pieno di persone che si credono "fallite" perché avevano aspettative troppo positive.


    A livello pedagogico "positivo" è dato più dal risultato in proiezione che non dall'accezione iniziale o intenzionale dell'azione educativa che si va a praticare sul figlio. Una educazione corretta comprende sia elementi volgarmente ritenuti "negativi", sia elementi volgarmente ritenuti "positivi".


    Persino il pessimismo, in dosi misurate, può essere certamente ritenuto un ingrediente corretto per l'educazione. Aiuta a non farsi aspettative irrealistiche, le quali sono la primaria fonte di infelicità.


    I bambini apprendono col nostro esempio non certo con i proclami, seguono le nostre orme. Poi certo ci mettono del loro, e lì il gioco si complica, due fratelli possono essere diversissimi e reagire molto diversamente agli stimoli familiari, o avere particolari bisogni che non sempre è facile riconoscere, ascoltare, affrontare.

    Sì, apprendono dall'esempio principalmente.


    Due fratelli possono essere anche diametralmente opposti come carattere. Si tratta di un fatto frequente dato da una tendenza evolutiva che cerca di variare il più possibile l'assortimento dei figli per garantire che almeno uno riesca a sopravvivere nell'ambiente.


    Proprio per questo è difficile essere bravi genitori, poiché potrebbe servire una attenzione diversa per ogni figlio.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

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