Genitori che non sanno fare i genitori

  • anche chi non ha genitori, o chi li ha pessimi, può crescere e diventare una persona bellissima.

    Sì, le mancanze fanno la loro parte anche in positivo, specie quando i genitori sono disfunzionali.

    Sì, entro certi limiti.

    No, se si oltrepassano.

    E dipende anche come, quanto, da quando sono disfunzionali, se lo sono entrambi i genitori od uno solo.

    Se le rispettive disfunzionalità tendono ad autolimitarsi reciprocamente o viceversa ad essere l'una la benzina sul fuoco dell'altra.

    Se ci sono persone terze** a stretto contatto con il nucleo familiare di base, che tipo di persone sono, che dinamiche creano.

    E' tutto piuttosto complicato.


    **Quando sono venuto al mondo, si conviveva anche con la nonna per parte di madre (sino alla fine dei suoi giorni, ed è morta quasi centenaria) con funzioni di colf, baby sitter (di due), cuoca, psico-assistente di una donna-bambina madre di due figli, più qualcosa d' altro: più che di disfunzionalità è meglio parlare di delirio collettivo.

  • Io rispondo per me. Nella mia famiglia ho visto ripetersi lo stesso schema in tutte le generazioni che ho conosciuto. Manie del controllo, disturbi alimentari passati di genitore in figlio/a, svalutazione dei figli, persino tendenze paranoidi. Anche i più giovani, che giuravano non avrebbero mai fatto gli errori dei genitori, ci sono ricaduti con tutte le gambe.

    Per questo ho deciso di essere la prima della mia famiglia a NON avere figli.

    Perché magari non sarebbe COLPA mia se mi comportassi con i miei figli come i miei hanno fatto con me, ma di sicuro sarebbe RESPONSABILITÀ mia. E non voglio avere una responsabilità che non so se sono in grado di sostenere.

    Quindi vado in terapia e evito di procreare e rovinare la vita a qualcun altro.

  • Se avete pazienza vi racconto la mia, sarò sintetico e riduttivo, sarò un pò spietato anche, ma questo dipende dal fatto che ormai non mi sono rimasti freni inibitori e dico solo ciò che è vero e razionale.


    Ho quasi 30 anni, per ora vivo con i miei ma non durerà ancora a lungo, ho intenzione di andarmene in giro per il mondo a cercare un posto per provare a vivere, non per scappare, non posso scappare da quello che ho fatto e da ciò che ho sopportato, i ricordi restano ricordi e la coscienza è irrimediabilmente sporca.


    Sin da bambino non ho conosciuto pace, la mia famiglia è nata da un rapporto di convenienza come si usava prevalentemente tra gli anni 60-70, è una famiglia devastata sia da parte di babbo sia da parte di madre, ho conosciuto appena i familiari di mia madre mentre quelli di mio padre non credo neppure esistano, mamma e babbo non sono mai stati né genitori né una coppia, erano e restano dei criminali. Ho sempre e solo vissuto la violenza, l'orgoglio, il rancore, l'abuso dell'alcool, e la povertà quasi assoluta, a volte non si mangiava, né d'inverno avevamo il calore di una stufa.


    Sono cresciuto in questo ambiente per quasi due decadi, all'età di 7 anni mio padre chiese di farmi perdere un anno perché secondo lui avevo problemi mentali, mentre la commissione insegnanti e il neuropsichiatra infantile erano contrari, questo me lo sono fatto dire a distanza di 20 anni da loro stessi durante la mia ricerca della verità. Avevo e credo di aver ancora il cervello spappolato dai casini che loro commettevano, non c'è stato giorno in cui non abbia però tentato di fare l'eroe per cercare di farli andare d'accordo e in questo modo non sono riuscito né a farmi degli amici, perché apparivo diverso agli occhi di coloro che non mi conoscevano, né a conoscere sentimenti oltre all'odio, e anche nel momento in cui ho creduto di amare qualcosa o qualcuno solo ora mi accorgo che era un modo per non stare da solo, per tentare di stare da qualche parte e fare qualcosa per me.


    Ho iniziato a meditare il suicidio all'età di 10 anni e così è stato per anni fino ai 26, nel mentre per sedarmi frequentavo certi "amici" con i quali bevevo litri di alcool ed assumevo droga, iniziai all'età di 11 anni e smisi di farlo abitualmente a circa 18. "Visitai" per la prima volta l'ospedale psichiatrico dove mi davano Tegretol e Lorazepam poi smisi, non l'avessi mai fatto...


    Con molta difficoltà riuscii a diplomarmi e iniziai a cercare un vero lavoro, vero perché fino ad allora avevo una mano piuttosto pratica e riuscivo a tirare su qualche soldo in nero, ma purtroppo non sono riuscito a far valere il mio diploma, e determinato a scappare per l'ultima volta da casa, decisi di trasferirmi su una branda sudicia in una città vicina, stavolta in cucina. Non mi pagavano ma almeno stavo lontano da loro e potevo sperare in meglio, ma stare in cucina in quelle condizioni di totale privazione e stress ti porta a fare altre scelte sbagliate, rincominciai quindi con la droga e l'alcool e stavolta non riuscivo nemmeno a fare a meno del sesso. Era appagante ma illudevo tutte, sono andato avanti così fino a 24 anni, facevo esperienza e mi spostavo di regione o nazione per cercare contratti migliori, drogarmi meglio e avere più rapporti sessuali, ma ero completamente andato, non avevo alcuna forma di autoconservazione e iniziai anche a "fare visita" a carceri e ad ospedali: in Francia, Italia e Spagna, un pò perché spaccavo la faccia a qualcuno un pò per droga.


