Mostra di PiùRiprendo questo thread per non aprirne un altro.
Quando ho deciso di partire, non l’ho detto subito ai miei genitori.
Loro sapevano della scadenza… così, il giorno prima, me l’hanno chiesto.
E io ho risposto che avevo accettato.
La loro reazione? Semplice:
«Lo volevi dire prima? Ci hai fatto stare con l’ansia per giorni. Comunque, è la scelta giusta.»
Niente “Come stai?”.
Niente “Come ti senti?”.
Nessuna domanda sul perché di questa decisione.
Silenzio sulle emozioni, come se non esistessero.
E io… stavolta non ci sono rimasto male. È strano da dire, ma ormai so che loro sono così. Non mi aspetto più altro.
Negli ultimi giorni, però, hanno cambiato atteggiamento.
Mio padre si è offerto di accompagnarmi, di fare il viaggio con due macchine per aiutarmi.
Ho rifiutato, preferendo arrangiarmi e magari fare due viaggi da solo.
«Dicci di cosa hai bisogno, te lo compriamo.»
«Non ho bisogno di niente.»
«Questa volta ti veniamo a trovare.»
«Non vi permettete. Sono stato via tanti anni, avete avuto mille occasioni… e non l’avete mai fatto.»
La loro giustificazione?
«Ma tu stavi in compagnia ed eri felice.»
A volte penso di essere troppo duro.
Ma ci sono parole che ti restano cucite addosso, e non importa quanto tempo passi: bruciano ancora.
Vorrei buttare giù questo muro tra di noi... aprire una breccia... far entrare un po’ di calore. E invece, spesso, la loro presenza mi pesa. E ogni volta che succede, mi sento in colpa.
Forse il muro che ho costruito per difendermi è lo stesso che mi impedisce di avvicinarmi?
Sono d’accordo con Paoletta; “fare” i genitori non è mai facile; se ora loro cercano di avvicinarsi, non allontanarli; anzi, supera quel muro e abbracciali. Un giorno potresti rimpiangere di non averlo fatto.