Genitori che non sanno fare i genitori

  • Ciao forum :) volevo proporre questo argomento che non ho trovato approfondito: da parte di un genitore non capace nel suo ruolo, secondo voi è giusto giustificarlo col fatto che, a sua volta, ha avuto una vita difficile? Ad esempio per totale mancanza di affetto o peggio cresciuto senza uno dei genitori? Capisco dipenda dalla gravità, ma in linea generale?

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • In questi casi bisogna parlare di responsabilità più che di colpe.

    Il mondo funziona secondo quella vecchia legge della causa ed effetto.


    A seconda della gravità degli eventi vissuti dai genitori è probabile che vi siano ripercussioni sull'educazione diretta, ma soprattutto indiretta dei figli.


    L'educazione indiretta è quella che si fornisce inconsapevolmente, dando l'esempio o con comportamenti disfunzionali che si credono funzionali per via del proprio vissuto (lato genitore).


    Se un genitore ha ricevuto un'educazione deviata e non si è curato o non ha avuto esperienze che gli abbiano aperto gli occhi: ha delle responsabilità, ma non si può dire che sia colpa sua.


    Proprio per questo a un certo punto dell'evoluzione della famiglia è bene che vi sia una certa dose di distacco tra genitori e figli. In questo modo i figli possono ricredersi di alcuni insegnamenti deviati e correggere la loro condotta o il loro pensiero prima che sia troppo tardi, ovvero prima di essere troppo vecchi per poter imparare ancora qualcosa.


    Per rispondere alla domanda principale: più che di giustificazione parlerei di comprensione. E' comprensibile che un genitore con un vissuto o una educazione disfunzionale: educhi a sua volta in modo deviato i figli o si comporti in modo disfunzionale.

    Omnis mendaciumo. Bis vincit qui se vincit in victoria. Re sit iniuria.

  • Se giustificarlo vuol dire accettare supinamente situazioni malsane, no.


    Se giustificarlo vuol dire riconosce che è un essere umano che ha anche sofferto e le sue mancanze sono date da suoi limiti, e alla luce di ciò cercare di non farsene travolgere emotivamente, allora sì.

  • Giusto o non giusto, arrivati al nodo della questione, se il genitore "non è in grado di fare di meglio" non si può fare altro che accettare la cosa. Le sue esperienze pregresse possono essere la causa o una delle cause, il risultato non cambia.

  • sarebbe utile capire cosa si intende per un genitore non capace del suo ruolo.

    Io lo intendo così: uno incapace di emanciparsi da rigidi schemi mentali, suoi e/o ereditati dalla sua epoca e dalla sua educazione, uno che difetta di elasticità, uno supponente incapace di ripensarsi, uno che non sa distinguere suo figlio dal "sè stesso figlio che è stato", uno che non si accorge che epoche e circostanze mutano rapidamente.

    Se è così, sbaglierà tutto di default, diversamente potrà anche fare errori, ma avrà la possibilità di averne consapevolezza e rimediare imparando.

  • Si può giustificare ma ognuno ha una sua responsabilità nel fare le cose. Perciò va bene fino ad un certo punto.

    Accettare e giustificare non crea relazioni armoniche.

    Nella mia testa, c'è sempre stata una stanza vuota per te..quante volte ci ho portato dei fiori, quante volte l'ho difesa dai mostri. Adesso ci abito io e i mostri sono entrati con me.

  • Io lo intendo così: uno incapace di emanciparsi da rigidi schemi mentali, suoi e/o ereditati dalla sua epoca e dalla sua educazione, uno che difetta di elasticità, uno supponente incapace di ripensarsi, uno che non sa distinguere suo figlio dal "sè stesso figlio che è stato", uno che non si accorge che epoche e circostanze mutano rapidamente.

    Se è così, sbaglierà tutto di default, diversamente potrà anche fare errori, ma avrà la possibilità di averne consapevolezza e rimediare imparando.

    Ma, io non credo sia cosi' semplice definire cosa sia un genitore non adatto a ruolo, ci sono talmente tante variabili che per poter giudicare la capacita' o no bisognerebbe trovarcisi. Ovviamente non parlo di comportamenti non accettabili.

    Pero' quello che scrivi non mi pare una patente da dare per dire che uno non sara' un buon genitore.

    Il mondo e' pieno di pazzi

  • Pero' quello che scrivi non mi pare una patente da dare per dire che uno non sara' un buon genitore.

    Certo, non distribuisco patenti (infatti mio incipit: io lo intendo così), volevo esprimere il concetto che è importante l'intenzione iniziale, il mood psichico contestuale al progetto procreativo, quindi anche pre-concepimento.

    In parole povere, la reale motivazione che spinge a dire: "ok, facciamo un figlio".

    Aldilà delle dichiarazioni retoriche, spesso la reale e più o meno consapevole motivazione è malsana: dal mero conformismo ai diktat sociali, al desiderio di possesso, alla speranza di sopperire a frustrazioni personali, all'assicurarsi una stampella per la vecchiaia e potrei andare avanti a lungo.

    Sintetizzando: si considera il figlio come proiezione/prolungamento del proprio Ego alla stregua di un oggetto di proprietà e non come un essere libero, indipendente, autonomo e portatore di diritti inviolabili.

    Con queste premesse si crea solo sofferenza, disagio, nevrosi.

    Nella cultura occidentale i genitori sono troppo sopravvalutati, e come diretta conseguenza difettano della necessaria e salvifica Umiltà di non considerarsi al centro del mondo, ma anzi di essere in grado di limitare il proprio Ego per il bene dei figli e della collettività tutta.

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