    Allora conobbi il significato di bournout e mi accorsi di quante volte ne avevo accusato uno: 6 per l'esattezza, l'ultimo è stato decisivo, mi portarono in elicottero da Chamonix Mont Blanc fino all'ospedale, non avevo né bevuto né consumato droga, ero solo uscito a farmi una passeggiata al freddo, mi accasciai a terra in una pozza d'acqua ghiacciata e non riuscivo più a muovermi né ad aprire gli occhi, non pensavo, respiravo a malapena, ero praticamente morto e questo mi bastava.


    Dopo aver dormito in ospedale mi svegliai e mi gettai dal lettino cercando qualcosa per tagliarmi le vene o una siringa per iniettarmi aria in vena, ma le infermiere e l'unica dottoressa che parlava un pò di italiano mi fecero due siringhe di qualcosa che in pochi secondi mi paralizzò. La mattina seguente scappai dall'ospedale in vestaglia, presi un treno con il corpo semi paralizzato e di nascosto raggiunsi di nuovo Chamonix, andai a casa e rimasi lì addormentato qualche giorno, poi raccolsi la mia roba, gettai il telefono e tornai a casa dai miei. Rimasi in camera rinchiuso per mesi, ovviamente nessuno si permetteva di farmi domande, ero diventato pericoloso e potevo spaccargli la faccia come anche aprirgli il ventre con un coltello. A 26 anni come ho detto tentai per l'ultima volta il suicidio ed a quel punto, credeteci o no, ricevetti una chiamata da una tipa che avevo conosciuto tanti anni prima e che avevo tradito e abbandonato perché mi sentivo con altre 36.


    Per un pò mi resi conto che avevo fallito su ogni piano e che forse era il caso di cambiare rotta, ma non fu così semplice, rincominciai a lavorare ma stavolta vicino a casa e lei mi diede una mano enorme, riuscii a mettere da parte un bel pò di soldi, ma il carattere era ancora molto acuminato, davo addosso a chiunque e in poco tempo divenni di nuovo quello pericoloso. Allora mi imposi di dare una mano ai miei genitori perché così avrei dimostrato di poter essere meglio di loro, ed ha funzionato, in parte ma ha funzionato. Quando si conosce solo il valore del denaro la vita sembra non avere altro scopo, mentre lavoravo cercavo di migliorare me stesso nella totale solitudine, ho marciato da solo per migliaia di km, ho fatto a meno di tutto, e piano piano ritrovavo le mie passioni, quelle che hai quando sei solo un bambino.


    Decisi di progettare un viaggio intorno al mondo in bici e a piedi, ma nel corso degli ultimi anni che mi sono serviti per realizzare tutto ciò, ebbi l'ultimo bournout mentre ero a casa, di punto in bianco ho iniziato a sfondare tutto e puntai una lama addosso a babbo... Tranquillizzato (per modo di dire) chiamai l'ospedale e dissi di venirmi a prendere che mi sarei fatto ricoverare, ma quando sono uscito una ragazza che frequentavo in quel periodo e che stava male quanto me (l'avevo conosciuta nello stesso centro in cui andavo io) affetta da bipolarismo tipo 2, allucinazioni e altro, stava molto male per la mia assenza, ma io non volevo farle del male perché per la prima volta in 28 anni ero consapevole di essere tremendamente pericoloso. Gli dissi che avevo bisogno solo di un pò di tempo, di stare tranquilla che sarei tornato, ma pochi minuti dopo si lanciò dal balcone ed io quando la vidi al suolo... il sangue, le scarpe sparpagliate, la testa distrutta, la polizia che mi tratteneva, avrei voluto sfilare la pistola al poliziotto e spararmi, ma mentre la guardavo piano piano le mie energie si sono dileguate, sapevo di aver fatto cadere io quell'ultima goccia nel suo vaso, e sapevo che mi sarei portato dietro questa sofferenza per tutto il resto della mia vita...


    Ovviamente diventai bersaglio dei parenti e degli amici che mi perseguitano tuttora, la polizia e i medici dai quali eravamo in cura io e lei hanno cercato di darmi una mano a superare l'accaduto già dalla mattina dopo, dicendomi che conoscevano molto bene la sua situazione e che se non l'avesse fatto in quel momento l'avrebbe fatto comunque dopo. Ma io e lei avevamo un progetto, i soldi dello stato che percepiva per la sua malattia li avrebbe spesi per andare in una clinica privata super specializzata: ipnosi, acido lisergico, elettroshock mirato ecc, circa 3000 euro, 3 mesi di ricovero in questa struttura che sembra uscita dal cartone di Lady Oscar, mancava solo un altro passo e forse l'avremmo salvata, ed ora non mi resta altro che vivere la mia vita e provare ad insegnare qualcosa a partire dalla mia esperienza ad altri...


    In memoria di Silvia che è morta esattamente l'anno scorso, il 18/03/2022, grazie.

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